09.08.2015 Views

Universitario

numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

numero 2/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

SHOW MORE
SHOW LESS
  • No tags were found...

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani” - Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoropanoramaper i giovaniCollegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani” - Via Saredo 74 - Roma - Quadrimestrale - POSTA TARGET CREATIVE Aut. n. S/SA0188/2008 valida dal 01/07/2008 - anno XLIII - n. 2 - maggio-agosto 2010SOCIETÀARTELa nottedi CaravaggioFUMETTICarl Barkse il suo PaperinoSTUDIOUn MBAa New YorkPer vivere la terza età


Sommariopanorama per i giovanin. 2, maggio-agosto 20104384346Un numero sulleprospettive,le risorse e iproblemi chel’invecchiamentodella popolazioneporta alle societàcontemporanee(Foto:iStockphoto/northlightimages).PANORAMA PER I GIOVANIPeriodico della Federazione Nazionaledei Cavalieri del Lavoro - RomaAnno XLIII - n. 2 - maggio-agosto 20103. Editorialedi Stefano SempliciPer vivere la terza età4. Il mondo in grigioInvecchiamento demografico: numeri eprospettive di un mondo a due velocità.di Giovanni Benvenuto ed Elena Martini8. Italia: un paese per vecchi?Gli anziani: “detonatori” del welfare o“ammortizzatori sociali”.di Elisa Giacalone, Mattia Soldan e ManuelTrambaiolli12. Nuove sfide per Stato, Regioni esocietà civileCresce la consapevolezza del ruolo edelle potenzialità degli anziani.di Marianna Meriani15. Badanti: chi sono gli angeli deinostri anzianiPiù di un milione le lavoratrici stranierein Italia. La legge ha regolarizzato la loroposizione nel 2009.di Gabriele Rosana18. Help the ageing!Anziani: nuovi stili di vita e consumo.di Beatrice Poles22. La gerontocrazia in ItaliaUno sguardo sulla situazione nazionalein ambito politico e accademico percapire la condizione anagrafica del nostrosistema-paese.di Andrea Traficante24. La risorsa longevitàLe nuove frontiere dell’assistenza sociosanitariaagli anziani in Italia, in unavisione di longevità attiva.di Carlotta Orlando26. La vecchiaia nella letteraturaLa vecchiaia era per gli antichiun traguardo molto più difficile daraggiungere.di Donato Sambugaro e Maria Teresa Rachetta28. Un binomio inaspettatoLongevità e matematica: gli studiosiche non esauriscono la vena dopo iquarant’anni.di Damiano Ricceri30. Le università della terza etàCorsi di yoga e pittura, ma anche dilingue straniere, diritto e filosofia. Per la“formazione permanente”.di Maria Teresa Rachetta32. L’età del cinema: da De Sica aEastwoodIl rapporto degli anziani con la settimaarte: spettatori, protagonisti e artefici.di Francesco Pipoli35. L’amore dopo gli antaNon più solo nonni, senza per questoinseguire le emozioni e gli atteggiamentidi chi ha vent’anni.di Claudia Macaluso37. Post scriptadi Luigi AbetePrimo Piano38. La notte di CaravaggioLe difficoltà e le contraddizioni d’un uomonel “dare luce al buio”.di Selene Favuzzi43. D.U.C.K.A dieci anni dalla scomparsa di CarlBarks, l’uomo che ha reso Paperopoli lacapitale del fumetto.di Carmelo Di Natale e Selene Favuzzi46. I had a dreamUn Cavaliere del Lavoro ha offerto aun laureato del Collegio la possibilità difrequentare un prestigioso MBA a New York.di Loris LanzellottiDal Collegio48. IncontriGli incontri del Collegio <strong>Universitario</strong>“Lamaro Pozzani”.Direttore responsabileMario SarcinelliDirettore editorialeStefano SempliciSegretario di redazione e impaginazionePiero PolidoroRedazione: Carmelo Di Natale, SeleneFavuzzi, Elisa Giacalone, ClaudiaMacaluso, Beatrice Poles, Maria TeresaRachetta, Gabriele Rosana, DonatoSambugaro, Sara Simone, AndreaTraficante.Direzione: presso il Collegio <strong>Universitario</strong>“Lamaro Pozzani” - Via Saredo 74 -00173 Roma, tel. 0672.971.322 - fax0672.971.326Internet: www.collegiocavalieri.itE-mail: segreteria@collegiocavalieri.itAgli autori spetta la responsabilità degliarticoli, alla direzione l’orientamento scientificoe culturale della Rivista. Né gli uni, nél’altra impegnano la Federazione Nazionaledei Cavalieri del Lavoro.Potete leggere tutti gli articoli della rivistasul sito: www.collegiocavalieri.itAutorizzazione:Tribunale di Roma n. 361/2008 del13/10/2008.ScriveteciPer commenti o per contattare gli autori degliarticoli, potete inviare una e-mail all’indirizzo:panoramagiovani@cavalieridellavoro.it


Quando questa rivista nacque, nel 1968,prendeva forma dalle mani di GiacintoTrojano. All’epoca si usavano forbici,colla e foto. La tecnologia andò avantie portò i primi computer grafici. E così,per più di trent’anni, Giacinto Trojanoha accompagnato “Panorama per i giovani”,con nuove idee, nuove tecniche e nuovispunti, ma sempre con la grande pazienzacon cui risolveva tutti i problemi e conil sorriso sereno con cui sapeva accogliertie spiegarti cosa fare e come farlo.Ora il “Ragionier Trojano” non c’è più. Lascia il vuotomalinconico ma rassicurante delle belle persone che ti fannocapire come si può e si dovrebbe essere.


EditorialeLa crisi delWelfare Statesi potrà affrontaresenza taglipesanti ai dirittisolo superandol’alternativa seccaper la quale o siproduce ricchezzao si è un costo.Èimpossibile leggere Il vecchio e il mare senza pensarea Moby Dick. Il tema è lo stesso: la lotta dell’uomo conla natura, con la forza e il mistero del mare sul qualel’uomo traccia le sue rotte e nel quale getta le sue reti,ma che in qualsiasi momento può travolgerlo e ucciderlo. Quantoè diverso, tuttavia, lo svolgimento. Santiago è l’anziano pescatorenel quale Hemingway trasfigura il personaggio reale diGregorio Fuentes, da lui incontrato in una delle tante soste frai colori, i sapori e i cocktail dei tropici alla Terraza di Cojimar,il piccolo villaggio che è ormai un sobborgo dell’Avana. In luinon c’è traccia del titanismo metafisico e della solitaria ansiadi vendetta del capitano Achab, l’indomabile cacciatore dellabalena bianca. La sua lotta con il più grosso pescespada che glifosse mai capitato di incontrare è intessuta non solo di rispetto,ma anche della pacata consapevolezza di un destino comunea tutti i viventi e che va accettato senza protervia e senza rimpianti,diventando così scuola di saggezza: “Sono un vecchiostanco. Ma ho ucciso questo pesce che è mio fratello e ora devofare il lavoro da schiavo”. Quando la sua storia sembra concludersicomunque in una sconfitta che vanifica tutto il suo sforzo,perché la preda, troppo grossa per essere issata sulla piccolabarca, viene divorata dagli squali, Santiagonon si ribella e torna alla sua capanna. E nonè solo, perché accanto a lui c’è il ragazzo alquale aveva insegnato a pescare e che subito,rivedendolo, vorrebbe correre per una camiciapulita, qualcosa da mangiare, una pomataper le mani insanguinate.Il “vecchio” di Hemingway è qualcosa dipiù della declinazione mite dell’archetipo delconfronto uomo-natura. Già nei tratti dellasua descrizione, nella prima pagina del racconto,si intrecciano e si fondono i due vocabolaridella senectus che abbiamo cercato disviluppare in questa “navigazione” nelle acqueper certi versi ancora da esplorare dellacondizione e delle esperienze degli anziani. Il viso di Santiagoè scavato da rughe e cicatrici profonde, la sua pelle è induritae chiazzata da tanti anni di sole, il suo corpo ha perso moltadella forza e dell’agilità della giovinezza. Non c’è dubbio chela vecchiaia rimane l’età di un progressivo declino che può essererallentato e deve essere accompagnato, ma che non ci èdato fermare. Neppure le magie della chirurgia estetica possonoimpedire alla natura di incidere sul e soprattutto dentroil nostro corpo lo scorrere del tempo. Il vero problema è peròquello del significato di questo percorso, delle relazioni che inesso si mantengono, della qualità della vita di cui si continua agodere. Si tratta insomma di capire se questo declino sia destinatoa trasformarsi in una condizione strutturale di marginalitào addirittura di esclusione. Proprio come rischia di accadere alpescatore cubano, che rimane ottantaquattro giorni senza prenderenulla e per questo appare ai compaesani “decisamente edefinitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna”. Alragazzo, l’altro protagonista della storia, i genitori impongonodi cambiare barca, perché è ormai chiaro che su quella di Santiagoperderebbe il suo tempo.Eppure toccherà proprio al vecchio uccidere il pesce piùgrande, che con il suo scheletro e la sua coda enorme susciteràl’ammirata meraviglia dei turisti della Terraza. Per la morale dellastoria è ovviamente cruciale che Santiago non arrivi a vendere lacarne della sua preda al mercato. Ma lo è altrettanto l’idea chenon sia mai “troppo tardi” per aggiungere un’altra esperienza allapropria storia, o addirittura per vivere l’esperienza più importante.Nell’anti-eroe di Hemingway tutto appare irrimediabilmenteconsumato, tranne gli occhi “allegri e indomiti”, che hanno “lostesso colore del mare”. Il vecchio “non sognava più tempeste, nédonne, né grandi avvenimenti, né grossi pesci, né zuffe, né garedi forza e neanche di sua moglie”. Continua però a sognare leonisulla spiaggia, intenti a giocare “come gattini nel crepuscolo”. Equando arriva il momento non si tira indietro: “Qualcosa farò.C’è un mucchio di cose da poter fare”. Cose che farà, anche se inporto arriveranno solo le ossa scarnificate del suo trofeo. QuandoSantiago si addormenta e il racconto si concludesta ancora sognando i leoni...La fragilità e la libertà sono entrambe elementicostitutivi della condizione umana. Nellavecchiaia la prima si fa più incombente, mentrela seconda riduce inevitabilmente il raggio dellasua portata. Anche quando il tratto più lungo dellavita è alle spalle si continua però a fare, pensare,rischiare, amare. Abbiamo allora davantidue sfide. La prima è quella della giustizia, se èvero che la crescita rapidissima della speranzadi vita e della sua qualità vale solo per una partedell’umanità e il diritto a poter diventare vecchirimane un privilegio dal quale troppi sono ancoraesclusi. La seconda, che ci riguarda tutti piùdirettamente e da vicino, è la sfida di una nuova solidarietà intergenerazionale.La crisi del Welfare State si potrà affrontare senza taglitroppo pesanti ai diritti delle persone solo superando l’alternativasecca per la quale o si è produttori di ricchezza o si rappresenta uncosto, che si tratti del bilancio familiare o di quello nazionale. Qui,ovviamente, Hemingway ci abbandona: il problema di come evitareche i vecchi si rinchiudano in se stessi e non si sentano solo unpeso per la famiglia e le finanze pubbliche non si risolve facilmente.Basti pensare a come la facile ricetta che chiede di mantenereal lavoro gli anziani finisca inevitabilmente con il comprimere lapossibilità per i giovani di emergere, “sacrificandoli” ai loro padri.La retorica del giovanilismo a tutti i costi e l’occupazione “gerontocratica”di tanti spazi della vita quotidiana sono due errori ugualie simmetrici. Una terza via va costruita insieme.Stefano Semplicipanorama per i giovani • 5


