Per vivere la terza etàNuove sfide per Stato,Regioni e società civileCresce la consapevolezza del ruolo e delle potenzialità degli anziani,ma occorrono strutture idonee che permettano loro di mettere alservizio della società le loro capacità.di Marianna MerianiFoto: iStockphoto/davydovGli anziani sono divenuti una componenterilevante della società italiana. Negli ultimidecenni si è avuto un trend crescentenell’aspettativa media di vita. Una valorizzazionedel loro ruolo nel contesto socio-lavorativorappresenta ormai un obiettivoauspicabile, da cui possono derivarebenefici generalizzati. Nuove sfide sonolanciate in particolare al sistema sanitarioe assistenziale, che deve essere adeguatoper rispondere ai bisogni di una terza etàsempre più composita ed esigente. Occorresfatare l’immagine dell’anziano comesoggetto non più produttivo e stanco spettatoredella realtà che lo circonda. Si parlaormai di una “longevità attiva”, a sottolinearel’importanza di un atteggiamentoche incentiva gli aspetti relazionali e riducequella naturale propensione alla solitudineche inclina alla depressione; esseson frutto dell’allentamento dei rapportisociali e del vecchio pregiudizio nei confrontidell’anzianità come condizione dideclino e disimpegno. Da uno studio presentatonel 2007 dalla Fondazione Censis,che ha preso in esame alcune concrete realizzazioniper la longevità attiva, emergeper esempio che circa l’80% delle personeintervistate testimonia di aver conosciutoun gran numero di amici, di averemaggiore autostima, mentre più del 50%mostra grande responsabilità comunitariaAl Sud le probabilità per un anzianodi fare ricorso all’assistenzadomiciliare integrata sono menodella metà rispetto al Nord.e svolge attività di volontariato. Inoltre visono stati miglioramenti anche nell’usodelle nuove tecnologie: molti hanno cominciatoa usare il personal computer ea navigare in rete, più del 90% utilizzanormalmente il cellulare. C’è addiritturachi ha stimato che la piena valorizzazionedi questo patrimonio di competenzee potenzialità potrebbe valere in terminieconomici qualcosa come 128 miliardi dieuro, quasi il 9% del Pil italiano!La speranza di vita della nostra popolazioneè quasi raddoppiata nell’ultimosecolo: nel 2008 la vita media si attestavaintorno a 84 anni per le donne e a 78 pergli uomini. Il Censis stima che nel 2030gli abitanti del Sud diminuiranno del 4%circa, mentre nel Nord vi sarà una crescitadel 7%. Ciò, tuttavia, non deve far pensareche il tasso di natalità sia più elevatonelle regioni settentrionali rispetto almezzogiorno: è ancora l’immigrazione aspingere migliaia di persone verso il Nordpiù ricco e dotato di infrastrutture idoneea rispondere ai bisogni sociali.Il “Nuovo patto per la Salute”, siglatoda Stato e Regioni nel dicembre delloscorso anno, delinea in termini finanziarie programmatici le linee guida della politicasanitaria del prossimo triennio, alfine di migliorare la qualità dei servizi egarantire l’unitarietà del sistema. Si trattadi un passo importante, anche se questedichiarazioni programmatiche non sembranoper il momento trovare riscontronella realtà, con riferimento agli interventiche più specificamente riguardano lacondizione degli anziani. Secondo il RapportoOsservasalute del 2009, elaboratodall’Osservatorio nazionale sulla Salutenelle Regioni italiane,sul territorionazionale viè una notevoledisomogeneitànell’assistenzadomiciliare integrata(Adi). Le forme assistenziali offertedal servizio sanitario nazionale nonsempre risultano soddisfacenti e nel Sudla probabilità per un anziano di ricorrereall’Adi è pari al 19,3‰, rispetto al 43,8‰nel Nord: meno della metà! Anche perle forme di assistenza di lungo periodo(long-term care) per gli anziani non autosufficientisi riscontrano dati analoghi: afronte di un totale di circa 6.500 unità e di300mila posti letto, elevato è il numero