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settimanaLE diREtto da luigi amicoNE aNNo 19 | numERo 17 | 1 maggio 2013 | 2,00Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, NE/VR<strong>Grazie</strong> <strong>Presidente</strong>


La ManifUn’onda anomala inarrestabile6 | 1 maggio 2013 | |


Eadessoche la legge Taubira peril matrimonio fra personedello stesso sesso è stataapprovata in via definitivacon pochissime modificherispetto al testo iniziale e laFrancia è diventata il quattordicesimo Statoal mondo a promuovere le nozze omosex,due sono le domande che tutti si fanno.Una di ordine giuridico: quanto tempopasserà prima che il legislatore introducao sia costretto a introdurre norme chericonoscano agli sposati dello stesso sessoil diritto di ricorrere alla fecondazione assistitao alla maternità surrogata per potereavere figli? L’altra squisitamente politica:che ne sarà ora del vasto, articolato, irriducibilemovimento di popolo contrarioalla legge Taubira che dal novembre scorsofino a pochi giorni fa si è battuto nellepiazze e sui media per evitare l’approvazionedella legge, e che si è riunito principalmentesotto l’egida della Manif pour touse della sua leader Frigide Barjot?Per quanto riguarda la prima questione,è sensazione diffusa che, almeno perquanto riguarda la fecondazione assistitaper coppie di donne sposate secondo lanuova legge, non passerà molto tempo: ilministro della Giustizia ha fatto sapere diconsiderare legittima la richiesta, sottolineandoche è stato per ragioni di opportunitàche la questione non è stata affrontatanel contesto della legge approvata.La quale prevede il diritto all’adozione dibambini per le nuove coppie. Diritto piuttostoteorico, quando si consideri che inFrancia sono in lista per un’adozione piùdi 23 mila coppie eterosessuali, e nel 2012i bambini adottati sono stati appena 750sul territorio nazionale e 1.569 quelli provenientidall’estero. Quest’ultimo numeroprobabilmente diminuirà con l’introduzionedella legge Taubira, perché paesicome la Russia (origine del più gran numerodi adozioni internazionali) potrebberocancellare i loro accordi con la Francia perevitare che bambini russi vengano adottatida coppie omosessuali.L’altra via per la quale la fecondazioneassistita al servizio dei nuovi matrimonilesbici potrebbe presto entrare nella legislazionefrancese è quella di una sentenzadella Corte europea dei diritti umani:basterà che una coppia di donne sposatedenunci la legge attuale sulla fecondazioneassistita come discriminatoria, perché8 | 1 maggio 2013 | |


IN MARCIA POUR TOUS PRIMALINEAriservata alle coppie eterosessuali, perchéla Corte, se coerente con le sue precedentisentenze, dia loro ragione. Nel febbraioscorso ha condannato l’Austria perché,pur riconoscendo unioni civili fra personedello stesso sesso, non ha esteso anchea loro il diritto a fare domanda di adozioneche riconosce alle unioni civili fra uomo edonna. In Francia una coppia uomo-donnasposata può ricorrere alla fecondazioneassistita se sono certificati problemi diinfecondità. Anche una coppia omosessualeè, al suo interno, infeconda.L’altra questione, che cosa ne sarà delmovimento anti-nozze gay dopo l’approvazionedefinitiva della legge, agita i sonnisoprattutto a sinistra. Dove molti temonoche la radicalizzazione delle protestesuccessiva alla manifestazione del 24 mar-CRONISTORIAIL MOVIMENTOLa protestada gennaio a oggiE siamo a tre. Era il13 gennaio quandoun milione di personesfilarono per le viedi Parigi contro lalegge su matrimonioe adozioni gay delgoverno Hollande.Alla seconda manifestazioneorganizzatada la Manif pour tous(24 marzo) erano unmilione e 400 mila.L’ultima il 21 aprile:270 mila persone. Nelmezzo alcuni arresti.Come quello di FrankTalleu, fermato e multatoperché si trovavaal parco indossandouna maglia con illogo stilizzato di unamadre e un padreche tengono permano due bambini.«“Tenuta contrariaai buoni costumi”,di questo mi hannoaccusato», raccontaTalleu a tempi.it. E poiquello di 67 personeche manifestavanovicino all’Assembleanazionale. «Lo Statonon sopporta che ciopponiamo pacificamentealla sua legge.Difendevamo la famigliae lo Stato nonlo tollera», raccontaa tempi.it David vanHemelryck, uno degliimprigionati.A fianco, fotogrammidelle manifestazionisvoltesi in Francia.zo – la prima che vide incidenti di ordinepubblico significativi – potrebbe non sologalvanizzare l’estrema destra, ma provocareuna saldatura in forma di alleanza strategicafra destra tradizionale ed estremadestra. Dogma della destra francese classica(gaullista, liberale, democristiana) èsempre stato quello di non stringere alleanzecon l’estrema destra che va dal FrontNational ai gruppuscoli nati nell’ultimodecennio come il Bloc Identitaire e i cattolicitradizionalisti dell’Istituto Civitas.Dopo i disordini del 24 marzo, i gruppi tradizionalistie di estrema destra hanno presoad agire indipendentemente dall’inquadramentoe dallo stile di protesta pacificadella Manif pour tous. Si sono moltiplicatii casi di provocazioni nei confronti dellapolizia, azioni di disturbo contro i ministridel governo, resistenza a pubblici ufficiali.Nomi e sigle dell’estrema destra hannocominciato ad apparire nei notiziari delleproteste anti-matrimonio gay più spessodi quelli del collettivo della Manif pourtous. I manifestanti che davanti all’Assembleanazionale venerdì 19 aprile non volevanosciogliersi gridavano slogan del tipo:«Signori poliziotti, unitevi al nostro movimentoe manganellate i decadenti». Unospirito ben diverso dalla grande manifestazionedel 13 gennaio, dove avevano presola parola, applauditissimi, esponentidi associazioni omosessuali contrarie almatrimonio fra persone dello stesso sesso.Tuttavia la disgregazione del movimentoanti-nozze gay in distinte componenti politicheè lungi dall’essere realizzata.«La forza della nostra amicizia»Per ora il fenomeno più interessante esuscettibile di sviluppi imprevisti è la convivenzain molte iniziative, manifestazionie persino negli stessi media elettronicidi cattolici ed esponenti di altre religioni(ebrei e musulmani), simpatizzanti delladestra e militanti dell’estrema destra, chefa ipotizzare a osservatori di sinistra comeil quotidiano Le Monde che in un futuronon lontano il paesaggio politico francesepotrebbe modificarsi radicalmente inforza delle esperienze di militanza condivisache si stanno in questo momento realizzandonel contesto del movimento controle nozze omosex. Interpretazione trasparentenei titoli dei servizi che Le Mondedel 18 aprile ha dedicato all’argomento(“Una generazione di destra si costruisceattorno al matrimonio gay” e “Una mobilitazioneche sposta le frontiere a destra apartire dalla base”) e nelle parole di un giovanemanifestante con cui l’articolo principalesi chiude: «A prescindere dalle appartenenzepolitiche, siamo una generazioneper la quale questa lotta sarà un atto fondatore.Nel futuro la nostra amicizia conteràpiù che i nostri gruppetti».| | 1 maggio 2013 | 9


di Lodovico FestaSOLO PERI VOSTRI OCCHIÈfinitabene. Ma è stato fortissimo il rischiodi uno scontro senza confini tesoa escludere parte decisiva della societàitaliana dalla scena pubblica. Solo l’aviditàdi Beppe Grillo ha impedito un’elezione diRomano Prodi come punta di lancia di taleoperazione. Valutando i pericoli corsi, anchechi è eternamente grato a Giorgio Napolitanoperché con evidente sacrificio personaleha tenuto aperta la via della ragionevolezza,non può non sottolinearne gli errori: affidarea un governo non politico l’Italia per unanno e vari mesi (vera causa del boom grillino),avere scelto un tecnico come MarioMonti insieme astratto e arrogante, non averegestito la coincidenza di elezioni politichee scelta per il Colle, non avere messo subitolo sperduto Pier Luigi Bersani con le spalle almuro. Certo, poi la mossa di rilanciare la riformadella Costituzione come terreno perla prossima fase ha compensato buona partedi questi errori. Ma ci si è mossi sull’orlo delbaratro. Altrettante colpe ha Silvio Berlusconi,incapace di cogliere come stesse arrivandoil colpo del 2011, storditoper mesi dopo il varo delgoverno Monti, senza strategiaistituzionale per utilizzarein qualche modol’anno dell’esecutivo tecnico.Certo, poi, va dato attoal leader del centrodestradella fibra da combattenteeccezionale nel difenderelo spazio politico dei moderatie nel collegare allafermezza delle posizioni laflessibilità delle proposte per la partita fondamentale su governoe scelta del capo dello Stato.Se i vincitori non mancano di pecche, mirabile invece è l’abilitàdei registi della radicalizzazione: la banda di Repubblica. Uncandidato principale (Romano Prodi), un obiettivo ancora più audace(Stefano Rodotà) se avesse prevalso la pressione grillina. Duecandidati di riserva, qualora la linea principale non fosse passata:Giuliano Amato e un Sabino Cassese, indicato dall’astuto EugenioScalfari per non restare fuori dai giochi. Si era poi demonizzatoMassimo D’Alema, il diavolo che indicava la necessità didialogo tra le forze politiche, utilizzato un furbastro opportunistacome Matteo Renzi, dominato il povero Bersani (perso “papà”Max, a Pier Luigi era restato solo il vecchio amico elettrico ing.Carlo), usati i mazzieri (vedi caso Franco Marini) quando il politicodi Bettola subiva gli antichi istinti di responsabilità nazionalenon del tutto estirpati dal dna togliattiano. Insomma Ezio Mauroaveva preparato la manovra perfetta: e in questo senso tanto piùsignificativa è la sconfitta, così violenta da costringere De Benedettia pregare Scalfari di ricostruire i rapporti con Napolitano.LO SCONTRO PER IL COLLELa sorpresa è che esistaancora una resistenzacontro il fronte sfascistaCHI SI È OSTINATOA SOTTOVALuTAREBERLuSCONI NON HACOLTO quANTO EGLIRAPPRESENTI (SENzaRIuSCIRE a ELABORAREfINO IN fONdo quESTOruOLO, PURTROPPO) LEENERGIE CHE VOGLIONOANCORA uNO STATOPer coloro che sono infettati dalla convinzione che tutto ciòche è reale è razionale, viene naturale cercare sotto lo scontroappena vissuto pure qualche causa più profonda. Personalmenteritengo che nella partita sul Quirinale, in uno Stato così sbalestratocome il nostro, si decidano alcuni equilibri anche piùimportanti di quelli di governo: perché riguardano una fase lungae non i bienni di vita che hanno più o meno caratterizzatogli esecutivi della Seconda Repubblica. In questa ottica la bandadi Repubblica ha rappresentato tutti coloro che sono disponibilia concedere “via Colle” un diritto di ampia esterodeterminazionedella governance nazionale: accoppiando a tal fine i duere dell’affare e dell’intrigo De Benedetti e Prodi, tirandosi dietroi carrieristi a ogni costo (ieri Walter Veltroni oggi Renzi), utilizzandoavventurieri tipo Grillo e Gianroberto Casaleggio (grazieanche alle tempestive dichiarazioni di noti ambasciatori).Modificare la Costituzione o sarà la rovinaTutto ciò non sorprende, semmai stupisce la solidità della resistenza.Su che cosa ha poggiato? A forza di sottovalutare Berlusconinon si è colto quanto rappresenti (purtroppo senza riuscirea elaborare fino in fondo questo ruolo) le energie che voglionoancora uno Stato italiano. E c’è anche una matrice strutturaledi questo posizionamento: senza Italia non esisterebbe più Mediaset.Un altro protagonista di questa tenuta nazionale è senzadubbio Raffaele Bonanni, l’unico uomo pubblico italiano cheoggi si prenda rischi non necessari per esempio ponendo la questionedella riforma dello Stato. E per questo sforzo avrebbe meritatoche il suo maestro Franco Marini arrivasse sul Colle.È bene infine riflettere sulle basi che hanno sorretto la tenutadi postcomunisti come Napolitano, D’Alema e Luciano Violante.In questo senso mi pare di poter dire che una parte di queisettori dello Stato che nel 1992 pensavano di arrivare, anche conconcessioni sul terreno delle influenze straniere, a guidare uncambiamento nella conservazione, si siano resi conto che senzamodificare la Costituzione si vada solo verso la rovina. Probabilmenteè stata decisiva anche la condotta di una personalità particolarmenterilevante come Mario Draghi che, proprio per la fiduciache gode a Washington, riesce a spiegare in certi ambientiche la destrutturazione finale del nostro Stato non fermerebbel’egemonia tedesca, la renderebbe solo più devastante.| | 1 maggio 2013 | 13


INTERNILA PROVA PIÙ DURA14 | 1 maggio 2013 | | Foto: InfoPhoto


Partitodemolito?In balìa degli sms, dei tradimenti e dei Nanni Moretti diturno, tallonato da Grillo e reso inutile dall’ottusa chiusuradi Bersani all’arcinemico Berlusconi, il Pd si sente ridottouna massa di «follower nelle mani di amebe». Il “governoNapolitano” è l’ultima occasione. Per crescere o scoppiare| DI LUIGI AMICONE| | 1 maggio 2013 | 15