Il mondo in grigioNumeri e prospettive di un mondo a due velocità; questioni e possibilisoluzioni all’invecchiamento demografico.di Giovanni Benvenuto ed Elena MartiniA vent’anni dalla prima Assembleamondiale sull’invecchiamento, duranteil secondo vertice tenutosi a Madrid, lacomunità internazionale ha riconosciutol’invecchiamento demografico come unaforza universale che ha il potere di incideresul futuro tanto quanto la globalizzazione.È un fenomeno senza precedenti, unprocesso che non ha paralleli nella storiadell’umanità. Una popolazione invecchiaquando cresce la percentuale di personeanziane (convenzionalmente, individui diIn Europa l’invecchiamentosolleva preoccupazioni perquanto riguarda l’ambitopensionistico e assistenziale.età superiore ai 60 anni), mentre si riducela quota di bambini (individui al di sottodei 15 anni) e cala quella di personein età lavorativa (tra i 15 e i 65 anni). Alivello globale, gli anziani sono cresciuticostantemente dal secondo dopoguerra,passando dall’8% del 1950 all’11% del2009, e dovrebbero raggiungere il 22%nel 2050. Si prevede quindi che il numerodi anziani supererà quello dei bambiniper la prima volta nel 2045. Tuttavia, nellearee maggiormente sviluppate, dovel’invecchiamento demografico è ormaistrutturale, il sorpasso è avvenuto già nel1998.Le principali determinanti del fenomenopossono essere individuate in unacomplessiva riduzionedel tasso difertilità e nell’allungamentodelleaspettative di vitadegli individui,quindi in un minoretasso di mortalità. Mentre il primofattore è dovuto a diversi comportamentisociali, tra cui principalmente il crescentetasso di partecipazione femminile al mercatodel lavoro, il secondo ha le proprieradici nel miglioramento delle condizioniigienico-sanitarie e nei progressi compiutidalla medicina. Ecco alcune cifre:la fertilità generale si è quasi dimezzata,da 4,9 figli per donna nel periodo 1950-1955 a 2,6 tra il 2005 e il 2010, e si stimache raggiungerà i due figli per donnanel 2050. L’aspettativa di vita alla nascitaè cresciuta di 21 anni, da 46,6 nell’arcotemporale 1950-1955 a 67,6 nell’ultimoquinquennio. Ma il dato di maggiore interesseassociato alla mortalità è l’aumentodella speranza di vita in età avanzata, chepresenta peraltro notevoli differenze trauomini e donne.L’impatto dell’invecchiamento è riscontrabilequasi in ogni aspetto dellavita umana: ha infatti implicazioni direttesull’equità e sulla solidarietà intergenerazionali,cioè sulle fondamenta della società.Per ciò che concerne la sfera economica,i suoi effetti investono la crescita, ilrisparmio, gli investimenti, i consumi, ilmercato del lavoro, la spesa pensionistica,la tassazione. Nell’ambito sociale, gliesiti riguardano la composizione familiare,il mercato immobiliare, i trend migratori,le malattie epidemiche, la domandadi servizi sanitari. Sotto il profilo politico,le conseguenze potrebbero riguardare leabitudini di voto e il meccanismo dellarappresentanza politica.Foto: iStockphoto (Yuri_Arcurs; monkeybusinessimages)4 • n. 2, maggio-agosto 2010


La salute nel mondoPopolazione mondiale con più di 60 anni (in percentuale)4030MondoPaesi più sviluppatiPaesi meno sviluppati2733Bisogna avere fiducia o sfiducia nelfuturo? Questa è una delle domande piùimportanti che tutti, anziani e non, devonoporsi in un’epoca che vede un progressivoinvecchiamento della popolazione.2010081261950 1975 2009 2025 2050Fonte: www.un.orgSignificative differenze nella consistenzae nel peso della componente anzianadella popolazione si evidenziano tra learee economicamente avanzate e quellein via di sviluppo. Nelle prime, oltre unquinto degli abitanti supera attualmente i60 anni. E le proiezioni dicono che nel 2050quasi un terzo della popolazione sarà costituitada anziani. Nelle seconde, le personeanziane ammontano solo all’8% del totalema si prevede che ne rappresenteranno unquinto a metà del secolo corrente. Inoltre,il tasso di invecchiamento futuro atteso è91561121815132220più alto nelle economie emergenti rispettoa quelle progredite; ciò implica che nellearee sottosviluppate saranno più ristretti imargini per reagire al fenomeno.Assumendo l’Europa come regione rappresentativadei paesi avanzati, si possonoindividuare una serie di questioni poste dalprocesso in analisi e loro possibili soluzioni.In Europa si registra oggi la più elevataproporzione di individui anziani (22%);nel 2050 presumibilmente circa il 35%della popolazione europea supererà i 60anni. L’invecchiamento demografico harappresentato una conquista e un segnaledi progresso per la società del VecchioContinente, ma solleva anche preoccupazioni,in particolare nell’ambito pensionisticoe assistenziale.Mantenendo inalterati gli schemi previdenzialivigenti, le pensioni dovranno essereelargite molto più a lungo. Uno dei possibiliaggiustamenti al fine di assicurare lasostenibilità del sistema è quello di ridurre ibenefici pensionistici per le prossime generazionidi pensionati; ciò esporrebbe peròun maggior numero di anziani in futuro alrischio di cadere in povertà. D’altro cantoun’ingiustificata generosità dei sistemipensionistici comporterebbe insostenibilitàfiscale e sociale a causa dello squilibrio tracontribuenti e beneficiari. La maggior partedelle riforme poste in essere dai governieuropei si focalizza invece principalmentesull’aumento dell’età pensionabile.Non essendo la maggiore longevità sinonimodi buona salute, l’aspetto assistenzialerichiede sempre più ingenti risorse dapanorama per i giovani • 5


