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IL TONI GENESI DI UN NOME

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<strong>IL</strong> <strong>TONI</strong><strong>GENESI</strong> <strong>DI</strong> <strong>UN</strong> <strong>NOME</strong>di Antonio Giarola28


CEDAC CIRCO MAGGIO 2010In un bell’articolo pubblicato su Circo di marzo, Gilberto Zavatta oltre a soffermarsisul repertorio delle “entrate comiche”, avanza una teoria storiografica suggestivasulla genesi del nome Toni. Poiché si tratta di un argomento che mi haaffascinato sin dai tempi dell’università - quando nel preparare la mia tesi di laureasulla storia della famiglia Cavedo che includeva in appendice una raccolta ditesti di varie entrate (molte delle quali citate da Gilberto nell’articolo in questione)trascritte da lunghe interviste con il Toni Cesare Cavedo in arte il “Bel Cesar” edi figli Walter e Giancarlo - mi sono imbattuto in questa qualifica che corrispondevaa quella di Auguste alla francese ripresa da Federico Fellini nei suoi studipreparatori per il film I Clowns. All’epoca Fellini era per me non solo un punto diriferimento drammaturgico per i miei studi ma anche il poeta del circo per eccellenza;allora non amato da molti circensi per le sue teorie sulla morte del clown,ma certamente un innamorato del circo come lo ero io. Conoscevo gli scritti diFellini quasi a memoria ed in lui mai avevo trovato un accenno al Toni. Per lui lefigure sulle quali poi ha costruito una straordinaria teoria sui ruoli, erano sostanzialmentedue: il clown bianco e l’augusto. Fellini aveva evidentemente assimilatola storia dei clown dalla grande tradizione francese senza calarsi in quella italianaper la quale esisteva invece la coppia clown e toni. All’epoca (parliamo del 1984),disponendo di pochi documenti sull’argomento, non riuscivo a darmi una rispostaconvincente e mi ero semplicemente convinto che così come era avvenuto per ildirettore del circo che in molte entrate francesi era definito Loyal in riferimento aduna nota famiglia circense che aveva reso sostanziale il ruolo del direttore di pistaquale partner del clown parlatore, altrettanto fosse avvenuto con il Toni in Italia.Alla luce dei documenti che oggi disponiamo al CEDAC ritengo di aver visto giustoanche se non avevo idea di quale fosse il personaggio che aveva determinato lagenesi del nome. Gilberto Zavatta, disponendo di alcune belle locandine della suafamiglia risalenti alla seconda metà del 1800 nelle quali viene evidenziato congrande rilievo il nome Tony, afferma che si tratta di un “clown inglese che agivacome solista […] artista notevolissimo, polivalente, visto che nel corso degli anniche seguirono, trovò molti emulatori che ne copiarono lo stile e gli atteggiamenti.Ecco quindi che fare il “Toni” prese a significare imitare quel clown inglese”.Ciò probabilmente è vero, almeno in parte, ma la genesi parte più da lontano e inquesto senso è fondamentale conoscere la storia di Tony Grice il vero antesignanodi questo nome, personaggio straordinario, primo clown grottesco del NouveauCirque (come si definiva sui propri biglietti da visita) che secondo Tristan Remy 1“segnò l’inizio della separazione del lavoro del clown e quello dell’acrobata. Apartire da Tony Grice il clown cominciò a perfezionare la sua tecnica indipendentementedalle altre specialità.” E che secondo Josep Vinyes i Sabaté 2 fu il primoclown ad introdurre veri dialoghi strutturati con gli inservienti e il direttore di pista.Il suo vero nome era Joseph Thomas Greace ed era nato a Londra nel 1846.Figlio di un uomo d’affari, vista la sua grande passione fu iniziato all’arte acrobaticada giovanissimo per debuttare nel 1852 a Lisbona con la compagnia del RoyalCircus di Londra diretta da Fillis. All’inizio, per la sua giovane età, venne chiamato“il piccolo Tony” sinché una volta cresciuto decise di adottare il nome d’arte diAntonio Giarola scandaglial’archivio del Centroper una inedita ricercasul “Toni”. L’appellativoè spesso utilizzato perdesignare un certo tipodi clown di serata. Nelnumero di marzo GilbertoZavatta avanzava l’ipotesiche il termine derivassedal nome proprio di unartista. Ci sono fondatimotivi per pensare cheavesse ragione, comedimostra il direttoredel Cedac con l’analisicomparata di alcunidocumenti.A fianco, Tony Grice jr, e nellapagina seguente, il padre.29