Sotto, Giorgio Napolitanoal Meeting di Rimini 2011con, a destra, il presidentedella manifestazione EmiliaGuarnieri e Giorgio Vittadini(Fondazione Sussidiarietà)e, a sinistra, Enrico Letta(Pd) e Maurizio Lupi (Pdl),fautori dell’Intergruppoper la Sussidiarietà«ATTUALISSIME LE PAROLE DEL PRESIDENTE AL MEETING»Foto: Ansa, AP/LaPressePd all’americana? Proviamo a riavvolgereil film dei giorni appena trascorsi in compagniadi Bersani? Cosa c’è, adesso e in tuttigli anni passati, se non il solito milieu dipensiero tagliagola che uccide il Pd e impediscela considerazione che il mondo nonè un’isola, ma c’è sempre qualcuno diversoda te con cui devi negoziare o per lo menocoabitare? E neanche puoi dire, come hadetto uno che faceva il pool F. S. Borrelli,uno che Bersani ha beneficato con una poltronaal Cda Rai, «domani prendo la tesseradel Pd e la brucio».«Più che liquido, gassoso»Perciò, un bel giorno (23 aprile), è toccatoa Eugenio Scalfari tagliare il nodo dei complessiPd per l’M5S. «I cinque stelle sonofuori dall’Europa». Maurizio Sacconi, ilberlusconiano più a sinistra che c’è, ci diceche il quadro è quello che gli ha descrittol’amica deputata Pd. «Sono scandalizzata,siamo prigionieri degli sms. Siamo followernelle mani di amebe. Altro che liquido,siamo un partito gassoso». Commental’ex ministro pidiellino: «E meno male chec’è stata quell’ultima trincea di raziona-Per Lupi «l’intesa tra avversari è possibileCome nell’Intergruppo per la Sussidiarietà»Maurizio Lupi è visibilmente soddisfatto dell’elezione e del discorso diGiorgio Napolitano, la diretta televisiva fa vedere che mentre il presidente lascial’aula di Montecitorio il vicepresidente della Camera dei deputati lo avvicina.<strong>Presidente</strong>, è possibile sapere che cosa vi siete detti?L’ho ringraziato per le sue parole e per aver ricordato che cosa aveva detto alMeeting di Rimini del 2011.Secondo lei perché Napolitano ha voluto citare quel discorso?Perché quelle parole sono attualissime, sia come analisi sia come indicazione diun percorso politico ma anche morale e culturale. Un anno e mezzo fa Napolitanovedeva già con chiarezza che il metodo della dialettica politica italiana dovevacambiare registro. Che doveva finire l’epoca delle contrapposizioni sterili, dei vetipregiudiziali, del rifiuto del dialogo con chi è politicamente diverso, delle chiusurepreconcette.Non proprio il clima che ha portato alla sua elezione…È stato evidente a tutti il problema del Pd. Prima hanno proposto Marini, secondoun metodo di condivisione che si è dimostrato minoritario nella base del partito enella sua rappresentanza parlamentare. Poi hanno lanciato Prodi, una candidaturalegittima ma divisiva. È questo il punto: la proposta politica del Pd è l’identificazionedel nemico o ha una sua natura ideale, per la quale ci si confronta anche conl’avversario e in situazioni che lo richiedono si è disposti a fare passi in comune?Napolitano vi ha pesantemente criticati, non può nasconderlo.Non lo nascondo affatto, e l’unico modo di rispondergli è di fare presto un governocui concorrano forze politiche che si sono contrapposte, perché l’emergenza questoci chiede.Come pensa di collaborare con quanti fino a ieri vi siete scontrati duramente?Accettando il richiamo al realismo del capo dello Stato. C’è una coalizione Pd-Selnata per governare il paese che dopo il voto si è divisa su tutto. Io oggi dico anchea chi è politicamente diverso da me: abbiamo una responsabilità nei confronti delpaese, leggiamo la realtà e comportiamoci di conseguenza, non è più il tempo diporre pregiudizi. In secondo luogo quello che lei mi chiede per molti nel Parlamentonon è una pia intenzione ma un’esperienza già vissuta.Parla del comune sostegno al governo Monti?Non solo, come Pdl l’abbiamo sostenuto, abbiamo giudicato chiusa quell’esperienza,riteniamo che adesso il segnale forte sia quello di un governo politico.Ma io parlo anche dell’esperienza dell’Intergruppo per la Sussidiarietà. Abbiamolavorato insieme per dieci anni, abbiamo prodotto disegni di legge, convegni, iniziative,dibattiti, pubblicazioni ma soprattutto rapporti di stima e di collaborazionee un clima di lavoro su problemi reali. L’Intergruppo non ha progetti politicopartiticiné governativi, di quell’esperienza mi interessa sottolineare il metodo, sipuò lavorare insieme restando avversari e orgogliosi di essere diversi.Ubaldo Casotto| | 1 maggio 2013 | 17


INTERNI LA PROVA PIÙ DURAL’INVITO DI PANSA AGLI EX COMPAGNI«Basta divisioni sulla moralitàLe fedine penali non si mangiano»Che l’ex migliorista Giorgio Napolitano avrebbe finitoper accettare un secondo mandato presidenziale, GiampaoloPansa l’aveva previsto, o meglio, auspicato. «<strong>Grazie</strong>a Dio il parlamento l’ha votato in modo massiccio», dice ilgiornalista a Tempi. «Ora c’è da sperare che i partiti nonperdano la testa, specialmente il Partito democratico».L’impressione generale, secondo Pansa, è che ad averlapersa, ben prima della disfatta delle elezioni quirinalizie,sia stato l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, cercandointese per il governo con il Movimento 5 Stelle, tutterespinte dai grillini. «Ora sarebbe necessario un bagno diverità per i leader democratici. Dovranno spiegare ai proprielettori che al governo del presidente non c’è scampo».Anche perché, riflette Pansa, «se questo tentativo fallisce,se si andasse alle elezioni, Berlusconi vincerebbe a manibasse, per mancanza di concorrenti. Se i vertici del Pdscelgono di osteggiare a prescindere le intese parlamentari,sarebbe una catastrofe». Quanto può reggere ungoverno del presidente, sostenuto dal centrodestra e dauna sinistra antiberlusconiana sempre più disgregata, con ilfantasma incombente dei processi giudiziari del Cavaliere?Per Pansa, la domanda da fare è un’altra: «Cosa diamo damangiare a disoccupati, famiglie e giovani? La fedina penalee morale del Cavaliere o dell’ex segretario del Pd, cheaveva a capo della segreteria politica Filippo Penati?». Ilmale politico che ha afflitto l’Italia in questi anni, prosegueil giornalista, è stato «dividersi su Berlusconi. In generale,sulle moralità pubbliche e private degli uomini di governo.Ora occorre liberarsi di questo male. Altrimenti che si fa?Ci si arrende alle sofferenze morali? O, se necessario, vistii tempi eccezionali, si cerca un’intesa politica?». Al Pd conviene«seguire i suggerimenti di un uomo realista, attentoe puntiglioso come Napolitano», avverte. «Se il partitosi ritraesse davanti alla possibilità offerta dal capo delloStato, non avrebbe futuro». [fa]lità e organizzazione dei 100 franchi tiratoriche hanno impallinato Prodi».Oggi, al netto del “traditore su quattro”,delle amebe e dei gas, l’interrogativoè: ce la farà il Pd a moltiplicare le fila dei100 e a enucleare una trincea che assicuriuna solida base al governo del presidente?«Il partito è un kebab, ci stanno affettando».Se ha ragione Giuseppe Fioroni buttamale. Ma se per caso il pesce pilota diuna corposa maggioranza interna al Pdfosse il neosenatore Pd Massimo Mucchetti(«Di fronte alla cittadina Lombardi, MaraCarfagna per sempre»), si capisce che tuttodovrebbe andare nel verso di Giorgio Napolitano.Purtroppo, è nella base del Pd, dicela cronaca degli “occupy” di turno, che siannida lo spauracchio delle scissioni. Perciò,anche se i “fattisti quotidiani” sonocascame nella giungla, come farà a nonimplodere un partito che fatica a esisterecome chiesa osservante piuttosto che come“comunità aperta”, perennemente agitatadal culto dell’eresia? Ci fu un tempo in cuiperfino dentro il Pd si discusse il tema dellamancata apprensione di certi rudimentidella politica. Tipo carisma, autorità, fedeltà,disciplina. Tutte cose che non sono di“destra”. Ma semplicemente di ogni formadi organizzata e strutturata politica.Come fai a pretendere di guidare unpaese se sei un fenomeno di improntitudineverso la tua stessa classe dirigente eti consegni al perenne assemblearismo?Come fai se, invece di organizzarti perdirigere tu le masse, sei tu che ti fai massificare(e massificare da ultimissime dallasavana, tipo il culto della rete)? Comefai se, dopo aver messo in piedi un enormeambaradan (le famose primarie) edCome PUOI GUIDARE UN PAESE se, dopo aver meSSo IN PIeDIL’ambARADAN DELLE PRImARIe ed eletto IL tuo CAPo SULtam tam dei GIoRNALI, ti fAI freGARe DA UNa portavoce?eletto il tuo capo sul tam tam dei giornali,ti fai fregare addirittura dalla tua portavoce?Così, benché in società tu cavalchil’onda di un pensiero che ti spinge e tisciaborda, la nave ammiraglia rimane solonell’immaginario collettivo. Non appenavari il bestione e sei in acqua, alla primaonda, ti si spegne il motore. E ti rimorchianoin banchina.Geniale è stato far ricomparire subitoe in gran spolvero, il giorno dopo il trionfodi Napolitano, l’“uomo nuovo” MatteoRenzi. Capitan sindaco, nocchiero delPd in pectore, candidato a tutto. Segretario.Ministro. Tronista. Esorcista. Il carino,simpatico, giovane Matteo che dicetutte cose giuste. E le dice proprio bene.Pur razzolando male. E pazienza. Vuoldire che a 38 anni (e con questi chiari diluna) gli sarà perdonato tutto. Già, perché,cosa c’entra il pencolare tra uno sfregio alpopolare Marini e un’apertura al grillanteRodotà, passando per l’endorsement aProdi? L’apertura della prima pagina diRepubblica (22 aprile) col titolone sparatosul “Così rifonderò il Pd” sbianchetta i tregiorni di opportunismo del top gun dellaredenzione. E chiarisce ogni equivoco.«Non mi interessa questa discussione sullelarghe intese o su Berlusconi. Non mi preoccupail Pdl, con loro abbiamo già fattoun governo». «Il partito vuole vincere conuna linea diversa? Io ci sono. Vuole cambiarel’Italia? Io ci sono». «Una formazionealla mia sinistra non mi fa paura. Noisiamo il Partito democratico di Obama, diHollande, di Clinton». «Il sistema semipresidenzialistaè un punto di riferimento dilarga parte della sinistra. Perché non danoi?». Che, tradotto, significa: ok all’esecutivocon Berlusconi. Sono pronto perla segreteria. Vendola faccia pure la suascissione grillo-comunista. Cambiamo laCostituzione e introduciamo il semipresidenzialismo.Un bel programma. Dopo diche: sarà finalmente una chiesa o esploderàcome una setta, il Pd? n18 | 1 maggio 2013 | |


di Giulio SapelliECONOMIAE COMUNITÀRACE AGAINST MACHINESL’utopia illuminista diuna rivoluzione digitalecon l’uomo al centroBRYNJOLFSSoN EMCAFEE AUSpICANO LARICONCILIAzIONEdELLE MACCHINE CON LAspIRITUALITÀ UMANA.pRESUppoNENDO CHEESSA POSSA AVVENIRENELLA SORTA diIMpRESA PREVALENTE.QUELLA CAPITALISTICARace against Machines di Erik Brynjolfsson e AndrewMcAfee sconvolge molte interpretazioni consuetesull’interazione esistente tra sviluppo tecnologico,L’e-bookcrescita economica e organizzazione. In primo luogo esso dimostrache tutti questi anni hanno continuato a essere anni dirivoluzione digitale. Di più, di rivoluzione robotica, di meccatronica:oggi i computer possono guidare nel traffico automobilie qualsivoglia veicolo atto a spostarsi, tanto nelle metropoliquanto nei cieli, come ci ha recentementedimostrato la vicenda dei cosiddetti “droni”.Il tutto in una sorta di traduzione continuadi sistemi organizzativi complessi e di tecnologiealtamente clusterizzate in prodotti checonsentono esecuzioni semplici, siano esseseriali o siano esse idiosincratiche, come accadenella fabbricazione che sta sconvolgendole consuete classificazioni merceologichee professionali tanto negli stabilimenti quantonei centri di ricerca. La questione di fondoche il libro solleva è la verità, accertata attraversoun’infinità di sperimentazioni, chequesti processi possono essere portati a buon fine solo dall’intelligenzaumana.Naturalmente un approccio teorico di questo tipo sconvolgemolte idee consolidate sul tema del lavoro e sul suo futuro.È vero infatti che la rivoluzione digitale accresce la produttivitàe può ridurre a zero alcuni costi di controllo. Ma nel contempo,per essere portata a buon fine, ossia per risolvere i problemitecnologici e produttivi per cui è stata creata ed è creata continuamente,ha bisogno non di meno lavoro ma di più lavoro. Unlavoro che tuttavia non proviene in primis dal mondo del digitalema dal più vasto mondo della creatività tecnologica, dellacapacità umanistica di tenere insieme diverse tecnologie per diversefinalità. Insomma un lavoro sempre più qualificato e semprepiù caratterizzato dalla capacità di rispondere alle varianzedel processo piuttosto che alla continuità dei modelli. Il libro richiamala necessità di un nuovo ordine istituzionale dell’educazioneal lavoro e nel lavoro che consenta una continua riqualificazionedi tutti gli operatori che con la loro interazionerendono possibile la continuità della rivoluzione digitale.È un libro che sfiora il mood delle grandi opere utopiste auspicandola riconciliazione delle macchine con la spiritualitàumana. In questo sta il suo fascino e insieme il suo limite. Il suolimite è di presupporre che questo continuo sviluppo delle forzeproduttive e dell’intelligenza umana insieme sia possibile inquella sorta di impresa che abbiamo sotto i nostri occhi in formaprevalente. Quella capitalistica, che certo produce le meravigliequi descritte ma è sempre frenata nel produrle dall’ossessionedel dover ripartire una parte del profitto a favore dellaproprietà invece che soltanto alla continuità dell’impresa medesimae dei suoi lavoratori, a differenza di ciò che capita nelleimprese cooperative oppure not for profit. Un bel libro illuministicodunque, con tutti i pregi e i difetti del caso.| | 1 maggio 2013 | 21