Per vivere la terza etàdestinare ai servizi sanitari per conseguireun miglioramento dello standard qualitativodell’esistenza. Misure preventive inquesto senso includono l’adozione di stilidi vita più salutari, che garantiscono nonsolo un accrescimento della speranza divita ma anche un buono stato di salute inetà avanzata. In ogni caso si rende necessariofornire un apparato assistenziale accessibileagli anziani cosiddetti “fragili”.Le politiche pubbliche e il settore privatodovranno incrementare la disponibilità dimeccanismi di cura formali e informaliper soddisfare le loro esigenze. Inoltre, igoverni nazionali dovrebbero assicurareincentivi alle famiglie e alla società civileaffinché si impegnino maggiormentenell’assistenza ai membri più anziani.A questo proposito vale la pena di soffermarsisulle difficoltà di coesione sociale,tema troppo spesso assente dai dibattiti:dato il trend di invecchiamento inarrestabilee il conseguente ampliamento della forbiceintergenerazionale, le politiche pubbliche,la società civile e i media dovrannoadoperarsi per individuare le strade per ilsostegno e per la solidarietà tra giovani eanziani, in un’ottica che non consideri lepersone anziane come un peso da sopportarebensì come una risorsa da valorizzare.Fenomeno legato a quello dell’invecchiamentodemografico è la riduzione dellapopolazione in età lavorativa. Il modomigliore per agevolare la transizione sarebbequello di incoraggiare gli individuia lavorare più a lungo e di rimuovere le252015105020barriere che lo impediscono. Come già accennato,le politiche pensionistiche hannofornito incentivi a carriere più lungheinnalzando l’età pensionabile (in Danimarca,Germania, Italia e Gran Bretagna)e restringendo le possibilità di pensionamentoanticipato (in Austria, Finlandia eOlanda). Anche in seguito all’adozione ditali misure permane il rischio che le normevengano aggirate, come nel caso dellefalse pensioni di invalidità.Una soluzione per le società avanzateè data dal cospicuo movimento migratorioin entrata dalle più giovani società dei paesiin via di sviluppo, che attutisce l’impat-Aspettativa di vita a 60, 65 e 80 anni (in anni)168Mondo22189Regioni piùsviluppate18157Regioni asviluppo medio60 65 8016136Regioni menosviluppateFonte: www.un.orgSe nei paesi occidentali aumenta lapercentuale di popolazione con più di 65anni, è importante riflettere sul modo dicontinuare a coinvolgere queste personenella società e di aiutarle a realizzarsianche nella terza età.to della penuria di forza lavoro, ma spessocrea problemi di convivenza sociale, talvoltadi emarginazione e persino di esclusione.Tuttavia, in aggiunta al problemadel brain drain, la migrazione di giovanilavoratori potrebbe esacerbare la situazionenei loro paesi di provenienza, anch’essisoggetti all’invecchiamento della società.Nell’ambito europeo questo processo interessai paesi dell’ex blocco sovietico,dove quasi una persona su due ha lasciatoo programma di lasciare la regione per trasferirsiin Europa occidentale.Considerando il Continente africanocome rappresentativo del macrocosmocostituito dalle economie meno sviluppate,si possono svolgere considerazioniparallele a quelle compiute per l’Europa.Oltre a essere la regione più povera,l’Africa sub-sahariana è anche la più giovanedel mondo: il 64% della popolazioneha meno di 25 anni (comparato al 46%dell’Asia e al 48% dell’America latina) ela struttura demografica rimarrà relativamenteimmutata fino al 2025 a causa dellapersistente fertilità (attualmente 5,13 figliper donna) e degli alti tassi di mortalità.Il dibattito sull’invecchiamento inquest’area ruota attorno a due questioni principali.In primo luogo, le implicazioni delleFoto: iStockphoto/laflor6 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàtraghettando il sistema pensionistico dalprincipio retributivo a quello contributivoe affiancando al criterio della ripartizionequello della capitalizzazione e rimodulandogli indici di commisurazione dellepensioni (gli ultimi, definiti dalla legge247/2007, sono entrati in vigore nell’annocorrente), nonché i criteri per poter accederealla pensione.Nell’ultimo ventennio si sono succeduteriforme più o meno importanti, conlo scopo di tenere sotto controllo il trendcrescente della spesa pensionistica, fruttoanche di trattamenti che, giudicati ex post,appaiono troppo generosi.La prima grande riforma è stata approvatadal governo Amato nel 1992.Essa prevedeva l’innalzamento dell’etàpensionabile per i lavoratori dipendentidel settore privato da 60 a 65 anni per gliuomini e da 55 a 60 per le donne; inoltreveniva modificato il calcolo del montantepensionistico sulla base non più deglistipendi degli ultimi 5 anni (regime pre-Amato), ma della media degli stipendi ditutta la vita lavorativa.Nel 1995 si è avuta la Riforma Dini,che ha segnato il passaggio dal metodo dicalcolo retributivo a quello contributivo.Il montante contributivo per il lavoratorepubblico si ottiene dalla capitalizzazionedel 33% della retribuzione a un saggiopari alla media mobile degli ultimi 5 annidella crescita del Pil. Il montante è poitrasformato in pensione dividendolo perun coefficiente variabile in ragione dellasperanza di vita al momento del pensionamento.Tale riforma prevedeva un’applicazionegraduale del nuovo sistema, cheIl valore delle attività nonretribuite svolte dagli anziani èpari a 18,3 miliardi di euro, circal’1,3% del Pil.opera a pieno regime per gli assunti dopoil 31 dicembre 1995.Nel 2004 è stata approvata la RiformaBerlusconi, che ha ritoccato l’età minimapensionabile portandola a 65 per gliuomini e 60 per le donne, ha introdottoforme di previdenza complementare emodificato la disciplina del Tfr. Gli ultimianni sono stati caratterizzati da interventisettoriali principalmente volti a favorireforme di previdenza complementareprivata, la posticipazione della pensione98765Rapporto fra la spesa sanitaria e il Pil italiano (in percentuale)199820022006201020142018Fonte: Ragioneria Generale dello Stato, Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e sociosanitario(2007).pur in presenza dei requisiti minimi, conrestrizione delle finestre per il pensionamentoanticipato, nonché l’ultimissimanovella che ha portato l’età pensionabilepure per le donne a 65 anni.Dall’analisi del sunto qui presentatonon possiamo non notare come il vero puntodi svolta nella storia delle pensioni si siaavuto con la riforma Dini, dalla quale risultacon cristallina chiarezza il collegamentotra crescita economica, pensioni e invecchiamentodella popolazione. Svolta cheperaltro sembra risolversi non solo in unamaggiore economicità del sistema, bensìin una decisa diminuzione dell’ammontaredelle pensioni individuali (si stima mediamenteun -9% dell’importo annuale).20222026203020342038204220462050L’anziano: costo o risorsa?Finora si è focalizzata l’attenzione suquanto incide l’invecchiamento dellapopolazione sulloStato sociale.La recente ricercaIres Il capitalesociale deglianziani, però, ciaiuta a vedere ilfenomeno da un altro punto di vista. Inbase a tale ricerca infatti, il valore delleattività non retribuite svolte dagli anzianiè pari a 18,3 miliardi di euro, circa l’1,2%del Pil. Non certo una cosa da poco. Taledato non si riferisce solo al valore veroe proprio delle attività svolte ma anchealle esternalità positive che esse generano,soprattutto nei confronti delle donnelavoratrici e dei minori e che si traduconoin un aumento del benessere collettivo.Gli over 54 impegnati nell’aiuto gratuitosono circa 4.071.000 (dati Istat 2006Parentela e rapporti di solidarietà) e assicuranoogni mese approssimativamente150 milioni di ore di aiuto, pari a oltre il50% del volontariato prestato dai cittadiniitaliani. Circa l’80% di questo monteore è dedicato alla cura dei minori. In terminimonetari il contributo lavorativo diun anziano è pari a 348.660.984 euro ilmese. Il tutto ha una ricaduta positiva sulrisparmio delle famiglie: il risparmio indirettoassicurato dai nonni è stimabile inuna cifra tra 495.600.000 e 1.321.600.000euro annui.Questa ricerca però non può fare ameno di sollevare degli interrogativi cheda tempo tolgono il sonno agli economisti:come valutare effettivamente il valoredelle attività non di mercato? Purtroppospesso i numeri e il bisogno esasperato diricondurre tutto a indicatori ci fanno dimenticareche esistono dimensioni difficilmentequantificabili in denaro, le quali,tuttavia, costituiscono comunque una fonteimportante di produttività ed efficienzaeconomica nonché di coinvolgimento epartecipazione sociale degli anziani.Nell’ambito del volontariato le personecon più di 55 anni sono circa 304.000su 826.000 volontari. È indiscutibile inoltreche un anziano attivo goda di una miglioresalute e ciò ha ricadute positive sulsistema sanitario.Se Terenzio nel II secolo a.C. affermavache senectus ipsa morbus est, ovveroche la vecchiaia è di per sé un male, algiorno d’oggi gli anziani possono invecegodere di una migliore qualità di vita,svolgendo un ruolo di grande importanzanella società.panorama per i giovani • 11


Per vivere la terza etàNuove sfide per Stato,Regioni e società civileCresce la consapevolezza del ruolo e delle potenzialità degli anziani,ma occorrono strutture idonee che permettano loro di mettere alservizio della società le loro capacità.di Marianna MerianiFoto: iStockphoto/davydovGli anziani sono divenuti una componenterilevante della società italiana. Negli ultimidecenni si è avuto un trend crescentenell’aspettativa media di vita. Una valorizzazionedel loro ruolo nel contesto socio-lavorativorappresenta ormai un obiettivoauspicabile, da cui possono derivarebenefici generalizzati. Nuove sfide sonolanciate in particolare al sistema sanitarioe assistenziale, che deve essere adeguatoper rispondere ai bisogni di una terza etàsempre più composita ed esigente. Occorresfatare l’immagine dell’anziano comesoggetto non più produttivo e stanco spettatoredella realtà che lo circonda. Si parlaormai di una “longevità attiva”, a sottolinearel’importanza di un atteggiamentoche incentiva gli aspetti relazionali e riducequella naturale propensione alla solitudineche inclina alla depressione; esseson frutto dell’allentamento dei rapportisociali e del vecchio pregiudizio nei confrontidell’anzianità come condizione dideclino e disimpegno. Da uno studio presentatonel 2007 dalla Fondazione Censis,che ha preso in esame alcune concrete realizzazioniper la longevità attiva, emergeper esempio che circa l’80% delle personeintervistate testimonia di aver conosciutoun gran numero di amici, di averemaggiore autostima, mentre più del 50%mostra grande responsabilità comunitariaAl Sud le probabilità per un anzianodi fare ricorso all’assistenzadomiciliare integrata sono menodella metà rispetto al Nord.e svolge attività di volontariato. Inoltre visono stati miglioramenti anche nell’usodelle nuove tecnologie: molti hanno cominciatoa usare il personal computer ea navigare in rete, più del 90% utilizzanormalmente il cellulare. C’è addiritturachi ha stimato che la piena valorizzazionedi questo patrimonio di competenzee potenzialità potrebbe valere in terminieconomici qualcosa come 128 miliardi dieuro, quasi il 9% del Pil italiano!La speranza di vita della nostra popolazioneè quasi raddoppiata nell’ultimosecolo: nel 2008 la vita media si attestavaintorno a 84 anni per le donne e a 78 pergli uomini. Il Censis stima che nel 2030gli abitanti del Sud diminuiranno del 4%circa, mentre nel Nord vi sarà una crescitadel 7%. Ciò, tuttavia, non deve far pensareche il tasso di natalità sia più elevatonelle regioni settentrionali rispetto almezzogiorno: è ancora l’immigrazione aspingere migliaia di persone verso il Nordpiù ricco e dotato di infrastrutture idoneea rispondere ai bisogni sociali.Il “Nuovo patto per la Salute”, siglatoda Stato e Regioni nel dicembre delloscorso anno, delinea in termini finanziarie programmatici le linee guida della politicasanitaria del prossimo triennio, alfine di migliorare la qualità dei servizi egarantire l’unitarietà del sistema. Si trattadi un passo importante, anche se questedichiarazioni programmatiche non sembranoper il momento trovare riscontronella realtà, con riferimento agli interventiche più specificamente riguardano lacondizione degli anziani. Secondo il RapportoOsservasalute del 2009, elaboratodall’Osservatorio nazionale sulla Salutenelle Regioni italiane,sul territorionazionale viè una notevoledisomogeneitànell’assistenzadomiciliare integrata(Adi). Le forme assistenziali offertedal servizio sanitario nazionale nonsempre risultano soddisfacenti e nel Sudla probabilità per un anziano di ricorrereall’Adi è pari al 19,3‰, rispetto al 43,8‰nel Nord: meno della metà! Anche perle forme di assistenza di lungo periodo(long-term care) per gli anziani non autosufficientisi riscontrano dati analoghi: afronte di un totale di circa 6.500 unità e di300mila posti letto, elevato è il numero distrutture nel Nord, per lo più nella provinciadi Trento e in Valle D’Aosta, mentrenel Centro-Sud solo il Molise, le Marchee la Toscana superano la media nazionale.L’obiettivo primario è la realizzazione distrutture sanitarie e assistenziali efficientisu tutto il territorio nazionale. È necessariomodificare l’attuale situazione, chesoprattutto nel Mezzogiorno vede l’assistenzaprestata soprattutto dalle famigliedirettamente o per il tramite di badanti.Un altro elemento da considerare sonole differenti condizioni di vita e le diversepossibilità socio-assistenziali offerte incittà rispetto alla campagna. In un convegnotenuto lo scorso febbraio dalla Cia,la Confederazione Italiana Agricoltori,si è sottolineato che la carenza di servizisociali si riscontra soprattutto nelle zonerurali. A ciò si aggiungono i problemiconnessi a una perdita del potere d’acquistodelle pensioni di oltre il 13% a causadell’inflazione. In questo quadro si inse-12 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàrisce la proposta del presidente della Ciadi portare le pensioni minime a 600 euromensili, elevare il livello di incapienza,ridurre l’aliquota minima d’imposta al20% rispetto all’attuale 23 e applicare un“paniere speciale” per la rivalutazione annuadelle pensioni in coerenza con l’andamentodel tasso d’inflazione.Alcune regioni italiane hanno elaboratospecifici piani d’azione per gli anziani,con l’obiettivo politico di tracciare le lineeguida per la gestione delle risorse eper l’organizzazione del territorio, usandoanche strumenti differenziati tra aree ruralie cittadine. In tal modo, si è cercatodi garantire la sostenibilità delle iniziativee offrire agli anziani la tutela necessaria.L’ambiente urbano – si afferma – deve esseresalubre, accogliente e sicuro: la cittànon solo deve essere accessibile a tutti ea maggior ragione a soggetti deboli comegli anziani. Non è sufficiente garantire lapresenza di infrastrutture, è necessarioche si crei un clima “inclusivo” e attentoai bisogni di soggetti anche non autosufficienti.Nelle zone rurali, sicuramente piùsalubri e lontane dai frenetici ritmi cittadini,deve essere incentivata al contrariola realizzazione di infrastrutture e bisognagarantire almeno i servizi più elementari,come farmacie, uffici comunali, guardiamedica. Inoltre sono necessari interventinel settore dei trasporti e della mobilità,bisogna diffondere l’uso di nuove tecnologieper ampliare le possibilità di vitaindipendente e anche per valorizzare lerisorse locali a tutela dell’autonomia deipiccoli centri.Nella societàattuale, così dinamicaed eterogenea,servono iniziativedifferentie coordinate perrispondere ai vari bisogni dei soggetti piùdeboli. Quest’esigenza è stata avvertitadal Spi-Cgil (Sindacato Pensionati Italiani),che nel piccolo comune di Valduganel Trentino ha avviato pratiche concertativecon la giunta comunale per stilare undocumento sulla situazione degli anziani,sulle prospettive future in termini socio-assistenziali e sulla possibilità di promuovereiniziative culturali per ridurre l’isolamentoe la solitudine.Perché gli anziani siano assistiti inmodo adeguato, occorre incentivare larealizzazione di infrastrutture sanitarie ela creazione di servizi sociali efficienti.È necessario, tuttavia, che il sistema diwelfare sia basato su un coordinamentotra servizi pubblici e famiglia, in un’otticadi “familismo ambivalente” che, in casoGli agricoltori sottolineano chela carenza di servizi sociali siriscontra soprattutto nelle zonerurali.di insufficienza dell’assistenza domiciliare,assicuri il ricorso a centri specializzati.Non necessariamente l’assistenza pubblicaè succedanea di quella familiare. Infatti,è stata incentivata la realizzazione alivello locale di enti non lucrativi di utilitàsociale e centri di volontariato per stimolarel’autonoma iniziativa e dare attuazio-panorama per i giovani • 13


