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Universitario

numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Per vivere la terza etàso confronto con il resto dei paesi europeiè permesso dai dati forniti dall’Ocse(Organizzazione per la Cooperazione elo Sviluppo Economico) in una ricercadel 2005: se, infatti, l’età media dell’interopersonale docente italiano supera i50 anni (ma bisogna sottolineare come iricercatori abbassino notevolmente questovalore), in Francia essa si attesta a 45anni, per scendere fino a 42 in Germania ea 38 in Turchia.Il rimedio che, anch’esso ciclicamente,viene spesso proposto per cercare diporre un freno a questo problema è il prepensionamentoa 65 anni, ovvero l’allineamentodel nostro paese alla quasi totalitàdelle restanti nazioni europee: questo anticipodi 5 anni sull’attuale limite impostodalla legge (70 anni) dovrebbe, almenosecondo alcuni, liberare le risorse necessarieper effettuare un deciso turnover delpersonale docente, ottenendo l’ingressodi giovani ricercatori e la progressione incarriera dei docenti.I dubbi sugli effettivi benefici che untale provvedimento avrebbe nel panoramaitaliano sono comunque molto forti:oltre a coloro i quali non credono alla redistribuzionedelle risorse e che pensanoche il pre-pensionamento sarebbe solo unmezzo per sottrarre risorse alle università,bisognerebbe valutare, o almeno, cercaredi ipotizzare quale sarebbe il reale valoredegli atenei a seguito dell’uscita di un numerocospicuo di docenti. Si parla, infatti,di professori che, al di là di casi particolarie sicuramente trascurabili rispetto alla totalità,rappresentano un’indiscutibile ricchezzain termini di conoscenza ed esperienza:prima di procedere alla decisione,si dovrebbe dunque capire il reale impatto,ovvero il costo sociale, che una tale manovraavrebbe all’interno del sistema-paese,visto che l’aspirazione dovrebbe esserequella di avere una classe dirigente preparataal meglio, in grado quindi di vincereil confronto in termini di capacità eprofessionalità con il resto del mondo. Sepoi fosse anche giovane, sarebbe la tantocercata quadratura del cerchio.Se il panorama politico e quello universitariorisultano essere poco incoraggianti,la situazione sembra essere decisamentemigliore considerando il settore produttivoitaliano: da qualche anno, infatti, è statomesso in moto un processo di rinnovamentoall’interno dei consigli di amministrazionee del management di grandi aziendedel nostro paese,che ha avuto ancheil non trascurabilemerito difar aumentare laquota di dirigentidonna nei luoghichiave (anche se da questo punto di vistala situazione di altri paesi, soprattutto quelliscandinavi, è decisamente migliore). Sitratta comunque di un fenomeno che, nellamaggior parte dei casi, avviene all’internodel medesimo nucleo familiare: questo fatto,che a prima vista può far storcere il nasoa qualcuno, può trovare un’esauriente spiegazioneproprio nella struttura del sistemaproduttivo italiano, basato da sempre sulegami molto stretti tra azienda e famigliaproprietaria. Resta in ogni caso la necessitàdi non perdere competitività in un settorefortemente soggetto a dinamiche di mercato,in cui, quindi, le scelte fatte devono avereun riscontro in termini di produttività edefficienza, fissando un orizzonte temporalea medio-lungo termine: si tratta dunque diL’età media dei docentiuniversitari italiani supera i 50anni, mentre in Francia è 45, inGermania 42, in Turchia 38.decisioni che vanno al di là di qualsivogliaragionamento in termini clientelari o nepotisticie questo esempio può rappresentarela via che anche le istituzioni pubblichedovrebbero seguire per raggiungere gliobiettivi prefissati.Concludendo, non si è lontani dal veroaffermando che, in Italia, i ruoli di “potere”,nell’accezione più ampia possibile,sono detenuti nella stragrande maggioranzadei casi da over 60, ma questo dato, impietosose confrontato con ciò che accadenei paesi dell’Unione Europea, può esserevariato solo attraverso una serie di provvedimentiche vadano oltre la semplicefuoriuscita dei “baroni”, che anzi potrebbeportare a un impoverimento notevoledel livello culturale e professionale delnostro paese. Si tratta quindi di cercare lamaniera migliore per avere un ricambiogenerazionale per rinnovare e innovare ilsistema-paese. Il che vale quanto dire, unavolta di più, che la vera sfida è quella chesi gioca al livello del sistema educativo eformativo. È qui, infatti, che si preparanole eccellenze del futuro.Il numero di deputati che hanno fra i25 e i 49 anni è inferiore a quello deideputati che hanno fra i 50 e i 59 anni (adestra: Montecitorio, sede della Camera).Nella pagina precedente: l’età media deiprofessori universitari italiani è più alta diquella di molti paesi occidentali.panorama per i giovani • 23

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