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numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Per La salute vivere nel la terza mondo etàA sinistra: una statua di Cicerone. Nellapagina seguente: una stampa ottocentescache riproduce il volto di Petrarca.La vecchiaia nella letteraturaLa vecchiaia era per gli antichi un traguardo molto più difficile daraggiungere. Le loro riflessioni continuano però a offrirci spuntipreziosi per afferrare il senso e il valore delle diverse età della vita.di Donato Sambugaro e Maria Teresa RachettaSessant’anni. A questa età per la culturae per la società latina si entravanella senectus. A sessant’anni Mimnermosi augurava che la sua vita avessetermine, giacché di tutto era privata daun corpo ormai sfatto. Sessant’anni eraun punto d’approdo se non un termine,l’età della saggezza e della riflessioneappartata. A sessant’anni, oggi in Italia,dacché il modo di dire che la vitacomincia a quaranta è diventato veritàcruda e quanto mai reale, si è alloraappena appenamaggiorenni...Il baricentrodella vita si è, intempi piuttostobrevi, spostato inavanti a velocitàvertiginosa, senza che a ciò sia corrispostaun’analoga riflessione su cosaciò significasse, sia da un punto di vistasociale sia, soprattutto, da un punto divista culturale. La nostra pare una societàincapace di fermarsi a rifletteresu se stessa, di rallentare per osservareil suo canuto ombelico. Possediamouna vecchiaia priva di consapevolezza.Per supplire a questa mancanza, appareancora essenziale la riflessione che gliantichi hanno elaborato e su questa dunqueci concentreremo. È indubbiamentecomplesso, specie partendo dal solomateriale letterario, concettualizzarecome una data società pensi se stessa.Ci limiteremo dunque ad alcuni esempi,a singole riflessioni, senza correre troppofrettolosamente a rischiose generalizzazioni.Discorso amplissimo se non inesauribilemeriterebbe il tema della “vecchiaia”nel mondo greco classico e,parallelamente, in quello ebraico. Bastiaccennare che, se se ne delineasse unquadro anche solo parziale, emergerebbeuna concezione quanto mai fluida,soggetta ai mutamenti storici e agli spostamentigeografici: degli anziani si parla,nelle pagine più antiche della Bibbia,come di patriarchi venerati e venerabili,la cui vecchiaia e canutezza sono oggettodi rispetto; al contrario, nel libro diDaniele (del II sec. a.C. circa) si ha ilben noto e certo non edificante episodiodi Susanna insidiata da vecchiardilibidinosi.Per i greci, l’autorità e l’autorevolezzadegli anziani esiste ed è forte(si pensi alle figure di vecchi re comeNestore o Priamo nei poemi omerici,all’organo politico della gerousia spartana...),ma non manca il riconoscimentodei difetti e dei limiti di un’etàsegnata dal disfacimento fisico (si ècitato Mimnermo) specie nella societàateniese, tutta puntata al mito dellaIl mondo greco celebra Nestoree Priamo, ma è vero che lasocietà ateniese era orientata almito della giovinezza.giovinezza tanto buona quanto bellaFoto: iStockphoto.com (PaoloGaetano; Pictore)26 • n. 2, maggio-agosto 2010

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