Per vivere la terza etàFoto: iStockphoto (sdominick; sil63)Nella pagina precedente: le mani di uncontadino segnate da anni di duro lavoronei campi. Sopra: un anziano signoresorride sulla terrazza di un palazzo di città.In Italia c’è una forte disparità nel livellodei servizi sociali in città e campagna. Unaltro forte squilibrio è quello fra Nord e Suddel Paese (in basso: un piccolo villaggiocalabrese).ne concreta a un principio costituzionalmentegarantito: “L’assistenza privata èlibera” (art. 38, comma 5, Cost.). Essen-ziale resta l’intervento integrativo delloStato in caso di insufficienti condizioni ditutela. Del restoè di competenzaesclusiva delloStato la materiadella previdenzasociale (art. 117,comma 2, lett. o,Cost.), pur essendo garantita alle Regionigrande autonomia nella strutturazionedi forme di previdenza complementaree integrativa (art. 117, comma 3, Cost.).La materia è devoluta alla legislazioneNon è sufficiente garantire lapresenza di infrastrutture: ènecessario che si crei un clima“inclusivo”.concorrente (che si definisce così perchéa essa contribuiscono tanto il Parlamentonazionale quanto i diversi consigli regionali)e dunque le Regioni possono operareliberamente nell’ambito dei principi stabilitidal legislatore statale.Un esempio degno di nota è la creazionedella struttura intermedia, nata inLombardia come attività sperimentale tral’Azienda ospedaliera di Niguarda e laFondazione Don Gnocchi per dare assistenzacontinua ai pazienti che, dopo unlungo ricovero ospedaliero, non sono ingrado di rientrare a casa per la permanenzadi disturbi cognitivi, o per la perditadell’autosufficienza, o per problemisociali. Auspicabile sarebbe il potenziamentosul territorio nazionale di questastruttura, caratterizzata da un livello diassistenza più basso rispetto al ricoveroospedaliero, con limitazione di nuoviricoveri e conseguente diminuzione deicosti sanitari.14 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàFoto: iStockphoto/AlexRathBADANTI: chi sono gliangeli dei nostri anzianiPiù di un milione le lavoratrici straniere in Italia. La legge haregolarizzato la loro posizione nel 2009.di Gabriele RosanaIl ciuffo sbarazzino di Christian Chivu, idelicati tratti di una ragazza avvolta in unhijab, il sorriso d’avorio di una giovanedonna dal profilo slavo. Sono i loro caratteri,prim’ancora che i messaggi a questiaffidati, a parlare, dai cartelloni pubblicitariche campeggiano sui bus di mezzaItalia e alle fermate della metropolitana.Sono i testimonial che una nota compagniatelefonica italiana ha scelto perveicolare un semplice quanto essenzialemessaggio: con noi vi sentirete più vicinia casa. Romania, Filippine, Polonia...lavoratori stranieri in terra italica rimasticon il cuore (oltre che con l’orecchio) nelleloro terre d’origine.C’è un’altra faccia dell’immigrazionein Italia, sospesa tra Africa e Cina. Un esercitoche rifugge la clandestinità e reclamaun regolare posto di lavoro. È l’affaire “badantie colf”, cui la normativa ha, nella caldaestate 2009, cercato di dare una risposta,sottraendolo innanzitutto al giro di vitealla base della restrittiva politica di rimpatrioimmediato degli immigrati irregolari.Una mannaia, quella del Governo, pronta acadere sulle teste di più di un milione di lavoratoriche sino ad allora avevano alimentatole cifre dell’economia sommersa delnostro paese; presenze, però, sempre piùvitali – come si sottolineò provvidenzialmenteda più parti politiche – in seno allefamiglie italiane avviate inesorabilmenteverso un progressivo invecchiamento, lacui posizione era indispensabile sanare. Lasanatoria delle posizioni di quei lavoratori,soprattutto extraeuropei, che prestano laloro attività in famiglia, s’era resa necessariacon l’entrata in vigore della legge sullasicurezza, che aveva introdotto il reatodi clandestinità, determinando d’un trattogravi difficoltà proprio per badanti e colfe travolgendo cosìinevitabilmente edi riflesso le famiglieche traggonogiovamento dalloro apporto lavorativo.Incassate lemediazioni politiche e le convergenze bipartisan,il provvedimento fu inserito dalgoverno nel decreto legge anti-crisi (d.l.78/2009), all’art. 1-ter, contenente disposizioniin materia di attività di assistenza e disostegno alle famiglie. Provvedimento urgenteconvertito dal Parlamento, con modifiche,il 3 agosto successivo con la legge102/2009: di lì a poco le previsioni legislativesulla regolarizzazione dei lavoratoridomestici, con i relativi moduli, avrebberooccupato i tavoli di sindacati e patronati.Rigido – dal 1° al 30 settembre 2009 – iltermine previsto per la presentazione delledichiarazioni di emersione, al fine di regolarizzarei rapporti di lavoro già esistenti ma“in nero”. Cinquecento euro il contributounico richiesto dalla normativa per regolarizzarerapporti di lavoro in atto da almenotre mesi, per un massimo di tre per ciascunnucleo familiare. A presentare la domandaper la sanatoria dei collaboratori domesticipossono essere datori di lavoro italiani maanche cittadini di un paese dell’Unione Europeae finanche extracomunitari, purché inpossesso del permesso di soggiorno.Ripercorrendo i momenti in cui – afronte di problematiche sociali puntualmenteincalzanti – la legislazione s’è trovataripetutamente a fare i conti con la sistematizzazionegiuridica del profilo dellebadanti, segnali interessanti vanno colti neidecreti flussi e nelle manovre finanziarie diinizio decennio, quando, in seguito ai provvedimentidella Legge Bossi-Fini sull’immigrazionestraniera, proprio la categoriadelle assistenti domestiche ha “strappato”una regolamentazione più flessibile. Conla Finanziaria 2005, che ha definito il lavorodelle badanti “in relazione a personeche possano documentare, con certificazionemedica, lo stato di bisogno di assistenza”(determinata anche semplicementedall’avanzata età e non esclusivamenteda particolari patologie), si è giunti a distinguereproprio il lavoratore domesticoresponsabile di attività di assistenza rispettoalla più ampia categoria dei lavoratoridomestici sic et simpliciter (tra cui, quindi,anche baby sitter, cuochi, addetti alle pulizie).La legge ha in sostanza risposto a unC’è un’altra facciadell’immigrazione italiana, cherifugge la clandestinità e reclamaun regolare posto di lavoro.costume sempre più diffuso in Italia dallametà degli anni Novanta, sicché – a frontedi un welfare leggero – la figura “assistenzialista”in seno alla famiglia dai bambini èpassata ad occuparsi degli anziani.panorama per i giovani • 15