CHI È CHISPECIAL ONE ALL’ITALIANAPaoloDi CanioUna vita estrema. «Buio e luna piena».Come la volta del dito alzato sotto lacurva della Roma. Prendere o lasciare| DI fred perrIha riso in faCCIa a tutti i giocatoriCHe gli CHIedevano il giorno di riposoper alleggerire la pressione. «Ma qualepressione? MICa lavorate in MIniera»l’amore della mia vita/ ti farei sbattere mia moglie/anch’io voglio sporcarmi le ginocchia» (coro dei tifosi«Seidel Sunderland). Quando si è seduto in panchina,Paolo Di Canio ha provocato le dimissioni di David Miliband, exparlamentare e leader laburista che non sta neppure più in Inghilterra(dopo il fallimento politico è andato in America a dirigereuna Ong) ma manteneva ancora, da fan, la carica di vicepresidentedel club, ma dopo due vittorie in tre partite e la speranza diuna salvezza che sembrava ormai perduta, i tifosi dei Black Catshanno dimenticato i suoi trascorsi politici (motivi della dipartitadi Miliband), se mai avevano provocato in loro qualche emozione,e gli cantano questo motivetto dallacurva. Squadra con un grande avveniredietro le spalle (6 titoli, l’ultimo nel 1936),il Sunderland si è affidato a questo «fascistasì, razzista no». Questo almeno affermòuna volta (salvo poi smentire di averlo detto)Paolo Canio, nato romano del Quarticcioloil 9 luglio del 1968.La sua vita professionale è stata sempre«buio e luna piena», per dirla con ilCaliffo (una prece). Cioè genio e sregolatezza,slanci e scivolate. In Inghilterra, suapatria d’adozione, da giocatore passa inscioltezza da simbolo dell’eccesso negativoa esempio della più pura sportività. NelloSheffield Wednesday prende 11 giornatedi squalifica per una spinta all’arbitroPaul Allcock; nel West Ham riceve il premiofair play, con tanto di lettera di encomiodel colonnello Sepp Blatter: il portieredell’Everton è a terra, infortunato, e lui,invece di segnare un comodo gol, fermail gioco per permettere al medico di soccorrereil collega. È così Paolo Di Canio,irruente e generoso. Per terminare la suacarriera nella Lazio, dove ha cominciato, siriduce di tre quarti l’ingaggio. È estremo.Prendere o lasciare. Sicuramente è lazialee di destra. È intelligente e provocatorio.La sua avventura con il pallone è vissutatra due gesti: la corsa sotto la curvagiallorossa dopo il gol decisivo alla Romail 15 gennaio 1989 (1-0) con il dito indicealzato e il saluto romano regalato allacurva il 6 gennaio 2005 dopo un altro golalla Roma nel derby, vinto 3-1, come quellodel 1989. Siccome si ripete anche con laJuventus, si prende una giornata di squalificae un’altra missiva di Blatter, questavolta di minacce e improperi. «Il mio nonè un gesto politico, non voglio offenderenessuno, non sono mai contro, ma semprea favore»: insomma più che l’ideologiaa muoverlo è il senso di appartenenza,il tifo. E a corroborare questa tesi arrivaanche Silvio Berlusconi, che lo ebbe dueanni al Milan. «È un bravo ragazzo, non èfascista. Lo fa solo per i tifosi».«Sono un uomo di famiglia»Buio e luna piena. Ma un conto è la vitadel calciatore, un altro quella dell’allenatore.E un manager (all’inglese) deve avereun certo aplomb, se non in campo, dovepuoi anche rotolarti nel fango con il blazer,almeno fuori. Quando sono scoppiatele polemiche per l’ingaggio di un “fascista”al Sunderland, Di Canio si è affrettatoa specificare: «Non supporto l’ideologiafascista, sono solo un uomo di famiglia,con valori semplici». Sposato con Elisabetta,due figlie, Ludovica e Lucrezia,Di Canio, da persona intelligente, ha dueregistri. Uno italiano e uno anglosassone.In Inghilterra le sue manifestazioni“destrorse” si sono limitate a una magliettadedicata a Fabrizio Quattrocchi rapitoe ucciso in Iraq.In Inghilterra c’è la sua vita. Si sentemolto british, ma fuori dal campo, dagioco e da allenamento. Al Sunderlandha portato la rivoluzione (all’italiana). Hapreso (metaforicamente, ma non troppo)a calci nel sedere Adam Johnson (costato10 milioni di sterline versate al ManchesterCity), ha riso in faccia ai giocatori chegli chiedevano la conferma del giorno diriposo il mercoledì per alleggerire la pressione.«Ma quale pressione? Mica lavoratein miniera, otto ore a trecento metri sottoterra». È così Paolo Di Canio, prendereo lasciare. Di sicuro un personaggio.Come il Califfo, buio e luna piena. Magarinon ti piace, ma di sicuro non ti lasciaindifferente.Foto: AP/LaPresse22 | 1 maggio 2013 | |


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LE NUOVE LETTEREDI BERLIcchEUN’IMMAGINE PER SEPPELLIRE IL PANTEISMOQuel “sempliciotto” di un papaci ha fregato con una sola parola«POSSIAMO dOMANdARci: “ABBIAMO fede?”. “Sì, IO cREdoIN dIO”. QUANTE vOLTE SENTIAMO QUESTO “IN dIO”. Un dIOSPRAy, che è UN PO’ OVUNQUE MA NON SI SA cOSA SIA»Mio caro Malacoda, non sottovalutarePapa Francesco. Non credere allavulgata dell’immigrato sempliciottoche parla piemontese e torna nel paese deinonni, usa un linguaggio alla portata di tutti,parla più con i gesti che con i ragionamenti,bacia bambini e ammalati e oltre alle personeama anche la natura.Dietro c’è del pensiero profondo. La semplicitàè la conquista di chi sa combatterebattaglie difficili, di chi nel duello invece diesaltare l’avversario sa individuarne il puntodebole e ha l’arte sublime di esporlo al ridicolo.Ti faccio un esempio concreto e nello stessotempo “alto”, una questioneculturale che impegna il confrontosecolare ma attualissimotra concezione religiosa e laicadel mondo. Non basta dire: credoin Dio, o negarlo. Perché il pensiero laico,che pur vive di trionfi quanto alle sue conseguenze(divorzi, aborti, eutanasia, matrimoniomosessuali, bambini in provetta, manipolazionigenetiche… si vive praticamente comese Dio non esistesse) non altrettanto può diredei suoi successi teoretici. Il caso classico incui l’espulsione dell’ipotesi di Dio dalla vitainciampa in aporie e contraddizioni è la questionedella natura. L’affermazione di un naturalismoassoluto e senza trascendenza sicombina con la negazione dell’esistenza diuna natura data e soprattutto di una sua legge.La contraddizione, una volta innescata, siavvita su se stessa: si riconosce dignità di esistenzae dovere di rispetto a tutto ciò che è“naturale” in natura proclamandone l’intoccabilità,mentre si esalta il diritto di ogni artificioe intrusione, come se fosse la cosa piùnaturale del mondo, in quel livello della naturache è l’uomo.Ci sono due posizioni intellettuali e moralidietro questo modo di pensare e agire: il nichilismoe il panteismo. La prima può spiegaresignificativamente l’idea dell’onnipotenzadella tecnica su quel nulla che è l’uomo (cioèdi alcuni superuomini su altri uomini), maha qualche difficoltà a comprendere l’amoreper la natura e per “l’ambiente” se non relegandoloalla sfera del sentimento. Alla bisognasi presta meglio il panteismo, un laicismoche si veste di religiosità confondendoin questo caso sì i semplici con l’affermazionenon che Dio è in tutto, ma che tutto è Dio.Questa piccola variazione semantica dà totalelibertà, nel senso di assenza di legami, allareligiosità del singolo, la rende eterea, inafferrabile…e inutile.Ecco, Papa Bergoglio ha detto tutto questocon una parola, “spray”. Efficace, riconducibilea un’esperienza quotidiana e facilmentememorizzabile: Dio non è uno spray.Riascoltalo: «Possiamo domandarci: “Abbiamofede?”. “Sì, sì: io credo in Dio”. “Ma in qualeDio tu credi?”. “Mah, in Dio!”. Quante voltesentiamo questo “in Dio”. Un dio diffuso, undio-spray, che è un po’ dappertutto ma non sisa cosa sia». Una cosa detta a braccio duranteuna predica? Vai a leggere pagina 97 del suolibro-intervista: «Un Dio che mi aspetta e miama, non un qualcosa di vago. Il panteismonell’aria, tipo spray, non funziona. Alla lungaha bisogno di plasmarsi un idolo e finisce cosìper adorare un albero, o per vedere Dio inun albero», o nella scienza, o nella tecnica onella politica.Diffida dei semplici, sono intelligentissimi.Tuo affezionatissimo zio Berlicche| | 1 maggio 2013 | 25


SOCIETàFUGA DALL’INFERNOConfessionidi un ex transWalt fin da bambino pensava di poter essere più felice inun corpo di donna. Per nessuno era un problema. Così, dopol’operazione divenne Lara, ma l’illusione non durò. «Ero malato,potevo essere curato. Ma ormai era troppo tardi». Un prete loha salvato e oggi combatte le menzogne dei movimenti Lgbt| DI BENEDETTA FRIGERIO26 | 1 maggio 2013 | | Foto: AP/LaPresse


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SOCIETà FUGA DALL’INFERNOTi piacerebbe avere disturbidi identità, depressivi,dissociativi, al puntoda spingerti alla droga,all’alcol, al suicidio,e sentirti dire chevai bene così? Questo domanda WaltHeyer a chi dice che il sesso non è undato naturale. «Non si nasce transessuali.Ti accade qualcosa per cui cerchidi fuggire da ciò che sei». A parlarecontro chi sostiene che l’identità digenere sia una scelta soggettiva è unex transessuale americano. E questa èla sua confessione resa a Tempi.Walt Heyer è un ragazzo ventennequando si sposa. Ma l’essere di sessomaschile lo terrorizza da tempo.Sono gli anni Sessanta. L’idea di potersitrasformare da uomini in donnesta diventando una concreta possibilitàgrazie alla chirurgia. La vita procede.Carriera, moglie, figli. Tutto ciònon basta più a lenire la segreta sofferenzadi Walt. Così, un giorno, abbandonala famiglia, entra in una clinica.E Walt diventa Lara. Lara Jensen.Purtroppo, a parte l’involucro, testae natura restano quelle di prima. E ildolore, anziché diminuire, cresce. «Imedici che incontrai prima dell’operazionee che dovevano valutare ilmio stato psicologico diedero un giudiziomolto approssimativo: la diagnosidi disturbo dissociativo arrivòsolo dieci anni dopo».Si dice che ognuno deve essere ciò che“sente” di essere.Il pensiero dominante ci insegna chesi è felici scegliendo quel che si vuole.Fosse anche la cosa più terribile. Violenti,talebani e intolleranti, quelli che affermanoil contrario? Sì, a detta del politicallycorrect, è così. Eppure sono loro quelliche mi hanno salvato la vita. Perciò ioli chiamo caritatevoli, realisti, buoni. Sesono sopravvissuto, e sono finalmente inWalt Heyer, 72 anni,ex transgender,autore di PaperGenders. Il mitodel cambiamentodi sesso, il libroin cui raccontatutta la sua storia.A destra, conl’attuale moglie«A 15 ANNI COMINCIAI A PENSARE DI CAMBIARE SESSO. A 20MI SPOSAI. BRILLANTE CARRIERA, TANTI SOLDI, MA STAVOSEMPRE PEGGIO. COSì MI OPERAI E WALT DIVENNE LARA»pace, è grazie a chi mi ha detto che dellamia condotta di vita non andava benenulla. Per colpa mia? No, non c’erano colpe.C’era un trauma che a un certo puntodecisi di affrontare. Bene. Quella genteche definiscono retrograda, bigotta eintollerante non mi ha mai mollato e halottato con me per la mia felicità.Come comincia la sua storia, Walt?Per strane ragioni mia nonna sinda piccolo mi vestiva da bambina equando mio padre lo scoprì non feceche peggiorare le cose: basò la miaeducazione su una disciplina severissima.Vennero poi ad aggiungersi lemolestie di mio zio, un adolescentedisturbato, che cominciò a toccarmiquando avevo 10 anni. Inconsciamentepensavo che se fossi stato una bambinanon mi avrebbero più trattatoin quel modo. E così cominciai segretamentea pensare di cambiare sesso.All’età di 15 anni mi sentivo intrappolato.Volevo fuggire dal mio corpo. Loreputavo la causa del mio malessere.Però lei si è sposato a 20 anni e sua mogliesapeva.Sì. Mi disse che non era un problema.Che le andavo bene così. Non volleaffrontare la cosa e comunque tuttofilò via liscio per un po’. A partel’ansia che tentavo di curare e dominarecon lavoro e alcol. Feci una carrierabrillante come ingegnere aerospaziale.Guadagnavo bene ma stavosempre peggio. Dopo diciassette annidi matrimonio non vedevo soluzioni.E così un giorno presi la decisione dicambiare sesso per via chirurgica.Cosa è successo, poi?È successo che invece della felicitàsono caduto in una depressione ancorapiù forte. In una vita fatta di promiscuitàe follie. Solo dopo otto anni mi28 | 1 maggio 2013 | |


