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numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Primo pianoA sinistra: Deposizione (1600-1604, MuseiVaticani, Città del Vaticano).© Musei Vaticanicorse per celebrare il Maestro e la sua pittura,ricca come la sua vita di luce e di ombre.Caravaggio, 400 anni dopoCome mai c’è stata una tale sorprendenterisposta di pubblico per un artista scomparsoormai da quattro secoli?“Caravaggio rappresenta, oltre chel’uomo moderno in un’epoca non illuminata,un pittore che con la sua arte rischiarail secolo: lo rischiara perché dellascienza della luce egli diventa il piùgrande interprete”, questa è la risposta diEmmanuele Francesco Maria Emanuele,presidente del Palaexpo.La luce che a tratti squarcia le tele,dipinge con toni potenti figure e passio-ni così umane da far rabbrividire i Santi,sconvolgere i lineamenti delle Madonne,stravolgere i convenzionali tratti degliAmori. I chiaroscuri e i contrasti spessoesasperati fra luci e ombre non hanno altrorisultato che far emergere i personaggicome delle rivelazioni improvvise.In questo apparire dall’oscurità dell’uomo,qualsiasi uomo, e persino il Papa (PaoloV, ritratto dall’artista nel 1606, o ilfuturo Urbano VIII), si rivela indissolubilmentelegato al buio da cui si staglia la suafigura. Senza ombra, la luce non sarebbealtrettanto luminosa e senza la scura nottele stelle non parrebbero così brillanti.Bene e male non sono chiari e ben definitida confini precisi: entrambi alberganonel cuore umano e le passioni che agitanoi gesti e la vita sono un insieme fin troppocoeso di aspirazioni spirituali e desideri carnali.L’epoca che forse separò maggiormentei due impulsi – i cavalli alati dell’Aurigadi Platone che tirano l’uno verso il cielo el’altro verso l’abisso – e scindendoli ne idealizzòuno e irrimediabilmente condannòl’altro, fu proprio quella in cui visse Caravaggio.L’artista viene ancora oggi ricordatoper la forza spregiudicata ai limiti della follia,con cui impose ai suoi contemporanei,scandalo dopo scandalo, opere in cui l’aspirazionespirituale non era minore di quellacarnale che tanto agitava la sua vita.Egli frequentava Costanza Colonna, ilcardinale Del Monte (suo protettore chene aveva intuito lo straordinario talento) eil Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieridi Malta De Wignancourt; ma allo stessotempo passava la notte fra osterie e taverne,prostitute e delinquenti. Forse per questola “Notte di Caravaggio” è tanto scura.Forse per questo la luce nei suoi quadri ècosì potente: perché mostrano un’inquietudinereligiosa ben più tormentata e profondadi quella dei suoi contemporanei manieristirinchiusi nelle accademie; avendo allostesso tempo una carnalità, un’irriverenzae una povertà che sfocia spesso nella miseria,rifuggite e condannate dai dogmi dellastessa Chiesa cui le opere erano rivolte.Il secolo iniziato col rogo di GiordanoBruno sulla piazza di Campo de’ Fiori, segnatodalle parole e dai tormenti del geniofolle del Tasso; il secolo delle contraddizioniche lacerano dentro e scindono la mente, èanche il secolo del teatro. Caravaggio, l’artista,ha testimoniato attraverso l’ampiezzadei gesti e la tridimensionalità degli oggettiche paiono bucare la tela (pur coi suoi eccessi,i colori stridenti e un naturalismo cheper certi tratti anticipa il Verismo) la follia ele tragedie d’un’epoca, inscenate anche daShakespeare, Cervantes e Racine.Gli slanci e le preghiere salgono alloracon più intensità se i soggetti si rivelanoall’improvviso, come su un palcoscenicoilluminato solo per un attimo e la cui luce,come la vita del pittore lombardo spessoattorniata dalle tenebre, appare nondimenodestinata a non spegnersi mai.Si ringrazia l’Ufficio stampa delle Scuderiedel Quirinale per aver fornito le immagini cheillustrano questo articolo.42 • n. 2, maggio-agosto 2008