Per vivere la terza etàL’ASSISTENZA NEL RESTO D’EUROPA: DOVE C’È PIÙ STATOLa normativa dell’estate scorsa per la regolarizzazione delle badanti non ha fattoaltro che confermare quanto già sostenuto da numerosi analisti, alla luce dellacomparazione con altre realtà socio-politiche: in Italia l’assistenza agli anziani nonautosufficienti si dimostra più a carico della famiglia che dello Stato. Il ricorso deifamiliari a persone retribuite disponibili a vivere a tempo pieno presso l’anzianocongiunto, sacrificando vita privata e affetti personali, riguarda prevalentementeil Sud Europa, paesi che non hanno sviluppato politiche pubbliche di sostegnoalla non autosufficienza adeguate per affrontare una problematica sociale cosìincalzante. Se una badante, che in Italia percepisce uno stipendio che oscillatra 600 e oltre 1.000 euro mensili, viene a gravare in maniera non irrilevante sulbilancio di famiglie già provate dalla crisi e dalle congiuntura economica, il restodell’Europa ha sperimentato diverse soluzioni.Le scelte politiche riflettono particolarmente l’assetto istituzionale di quei paesi(come non tener conto della storia delle grandi socialdemocrazie nordeuropee?),ma rappresentano un’altra via per affrontare la questione. Inevitabilmente, il marchiosu tali politiche di assistenza è quello della Pubblica Amministrazione.In Danimarca, per esempio, gli anziani non autosufficienti vengono ospitati in stanzesingole presso istituti le cui spese sono a carico dello Stato. In Francia – per venirea realtà anche istituzionalmente a noi più vicine – gli assistenti domiciliari sonoinvece assegnati dal Comune, con spese detraibili anche fino al 100%. Politichesimili vi sono nel Regno Unito, dove esistono agenzie specializzate a cui rivolgersi,ferme restando le spese a carico dell’erario pubblico.Più articolato il sistema vigente in Germania, dove i servizi sociali possono seguire adomicilio gli anziani fino a cinque ore il giorno; mentre, nel caso di persone non piùautosufficienti, queste vengono ospitate presso strutture specializzate, in virtù dellaPflegeversicherung, un’assicurazione obbligatoria per l’assistenza in età avanzatacon premio pagato alle casse statali insieme ai contributi pensionistici e previdenziali.trice è assunta regolarmente prevedendoun numero di ore settimanali o mensilidecisamente inferiore a quelle effettive).Pressoché la totalità delle badanti risiedepresso l’assistito o comunque nell’abitazionefamiliare. Di particolare interesse,nelle varie indagini condotte sul tema,notare come non si tratti di un rapporto dilavoro riconducibile esclusivamente allacorrispondenza tra salario e prestazione,in primo luogo perché alcuni elementifondamentali della contrattazione riguardanoaspetti non monetari della relazionedi scambio: il vitto e soprattutto l’alloggiomessi a disposizione dalle famiglie per labadante straniera costituiscono elementicruciali del contratto stesso. Poiché l’anzianospesso vive in un’abitazione sovradimensionatarispetto alle sue esigenze,l’offerta di un alloggio per la badante noncostituisce per le famiglie un costo gravoso,ma rappresenta un salario aggiuntivoche consente alle famiglie un minoreesborso monetario per il compenso dellalavoratrice che, in questo modo, risolve ilproprio problema abitativo che sul mercatoavrebbe presentato invece costi deltutto proibitivi. Accanto alla contrattazioneavente come oggetto unicamente gliaspetti economici del rapporto di lavoro,va pertanto considerata la relazione di reciprocovantaggio che si viene a instaurare,essendo spesso il progetto migratoriodi queste donne non finalizzato a un inserimentodefinitivo in Italia, ma vissutopiuttosto come una situazione temporaneain cui l’obiettivo è massimizzare ilreddito da inviare alla propria famiglia,minimizzando i costi economici del mantenimentoall’estero, a fronte dei notevolisacrifici che costringono le lavoratrici alunghi periodi d’assenza dai loro affetti.Il fenomeno delle badanti – pur se lalegge approvata dal Parlamento un annofa prevede disposizioni mirate nello specificoai soggetti non in regola – non batteperò unicamente bandiera straniera. Anzi.Secondo alcuni analisti reca proprio il segnodella crisi economica, i cui effetti nonsono ancora del tutto smaltiti. Bologna haregistrato un incremento del 48% di badantiitaliane al servizio delle persone nonautosufficienti nel primo quadrimestre del2010, rispetto allo stesso periodo del 2009.“Si tratta di un trend che ha lentamentepreso piede negli ultimi due anni, anche seun’impennata di questa portata non s’eraancora mai vista”, spiegano dalla federazioneprovinciale delle Acli, che da sole sioccupano della quasi totalità delle badantiin regola nel capoluogo emiliano (RepubblicaBologna, 23 maggio 2010). Un’etàcompresa tra i 45 e i 55 anni, “quasi tuttedisoccupate a causa della crisi (molte incassa integrazione, ma alcune pure con lunghestorie di precariato alle spalle): questoil profilo delle badanti italiane, pressochéraddoppiate in un anno. Una concorrenzaspietata alle colleghe provenienti dall’Europadell’Est “per portare a casa 1000 europer 54 ore di assistenza settimanali, registrandotalora – loro, emiliane – la preferenzadegli anziani bolognesi, pur a frontedi molta meno esperienza alle spalle rispettoalle badanti straniere. Non è razzismo –è il commento delle Acli – ma le famigliele scelgono perché parlano la stessa linguadei loro anziani, se non addirittura il dialetto.E poi sanno cucinare anche una buonatagliatella al ragù...”.panorama per i giovani • 17


Per La salute vivere nel la terza mondo etàSiamo abituati a pensare ai membri dellaterza età come a una categoria sociale daibisogni limitati e circoscritti. In verità lepiù recenti indagini socio-economiche rivelanoche questo punto di vista è quantomai parziale. Il “pianeta anziani” è unarealtà statisticamente sempre più rilevante:entro i prossimi quarant’anni gli ultrasessantenninel mondo saranno più di duemiliardi e supereranno i giovani. Il nostroPaese vedrà aumentare la percentuale dianziani sul totale della popolazione dal24,5 al 37%. Addirittura, se si consideranoproiezioni a più lungo termine, nel2150 il rapporto fra gli anziani e le fascepiù giovani sarà di uno a tre.Questo processo di invecchiamentosociale è particolarmente vivo nei paesisviluppati, tanto che entro il 2050 gli ultrasessantennirappresenteranno la metà dellapopolazione. Il tasso di dipendenza dellapopolazione anziana, cioè il rapporto traultrasessantacinquenni e persone in età lavorativa(tra i 15 e i 64 anni), che esprime ilpeso che grava sugli adulti di età media peril mantenimento dei pensionati, entro i prossimi50 anni raddoppierà nei paesi avanzatie triplicherà in quelli in via di sviluppo.Negli ultimi decenni l’aspettativa di vitamedia nel mondo è straordinariamente cresciuta:un abitante di un parse industrializzatopuò sperare di vivere venti anni di piùrispetto a un coetaneo degli anni Cinquanta.Ciò implica una grande rivoluzione socioantropologica,poiché gli anziani sarannonumericamente maggioritari e in grado digestire adeguatamente questo “surplus” divita indirizzando in senso qualitativo i propribisogni e la propria domanda economica.Ovviamente, all’interno di questa tendenzache appare sempre più consolidata ilsesso femminile godrà di un’aspettativa divita che è mediamente di sette anni superiorerispetto agli uomini. Le donne della terzaetà già adesso rappresentano un compartosociale più dinamico rispetto al passato,specie quelle nate nell’immediato dopoguerra,perché hanno studiato, lavorato,partecipato nel corso della loro giovinezzaal processo di emancipazione femminile, enon solo. Sono il prodotto forse sociologicamente,certo numericamente, più interessante,un target primario per qualsiasi strategiadi marketing.Anziani, “risorsa creativa”L’invecchiamento demografico che caratterizzala nostra società comporta importantiricadute sulla spesa pubblica, sul debitoe sul disavanzo pubblico, sui consumi,sul risparmio, sugli investimenti, sullaproduttività, sul mercato del lavoro e, piùin generale, sul processo di sviluppo.La relazione tra sviluppo e longevitàè di tale importanza da essere stata già daalcuni anni inserita nell’agenda europea:al Consiglio Europeo straordinario di Lisbonadel 2000 è stata da più parti messain risalto l’esigenza di interventi mirati aparticolari gruppi, quali anziani e disabili.Gli Stati membri dovrebbero in quest’otticaattivare politiche di integrazione lavorativae di inclusione socio-culturaledegli anziani.HelAnziani: nuovi stili di vita e di consumo.di Beatrice PolesFoto: iStockphoto.com (monkeybusinessimages; laflor)Queste strategie sono legate a una visionedell’invecchiamento che riconoscenell’anziano una potenziale risorsa e nonsolo il destinatario di un intervento assistenziale,dal momento che egli è portatoredi abilità fisiche e intellettuali da salvaguardaree valorizzare.Addirittura l’Organizzazione Mondialedella Sanità ha elaborato il concetto diIl “pianeta anziani” è una realtàstatisticamente sempre più rilevante: entroi prossimi quarant’anni gli ultrasessantenninel mondo saranno più di due miliardi esupereranno i giovani.18 • n. 2, maggio-agosto 2010


Il futuro della terza etàpienezza spirituale e sociale che solo unavita lunga e ricca di esperienza può rivelare.Ma l’invecchiamento creativo necessitaanche di “luoghi creativi”, ovverodi luoghi che permettano agli anziani disviluppare le loro capacità. Questi luoghipossono essere fisici ma anche immaterialie sono costituiti da opportunità, stili divita, identità che possono diventare verie propri stimoli di creatività. In questomodo l’anziano può essere protagonistadi una nuova fase della propria esistenza,poiché le sue esperienze attuali non sonoin continuità con quelle delle età precepthe ageing!“invecchiamento attivo” per valorizzarele potenzialità fisiche, mentali, socialied economiche degli anziani. In questocontesto, il processo di invecchiamento siidentifica con il tempo liberato dalle incombenzedell’età adulta, ma riempito daattività e impegni nuovi e stimolanti. Lanuova versione della longevità si evolvenel quotidiano e si caratterizza in un processodi continua revisione delle mete, deipercorsi e delle strategie per raggiungerle:è importante praticare attività nuove,differenti da quelle dell’età precedente,capaci di gratificare chi le intraprende.Si configurano in questo modo nuovedimensioni socio-affettive che consentonoall’anziano di riprogettare la propriaesistenza, di ripensare il tempo della vitache ha di fronte oltre le polarizzazioni checaratterizzavano l’età lavorativa. Si parlasempre più spesso di invecchiamento creativo.Esso coincide con una serie di comportamentidinamici ai quali l’anziano èchiamato: flessibilità mentale, disponibilitàdi confrontarsi con gli altri, espressionedi una libera emotività non sono requisitiesteriori ma atteggiamenti fondamentaliper manifestare la propria personalità e lapanorama per i giovani • 19