IL CAMBIAMENTO DEL SESSOPensano di risolvere i loro problemi mala metà tenta il suicidio. E un terzo ci riesceConsiderare i transgender persone normali, che non hanno problemi psicologicio disturbi dissociativi. È un processo iniziato da oltre cinquant’anni, ma finalmentesi è arrivati a sostenere che transgender si nasce. Fino al punto che la nuova edizionedella guida ufficiale dell’American psychiatric association (Apa) per la classificazionedelle patologie mentali non conterrà più il termine “disturbo dell’identità di genere”.Mentre in precedenza un uomo che si identificava come donna (o viceversa) avrebbepotuto essere classificato come affetto da una patologia mentale, ora la guida dell’Apautilizza il termine “disforia di genere” solo nel caso in cui la nuova identificazione di séprovoca dei turbamenti. Per la gioia di tutti gli attivisti della comunità Lgbt che da annifacevano pressioni perché l’Apa modificasse la sua guida ufficiale.Calcolare il numero di americani che si sono sottoposti a un cambiamento di sesso puòpresentare delle difficoltà, perché molti scelgono di recarsi oltreoceano, dove l’interventocosta meno. Nei sistemi sanitari di gestione pubblica è più facile tenere i conti.Il servizio sanitario nazionale del Regno Unito, per esempio, ha riferito che nel periodo2000-2010, su una popolazione di circa 60 milioni di persone, 853 uomini e 12 donnesi sono sottoposti all’intervento di cambiamento di sesso. Tradizionalmente i cambiamentidi sesso erano richiesti quasi esclusivamente da uomini, ma lo psichiatra PaulMcHugh della Johns Hopkins University di Baltimora ha riferito che negli ultimi diecianni molte più donne sono state sottoposte al cambiamento di sesso.I dati medici indicano anche altro: la chirurgia non può risolvere i conflitti interiori dellepersone che si sottopongono a operazioni di questo tipo, anzi. Uno studio svedese del2003 – su cui lo stesso McHugh basa le sue tesi – condotto su 324 pazienti sottopostia “cambiamento di sesso”, ha riscontrato che la procedura non era stata d’aiutoper risolvere i loro problemi emotivi e psicologici e ha evidenziato che questi pazienti«presentano rischi elevati di mortalità, comportamenti suicidari e morbilità psichiatrica(stati patologici) molto più frequenti rispetto alla popolazione generale».Per parlare di transgender va chiarita anche la fondamentale differenza tra l’intersessualitàe il transgenderismo: la prima riguarda alcune specifiche condizioni medichedi oggettiva ambiguità dal punto di vista biologico; i transgender si trovano invece adaffrontare un disturbo psicologico. Lo sostiene anche uno studio condotto dall’universitàLa Sapienza che smentisce l’idea che il fenomeno transgender abbia una basebiologica. Transgender si diventa. [dg]resi conto che non avevo fatto altroche peggiorare le cose. Non ero diventatouna donna. E la depressione miannientava. Ma sentivo che ormai eratroppo tardi per tutto.O forse no.Mi ricordai che all’università avevostudiato psicologia e che quando lepersone hanno una grande pena nellavita diventano depresse o alcolizzateo tossicodipendenti. O tutte e tre lecose insieme. Perciò, dovevo capire dadove veniva la mia pena. Dovevo saperequale era la verità. E così mi vennein mente che l’unico che poteva conoscereil mio dolore e la mia verità eraColui che mi aveva creato. Perciò fecila cosa più semplice di questo mondo:andai in chiesa a cercarlo. A cercareDio. E lì trovai uno che mi aiutòper davvero. Un prete. Gli chiesi seavrebbe provato a cambiarmi e lui,sorridendo, mi rispose: «Il mio mestiereè volerti bene, a cambiarti ci penseràDio».Ed è stata la svolta della sua vita.È così, sembrava che Gesù fosseproprio lì, in quella chiesa, in quelprete, ad aspettarmi. Cominciai laterapia psicologica e incontrai la donnache ora è mia moglie. Oggi sonoun padre, un marito e un uomo nuovo.Ma sono anche la prova che Dio èvivo. E che i suoi più grandi miracolisono le ricostruzioni di vite distruttecome la mia. Dio ha il potere dicostruire opere usando macerie.Quanto sono lontane da questa suaesperienza l’iconografia di spensieratanormalità che del mondo gay e trans cimostra il sistema massmediatico.È un cliché che conosco moltobene, fatto di superficialità e di comodeapparenze. In realtà è un mondo difrustrazione, rabbia, dolore che riversale sue contraddizioni contro le personeche vivono una condizione normalee, giustamente, la difendono.Chi soffre pensa (o per razionalizzareil dolore o perché viene convinto diquesto) che la colpa del suo disagio siadella società eterosessuale. Quella cheviene erroneamente definita “omofoba”.Perciò la maggioranza dei transe gay desiderano che sparisca qualsiasisesso. Dall’altra parte c’è la responsabilitàdi chi sa, ha studiato ma taceper paura di mettere a repentaglio lapropria carriera o per timore di finirein tribunale. Il problema è questo:transessuali, gay e lesbiche nascondonopubblicamente il loro disagio.Quando ero uno di loro ho ascoltato| | 1 maggio 2013 | 29


SOCIETà FUGA DALL’INFERNOtanto dolore. Ma privatamente nonho mai sentito parlare di amore.In effetti le statistiche sul tasso di suiciditra la popolazione di persone transessualisono agghiaccianti.Negli Stati Uniti sono il 30 per cento,ma c’è chi rimane vivo, alzando lasoglia dei tentati suicidi al 40 per cento.In Svezia tutti coloro che hannosubìto operazioni per cambiare sessotra il 1973 e il 2003 hanno tentato ilsuicidio o hanno avuto gravi problemipsichiatrici. Spesso chi ha disturbidi identità sessuale si prostituisce.Sul mio sito web (sexchangeregret.com) mi contattano migliaia di personeall’anno, sento storie terribili digente che maledice il giorno in cui siè messa sotto i ferri, che soffre e nontrova nessuno che li aiuti. Ora faccioquello che ha fatto chi ha salvato me.Cosa, precisamente?Amore, amicizia, Dio. Anche sesono minacciato. Anche se la leggevuole mettere a tacere chiunque cerchidi offrire un aiuto in questo campo.Anche se il dogma è che esseretransessuali non è un problema.Sappiamo che hai subìto e subisci minacce,censure, boicottaggi sui media.Sì, l’America è sempre più intollerantecon chi vuole anche solo raccontarela propria storia. È vietato ricordareche non c’è evidenza scientificache sostenga la base biologica dellaomo e transessualità. E non si possonomenzionare gli studi che confermanoil fallimento delle operazionichirurgiche senza essere calunniati.Ma che interesse c’è a non riconoscere ildisagio della persona transessuale?«Ero malato, depresso, alcolizzato. Oggi ho 72 annie sono sanissimo. la maggioranza di chi si trova nellamia condizione di un tempo non arriva alla mia età»In America molti trans sono cosìfragili psicologicamente che nonlavorano e sono definiti “disabili”.Il governo li “tiene buoni” elargendoloro assegni di invalidità. Li presianch’io, ma quando cominciai a guariree incontrai la mia attuale mogliele dissi che era una cosa folle. Nonvolevo più dipendere dal governo chemi addomesticava in quel modo. Avevobisogno di qualcuno che mi aiutassea essere me stesso. Avevo bisogno diterapie. E di veri amici. Ma gli uominiliberi non piacciono.Lei sa che la cosiddetta “terapia riparitiva”su omo e transessuali è violentementecontestata dagli attivistidell’agenda gay e che ovunque, almenoin Occidente, c’è una fortissima spintaalle leggi sull’omofobia e a criminalizzareogni tipo di dissenso controquell’agenda.Questo è appunto merito delle lobbyLgbt, che per decenni hanno perseguitol’obiettivo di occupare gli organipolitici, istituzionali, rappresentativie internazionali per piegarli allaloro agenda. È un’operazione che,come si vede, ha avuto successo.Perché in Occidente c’è questa costanteindifferenza per il matrimonio e lafamiglia, mentre c’è un’enorme sopravvalutazionedella questione gay, anchese parliamo di percentuali molto piccoledelle popolazione?Il movimento politico gay e transgenderè intollerante nei confrontidella società eterosessuale perché èintimamente persuaso che il propriosenso di frustrazione terminerà solocon l’eclissi della società tradizionale.Beh, ci sta riuscendo…Il problema è che alla fine di questoprocesso non arriverà nessuna nuovasocietà. Arriverà il disastro.E da dove si può ripartire, secondo lei,per evitare il “disastro”?Dalla famiglia. La famiglia devetornare a essere un luogo di amorevero. Bisogna andare incontro a chisoffre. E occorrono medici che parlinosenza paura. Che contestino il sistemaomertoso. E che pubblichino i moltidati esistenti che vengono normalmentecensurati. Servono poi le testimonianzedi chi è cambiato, affinchéchi sta male sappia che c’è una via diuscita reale, come la mia. Ero malato,depresso, alcolizzato. Oggi ho 72 annie sono sanissimo. Mentre la maggioranzadi chi ora si trova nella mia condizionedi un tempo, statisticamentenon arriva alla mia età, muore primaper abuso di alcol, droga e promiscuità,il miglior viatico ad Aids e malattieletali di ogni genere.E che ruolo può avere il “fattore religioso”nella riconquista della propriaintegrità?Spesso ci si vergogna a parlare diDio, di lavoro su di sé, di terapie, perchési temono ritorsioni. Bene, vogliodire a chiunque sta soffrendo quelloche un tempo ho sofferto io: non averepaura, ti insulteranno come adessoinsultano me, ma non importa, chi tiinsulta è perché non è a posto lui. Perciòio ti dico: vai avanti lo stesso, cercaamici e aiuti medici, anche se lo Statonega a psicologi e psichiatri la possibilitàdi curarti. Per questo c’è tantagente che mi cerca: io non ho licenzeprofessionali e la legge non può ancoracolpirmi. Se mi chiudessero la bocca?Nessun problema. Una via d’uscitac’è sempre. La vita è più forte di qualsiasidisastro. Anche quello promossoper via legale e statale. n30 | 1 maggio 2013 | |