Primo pianoD.U.C.K.dedicated to Uncle CarlA dieci anni dalla scomparsa di Carl Barks, l’uomo che ha resoPaperopoli la capitale del fumetto.di Carmelo Di Natale e Selene FavuzziDieci anni fa, alle luci del nuovo millennio,si spegneva l’astro forse più luminoso dellastoria dei fumetti: Carl Barks. Mancavasolo qualche mese al suo centesimo compleanno,tanto che il Novecento si potrebbescherzosamente definire “il secolo deipaperi”. Se siano state la libertà e la solitudinedell’infanzia negli sterminati campidell’Oregon, o le difficoltà uditive iniziatesin da piccolo a suscitare tanta esuberanzacreativa, non ci è dato conoscere; sappiamoperò che, circondato da un mondo di cuipercepiva i suoni ovattati e spesso lontani,il bambino e poi ragazzo mise l’anima neidisegni tracciati su qualsiasi cosa gli capitassea tiro, coltivando la fantasia più deifrutti che crescevano dalla terra dei suoi genitori.Nel 1916, quando aveva solo 15 anni,la morte della madre e i problemi all’uditoche peggioravano di giorno in giorno gliimpedirono di continuare gli studi, cosa dicui si rattristò sempre… Iniziò forse allorail desiderio d’un nuovo mondo, un mondodiverso; fatto della stessa materia di quelloreale: con le stesse difficoltà e sconfitte,con la stessa aspra durezza, ma sostenutoda un’incredibile voglia di tentare ancora,d’andare avanti e contrastare ogni cadutacon la leggerezza che solo un sorriso puòsuscitare. Mirabolanti avventure di paperidalle emozioni più umane che mai conduconoil lettore alle vette più alte, per poiprecipitarlo bruscamente giù, da dove s’erapartiti. Tutto finisce com’era iniziato… Edopo innumerevoli guai e tante onomatopeichequanto dolorose cadute, solo duecose son cambiate: una risata e la voglia discalare ancora quella montagna, fosse anchesolo per l’attimo in cui la brezza dellaconquista aveva sfiorato le piume al vento.Il mondo tutt’altro che puramente idealenato dalla tavolozza di Barks, in cui peròriesce facile e meravigliosamente divertenteevadere, rispecchia la vita, quella veraquanto la proverbiale sfortuna e l’eternaricerca di lavoro che assillano Paperino-Donald Duck, il più malleabile dei paperi,rispecchiano le vicende personali dellostesso artista (e hanno affascinato generazioniintere e scavato un solco profondonel nostro immaginario collettivo, sinoFoto: Guido FrazziniA destra: Carl Barks. Il titolo di questoarticolo (D.U.C.K.) fa riferimento alladedica affettuosa con cui il cartoonist Don“Keno” Rosa, erede spirituale di Barks,chiude solitamente le sue tavole (è infattil’acronimo di Dedicated to Uncle Carl byKeno).panorama per i giovani • 43

Primo pianoA sinistra: Deposizione (1600-1604, MuseiVaticani, Città del Vaticano).© Musei Vaticanicorse per celebrare il Maestro e la sua pittura,ricca come la sua vita di luce e di ombre.Caravaggio, 400 anni dopoCome mai c’è stata una tale sorprendenterisposta di pubblico per un artista scomparsoormai da quattro secoli?“Caravaggio rappresenta, oltre chel’uomo moderno in un’epoca non illuminata,un pittore che con la sua arte rischiarail secolo: lo rischiara perché dellascienza della luce egli diventa il piùgrande interprete”, questa è la risposta diEmmanuele Francesco Maria Emanuele,presidente del Palaexpo.La luce che a tratti squarcia le tele,dipinge con toni potenti figure e passio-ni così umane da far rabbrividire i Santi,sconvolgere i lineamenti delle Madonne,stravolgere i convenzionali tratti degliAmori. I chiaroscuri e i contrasti spessoesasperati fra luci e ombre non hanno altrorisultato che far emergere i personaggicome delle rivelazioni improvvise.In questo apparire dall’oscurità dell’uomo,qualsiasi uomo, e persino il Papa (PaoloV, ritratto dall’artista nel 1606, o ilfuturo Urbano VIII), si rivela indissolubilmentelegato al buio da cui si staglia la suafigura. Senza ombra, la luce non sarebbealtrettanto luminosa e senza la scura nottele stelle non parrebbero così brillanti.Bene e male non sono chiari e ben definitida confini precisi: entrambi alberganonel cuore umano e le passioni che agitanoi gesti e la vita sono un insieme fin troppocoeso di aspirazioni spirituali e desideri carnali.L’epoca che forse separò maggiormentei due impulsi – i cavalli alati dell’Aurigadi Platone che tirano l’uno verso il cielo el’altro verso l’abisso – e scindendoli ne idealizzòuno e irrimediabilmente condannòl’altro, fu proprio quella in cui visse Caravaggio.L’artista viene ancora oggi ricordatoper la forza spregiudicata ai limiti della follia,con cui impose ai suoi contemporanei,scandalo dopo scandalo, opere in cui l’aspirazionespirituale non era minore di quellacarnale che tanto agitava la sua vita.Egli frequentava Costanza Colonna, ilcardinale Del Monte (suo protettore chene aveva intuito lo straordinario talento) eil Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieridi Malta De Wignancourt; ma allo stessotempo passava la notte fra osterie e taverne,prostitute e delinquenti. Forse per questola “Notte di Caravaggio” è tanto scura.Forse per questo la luce nei suoi quadri ècosì potente: perché mostrano un’inquietudinereligiosa ben più tormentata e profondadi quella dei suoi contemporanei manieristirinchiusi nelle accademie; avendo allostesso tempo una carnalità, un’irriverenzae una povertà che sfocia spesso nella miseria,rifuggite e condannate dai dogmi dellastessa Chiesa cui le opere erano rivolte.Il secolo iniziato col rogo di GiordanoBruno sulla piazza di Campo de’ Fiori, segnatodalle parole e dai tormenti del geniofolle del Tasso; il secolo delle contraddizioniche lacerano dentro e scindono la mente, èanche il secolo del teatro. Caravaggio, l’artista,ha testimoniato attraverso l’ampiezzadei gesti e la tridimensionalità degli oggettiche paiono bucare la tela (pur coi suoi eccessi,i colori stridenti e un naturalismo cheper certi tratti anticipa il Verismo) la follia ele tragedie d’un’epoca, inscenate anche daShakespeare, Cervantes e Racine.Gli slanci e le preghiere salgono alloracon più intensità se i soggetti si rivelanoall’improvviso, come su un palcoscenicoilluminato solo per un attimo e la cui luce,come la vita del pittore lombardo spessoattorniata dalle tenebre, appare nondimenodestinata a non spegnersi mai.Si ringrazia l’Ufficio stampa delle Scuderiedel Quirinale per aver fornito le immagini cheillustrano questo articolo.42 • n. 2, maggio-agosto 2008

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