Foto: iStockphoto.com/LdFGli anziani hanno una forte propensionealla spesa. Inoltre si avvicinano sempre dipiù alle nuove tecnologie.21,60% in affitto) e lo status economico.Quali sono, però, le spese irrinunciabiliper gli anziani del 2000? Dopo salute (91%)e alimentazione (85%), spiccano quelle per lacomunicazione, tanto che il 39,4% ha un telefonocellulare. Il computer è invece presentenel 17,2% delle abitazioni e, in nome delbenessere, il 5,4% degli anziani ha in casa lavasca idromassaggio e il 15,1% il condizionatored’aria. I nuovi consumatori dai capellibianchi chiedono, però, un servizio a domiciliopiù efficiente (42%), mentre il 16% vorrebbepoter comprare a distanza via Tv o viaInternet. Per tutti, o quasi (92%), fare acquistiè comunque difficile e come consumatorinon si sentono abbastanza tutelati.In ogni caso, gli anziani di oggi sonocompletamente diversi da quelli di ieri,perché da loro la terza età non è più vissutacome un periodo di declino, ma comeuna fase nuova dell’esistenza. Sono pienidi interessi, attenti alla propria salute e cudenti:egli può dedicarsi così alla scrittura,alle attività artistiche, a quelle culturalima può anche intraprendere percorsi piùpratici, laddove la sua formazione sia stataprevalentemente teorica e intellettuale.Il concetto di “invecchiamentoattivo” valorizza le potenzialitàfisiche, mentali, socialied economiche degli anziani.Marketing per la terza etàL’invecchiamento attivo si riferisce al mantenimentodi un ruolo partecipato nella societàa livello sociale e culturale e di questosi sono accorti gli operatori di marketing.L’immagine tradizionale degli ultrasessantenniemarginati in una quotidianità fatta dibisogni primari, un po’ come il protagonistadel film di De Sica, “Umberto D”, è lontanaanni luce dalla realtà. È quanto emergeda una ricerca GFK Eurisko, Senior 2010:i nuovi protagonisti, che rivela come quellodei clienti di terza età sia un segmentocomplesso, composto anche da consumatorisofisticati, specie nella fascia che va dai55 ai 65 anni, perla quale cresce larichiesta di prodottilegati al turismo,all’estetica, allacosmetica e all’industriaculturale.Emerge, in Italia, una condizione“anziana” complessa e articolata; essadipende da un insieme di variabili, moltedelle quali collegate fra loro, quali il gradodi istruzione, le condizioni abitative(il 78,4% ha la casa di proprietà contro il20 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàdegli anni Sessanta, il cui tratto più importanteè che è stata sottoposta a una scolarizzazionedi massa, a cui si accompagna peròuna contrazione del tempo di vita professionale:si tratta di persone che si sentono nelpieno potenziale, ma che sono state messeda parte dal punto di vista lavorativo. Il riflessodi tutto ciò sui consumi è che oggiquesti ultimi sono maggiori e più qualificati:gli stili di acquisto sono caratterizzati dauna maggiore consapevolezza, dalla ricercadi prodotti innovativi e da una scelta criticanon legata alle marche. Un settore di consumoin tumultuoso sviluppo anche tra glianziani è quello tecnologico. È aumentatala penetrazione dei cellulari presso questotarget e inoltre si nota un progressivo avvicinamentoanche aInternet: la piazzavirtuale è moltocongeniale ai senior,che in genereescono e si muovonomeno.Una “voce” sempre più importanteL’invecchiamento demografico che caratterizzala nostra società è un fenomenosempre più consistente che incide anchesul processo economico: esso ha ricadutesulla spesa pubblica, sul debito, sui consumi,sul risparmio e sugli investimenti.L’anziano rappresenta una potenziale risorsae non va semplicemente consideratoil destinatario di interventi assistenziali,Le aziende sono moltointeressate agli anziani:11 milioni di consumatori solo inItalia.dal momento che egli è portatore di abilitàfisiche e intellettuali da salvaguardaree tutelare.Di questo si sono accorti gli operatoridi marketing, mossi dal desiderio di raggiungereun segmento di clienti redditizioe in crescita costante. Hanno capito chel’antico stereotipo che vedeva gli anzianicome una categoria sociale dalle esigenzee dai fabbisogni molto limitati non èpiù attuale e che gli individui che entranonella terza età oggi sono completamentediversi da quelli che vi entrarono appenadue decenni fa.È importante che tutti riconosciamo cheil tessuto sociale del nostro Paese sta cambiandoe che la “voce anziani” ne rappresentauna componente sempre più importante.Sarebbe inadeguato, se non addiritturadannoso, continuare a considerare questosegmento inerte ed emarginato. Sta ora allestrutture socio-economiche e politiche piùavvedute riconoscere le esigenze, le richieste,le peculiarità di una realtà sempre piùcomplessa e stimolante, fatta di persone attiveche vogliono essere coinvolte in pienoin tutti i processi sociali e chiedono propostee servizi personalizzati.riosi verso le nuove tecnologie. Se a ciò siaggiunge che nella maggior parte dei casihanno buona capacità di spesa, si capiscel’interesse delle aziende nei confronti diquesti 11 milioni di consumatori.È però importante che queste ultimeelaborino nuove strategie di marketing.Devono tenere presente che, proprio perchéla terza età non è più vissuta come unperiodo di decadenza, i prodotti mirati inmaniera specifica agli anziani hanno suquesti ultimi uno scarso impatto. Rivolgendosiin maniera eccessivamente esplicita alsegmento-anziani, appaiono discriminantinei loro confronti, mettendo in evidenzafragilità e problematicità. I prodotti dovrebberoessere, invece, progettati per farfronte alle esigenze anche dei senior, senzaperò rivolgersi esclusivamente a loro.Quella che sta entrando ora nella terzaetà è la cosiddetta generazione dei babyboomer, nati tra la fine della guerra e l’iniziopanorama per i giovani • 21


La gerontocrazia in ItaliaUno sguardo sulla situazione nazionale in ambito politico eaccademico per capire la reale condizione anagrafica del nostrosistema-paese.di Andrea TraficanteIl ruolo dei giovani nei luoghi di rilevanzasociale, economica e politica è uno degliargomenti che più spesso trova postoall’interno delle discussioni: il punto criticoè la ciclicità con cui questo tema assumeun ruolo centrale nel panorama nazionale,sintomo di un male ancora presente e difficileda estirpare. Un occhio di riguardova ovviamente riservato alle poltrone dimaggior prestigio: quelle politiche – cheoffrono posizioni di comando e controllo– e quelle accademiche, sempre di assolutopregio, ma spesso fonti di baronie.Una prima analisi sull’incidenza di questofenomeno in ambito politico, in assenzaFra i sindaci delle 10 più grandicittà italiane, ben 7 hanno più di59 anni; sono 140 i deputati dellaCamera sopra questa età.di statistiche ufficiali e aggiornate, può esserfatta considerando i 630 membri della Cameradei Deputati divisi per fasce d’età (perquanto riguarda il Senato, i dati non sarebberorappresentativi visto che l’accesso è riservatoagli over 40): nella fascia da 25 a 49 anni sitrova un numero inferiore di deputati rispettoa quanti rientrano tra i 50 e i 59 e a quest’ultimivanno poi aggiunti gli oltre 140 politici natiprima del 1950. La situazione non miglioraconsiderando i sindaci delle 10 maggiori cittàitaliane (in ordine di popolazione residente:Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo,Genova, Bologna, Firenze, Bari, Catania):sono 7 i politici oltre i 59 anni, mentre l’unicaeccezione a quella che appare la regola è rappresentatadal sindaco del capoluogo toscano,Matteo Renzi, nato nel 1975.Sono dati fortemente disallineati rispettoalla media europea e che possonoavere ripercussionisulla stessadefinizione dellepriorità: l’agendapolitica risulta, infatti,spesso avaradi provvedimentiatti a offrire risposte alle esigenze deipiù giovani o in grado di cogliere quelleopportunità che i nuovi settori produttivi(primo fra tutti, quello dell’informationtechnology) mettono a disposizione deglioperatori di mercato. Un’altra immediataconseguenza sta proprio nella definizioneche si dà di “giovani”: si è ampliato il periododella giovinezza, l’asticella della maturitàsociale è stata trainata (e lo continuaa essere) dalla crescita dell’età media deileader e, ad oggi, chi si affaccia nel mondopolitico o tenta di raggiungere una posizionerilevante prima dei 35 anni è vistocome un soggetto avventato, sprovveduto,talvolta considerato come un semplice provocatore.Appare quindi anche più difficilela formazione di nuovi soggetti politici ingrado di prendere parte attivamente ai processidecisionali, vista la forbice offerta daidati anagrafici: il ruolo formativo, un temposvolto dai grandi partiti, che hanno fattomaturare l’attuale classe politica, è andatoora perduto e questo non fa che renderemeno reversibile il fenomeno dell’invecchiamentodimostrato dai dati.La situazione non è certo più roseaconcentrando l’attenzione sul mondodell’università: l’Italia ha il poco invidiabileprimato di avere il corpo docente piùanziano d’Europa. Da una ricerca condottanel 2008 dal Ministero dell’Università,si possono trarre i dati più significativi diquesto fenomeno: considerando, ad esempio,i ricercatori, che, in via teorica, nondovrebbero svolgere un vero e proprioruolo di insegnamento, la quota under 30è pari circa al 2%, una percentuale leggermentesuperiore rispetto a quella degliunder 40, conteggiando anche i professoriassociati e gli ordinari. L’ingenero-Foto: iStockphoto.com (lisapics; MasterLu)22 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàso confronto con il resto dei paesi europeiè permesso dai dati forniti dall’Ocse(Organizzazione per la Cooperazione elo Sviluppo Economico) in una ricercadel 2005: se, infatti, l’età media dell’interopersonale docente italiano supera i50 anni (ma bisogna sottolineare come iricercatori abbassino notevolmente questovalore), in Francia essa si attesta a 45anni, per scendere fino a 42 in Germania ea 38 in Turchia.Il rimedio che, anch’esso ciclicamente,viene spesso proposto per cercare diporre un freno a questo problema è il prepensionamentoa 65 anni, ovvero l’allineamentodel nostro paese alla quasi totalitàdelle restanti nazioni europee: questo anticipodi 5 anni sull’attuale limite impostodalla legge (70 anni) dovrebbe, almenosecondo alcuni, liberare le risorse necessarieper effettuare un deciso turnover delpersonale docente, ottenendo l’ingressodi giovani ricercatori e la progressione incarriera dei docenti.I dubbi sugli effettivi benefici che untale provvedimento avrebbe nel panoramaitaliano sono comunque molto forti:oltre a coloro i quali non credono alla redistribuzionedelle risorse e che pensanoche il pre-pensionamento sarebbe solo unmezzo per sottrarre risorse alle università,bisognerebbe valutare, o almeno, cercaredi ipotizzare quale sarebbe il reale valoredegli atenei a seguito dell’uscita di un numerocospicuo di docenti. Si parla, infatti,di professori che, al di là di casi particolarie sicuramente trascurabili rispetto alla totalità,rappresentano un’indiscutibile ricchezzain termini di conoscenza ed esperienza:prima di procedere alla decisione,si dovrebbe dunque capire il reale impatto,ovvero il costo sociale, che una tale manovraavrebbe all’interno del sistema-paese,visto che l’aspirazione dovrebbe esserequella di avere una classe dirigente preparataal meglio, in grado quindi di vincereil confronto in termini di capacità eprofessionalità con il resto del mondo. Sepoi fosse anche giovane, sarebbe la tantocercata quadratura del cerchio.Se il panorama politico e quello universitariorisultano essere poco incoraggianti,la situazione sembra essere decisamentemigliore considerando il settore produttivoitaliano: da qualche anno, infatti, è statomesso in moto un processo di rinnovamentoall’interno dei consigli di amministrazionee del management di grandi aziendedel nostro paese,che ha avuto ancheil non trascurabilemerito difar aumentare laquota di dirigentidonna nei luoghichiave (anche se da questo punto di vistala situazione di altri paesi, soprattutto quelliscandinavi, è decisamente migliore). Sitratta comunque di un fenomeno che, nellamaggior parte dei casi, avviene all’internodel medesimo nucleo familiare: questo fatto,che a prima vista può far storcere il nasoa qualcuno, può trovare un’esauriente spiegazioneproprio nella struttura del sistemaproduttivo italiano, basato da sempre sulegami molto stretti tra azienda e famigliaproprietaria. Resta in ogni caso la necessitàdi non perdere competitività in un settorefortemente soggetto a dinamiche di mercato,in cui, quindi, le scelte fatte devono avereun riscontro in termini di produttività edefficienza, fissando un orizzonte temporalea medio-lungo termine: si tratta dunque diL’età media dei docentiuniversitari italiani supera i 50anni, mentre in Francia è 45, inGermania 42, in Turchia 38.decisioni che vanno al di là di qualsivogliaragionamento in termini clientelari o nepotisticie questo esempio può rappresentarela via che anche le istituzioni pubblichedovrebbero seguire per raggiungere gliobiettivi prefissati.Concludendo, non si è lontani dal veroaffermando che, in Italia, i ruoli di “potere”,nell’accezione più ampia possibile,sono detenuti nella stragrande maggioranzadei casi da over 60, ma questo dato, impietosose confrontato con ciò che accadenei paesi dell’Unione Europea, può esserevariato solo attraverso una serie di provvedimentiche vadano oltre la semplicefuoriuscita dei “baroni”, che anzi potrebbeportare a un impoverimento notevoledel livello culturale e professionale delnostro paese. Si tratta quindi di cercare lamaniera migliore per avere un ricambiogenerazionale per rinnovare e innovare ilsistema-paese. Il che vale quanto dire, unavolta di più, che la vera sfida è quella chesi gioca al livello del sistema educativo eformativo. È qui, infatti, che si preparanole eccellenze del futuro.Il numero di deputati che hanno fra i25 e i 49 anni è inferiore a quello deideputati che hanno fra i 50 e i 59 anni (adestra: Montecitorio, sede della Camera).Nella pagina precedente: l’età media deiprofessori universitari italiani è più alta diquella di molti paesi occidentali.panorama per i giovani • 23


