Universitario
numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani
Per vivere la terza etàdestinare ai servizi sanitari per conseguireun miglioramento dello standard qualitativodell’esistenza. Misure preventive inquesto senso includono l’adozione di stilidi vita più salutari, che garantiscono nonsolo un accrescimento della speranza divita ma anche un buono stato di salute inetà avanzata. In ogni caso si rende necessariofornire un apparato assistenziale accessibileagli anziani cosiddetti “fragili”.Le politiche pubbliche e il settore privatodovranno incrementare la disponibilità dimeccanismi di cura formali e informaliper soddisfare le loro esigenze. Inoltre, igoverni nazionali dovrebbero assicurareincentivi alle famiglie e alla società civileaffinché si impegnino maggiormentenell’assistenza ai membri più anziani.A questo proposito vale la pena di soffermarsisulle difficoltà di coesione sociale,tema troppo spesso assente dai dibattiti:dato il trend di invecchiamento inarrestabilee il conseguente ampliamento della forbiceintergenerazionale, le politiche pubbliche,la società civile e i media dovrannoadoperarsi per individuare le strade per ilsostegno e per la solidarietà tra giovani eanziani, in un’ottica che non consideri lepersone anziane come un peso da sopportarebensì come una risorsa da valorizzare.Fenomeno legato a quello dell’invecchiamentodemografico è la riduzione dellapopolazione in età lavorativa. Il modomigliore per agevolare la transizione sarebbequello di incoraggiare gli individuia lavorare più a lungo e di rimuovere le252015105020barriere che lo impediscono. Come già accennato,le politiche pensionistiche hannofornito incentivi a carriere più lungheinnalzando l’età pensionabile (in Danimarca,Germania, Italia e Gran Bretagna)e restringendo le possibilità di pensionamentoanticipato (in Austria, Finlandia eOlanda). Anche in seguito all’adozione ditali misure permane il rischio che le normevengano aggirate, come nel caso dellefalse pensioni di invalidità.Una soluzione per le società avanzateè data dal cospicuo movimento migratorioin entrata dalle più giovani società dei paesiin via di sviluppo, che attutisce l’impat-Aspettativa di vita a 60, 65 e 80 anni (in anni)168Mondo22189Regioni piùsviluppate18157Regioni asviluppo medio60 65 8016136Regioni menosviluppateFonte: www.un.orgSe nei paesi occidentali aumenta lapercentuale di popolazione con più di 65anni, è importante riflettere sul modo dicontinuare a coinvolgere queste personenella società e di aiutarle a realizzarsianche nella terza età.to della penuria di forza lavoro, ma spessocrea problemi di convivenza sociale, talvoltadi emarginazione e persino di esclusione.Tuttavia, in aggiunta al problemadel brain drain, la migrazione di giovanilavoratori potrebbe esacerbare la situazionenei loro paesi di provenienza, anch’essisoggetti all’invecchiamento della società.Nell’ambito europeo questo processo interessai paesi dell’ex blocco sovietico,dove quasi una persona su due ha lasciatoo programma di lasciare la regione per trasferirsiin Europa occidentale.Considerando il Continente africanocome rappresentativo del macrocosmocostituito dalle economie meno sviluppate,si possono svolgere considerazioniparallele a quelle compiute per l’Europa.Oltre a essere la regione più povera,l’Africa sub-sahariana è anche la più giovanedel mondo: il 64% della popolazioneha meno di 25 anni (comparato al 46%dell’Asia e al 48% dell’America latina) ela struttura demografica rimarrà relativamenteimmutata fino al 2025 a causa dellapersistente fertilità (attualmente 5,13 figliper donna) e degli alti tassi di mortalità.Il dibattito sull’invecchiamento inquest’area ruota attorno a due questioni principali.In primo luogo, le implicazioni delleFoto: iStockphoto/laflor6 • n. 2, maggio-agosto 2010
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Per vivere la terza etàdestinare ai servizi sanitari per conseguireun miglioramento dello standard qualitativodell’esistenza. Misure preventive inquesto senso includono l’adozione di stilidi vita più salutari, che garantiscono nonsolo un accrescimento della speranza divita ma anche un buono stato di salute inetà avanzata. In ogni caso si rende necessariofornire un apparato assistenziale accessibileagli anziani cosiddetti “fragili”.Le politiche pubbliche e il settore privatodovranno incrementare la disponibilità dimeccanismi di cura formali e informaliper soddisfare le loro esigenze. Inoltre, igoverni nazionali dovrebbero assicurareincentivi alle famiglie e alla società civileaffinché si impegnino maggiormentenell’assistenza ai membri più anziani.A questo proposito vale la pena di soffermarsisulle difficoltà di coesione sociale,tema troppo spesso assente dai dibattiti:dato il trend di invecchiamento inarrestabilee il conseguente ampliamento della forbiceintergenerazionale, le politiche pubbliche,la società civile e i media dovrannoadoperarsi per individuare le strade per ilsostegno e per la solidarietà tra giovani eanziani, in un’ottica che non consideri lepersone anziane come un peso da sopportarebensì come una risorsa da valorizzare.Fenomeno legato a quello dell’invecchiamentodemografico è la riduzione dellapopolazione in età lavorativa. Il modomigliore per agevolare la transizione sarebbequello di incoraggiare gli individuia lavorare più a lungo e di rimuovere le252015105020barriere che lo impediscono. Come già accennato,le politiche pensionistiche hannofornito incentivi a carriere più lungheinnalzando l’età pensionabile (in Danimarca,Germania, Italia e Gran Bretagna)e restringendo le possibilità di pensionamentoanticipato (in Austria, Finlandia eOlanda). Anche in seguito all’adozione ditali misure permane il rischio che le normevengano aggirate, come nel caso dellefalse pensioni di invalidità.Una soluzione per le società avanzateè data dal cospicuo movimento migratorioin entrata dalle più giovani società dei paesiin via di sviluppo, che attutisce l’impat-Aspettativa di vita a 60, 65 e 80 anni (in anni)168Mondo22189Regioni piùsviluppate18157Regioni asviluppo medio60 65 8016136Regioni menosviluppateFonte: www.un.orgSe nei paesi occidentali aumenta lapercentuale di popolazione con più di 65anni, è importante riflettere sul modo dicontinuare a coinvolgere queste personenella società e di aiutarle a realizzarsianche nella terza età.to della penuria di forza lavoro, ma spessocrea problemi di convivenza sociale, talvoltadi emarginazione e persino di esclusione.Tuttavia, in aggiunta al problemadel brain drain, la migrazione di giovanilavoratori potrebbe esacerbare la situazionenei loro paesi di provenienza, anch’essisoggetti all’invecchiamento della società.Nell’ambito europeo questo processo interessai paesi dell’ex blocco sovietico,dove quasi una persona su due ha lasciatoo programma di lasciare la regione per trasferirsiin Europa occidentale.Considerando il Continente africanocome rappresentativo del macrocosmocostituito dalle economie meno sviluppate,si possono svolgere considerazioniparallele a quelle compiute per l’Europa.Oltre a essere la regione più povera,l’Africa sub-sahariana è anche la più giovanedel mondo: il 64% della popolazioneha meno di 25 anni (comparato al 46%dell’Asia e al 48% dell’America latina) ela struttura demografica rimarrà relativamenteimmutata fino al 2025 a causa dellapersistente fertilità (attualmente 5,13 figliper donna) e degli alti tassi di mortalità.Il dibattito sull’invecchiamento inquest’area ruota attorno a due questioni principali.In primo luogo, le implicazioni delleFoto: iStockphoto/laflor6 • n. 2, maggio-agosto 2010