distrutture nel Nord, per lo più nella provinciadi Trento e in Valle D’Aosta, mentrenel Centro-Sud solo il Molise, le Marchee la Toscana superano la media nazionale.L’obiettivo primario è la realizzazione distrutture sanitarie e assistenziali efficientisu tutto il territorio nazionale. È necessariomodificare l’attuale situazione, chesoprattutto nel Mezzogiorno vede l’assistenzaprestata soprattutto dalle famigliedirettamente o per il tramite di badanti.Un altro elemento da considerare sonole differenti condizioni di vita e le diversepossibilità socio-assistenziali offerte incittà rispetto alla campagna. In un convegnotenuto lo scorso febbraio dalla Cia,la Confederazione Italiana Agricoltori,si è sottolineato che la carenza di servizisociali si riscontra soprattutto nelle zonerurali. A ciò si aggiungono i problemiconnessi a una perdita del potere d’acquistodelle pensioni di oltre il 13% a causadell’inflazione. In questo quadro si inse-12 • n. 2, maggio-agosto 2010
Per vivere la terza etàrisce la proposta del presidente della Ciadi portare le pensioni minime a 600 euromensili, elevare il livello di incapienza,ridurre l’aliquota minima d’imposta al20% rispetto all’attuale 23 e applicare un“paniere speciale” per la rivalutazione annuadelle pensioni in coerenza con l’andamentodel tasso d’inflazione.Alcune regioni italiane hanno elaboratospecifici piani d’azione per gli anziani,con l’obiettivo politico di tracciare le lineeguida per la gestione delle risorse eper l’organizzazione del territorio, usandoanche strumenti differenziati tra aree ruralie cittadine. In tal modo, si è cercatodi garantire la sostenibilità delle iniziativee offrire agli anziani la tutela necessaria.L’ambiente urbano – si afferma – deve esseresalubre, accogliente e sicuro: la cittànon solo deve essere accessibile a tutti ea maggior ragione a soggetti deboli comegli anziani. Non è sufficiente garantire lapresenza di infrastrutture, è necessarioche si crei un clima “inclusivo” e attentoai bisogni di soggetti anche non autosufficienti.Nelle zone rurali, sicuramente piùsalubri e lontane dai frenetici ritmi cittadini,deve essere incentivata al contrariola realizzazione di infrastrutture e bisognagarantire almeno i servizi più elementari,come farmacie, uffici comunali, guardiamedica. Inoltre sono necessari interventinel settore dei trasporti e della mobilità,bisogna diffondere l’uso di nuove tecnologieper ampliare le possibilità di vitaindipendente e anche per valorizzare lerisorse locali a tutela dell’autonomia deipiccoli centri.Nella societàattuale, così dinamicaed eterogenea,servono iniziativedifferentie coordinate perrispondere ai vari bisogni dei soggetti piùdeboli. Quest’esigenza è stata avvertitadal Spi-Cgil (Sindacato Pensionati Italiani),che nel piccolo comune di Valduganel Trentino ha avviato pratiche concertativecon la giunta comunale per stilare undocumento sulla situazione degli anziani,sulle prospettive future in termini socio-assistenziali e sulla possibilità di promuovereiniziative culturali per ridurre l’isolamentoe la solitudine.Perché gli anziani siano assistiti inmodo adeguato, occorre incentivare larealizzazione di infrastrutture sanitarie ela creazione di servizi sociali efficienti.È necessario, tuttavia, che il sistema diwelfare sia basato su un coordinamentotra servizi pubblici e famiglia, in un’otticadi “familismo ambivalente” che, in casoGli agricoltori sottolineano chela carenza di servizi sociali siriscontra soprattutto nelle zonerurali.di insufficienza dell’assistenza domiciliare,assicuri il ricorso a centri specializzati.Non necessariamente l’assistenza pubblicaè succedanea di quella familiare. Infatti,è stata incentivata la realizzazione alivello locale di enti non lucrativi di utilitàsociale e centri di volontariato per stimolarel’autonoma iniziativa e dare attuazio-panorama per i giovani • 13