Per vivere la terza etàFoto: iStockphoto.com (creatista; ericsphotography)La risorsa longevitàLe nuove frontiere dell’assistenza socio-sanitaria agli anziani in Italia,in una visione di longevità attiva.di Carlotta OrlandoL’attuale convenzione per laquale il periodo dell’anzianitàcomincerebbe allo scoccare dei65 anni è ormai superata.È sufficiente un’occhiata alle più recentistatistiche Istat relative ai presidi residenzialisocio-assistenziali nel 2006 perrendersi conto di quanto l’attuale convenzioneper la quale il periodo dell’anzianitàcomincerebbe allo scoccare dei65 anni sia ormai un criterio superato,per lo meno se si considera anziano chiormai è uscito dal sistema produttivo.Con l’allungamento della vita media,infatti, si ha un corrispondente prolungamentodel periodo post-lavorativo esi allontana nel tempo quella condizionepsicofisica che impedisce di esserepienamente soggetti attivi. Ed è propriointorno all’idea di longevità attiva cheoggi tendono a indirizzarsi gli sforzi diquanti operano nel settore dell’assistenzaagli anziani. Il longevo diviene unanuova figura sociale, in grado di crearericchezza, un’opportunità di investimentopiuttosto che un costo improduttivo, ilcui lavoro, inteso come attività necessariaalla crescita umana, può e deve essereconvogliato verso la produzione diquei beni principalmente relazionali peri quali il settore pubblico non disponedelle risorse necessarie e di cui il settoreprivato non ha interesse a occuparsi. Chisi prende cura dei longevi attivi non cercatanto di creare un efficiente sistemaalberghiero, né di occuparsi meramentedi aspetti sanitari e materiali, quantopiuttosto di curare tutto ciò che concernela relazionalità.La life-span theoryLa base teorica del concetto di longevitàattiva può essere trovata nella cosiddettalife-span theory, il cui massimoesponente è PaulBaltes. Secondoquesto modello,il corso della vitadeve essere interpretatocomeuna continuadialettica tra crescita, dunque acquisizioni,e declino, ossia perdite. Il termine“sviluppo” può essere agevolmenteriferito a qualunque fase della vita, lacui rappresentazione non è pertantoassimilabile a una parabola convessa,come stereotipicamente si tende a credere.Figlia della life-span theory è poila teoria dello sviluppo psicosociale diErik Erikson: nella vita dell’uomo siavvicendano diversi stadi, caratterizzaticiascuno da un particolare rapportodell’individuo con la società, dal qualedipendono per l’appunto i cambiamentiche permettono il passaggio da uno stadioall’altro. È opportuno dunque rivalutarela figura del longevo, progettandointerventi volti non solo a creare occasionidi intrattenimento, ma soprattuttoa stimolare la crescita personale e a dareavvio a processi di socializzazione utilia far cogliere all’anziano il proprio ruoloattivo e il contributo che ancora puòdare a chi gli sta attorno.Chi si occupa dei nostri anziani?Facendo riferimento ancora una volta aidati Istat al 31 dicembre 2006, i presidiresidenziali socio-assistenziali in Italiaospitano 230.467 anziani, per la maggiorparte donne, di cui circa il 70% nelle regionidel Nord Italia. In cima al podioper numero di anziani ospitati in questestrutture si trova la Lombardia (48.956presenze), seguita da Piemonte e Veneto;chiude la graduatoria la “piccola” Basilicata,con soli 558 ospiti. Meritevole dinota è sicuramente la rilevazione per cuiquasi il 70% degli ospiti di questi centriha un’età di almeno 80 anni. Comeafferma Stefano Zamagni, presidentedell’Agenzia per le Onlus, quello chesta invecchiando è il concetto stesso dietà e non la società. Cambia infatti la sogliadi vecchiaia e cambiano le modalitàdi invecchiamento: se fino a non moltotempo fa gli ottuagenari erano un’eccezione,oggi sono divenuti la norma, e sevent’anni fa un sessantenne si sentivaormai privo di prospettive e percepival’inizio del declino, oggi chi ha sessant’anniinaugura una nuova fase dellapropria vita, sa di poter dare ancora ilproprio contributo.Quanto al regime giuridico degli entiche si occupano dell’assistenza agli anziani,ben il 43% è costituito nella formadi organizzazioni non profit, scavalcandodunque gli enti pubblici, che costituisconocirca il 38% del totale. È il segno concretodi come il settore non profit riesca aspuntarla proprio laddove quello pubblico24 • n. 2, maggio-agosto 2010


UN APPROCCIO INNOVATIVOLa Fondazione Opera ImmacolataConcezioneSopra: il sito internet della FondazioneOpera Immacolata Concezione(http://community.oiconlus.it; vedi box alato). In alto e nella pagina precedente:l’assistenza agli anziani non consistesolo nel supporto medico, ma anche nellavalorizzazione della persona, nello stimoloalla creatività e alla vita sociale.spesso fallisce, dando vita a nuove formedi welfare che da sussidiarie stanno pianpiano divenendo comprimarie, colmandotutte le sacche lasciate scoperte dall’assistenzastatale.Altri dati significativi in materia diassistenza agli anziani ci vengono dall’indaginecensuaria sugli interventi e i servizisociali dei comuni curata nel 2005dall’Istat. Tra i destinatari delle politichedi welfare delle amministrazioni comunali,la categoria degli anziani è al secondoposto, beneficiando di circa il 23%delle risorse totali messe a disposizione;esse sono erogate soprattutto in forma diassistenza domiciliare, mentre alle struttureresidenziali è riservato circa il 25%.Inoltre, i comuni forniscono spesso serviziricreativi e organizzano attività attead aumentare l’integrazione sociale deglianziani, raccogliendo numerosi consensisenza pesare troppo sui bilanci.Alcune iniziative notevoliIl Belpaese può vantare altri notevoliesempi di organizzazioni assistenzialisui generis, rivolte non solo e non tantoall’assistenza primaria agli anziani, quantopiuttosto ad aiutare il longevo a mantenereuna vita psico-fisica attiva.Oltre al caso della Fondazione OperaImmacolata Concezione Onlus di Padova(descritta nel box che accompagnaquesto articolo), possiamo citare quellodell’Associazione Alberto Sordi Onlus,attiva a Roma dal 2002, che si proponela valorizzazione dell’anziano come persona,migliorandone la qualità di vita econducendo i propri ospiti al recuperoe allo sviluppo delle loro capacità manuali,fisiche e cognitive. Testa di pontedell’Associazione è il Centro diurno perAnziani fragili, luogo di incontro nelquale vengono predisposte attività volteal risveglio delle capacità personali degliospiti.Altri progetti interessanti sono quellipromossi dalla regione Marche, la regionepiù longeva d’Italia. In particolareverrà dato avvio a breve al progetto Jade,interamente finanziato dall’Unione Europea,che mira alla predisposizione ditecnologie atte a far condurre agli anzianiuna vita quanto più possibile autonomae confortevole, nonché a promuovernela socializzazione. Proprio le Marcheospiteranno poi l’Agenzia nazionale perl’invecchiamento, che si focalizzerà sullaricerca soprattutto intorno alle problematichedella longevità attiva e sulla formazionedi operatori del settore, oltre chesulla promozione di iniziative per rivalutareil ruolo dell’anziano nella societàodierna.“La risorsa longevità”: è questo il mottoall’insegna del quale opera ormai daoltre cinquant’anni la Fondazione OperaImmacolata Concezione (Oic) di Padova,pioniera nel promuovere la nascita o larinascita di una socialità tra gli anziani,ispirata dalla caritas.Ciò che caratterizza il centro CivitasVitae di Padova, dove la Onlus esercitain via prevalente la propria attività, nonsono tanto le strutture all’avanguardiaofferte ai suoi ospiti, edificate in unospazio verde emblematicamentechiamato “Parco della vita e delleesperienze”, quanto piuttosto i metodianticonformisti e innovativi per prendersicura, nel senso più ampio del termine,degli anziani.Un primo dato di eccezionalità ècostituito dai percorsi “Terza EtàProtagonista”. Parola chiave è appunto“protagonista”: le varie attività,consistenti per lo più in lavori digruppo, fanno sì che il longevo torni asentirsi parte dell’ingranaggio sociale.In particolare vengono organizzatimomenti di discussione riguardanti letematiche dell’anzianità, vi sono progettidi educazione alla salute, si avvicinanoi partecipanti alle nuove tecnologie,si cerca di agevolare in ciascuno lascoperta di interessi e talenti.Se questo progetto è riservato adanziani autosufficienti che frequentanoil centro solo giornalmente, non bisognatuttavia dimenticare chi ne ha fatto lapropria casa. Infatti vi sono circa 1.000posti letto a disposizione di anziani nonautosufficienti e disabili, dei quali sicerca in ogni caso di recuperare e farfruttare ogni risorsa, seppur limitata,ancora disponibile in ciascuno, senzalasciare che si assopiscano nellapassività, assecondando il loro gradualedeclino.L’esperienza della Civitas Vitae èquella di un centro polifunzionale ingrado di aggregare non solo anziani– autosufficienti, non autosufficienti edisabili – ma anche i futuri operatori chefrequentano il Centro di Formazione“Varotto-Berto”, oltre a giovani ebambini, grazie al Centro Infanzia “Guidoe Clara Ferro” e al Progetto Doposcuola,innescando dinamiche di relazionalitàintergenerazionale, fiore all’occhiellodi questo centro avveniristico, ormaidistante anni luce dal tradizionalemodello della casa di riposo.