COSE DACINEMANoi siamo un popolo semplice, che siemoziona perché Eva Henger si risposain bianco con rito civile inuna chiesa sconsacrata; figuriamoci senon dobbiamo emozionarci per il pornofemminista. Apriamo D di Repubblica eleggiamo un articolo che inizia: «Il pornorappresenta una parte importantissimadella nostra cultura. Le donne nonpossono ignorarlo». Apriamo l’Espressoe leggiamo un articolo che inizia: «Pornoè donna, e la rivoluzione femminile èin atto». Su D viene intervistata la registaErika Lust, «femminista, sguardo intelligente»,la prima a «restituire dignità artisticaa un genere come la pornografia, dasempre concepito ad uso e consumo degliuomini, e forse abbrutito proprio daquesto». Sull’Espresso si parla delle ottocreatrici di “Dorcelle”, sito per lei creatosulla piattaforma del megaproduttoreporno francese Marc Dorcel, la cui novitàconsiste nell’«offrire film hardcore chevadano incontro ai gusti femminili, rispettinole loro esigenze e stimolino i lorodesideri, senza mai rinnegare l’essenzastessa del porno».In cosa consiste la differenza? SpiegaErika Lust: «Noi siamo creature olistiche,che approfondiscono, che sentono. Diamoimportanza ai dettagli, alle situazioni, allefantasie, agli scenari. Il cast, l’arredamento,i vestiti, la biancheria, la musica,la sceneggiatura, la fotografia:tutte queste coseper noi sono fondamentali,quando guardiamoun porno». Spiegano leotto dorcelline: «La donnacerca un contesto credibile,una storia. Fa attenzioneall’ambiente,ai vestiti, ai dettagli. Vuole che ci sia unacostruzione della storia, una trama, cheil desiderio aumenti mentre si va avantinella storia».Sarà la primavera: poco fa a Torontosi è tenuto l’ennesimo Feminist PornAward, riconoscimento che, come da statuto,premia il porno che metta in maggiorerisalto gli elementi minoritari abitualmentediscriminati sui set a luci rossecome le donne, gli obesi, i neri… No, i nerino: solo le donne obese. E, ovviamente,tendaggi e abat-jour visto che a quanto parele donne si eccitano con questi dettagliperché sono olistiche.Se fossimo fra persone serie potremmodire che questo can can sul pornofemminista è un ennesimo tentativo diNUOVE FRONTIERE DEL pOLITICAMENTE CORRETTOSignore, ecco a voiil porno femministatutto trama e abat-jour| DI ANTONIO GURRADOsottrarre qualcosa di negativo a chi lousa con sensi di colpa più o meno consapevoliper trasformarlo in un atto eticovagamente modaiolo, accettabile perchéricoperto di una patina di correttezzapolitica. È l’agricoltura biologica o il commercioequo e solidale applicato alle pudenda:magari troppo cioccolato uccideperò, se il cacao è stato raccolto a nudemani in Togo dal vicino di casa di un amicoemigrato del cugino del rivenditore, allorapuoi mangiarne quanto ne vuoi conla coscienza immacolata, e pazienza se tisembra meno buono.SpIEga UNA REGISTA A “D” DI REPUBBLICA:«NOI SIAMO CREATURE OLISTIChe, cheappROfONDISCONO, che SENTONO. Il CAST,l’ARREDO, i vESTITI, LA BIANChERIA,LA SCENEggIATURA: qUESTE COSE SONOCENTRALI, qUANDO gUARDIAMO UN pORNO»Per fortuna non siamo fra persone seriequindi possiamo limitarci a immaginarecome sia fatto un porno femminista.Prima scena: l’idraulico sorprende la padronadi casa che legge l’ultimo libro diSerena Dandini e si eccita. Tenta di circuirlama lei lo trattiene dicendogli che primadevono conoscersi meglio, poi che hamal di testa, infine che rifiuta il rapportosessuale come espressione di disparità digenere. Lui abbandona i tubi e si iscrive aun corso della scuola Holden. Lei lo prendea vivere con sé ma come un fratello;cede solo quando apprende che è un immigratonon regolarizzato. Seconda scena:orgia fra le studentesse bolognesi infila per chiedere un autografo a GustavoZagrebelsky alla “Repubblica delle idee”.Utilizzi alternativi della carta rigida diVelvet. Terza scena, onanistica: una donnanormale, non come quelle immaginarieche appaiono nei porno maschilisti,prima si lamenta di essere grassa, poi leggeDerrida ad alta voce, quindi non riescea fare il biglietto per il concerto del PrimoMaggio perché il papà non le ha dato abbastanzasoldi per il Frecciarossa, infinedecide di festeggiare il trentacinquesimocompleanno facendosi tatuare il simbolodel Woman Power sul polpaccio ma nonlo fa perché teme di essere grassa. Quartascena, molto cerebrale: in un bar di Capalbiodelle provocanti zitelle parlanodei tailleur di Laura Boldrini.Come un thriller senza cadaveriSoprattutto, il porno femminista conducea una rivoluzione nei generi cinematografici.Se le donne sono stanche dei filmin cui il maschio ribalta la femmina, ioche mi impressiono anche solo a vedereE.T. potrò finalmente guardare film horrorsenza creature spaventose e thrillersenza cadaveri né colpevoli. Sarà stupendoquando nelle commedie romantichel’eroe maschile non sarà né bello né ricconé buono, ma l’eroina s’innamorerà di luiperché lo trova così attento ai drappeggi,alla collocazione delle scansie, all’areazionedel ripostiglio: «Solo con te – gli sussurreràarrossendo – mi sento olistica». <strong>Grazie</strong>a Biggio e Mandelli, intanto, l’Italia èall’avanguardia nella produzione di filmcomici che non facciano ridere.Infine una noterella per le ideatrici delFeminist Porn Award. Se sui set a luci rossec’è qualcuno che viene discriminato, sec’è qualcuno che deve lamentarsi, non è lapornostar ma è il cameraman.| | 1 maggio 2013 | 33


interrotta. I dolci sono una questione di Dna, di ricordilegati al gusto e all’olfatto e il cioccolato è la lorovera, autentica passione. Da questa spinta tanto propulsivaquanto golosa nasce T’A, azienda di cioccolatoartigianale e alta pasticceria: «Il nome rappresental’unione delle nostre iniziali. Volevamo creare qualcosache fosse facile da pronunciare in tutte le linguee semplice da ricordare. Al nome abbiamo aggiunto ilpayoff “sentimento italiano”, perché fosse chiara sinda subito la nostra appartenenza». Oggi Alberto e Tancrediguidano una delle aziende più interessanti nelpanorama del food made in Italy. «Siamo partiti da unufficio casalingo. Poi, lentamente ma gradualmente,la nostra start up è cresciuta e oggi abbiamo due sedi,uno showroom milanese e una fabbrica a Cerro Maggiore».Due anime dello stesso percorso creativo: «AMilano abbiamo scelto una sede incastonata tra studidi giovani creativi europei e showroom di marchilegati al mondo della moda perché siamo molto attentia tutto ciò che è innovazione, design, qualità. Milanoè tutto questo ed è anche la città in cui l’azienda difamiglia ha fatto scuola». A pochi passi dal capoluogolombardo c’è la sede produttiva: «Una vecchia fabbricacon i mattoni a vista, che ricorda quella di nostrononno e che rende alla perfezione la nostra volontà dimantenere alta la tradizione di famiglia».Come Willy WonkaAll’interno dello stabilimento «che ricorda un po’ lafabbrica di cioccolato di Willy Wonka», si lavora ilcioccolato: «Uno dei prodotti più interessanti, perchéancora poco conosciuto in Italia a livello artigianalitàe alta qualità. All’estero le cioccolaterie artigianalisono una realtà molto più diffusa, da noi sono presentisolo grandi industrie. Per questo abbiamo decisodi puntare su questo segmento di mercato». Il cioccolatodi T’A è rivisitato in chiave moderna e gli ingredientisono solo di altissima qualità, come spiega Tancredi,che si occupa della parte produttiva, fatta diviaggi in giro per il mondo, di assaggi e di dedizio-| | 1 maggio 2013 | 35


L’ITALIA CHE LAVORAIl packaging diT’A ha vinto il“Quality PackagingDesign”,simile all’Oscardell’imballaggioche 50 anni primaconquistò il nonnoAlberto graziealle cappellieredel panettoneAlemagnane: «La filosofia dell’azienda è quella di coniugareil miglior prodotto, le fave di cacao Grand Cru provenientidall’America Latina e dall’Africa, con alcunisapori tipicamente italiani». Il risultato è un cioccolatodi altissima qualità, realizzato con le tradizionalimetodologie di produzione, «seguendo le vecchieregole della pasticceria artigianale e dei maestri cioccolatai.Il mercato del food richiede passione e tantacompetenza, devi essere costantemente informatosulle mode del momento, selezionare le materie prime,scegliere i fornitori. Per certi versi il cioccolato èmolto simile al vino, la zona geografica ne identifica isapori. Un cacao del Venezuela non sarà mai simile auno dell’Ecuador. È il terreno, con i suoi sali minerali,la sapidità, l’influenza delle piantagioni circostantie il clima a determinare la qualità e il sapore del«Il CIOCCOLATO è un pROdOTTO anTICICLICO, ILsuo COnsumo aumenTA in TEmpi di CRIsi pERCHéaumenTA i LIVELLI di sEROTOnina CHE sTImOLA ILbuonumORE. E sfATIAmo un mITO: non ingRAssa»cioccolato». Il packaging, invece, è l’elemento che raccontameglio la voglia d’innovazione dei fratelli Alemagna,come spiega Alberto, responsabile dell’areamarketing: «Le nostre confezioni hanno un designd’impatto, con colori accesi e una grafica insolita cheaccompagna materiali ecocompatibili, biodegradabilie compostabili». Un sistema di confezionamentodel tutto nuovo che nel 2008 è stato premiato con il“Quality Packaging Design”, un riconoscimento simileall’Oscar dell’imballaggio che cinquant’anni primaconquistò il nonno Alberto grazie alle celebri cappelliereda panettone Alemagna. In queste piccole opered’arte è racchiuso il cioccolato pensato, assaggiato etestato da Tancredi e Alberto, che in azienda applicanouna regola tanto ferrea quanto semplice: «La qualitàpaga, soprattutto in un periodo come questo. Lapropensione alla spesa è diminuita a causa della crisi,ma il consumatore oggi è molto più attento a quelloche compra. Per questo preferisce acquistare una tavolettadi cioccolato di alta qualità piuttosto che accontentarsidi tre tavolette di qualità nettamente inferiore.Non abbiamo mai risparmiato sulle materie primee sulle metodologie di lavorazione ma quando è statonecessario abbiamo ridotto i formati per permettereai clienti di acquistare il nostro cioccolato a unprezzo inferiore». Una scelta che li ha premiati e cheha contribuito a far crescere T’A in un periodo economicoparticolare: «Il cioccolato ci ha dato una grossamano perché è un prodotto anticiclico, il suo consumoaumenta nei periodi di crisi perché è un alimentoin grado di alzare il livello di serotonina nel nostrocorpo e favorire il buonumore. Senza considerare cheormai molti dietologi consigliano una buona tavolettadi cioccolato fondente all’interno delle diete dimagranti.Finalmente sul cioccolato si racconta la verità,non è un alimento che fa ingrassare, soprattutto seè lavorato e prodotto con materie prime di assolutaqualità». Per ottenerle T’A si affida a maestri cioccolataie a pasticceri con una solida esperienza «anche seil nostro dipendente più anziano ha solo 39 anni mafa questo mestiere da quando era ragazzo».Artigiani under 40La sfida di Alberto e Tancredi è anche quella di puntaresu persone motivate e competenti «ma in aziendai nostri dipendenti sono tutti rigorosamente under40. Questo perché crediamo molto nei giovani italianie nelle loro possibilità e non siamo mai stati smentitidalle nostre impressioni». In bilico costante tra tradizionee innovazione, passato e futuro a forte improntafamiliare, i fratelli Alemagna continuano il loro impegnoin due direzioni: «Il mercato italiano del cioccolatoartigianale è tutt’altro che saturo. È il nostro businessdi riferimento, su cui investiamo e a cui ci rivolgiamomaggiormente. Oggi, finalmente, qualcosa nelladistribuzione sta cambiando e assistiamo alla nascitadi realtà organizzate come la grande distribuzionema che al loro interno vendono prodotti di altissimolivello qualitativo. Punti vendita di questo tipo, all’internodel quale trovano spazio i nostri prodotti, sononati prima a Milano e adesso piano piano si stannosviluppando anche nel resto d’Italia, come a Brescia,Napoli, Palermo». Ma il sogno nel cassetto dei due fratelli,comune a molti imprenditori italiani, si chiamaexport: «Oggi collaboriamo già con Singapore, HonkKong, Germania, Stati Uniti e Inghilterra e stiamo tessendorelazioni con altri paesi. Il cibo è uno dei miglioribiglietti da visita della nostra terra, ci piacerebbeche in ogni parte del mondo si mangiasse una tavolettadi cioccolato artigianale made in Italy».Paola D’Antuono36 | 1 maggio 2013 | |