CIRCO MAGGIO 2010CEDACTony Grice. Anche se secondo Remy era soprattuttoun “clown parlatore” in realtà, come dimostranoalcune illustrazioni, era un virtuoso dell’equilibrio,dell’acrobazia e della giocoleria. Inoltre «Conoscevail pubblico di ogni paese e nelle sue manifestazioniverbali non cercava mai di incorrere in frasi, gesti ogrossolanità di cattivo gusto. […] Parlava l’inglese, lamadrelingua, il francese, lo spagnolo, l’italiano e ancheil tedesco alla sua maniera, aumentando la comicitàcon un effervescente miscuglio di parole. Lasua risata (“Ji…Ji…Ji!”) metallica e grottesca era diventatapopolare.» 3 Apprendiamo dunque da questoarticolo che Tony Grice era stato in Italia a lavoraree ciò conferma l’ipotesi che proprio lui fosse il modellooriginario che ha dato il via ad altre imitazioni.Ad ulteriore conferma di questa tesi va anche notatoche la sua ispirazione ad essere identificato con lapropria maschera era tale da portarlo a creare uncostume, di chiara derivazione anglosassone, su cuiera apposto in modo ben visibile il proprio nome.Assodato però questo aspetto, restava ancora unaincongruenza da chiarire: se lui era divenuto un modello,perché non lo è stato anche dal punto di vistacostumistico? In altre parole, perché il suo abbigliamentoassomiglia molto di più a quello di un clownbianco che a quello di un toni odierno? Era un tasselloche ci mancava ma che crediamo di aver colmato,riscoprendo l’abbigliamento ed il successo disuo figlio Tony Grice II che dopo la morte del padreavvenuta nel 1892 al culmine della carriera, continuòl’arte del genitore senza però imitarne il costume,anzi creando proprio quello che oggi viene consideratoil modello del costume del Toni: camicia, giacca,pantaloni e scarpe esagerate, un cappello scuro nonpiù a cono ed un maquillage che pur conservandouna infarinatura di base pone in evidenza il mitico“naso rosso”, l’elemento che oggi più chiaramentelo distingue dal clown bianco. Da altri manifesti innostro possesso sappiamo che il Toni (a volte scrittocon la ipsilon finale altre volte italianizzato con lamaiuscola o la minuscola), come figura accostata aquella del clown appare verso la fine del 1800, oltreche nei programmi del circo di Riccardo Zavatta anchein quello di Corradini dove un “Tony l’imbecille”chiude lo spettacolo con una “entrata a salti” oppuredel “re dei Tony Sig. Leonardo Ceratto” che si esibiscecon il popolare clown Sig. Nava (Beby) all’Arenadi Verona con la compagnia Frères Guillaume o deivari Toni cascadeur Ferry Merkel, Tony Bello Pamploe Guido Manetti in vari manifesti della CompagniaEquestre di Gatti e Manetti.Inoltre nella celebre raccolta di repertori clowneschidi Tristan Remy 4 troviamo alcune entrate datate 1930nelle quali gli interpreti sono: Tony (Martin Sosman),Auguste (Pipo Sosman) e Loyal (il direttore di pista).In sostanza è fuori di ogni dubbio che in Italia ma nonaltrove, ad un certo punto il nome d’arte di un artistadiviene sinonimo di un modello che nonostante laletteratura contemporanea tenda in maggioranza adefinire Augusto sul modello francese, per il mondodel circo italiano quel tipo di clown, tanto amato daibambini, rimane il “Toni”.1I. Remy, I Clown. Storia, vita e arte dei più grandi artisti dellarisata, Roma, Robin Edizioni, 20062J. Vinyes i Sabatés, Tony Grice un clown di successo, Circo,aprile 19843Ibidem4T. Remy, Entré clownwsques, Paris, L’Arche éditeur, 196230

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