STILI DI VITATEORIE TANTO SEMPLICI QUANTO ERRATEL’idiozia della decrescita felicedi Paolo TogniVi ho lasciato con l’impegno a tornare sul tema della decrescita felice, e qui sono.Fin da ora mi scuso se in questa sede non potrò essere esauriente suidati e sulle statistiche: non me lo permette lo spazio limitatissimo a miaL’ARgOMENTO DELLA SCARSITà DIRISORSE è fRUTTO DI MALAfEDE:LE RISERVE DI MATERIE PRIMESONO AUMENTATE; LE RISERVEDEl PETROLIO SONO AUMENTATE;RADDOPPIATA LA PRODUzIONE DIALIMENTI; IL COSTO DIMEzzATOPRESA D’ARIAdisposizione, ma come al solito chi fosse interessato ad approfondire l’argomentopuò inviarmi una e-mail, e avrà risposta.Il ragionamento che sta alla base della certezza della decrescita è tanto semplicequanto errato: poiché nel mondo non sono disponibili risorse sufficienti pergarantire lo sviluppo del benessere fin qui raggiunto, dobbiamo rassegnarci a decrescere,cioè a consumare meno, a viaggiare meno, ad acquistare solo beni prodottinel nostro territorio: in una parola, a negare consumo e commercio, cioè lebasi sulle quali è stato costruito il progresso dell’uomo, dall’età preistorica a oggi.Una delle conseguenze di questo sragionamento è la retorica del cibo “a chilometrozero”, che se applicato impedirebbe a chiunque la pratica di mangiare meglioe in modo più economico, oltre a garantire qualche modesta risorsa aggiuntivaai produttori.L’argomento per il quale c’è scarsità di risorse è risibile o frutto di malafede:le riserve di materie prime, nonostante l’aumento dei consumi, sono oggi mediamentedi cinquanta/cento voltesuperiori a quelle accertatenel 1950; il petrolio, che secondoi menagramo incompetentiavrebbe dovuto esaurirsi entroil 1970, ha visto le riserve aumentare,al netto dei consumi,di oltre l’800 per cento; negli ultimicinquant’anni la produzionedi alimenti è più che raddoppiata;il loro costo si è dimezzato; potrei proseguire, ma invece di ascoltare tanteparole sarà bene dare un’occhiata all’andamento medio della durata della vita,con particolare attenzione ai paesi più poveri, e soprattutto ai dati relativi allamortalità infantile, che pur se ancora vergognosi sono comunque da decenni indrastica diminuzione.Questi semplici fatti (fatti, non opinioni o suggestioni) dovrebbero indurre chiusa la testa non solo per tenere separate le orecchie ad alcune considerazioni semplici:il progresso umano, materiale e sociale, prosegue almeno da trecento annia velocità crescente; non esistono motivi oggettivi che ne dimostrino estinto il potenziale;solo dei birbanti poltroni possono sostenere il contrario.A meno che non si tratti di gente che sa di non valere niente, e che quindi nonpuò fare niente di utile. tognipaolo@gmail.comCINEMAKiki – Consegnea domicilio,di Hayao MiyazakiFavola splendidatutta da scoprireLa tredicenne Kiki, a cavallodi una scopa, impara adiventare una brava strega.Riedizione di un capolavorodi Miyazaki, datato 1989HOME VIDEOViva l’Italia,di Massimiliano BrunoQuanto moralismoA causa di una malattia, un politiconon riesce più a tenere afreno la lingua dicendo sempree solo la verità.Satira di costume che sconfinanella macchietta pura. Direttoda Bruno, il regista di Nessunomi può giudicare, è un instantmovie sui guai morali dell’Italiadi oggi e trasuda moralismo inogni sequenza. Ci si diverte quae là; non mancano le volgarità;la cosa peggiore è il tono sentenziosodi chi si trastulla nelrappresentare il marcio dell’Italiama non propone nulla.ma mai uscito in Italia sulgrande schermo. Si collocatra i due film più belli delmaestro giapponese, Il miovicino Totoro e Porco rossoe pur non essendo il filmpiù riuscito del regista deLa città incantata è una favolasplendida, da scopriree contenente tutti i granditemi di quest’autore fondamentaleper l’animazio-HUMUS IN FABULAmilano smart cityProgettare una cittàa portata di clickLa classifica, guidata da Boston,New York e Vienna, ha consideratodati culturali (presenza didesigner, gallerie d’arte, sport,musei), infrastrutture (trasporti,università, affari, venture capital,spazi per uffici, governo,tecnologia) e “network market”(condizioni di base e connessioneper l’innovazione come la localizzazione,economie di scala ecc.).E, conquistando il 46esimo postosu 445 città del mondo, Milanoè rientrata nel 10 per centodelle città più innovative (Roma75°, Torino 88° – Innovation CitiesGlobal Index 2012-2013 by2thinknow). Con questo bigliettoda visita – e un portafoglio “lavori-intelligenti”che annovera oltre70 progetti volti svilupparerisparmio energetico, sostenibilitàe innovazione tecnologica,8 App dedicate, 11 progetti finanziatidall’Unione Europea (uncontro valore di 200 milioni dieuro), 500 hot spot wi fi e 140“data set” a disposizione di ricercatorie utenti per lo sviluppo diapplicazioni, nonché oltre 6.000km di fibra ottica – il capoluogolombardo ha ospitato, lo scorso19 aprile, “Public Hearing: versoMilano Smart City”, il primo forumcittadino, organizzato e promossoda Comune di Milano eCamera di Commercio, per condividere– a fronte dell’arrivo diExpo e delle importanti risorsemesse a disposizione dall’Ue suprogetti inerenti le Smart Cities– con cittadini, imprese, universitàe terzo settore, la costruzionedi una strategia. Tra i progettigià attivi e da valorizzare in ottica“smart”, Electric City Movers,il servizio di mobilità basatosull’uso di quadricicli disponibili24 ore su 24 al prelievo e al rilascioin differenti aree della città;il progetto E015 Digital Ecosystem,che in vista di Expo puntaalla creazione e all’integrazionedei servizi a disposizione prima edurante l’evento; il progetto Icaro,che consente di svolgere online tutte le pratiche di registrazioneanagrafica dei nuovi natigrazie all’interconnessione tragli ospedali e la pubblica amministrazione;il progetto Fare Impresa,il portale che consente diaprire la propria impresa direttamenteon line.38 | 1 maggio 2013 | |


ne contemporanea. Kiki hatredici anni, vuole impararea fare la strega ma, soprattutto,vuole scoprire il mondoe le sue bellezze: le cittàcolorate e brulicanti di vita,il mare luccicante, il cieloprofondo. Si diventa grandicosì, nei film di Miyazaki,contemplando le meravigliedel creato e rimanendo stupitidi fronte a delle amicizieche ti capitano tra capo ecollo. Come si fa a non volerbene a uno così? Senza di lui,le fiabe commoventi della Pixar,perfette in forma e contenuto,non esisterebbero.visti da Simone FortunatoIl registaHayao MiyazakiLA LEZIONE DI UN UNDICENNESchifose? Siamonoi quelle cosedi Annalena ValentiMAMMA OCACapisci che il Gio sta diventandogrande quando, invece di cominciarea sghignazzare nominandoil “moccio del naso”, con seguitodi risa interminabili e di associazionidi parole sempre più schifose, serioe composto comincia a dissertare sullostato liquido e quello solido del suddetto“moccio” e mi chiede se so qualetipo di virus o batterio interviene nelpassaggio di stato e se tutta la famigliasia cosciente che non solo il naso è veicoloper i batteri ma anche occhi, pelle,orecchie, e «non parliamo di boccae mani, soprattutto per i bambini chetoccano e mangiano cose schifose come…(elenco innominabile)», dice il nostroundicenne che fino a ieri si lavava«una volta la settimana come i veri uominirudi» e che non disdegna tuttoradi toccare le cose. La ringrazio prof. G.perché per la prima volta ho un figlioche ama le scienze, tanto da trovaresempre connessioni tra le cose studiate,la realtà e la sua esperienza, interessatoe sempre desideroso di saperne dipiù, e questo è indubbiamente meritosuo. Ecco, se gli spiegasse che magari dicerte cose è meglio non parlare quandosiamo tutti e otto riuniti a tavola conil pane in mano e, ci perdoni, ma tutti,tra indignazione e risa, cercano dizittirlo mentre il coscienzioso alunnoci spiega, con dovizia di particolari, lostudio che lui ha applicato alla realtà!Elenchi innominabili ma, dice, «quellecose non sono schifose, siamo noi».mammaoca.wordpress.comSPORTELLO INPSDOMANDA & RISPOSTATutto quello chebisogna sapereRequisiti per la pensioneHo la possibilità di andare all’esteroper vivere e lavorare, vorrei saperese è possibile che l’Inps mirestituisca i contributi versati neimiei anni di lavoro in Italia rinunciandodefinitivamente a percepirela pensione se maturassi il diritto.Al momento sono circa 18anni di contributi versati in ItaliaIn collaborazione coninvia il tuo quesito asportelloinps@tempi.itSono nato nel 1962. Ho lavoratocome apprendista fabbro pressouna ditta artigiana chiusa ormaida molto tempo (1 giugno1977 al 5 agosto 1978). Purtropposono stato messo in regola solodal 1 febbraio 1978 e di questoultimo periodo ho già ricongiuntocon l’Indap (ora Inps) in quantodipendente dal novembre 1980presso Ente pubblico ospedaliero.Vorrei recuperare anche pagandogli 8 mesi che risultano scoeil paese in cui potrei andare nonha, con l’Italia, alcun accordo riguardoai contributi pensionistici. Pietro P.L’ordinamento previdenziale nonprevede il rimborso dei contributiInps qualora non vengano raggiuntii requisiti per l’ottenimentodella pensione, come ribaditodalla Suprema Corte di Cassazione(cfr. sentenze n. 404/2000e348/2005). Nel regime dell’assicurazionegenerale obbligatoriavige il principio dell’acquisizionedei contributi debitamenteversati, nonostante gli stessi nonsiano utili per l’insorgenza ditrattamento pensionistico, in forzadel principio solidaristico checaratterizza la previdenza obbligatoriagenerale.perti di contributi. Ho come provavecchi fogli paga ma non risultonel foglio matricolare dell’azienda.Posso provare con ex colleghi cheho lavorato in quel periodo. Stefano M.Può provare a chiedere la cosiddettarendita vitalizia: una sortadi riscatto per il recupero diperiodi di lavoro non coperti dacontribuzione, ma ormai prescritti.Ovviamente sarà necessarioallegare documentazioneche comprovi l’esistenza del rapportodi lavoro, in base alla qualesarà valutato l’eventuale accoglimentodella richiesta.| | 1 maggio 2013 | 39


AMICI MIEILIBRI/1La morte del figlioe la nuova vita.«Per lui e per noi»«Il 23 giugno 2009, alle ore14.30, il nostro ultimo figlio Andrea,di undici anni, è morto inun incidente stradale: travoltoda un camion mentre si trovavacon la sua bicicletta, che gli avevoregalato solo due giorni prima,su una pista ciclabile vicinoa casa nostra». Comincia cosìl’introduzione di Felice Achillial suo libro Le infradito blu (Itaca,133 pagine, 12 euro). Achilli,laureato in medicina e specializzatoin chirurgia è sposatocon Daniela, dalla quale ha avutoquattro figli: Federico, Pietro,Chiara e Andrea. Le infraditoblu è «un diario, il racconto diquello che abbiamo visto accaderedopo la sua morte. La domandadecisiva non è mai stata:perché proprio a noi?, ma: checosa è accaduto realmente adAndrea? Potremo rivederlo? C’èQualcuno che rende ragionevolesperare quello che il nostro cuoredesidera di più? Queste domandeineludibili costituisconola stoffa delle nostre giornateda allora». «I fatti e le personeraccontati in questo diario –continua Achilli – sono stati pernoi la verifica di quanto un nostrogrande amico ci disse pocheore dopo l’incidente: “Sembrala fine di tutto, e invece èl’inizio di una vita nuova per luie per voi”».LIBRI/2La corruzionespiegata dal PapaLa corruzione viene identificatae denunciata da più parti come“male del nostro tempo”, eppureraramente accade di trovarneun’analisi acuta e anticonformistacome quella che si trovanegli scritti dell’allora cardinaleIL POMIROEU, SEREGNO (MB)Un miliardo di calorieche regalano il sorrisodi Tommaso FarinaChe in Brianza manchino grandi ristoranti è una fesseria dettada chi probabilmente non ci ha mai messo piede. Potremmoindicare almeno 5 o 6 locali d’oro, nel grande quadrilaterocompreso tra monte Cornizzolo, canale Villoresi, statale Comasinae fiume Adda. Oggi ci limitiamo a segnalarvene uno: ilPomiroeu a Seregno (Monza e Brianza), che tra l’altro compie ventifelicissimi anni di attività a tutta gola.L’ambiente è stato rinnovato: un poco minimale, ma bello esoprattutto con sedie comode. Il servizio è un punto di forza: formalee inappuntabile, ma non formalistico, all’occorrenza prontoalla battuta di spirito e alla socializzazione.La carta? Ci sono svariati menù disponibili, tra cui uno dapranzo, molto economico (a pranzo pure il coperto passa da 6 a3 euro). Se volete svariare di giustezza, dopo un appetizer variabilea seconda del momento, potreste trovare un piatto come ilcroccante di Parmigiano con pomodoro e melanzana, confit battutodi burrata e sorbetto al basilico: introdotto per celebrare laprimavera, è un fresco e stuzzicante divertimento gastronomico.Primo piatto? Un qualcosa di musicale: risotto di Carnarolimantecato alla ricotta di bufala leggermente affumicata con tartaredi gamberi rossi, tartufo nero e colatura di alici. Il brianzolissimorisotto qui si veste con panni meridionali, anzi campani,per un risultato di rara, ghiotta perfezione. Proseguimento? Bocconcinidi coniglio e animelle fritte con gelato al pomodoro, insalatinadi taccole e fagiolini: qui per scelta hanno sempre almenoun piatto di frattaglie, e il cuoco, il mitico Giancarlo Morelli,le valorizza con mano sapiente e idee intelligenti.Volete chiudere in dolcezza? “Morbido” di mascarpone su cremaal caramello, pane al cacao amaro e fragole al Cointreau: unmiliardo di calorie per uscire col sorriso. Del servizio abbiamo giàdetto. I vini? I migliori che possiate trovare. Il conto? Alla carta 90euro, coi menù anche meno. Unico rimpianto: il parcheggio, nonesattamente facile.Per informazioniIl Pomiroeuwww.pomiroeu.comVia Garibaldi, 37 – Seregno (Monza e Brianza)Tel. 0362237973 – Sempre apertoIN BOCCA ALL’ESPERTOPER PIACEREBergoglio, appena ripubblicatida Emi (Guarire dalla corruzione,59 pagine, 6,90 euro). Nellapostfazione Pietro Grasso, giàprocuratore nazionale antimafiae neopresidente del Senato,elenca i costi della corruzione inItalia, ma sapientemente il ponteficepropone un approccio cheva molto oltre. Bergoglio identificainfatti la corruzione comeuno stato dell’anima diverso dalsemplice peccato ed essenzialmenteoriginato da una «stanchezzadella trascendenza».«L’anima – scrive Bergoglio – siabitua al cattivo odore che vienedalla corruzione. Come succedein un ambiente chiuso: solochi viene dall’esterno si accorgedell’aria viziata». È necessarioallora che qualcuno apra lafinestra, per dare aria nuova alcuore dell’uomo, perché, ed èqui il passaggio commovente diquesti scritti di Bergoglio, «ognicorruzione sociale non è altroche la conseguenza di un cuorecorrotto». Cade dunque l’alibidi chi pensa che la corruzionesia un problema degli altri:siano essi i politici o gli intellettualidi turno. Ciascuno di noi,religiosi compresi, dice il Papa,rischia di ritrovarsi un giornoschiavo dell’immanenza («primotratto caratteristico di qualunquecorruzione») al punto distancarsi di chiedere perdono.È l’illusione dell’autosufficienza:«Nel corrotto esiste un’autosufficienzadi base, che inizia comeincosciente e in seguito vieneassunta come la cosa più naturale».Per questo la risposta allacorruzione che infetta il cuoredell’uomo e dunque la societànon è l’appiglio sterile alla cosapiù immanente che esista (ossiala legge scritta dagli uomini)ma il riferimento costante eumile a un Altro che trascendela realtà e le dona senso.PREMIVI concorsoRaffaella VallieriIl concorso Raffaella Vallieri ènato nel 2007 in memoria dellaprofessoressa di lettere venutaa mancare prematuramentecausa una malattia. I colleghi,i genitori e i suoi alunni voglionoin questo modo ricordare lavivacità, la passione e la tenaciacon cui ha svolto il suo compitofino all’ultimo. Proposto aglistudenti delle scuole secondariedi I grado della Lombardia,quest’anno il concorso è statointitolato “Guastatori di genio”.Sul sito www.associazionegrossman.itè possibile consultarel’elenco di tutti gli alunni e dellescuole lombarde premiate.| | 1 maggio 2013 | 41


DI NESTORE MOROSINIMOBILITÀ 2000NUOVO VEICOLO URBANO DELLA RENAULTCaptur, il crossoveradatto alla cittàLa Renault Captur mantiene fede allepromesse di essere crossover urbano,grazie ai suoi 4,12 metri di lunghezzamassima. Sufficienti a non creareimbarazzo quando si tratta di parcheggie adeguati alla caotica vita di città.Linee morbide, talvolta fluide, che rilancianoil nuovo corso stilistico intrapresoda Renault. Il legame con la nuova Clionon è solo a livello di design, essendo chela piattaforma di Captur sia la stessa perentrambe. Anche la meccanica è la stessa.Tanto che dalla Francia fanno sapere chele motorizzazioni, benzina e diesel, derivatedalla più recente tecnologia Renault,saranno “best in class” in tema di consumied emissioni di Co2: a partire da 96 g/km.Ma oggi la competizione ha cambiatole regole del gioco e l’attenzione del cliente,vigile naturalmente sui costi di gestione,ha un occhio di riguardo a tutto ciòche concerne la multimedialità di bordo.Quindi se la disponibilità di volumeinterno è fondamentale quando si trattadi crossover compatto, lo è altrettanto lapossibilità di connettersi attraverso smartphonee simili al mondo esterno.Renault Captur, con i suoi 4,12 metridi lunghezza si adatta alla guida in città.Dotato dei migliori sistemi di multimedialitàIl non plus ultra dell’infotainmentRenault si chiama R-Link. Debuttante suClio, il nuovissimo tablet tattile multimedialeè presente anche su Captur, integratoalla plancia, completo di un impiantoaudio con sei altoparlanti, bluetooth estreaming audio e sistema Arkamys perun suono di grande qualità.| | 1 maggio 2013 | 43


PostAPOCalYPtoVIVERelaContemPORaneitàdiCRistoIncontrare amici veriè l’unica terapia checi fa uscire dall’ombraCaro padre Aldo, vorrei condividere con te alcune circostanze che ho vissuto di recente.Ultimamente, con il lavoro di scuola di comunità, mi sto accorgendo sempre più che tendoa mettere tra parentesi i momenti in cui riconosco Cristo presente nella mia vita: cioèLo riconosco ma poi mi fermo soltanto al “Che bello!”, che non è un vero giudizio. E questo non mibasta per niente. Infatti, nei momenti in cui faccio più fatica ripiombo nel nulla e mi faccio definireda quello. Ci sono tanti rapporti che non sono affatto scontati: amici che mi stanno aiutandotantissimo e che non mi lasciano mai sola. Due compagne di corso da più di un mese si stanno fermandoa studiare con me in università, anche se abbiamo esami diversi da preparare. Mi stupisconotantissimo, fanno i salti mortali pur di stare con me, perché dicono che a casa non riuscirebberoa farlo con la serietà dovuta… In realtà lo so che si fermano perché ci sono io, e così ci facciamocompagnia. Ogni volta si stupiscono della quantità di amici che ho. Una di loro, un giorno, ha volutovisitare il luogo dove dicevamo “l’angelus”, perché le sembrava incredibile che una cinquantinadi persone si trovasse ogni giorno a recitare questa preghiera all’ora di pranzo. Venerdì scorso l’hochiamata dopo un esame, per sapere dov’era e raggiungerla. Mi ha risposto che sapendo del mioesame era rimasta a casa. Incredibile… Quando penso di non valere niente e di essere una buona anulla ci sono queste persone per le quali, almeno un pochino, valgo qualcosa.Mercoledì scorso stavo studiando un libro di Umberto Galimberti per un esame imminente. Sichiama Un ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani. In questo testo ci si chiede quali siano lecause di certi comportamenti, espressione del cosiddetto “disagio giovanile”, che arrivano perfinoal delitto efferato senza movente. Descrive in maniera impressionante tutti i sintomi di questa societàmalata, che non ha più fondamenta su cui poggiare. Più leggevo, più stavo male, perché descrivevaesattamente il mio disagio. E quando ho letto il capitolo in cui parla della depressione, hocapito che stava parlando di me. Era il mio compleanno e tutti venivano a farmi gli auguri, dovevosentirmi voluta bene, eppure non è prevalsa la gioia e la gratitudine, ma l’ombra (chiamo così lamia depressione). Ho un disperato bisogno di leggerezza, ultimamente.La mia psicoterapeuta non ha mai voluto dareun nome al mio disagio, e quando timidamentetiravo fuori l’argomento, lei elencava alcuni sintomiche ritenevo di non avere. Forse per dissuadermidal mettere “etichette”.Il giorno dopo le ho letto quelle cose che mi“descrivevano”, come per dirle: «Sono depressa».Ho capito che voleva che ci arrivassi dasola, perché se fosse stata una sua diagnosi,forse l’avrei presa come un’etichetta e non comeuno sprone per tirarmene fuori!Non so come questa coscienza possa essermid’aiuto. Io quel nulla ce l’ho in faccia tuttii giorni, e mi fa piangere, mi toglie la vogliadi vivere. Il nulla è la mia coscienza di essereun “niente” e di non avere nessun futuro perchéquello che sto studiando e che mi piacePapa FrancescoCiparlaContinuamentedi amore, diCarità,di tenerezzaPeRChécoscienteChe l’uomorespira e vive solodentro un abbraCCiopieno diFRaternità. Èquesta la bellezzaPercui siamo aFFascinatidalCRistianesimoper tanti motivi non sarà il lavoro che farò. Ilnulla è, paradossalmente, la coscienza di avereuna grande intelligenza (così mi dicono) e dinon sapere che farsene. A volte odio la mia intelligenzasoprattutto perché mi rende troppoconsapevole della realtà, e cosi soffro ancoradi più. È un dono sprecato. Sto forse bestemmiando?È ingiusto nei confronti di chi mi hafatto questo dono? Io vorrei solo non soffrirecosì tanto, certe volte vorrei solo scomparire.«Donami la Tua forza»Forse, come mi hai scritto una volta, devoavere pazienza, perché sono cose che si risolvonocol tempo. Quando mi sveglio la mattina,le volte in cui sono più cosciente, chiedoa Dio di darmi la forza di affrontare un’altragiornata con il Suo dolore, con la Sua forza,perché da sola non ce la faccio. Credo di avereun briciolo di coscienza in più da quandoho cominciato la terapia: non sto lottando dasola! Le persone a me più care a volte non capisconoi momenti in cui predomina il “maledi vivere” e rimangono sgomente a certe mieaffermazioni (o provocazioni) in cui faccio vederedi non nutrire alcuna speranza. Ma nonmi lasciano mai ed è questa, per me, la contemporaneitàdi Cristo: sono queste personeconcrete, questi amici, che non mi lascianomai sola a crogiolarmi nella disperazione.Rosaria44 | 1 maggio 2013 | |


di Aldo TrentoCarissima, la contemporaneità di Cristoè Cristo stesso a dirci in cosa consiste:«Dove due o tre sono uniti nel mionome, io sono in mezzo a loro». Ed è quello chetu affermi parlando dei tuoi amici che non ti lascianomai sola. Questa gratuità dei tuoi amiciè la grazia più bella che hai, perché l’originedella liberazione è questa amicizia, questa gratuitàche solo Gesù ci permette di vivere. Tustessa riconosci che hai un briciolo di coscienzain più rispetto all’anno scorso. «Da sola io nonce la faccio!». E chi ce la farebbe? Papa Francescoci sta parlando continuamente di amore,di carità, di tenerezza perché cosciente chel’uomo respira e vive solo dentro un abbracciopieno di fraternità. Ma questo è il cristianesimo,è la bellezza dell’Avvenimento cristiano,è ciò per cui uno ne rimane affascinato.Incontrare degli amici che ti vogliono così beneè l’unica autentica terapia, la sola veramenteumana che permette all’io di rinascere. Perquesto motivo il servo di Dio don Luigi Giussaniha chiamato il movimento da lui creato conil bellissimo nome di Comunione e Liberazione.L’uomo, qualsiasi uomo a qualunque latitudineviva, cerca questa liberazione dentro di sé; desidera,vuole essere se stesso, vuole diventareprotagonista della sua vita e della storia. Peròtutto questo è possibile solo dentro una Comunione,un’appartenenza, come un bimbo che diventagrande fra le braccia dei genitori.Ripensando alla mia vita e alla disperazione,alla non voglia di vivere che ebbe il suo inizio25 anni fa, mi viene in mente il giorno el’ora in cui il Mistero, la Madonna, hanno postonel mio cuore l’inizio di una speranza. Era il 25marzo 1989. Quel giorno sono venuto a Milanoportando con me tutta la mia disperazionee la rabbia che covavo contro Dio. Don Giussanimi ha semplicemente ascoltato e mi ha detto:«Adesso finalmente diventerai adulto» e poimi ha abbracciato. Ero talmente sconvolto daquesto abbraccio che salvava tutto, che gli hochiesto di benedirmi ponendomi in ginocchio.Ma lui mi ha fatto rialzare: «No, sono io che voglioessere benedetto da te». E si è inginocchiatodavanti a un misero peccatore. Da quelgiorno ho trovato le energie per lottare fino alpunto di partire per il Paraguay. Era la primavolta che sperimentavo che cos’era la gratuità,cioè la contemporaneità di Cristo. Era la primavolta che mi sentivo voluto bene com’ero.La mancanza di tenerezza«Padre Aldo ha tanti doni, ma…». «Ha fattotante cose, ma…» Questo è il modo normale diparlare, è la reazione tipica della moglie rispettoal marito o viceversa, dei genitori verso i figli.C’è sempre un “ma” nelle relazioni. Recentementemi diceva un’amica che in un incontrosi discuteva di alcune persone assenti. Tutti neparlavano bene, però a un certo momento èentrato in gioco il “ma” e questo ha modificatouna positività in negatività. Per cui davverola gratuità è solo divina e il luogo dove questodiviene un fatto normale è la Confessione: sololì un uomo ti dice, senza nessun “ma”, «io ti assolvodai tuoi peccati nel nome del Padre, delFiglio e dello Spirito Santo». La confessione èl’origine della possibilità di amarsi come siamoe di amare gli altri come sono senza aggiungerenessun “ma”, nessun “se”, nessun “però”. Èquesta contemporaneità di Cristo il camminodella salute. Certo è un cammino lungo ma telo posso garantire, perché lo vedo in me, è realmenteil cammino della salvezza, cioè dellapace. Riconoscere quella compagnia che Gesùti dona è l’unica grazia che devi chiedere allaMadonna. Non dimenticare mai il perché donGiussani ci ha chiamato con il bellissimo nomedi “Comunione e Liberazione”. Questa è l’unica,vera e oggettiva terapia.Cesare Pavese diceva che l’origine della violenza,di qualunque violenza (cominciando da sestessi) è la mancanza di tenerezza. Allora comeci ripete continuamente papa Francesco, lasalvezza, la salute consistono nel riconoscerel’infinita misericordia di Dio. Lui ci ama senzai “se” e senza i “ma”, ci ama così come siamo.Continua ad appartenere a quegli amici nellapazienza del tempo: è la tua salvezza, perchéappartieni alla morte e risurrezione di Gesù.paldo.trento@gmail.com| | 1 maggio 2013 | 45


LETTEREAL DIRETTOREAmare l’Italia vuol direanche smetterladi tagliarci le gambeOrmai è evidente a tutti come la Rai e in particolareRai Uno e Rai Tre usino il loro potere massmediaticoper divulgare e diffondere, nel nostro paese,una mentalità portatrice dell’ideologia omosessuale. Dopoil grande spazio dato in occasione del Festival di Sanremo,ancora un episodio venerdì 12 aprile al Tg1 delle 20 con unampio servizio-intervista a una coppia omosessuale. Prendoquindi atto di questa scelta della Rai (evidentemente ha abbandonatoogni velleità di imparzialità sul citato argomento)che mi vede assolutamente dissenzientedal momento che ritenego talirivendicazioni pretestuose (la solitabreccia entro cui poi far passare altree ben più gravi richieste, vedi adozionedei bambini, eccetera) e, in sostanza,portatrici di una involuzione etico-moralee innaturale della società. Ritengopertanto doveroso boicottare i programmiRai e diffondere tale scelta adamici e parenti. Quello che trovo veramenteassurdo poi è che si debba pagareuna tassa per sovvenzionare unservizio pubblico (ma sarebbe megliodefinirlo “di parte”) che diffonde disvaloriassolutamente non condivisi dalarga parte della popolazione italiana(secondo un’analisi del noto sociologoRenato Mannheimer, docente di Analisidell’opinione pubblica presso l’Universitàdegli studi Milano-Bicocca, il59 per cento degli italiani, dunque lamaggioranza, si oppone al riconoscimentolegale/matrimonio delle coppieomosessuali). Per tale motivo propongo,e spero di trovare largo seguito perquesta iniziativa, di interessare anche iparlamentari che condividono tale posizioneaffinché intraprendano tutte leiniziative necessarie per eliminare questaingiusta e anacronistica tassa. Giorgio Marusi via internetLei ha ragione ad arrabbiarsi perquesto stile provinciale e succube.Boicotta e occupy Rai street? Bè,può essere un’idea.2So che potrà sembrare strano, eppuremi sento di condividere un momentodi sincera tenerezza nei confronti deltrombato di lusso Romano Prodi. Infatti,richiesto dai giornalisti delle suepersonali reazioni alla mancata elezioneal soglio quirinalizio, ha testualmentedetto: «Niente. Assolutamente nulla.Encefalogramma piatto». Appunto. Gianluca Beccaria via internetNo maramaldi. E onore ai vinti.2Il recente voto di protesta sembraaver mancato il bersaglio. L’irresponsabilesuicidio della classe politica (Finiin testa) ha scatenato una rivoluzioneche ha però partorito un topolino.Il parlamentare pentastellato è privodi autonomia, di esperienza e di capacitàpropositiva. Anche il senso di Grilloper la democrazia lascia perplessi;i post di protesta vengono cancellatidal suo blog e chi, tra gli eletti, dissenteviene espulso (in barba al divietodi vincolo del mandato). È difficile farepeggio della vecchia politica politicante,ma se continuano così questi neofitisono destinati a riuscirci. Enrico Pagano via internetGuardi, a ochio e croce abbiamo inparlamento un paio di centinaia diOliviero Diliberto. È che l’originalefaceva politica. Questi solo casino.2Sono passati pochi giorni dal terminedei Saloni 2013 che hanno decretatoil successo della manifestazionea livello globale (324.093 i visitatoridi cui 285.698 operatori del settoreda 160 paesi, pari al 68 per centodelle presenze totali). Successo ottenutograzie alla volontà delle impreseespositrici di superare il difficilemomento congiunturale con investimentisignificativi in termini di innovazione,ma anche alla grande risonanzamediatica dell’evento garantitadall’attenzione a esso posta dalla suaprestigiosa testata. Milioni di italianihanno potuto così conoscere le novità,i segreti e le peculiarità delleimprese dell’arredo la cui qualitàe serietà sono apprezzate (e continuerannoa esserlo) in tutto il mondo.Ma hanno anche avuto l’opportunitàdi prendere coscienza del difficilemomento che le stesse aziende stannoattraversando sul mercato interno,il cui stallo dei consumi ha portatonegli ultimi cinque anni alla chiusuradi oltre 10 mila realtà produttive e allaperdita di 52 mila posti di lavoro.Adesso, spenti i riflettori sui Saloni,bisogna guardare avanti e non pensareche l’evento abbia risolto tutti iproblemi del settore perché, di fatto,così non è. Le sfide da affrontare sononumerose e difficili e Federlegno-Arredo è in prima linea per aiutarele aziende del settore a confermaree consolidare il loro ruolo leader nelDALLA JUVE AI CINQUE STELLEPensavo di essere nel 2013ma qui è tutto come una voltadi Fred PerriHo avuto un flashback, l’altra sera in collegamentocon Montecitorio. Parlava una deputata delmovimento Cinque Stelle nell’aprile del 2013ma in un momento sono stato teletrasportato indietronel tempo. Veramente lei non parlava, più che altro ripetevala lezione imparata a memoria. Rodotà (gli hannoprospettato la cadrega e non ha capito più nulla;lo diceva il mio leggendario colonnello durante la naia:comandare è meglio che fottere) è il presidente degliitaliani; è un golpe; la democrazia siamo noi; è uninciucio, non vale; la rete è democratica il Parlamentono; noi insultiamo? Siete voi che insultate il paese.Ho pensato: sono negli anni Settanta, minchia. Questiparlano come quelli. Parlano senza ascoltare, fissando-Foto: Ansa46 | 1 maggio 2013 | |


edazione@tempi.itpanorama imprenditoriale nazionalee globale. Sono certo che l’attenzioneche ha mostrato nei confronti della filieranon si esaurirà gradualmente ma,al contrario, proseguirà consolidandoun rapporto proficuo e costruttivo deicui benefici ne gioverà l’intero paese. Roberto Snaidero presidente di FederlegnoArredo<strong>Presidente</strong>, le auguro anzitutto chela prima attenzione a un compartocosì importante per l’economiaitaliana venga dal governo che stanascendo sotto l’ala del capo delloStato. Noi abbiamo addiritturauna rubrica dove non abbiamomai smesso di raccontare non l’Italiache ciacola, ma quella che lavora.E proseguiremo ancora su questachina. <strong>Grazie</strong>.2I frequenti suicidi di imprenditori sonola conseguenza più inquietantedella crisi economica. Sono notizieche lasciano ogni volta sgomenti. Allecause dirette della crisi si aggiungonoquelle dell’effetto domino. Ad esempio,l’annuncio nei tg dei giorni scorsidel suicidio di un grossita di ortofrutticoliavrà solo ripercussioni negative,di cui non si sente affatto il bisogno.Sul piano economico, l’annunciodel suicidio di imprenditori è più deleteriodell’aumento dello spread. Percontrastare questo effetto il Comunedi un centro industriale del Nord haaperto uno sportello antisuicidi. I primirisultati sono confortanti. In un dibattitoradiofonico sull’argomento, acui ho preso parte, il conduttore hafatto notare che la Chiesa è già attivaVIVA LA SANTA SFACCIATAGGINECapitare in un convegno di managere parlare loro della Confessionedi Pippo CoriglianoCARTOLINA DAL PARADISOIn un’università pontificia ho tenuto una relazione a un incontro di manager dedicatoall’educazione nell’impresa, nella famiglia e nella società. Il clima era simpaticamentecostruttivo e mi ha colpito l’introduzione del sacerdote che ha apertol’incontro con un discorso esclusivamente culturale. Detto tra parentesi il sacerdotein questione è una delle persone più simpatiche e preparate che conosca. Ciò nonostante,data la circostanza, ha ritenuto opportuno restare su linee generali. Da partemia non ho resistito al desiderio di approfittare dell’opportunità per andare giù duroe per affermare che se la creatura non è in pace col Creatore non si può trasmettereagli altri serenità, forza e consapevolezza del significato del proprio lavoro: la cosamigliore per essere buoni educatori è cominciare col confessarsi. Forse non m’inviterannopiù a tenere relazioni del genere ma non sono pentito perché i manager si sonomostrati contenti e soprattutto perché questa mi sembra la linea che Papa Francescosuggerisce: parlare chiaramente. Gli interventi del Papa sono di una semplicitàsconcertante ma hanno una consistenza teologica e antropologica solidissima. Il suoinsistere sul cuore non è sentimentalismo. Il cuore è il centro della personalità doveavviene la scelta definitiva fra bene e male. La ragione è un’ancella del cuore che loaiuta ad andare sulla retta via. I santi sono sempre stati persone di gran cuore e maiideologi senz’anima. Userò sempre la “santa sfacciataggine”!in questo campo in quanto sostieneeconomicamemte situazioni delicate.Vista la particolarità del momento, èutile comunque anche la presenza attivadelle istituzioni locali…Bruno Mardegan MilanoPerdoni se la censuro, ma non ci siamocon questa storia dei suicidi comeeffetto della crisi economica.L’altro ieri due trentennni di buonafamiglia e con figli si sono ammazzatiinsieme e senza una ragioneapparente. A parte le osservazioninon banali di Michela Murgia lettesul Foglio rosa, penso a un Pavesecitato da don Carrón agli esercizispirituali di Cl. In estrema sintesi:se pensavamo di morire per un attaccodi Al Qaeda, per un incidentestradale o un cancro, non escluse letre cose, adesso sappiamo che piùfacilmente si può morire per una faticadi vivere che ti taglia le gambe.SPORT ÜBER ALLESti con quell’espressione carica di disprezzo, con quelsenso di superiorità che non ammette repliche. Dovetefare come diciamo noi. Sì, ’sta cippa. Anche se lo facessi,cara mia, non basterebbe. Dovrei “essere” voi.Quindi? È una lezione soprattutto per me. In politicae nel calcio, compagni e amici, non si inventanulla. Si ricicla. Pensavo che la Juve non si risollevassecosì presto e invece eccola qua. Pensavo di non incontrarepiù gente che ha capito tutto (e io no). E inveceeccola qui. Ma finiranno come gli altri. Io non ci saròpiù, ma voi ricordate quello che vi dico: finiranno comegli altri, a scrivere sul Foglio e/o a lavorare per ilBerlusca di turno.| | 1 maggio 2013 | 47


taz&bao48 | 1 maggio 2013 | | Foto: AP/LaPresse


DIARIONEL NULLA IN CUI SIAMO SOSPESIIl vecchioe il sobillatoredi Marina Corradi50 | 1 maggio 2013 | |Sabato, 20 aprile. Non mi era mai successo di avere paura per questo Paese. Sonocresciuta negli anni Sessanta in un’Italia piena, come sempre, di pecchee guai, ma che sembrava, dopo gli anni terribili della guerra e anche di unaguerra civile, una terra ormai in pace. Da bambina leggevo con stupore incredulole lapidi sui muri in cui si parlava di caduti al fronte, o di partigiani fucilati. Possibilefosse successo lì, in quelle strade quiete e familiari? Ascoltavo con sbalordimentocerti racconti dei miei, che parlavano di un’Italia sotto le bombe, affamata,sgomenta. Tutto questo, mi dicevo, è il passato: ora l’Italia, per sempre, è un postoin pace. Nemmeno gli anni delle stragi e del terrorismo erano riusciti a scuoterequesta mia certezza: c’erano, sì, delle trame occulte e atroci, e una violenza fiancheggiatanelle piazze, però mi pareva certo che il nucleo centrale del paese fossestabilmente democratico, e impossibile uno scenario da golpe.Sabato 20 aprile invece per qualche ora ho avuto paura. Quando le agenziehanno cominciato a rilanciare le parole di Grillo: «Ci sono momenti decisivi nellastoria di una nazione. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. È in atto un colpo diStato». Paura, come quando ti senti ilterreno sotto ai piedi tremare. È ancorala stessa Italia in cui sono cresciuta?mi sono chiesta. Nella piazza di Montecitoriosi andava ammassando una follaeccitata. Grillo prometteva «milioniin piazza». Da Stefano Rodotà una presa di distanza un po’ laconica e fredda. E lapretesa, da parte di quella folla arrabbiata, di rappresentare «gli italiani», tutti gliitaliani. Erano in buona fede? Forse, ma allora accecati dalla partigianeria.Nervosamente cambiando canale, cercando qualcuno che dicesse che quellapaura era solo un incubo, e come un incubo si era già sciolta.Mi ha confortato la faccia di Giorgio Napolitano, conscio del carico grave chegli si stava addossando; vecchio, e però capace ancora di sobbarcarsi quella fatica.Un uomo generoso. (Come mai gli uomini che ci appaiono più grandi, da BenedettoXVI a Napolitano, sono oltre gli ottant’anni? Non è forse perché sono cresciutiin un tempo sanguinoso e anche più feroce di questo, imparando però dallastoria che esiste un bene comune, e che occorre, che bisogna cercarlo con tutte leproprie forze?).Quegli onorevoli che ai primi scrutini allegramente hanno votato per ValeriaMarini o per Rocco Siffredi, attore pornografico, o in una logica di bande o tatticismi,mi paiono invece dei figli del nulla: dei vuoti sciocchi, indifferenti alle aziendeche chiudono e a chi perde il lavoro, attenti solo al loro tornaconto. Anche suquesto nulla prospera e cresce la rabbia.Giorgio Napolitano ha quasi 88 anni. Guardo in tv le facce degli onorevoli, cercandonello sguardo la coscienza della gravità di questo momento. Mi fa paura ilnulla, questa bolla di nulla in cui l’Italia se ne sta, sospesa.Sabato 20 aprILE per qUALChe ora ho avutoPAUra PER QUESTO PAESE. Quando le agENzIEhANNO cominciato a rILANCIAre le parOLEdi GrILLO: «È in atto un colpo di Stato»

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