Per La salute vivere nel la terza mondo etàA sinistra: una statua di Cicerone. Nellapagina seguente: una stampa ottocentescache riproduce il volto di Petrarca.La vecchiaia nella letteraturaLa vecchiaia era per gli antichi un traguardo molto più difficile daraggiungere. Le loro riflessioni continuano però a offrirci spuntipreziosi per afferrare il senso e il valore delle diverse età della vita.di Donato Sambugaro e Maria Teresa RachettaSessant’anni. A questa età per la culturae per la società latina si entravanella senectus. A sessant’anni Mimnermosi augurava che la sua vita avessetermine, giacché di tutto era privata daun corpo ormai sfatto. Sessant’anni eraun punto d’approdo se non un termine,l’età della saggezza e della riflessioneappartata. A sessant’anni, oggi in Italia,dacché il modo di dire che la vitacomincia a quaranta è diventato veritàcruda e quanto mai reale, si è alloraappena appenamaggiorenni...Il baricentrodella vita si è, intempi piuttostobrevi, spostato inavanti a velocitàvertiginosa, senza che a ciò sia corrispostaun’analoga riflessione su cosaciò significasse, sia da un punto di vistasociale sia, soprattutto, da un punto divista culturale. La nostra pare una societàincapace di fermarsi a rifletteresu se stessa, di rallentare per osservareil suo canuto ombelico. Possediamouna vecchiaia priva di consapevolezza.Per supplire a questa mancanza, appareancora essenziale la riflessione che gliantichi hanno elaborato e su questa dunqueci concentreremo. È indubbiamentecomplesso, specie partendo dal solomateriale letterario, concettualizzarecome una data società pensi se stessa.Ci limiteremo dunque ad alcuni esempi,a singole riflessioni, senza correre troppofrettolosamente a rischiose generalizzazioni.Discorso amplissimo se non inesauribilemeriterebbe il tema della “vecchiaia”nel mondo greco classico e,parallelamente, in quello ebraico. Bastiaccennare che, se se ne delineasse unquadro anche solo parziale, emergerebbeuna concezione quanto mai fluida,soggetta ai mutamenti storici e agli spostamentigeografici: degli anziani si parla,nelle pagine più antiche della Bibbia,come di patriarchi venerati e venerabili,la cui vecchiaia e canutezza sono oggettodi rispetto; al contrario, nel libro diDaniele (del II sec. a.C. circa) si ha ilben noto e certo non edificante episodiodi Susanna insidiata da vecchiardilibidinosi.Per i greci, l’autorità e l’autorevolezzadegli anziani esiste ed è forte(si pensi alle figure di vecchi re comeNestore o Priamo nei poemi omerici,all’organo politico della gerousia spartana...),ma non manca il riconoscimentodei difetti e dei limiti di un’etàsegnata dal disfacimento fisico (si ècitato Mimnermo) specie nella societàateniese, tutta puntata al mito dellaIl mondo greco celebra Nestoree Priamo, ma è vero che lasocietà ateniese era orientata almito della giovinezza.giovinezza tanto buona quanto bellaFoto: iStockphoto.com (PaoloGaetano; Pictore)26 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàe prestante, aggettivi inevitabilmenteassociati alla giovinezza. Ricordiamo,proprio a segnalare l’esistenza di posizioniopposte, da un lato l’elogio chedella vecchiaia fa l’ateniese Solone(rispondendo a Mimnermo che, dopotutto,è preferibile vivere fino a ottantaanni), dall’altro le molte figure dianziani derisi o addirittura malmenatidella commedia (indelebile il personaggioaristofanesco di Strepsiade).Il mondo classico latino offre una riflessionemolto ampia e fortunatamenteben documentata sulla condizione dellavecchiaia e sulla posizione del senexall’interno della società. Ci limiteremo atrattare quanto osserva Cicerone nel CatoMaior de senectute, un trattato filosoficodatabile al 44 a.C. Il testo, sotto formadi dialogo introdotto da Scipione l’Emiliano,ha come oratore principale l’immensafigura di Catone il Censore (ultraottantenneall’epoca in cui si immaginaavvenuto il dialogo). Catone passa inrassegna e confuta le principali criticheusualmente mosse alla vecchiaia, comela decadenza fisica, servendosi di esemplarifigure o di fatti storici. Cicerone attribuisceal suo Cato Maior una funzionein primo luogo consolatoria, sollievonon tanto per i mali che affliggono loStato (per quanto la dimensione politicarimanga centrale nell’opera) quanto peril peso degli anni: è soprattutto nel sensodi restituire alla senectus la pienezza delsuo prestigio sociale che opera la consolazioneofferta dal Cato Maior. La vecchiaia,nel libello ciceroniano, si svincolada una tipologizzazione astratta perCicerone, attraverso la figura diCatone il Censore, restituiscela pienezza del prestigio socialeall’anziano.saldarsi strettamente con l’auctoritas,incarnandosi in uno dei personaggi piùrappresentativi della Roma di un tempo,quel Catone che è in primo luogo un portavocedello stesso Cicerone. Certo, è innegabileche a tratti Cicerone si aggrappia un’immagine dell’auctoritas senatoriaormai del tutto anacronistica. Altrove,accade che nel De senectute il rapportofra le generazioni non abbia sempre toniidilliaci e che affiorino in primo piano itimori degli anziani.È difficile trovare una sintesidell’opera ciceroniana, o indicazionidi principi di massima che si possanoimmediatamente recuperare al nostromondo, alla nostra società, per indicarecome considerare il rapporto conl’età matura. Pure, può bastare far parlareCatone, chericorre a una celebremetafora:affermare chegli anziani nonsono attivi nellagestione dellares publica equivale a sostenere che iltimoniere siede tranquillamente a poppa,senza fare niente, mentre gli altrimarinai si arrampicano sugli alberi etra le sartie. Certo, le attività deivecchi sono diverse da quelledei giovani ma sono anchemulto maiora et meliora.Giacché non viribus autvelocitate aut celeritatecorporum res magnaegeruntur, sedconsilio, auctoritate,sententia, che nellavecchiaia non mancanodi certo, anzi siaccrescono.La grande tradizioneclassica inerenteil tema della vecchiaiaviene recuperata agli alboridell’Umanesimo con Petrarca.Egli ripropone il tema indiverse parti della sua opera latina,che trovano un culmine in Seniles VIII2, la celebre epistolaDe senectutepropria eteius bonis. Anchequi troviamola metafora dellanave, che perònon indica più il corpo sociale, ma piùconvenzionalmente la vita del singolo,condotta tra le tempeste, in cerca di unporto sicuro dalle avversità. Il soggettivismopetrarchesco, che nell’operalatina può talvolta stringere in angustieimmagini e strumenti di portata originariamenteben più vasta, riesce tuttaviaa fornire nuovi elementi nella riflessionesulla vecchiaia entro l’opera volgare,in particolare nei Rerum vulgariumfragmenta, dove la matrice poetica ela garanzia dell’unità dell’opera sonocostituite entrambe dalla retractatio, ladichiarazione da parte del poeta del rinnegamentodei suoi sentimenti e valorigiovanili. Come il genere lirico impone,Petrarca non intende indicare conprecisione il momento in cui avviene laPer Petrarca la vecchiaia è iltempo della contemplazionedolce delle esperienze passate,della ragione e della saggezza.sua conversione, ma la vecchiaia corrispondeall’età della saggezza oppostaal “giovanile errore”,l’età incui l’Iod e iFragmentariponevale speranzepiù dolci di felicità con Laura, l’etàin cui concretamente il poeta Petrarcadà gli ultimi ritocchi all’assettodella raccolta di liriche. Ecco dunqueche la vecchiaia assume dei significatinuovi: il tempo della contemplazionedolce delle passate esperienze,reale ma soprattutto vagheggiato.Ma anche e soprattutto il tempo dellaragione e della saggezza, la qualeè frutto delle esperienze di tutta lavita e si pone in una dialettica maiesausta con i sogni e le speranzedella gioventù. La vecchiaia comeil vivo tempo di una vita, il tempodel pentimento e dell’abbandono delmondo, l’attimo prima del risvegliodal “breve sogno”, che tuttavia nonsi può cessare di amare.panorama per i giovani • 27


Per vivere la terza etàFoto: iStockphoto.com/virtualphotoLongevità e matematicaUn binomio inaspettatoStudiosi e profani pensano che i grandi matematici esauriscano la loro“vena” prima dei quarant’anni. Molte eccezioni smentiscono quest’idea.di Damiano RicceriSi ritiene spesso che le scienze pure, ein modo particolare la matematica, sianoattività (almeno a livello creativo) in cuisolo i giovani possono eccellere. A sostegnodi questa tesi si sono schierati moltiscienziati: basti pensare ad esempio algrande matematico inglese G.H. Hardy,che nella sua celebre Apologia di unIl matematico americano diorigine cinese Ky Fan produssestudi originali fino a oltreottant’anni.matematico sostiene che è praticamenteimpossibile per un ricercatore compiereapprezzabili progressi dopo i quarant’anni(tesi peraltro condivisa ancora oggi dagran parte del mondo accademico e ribaditain varie opere divulgative, come adesempio le Avventure di un matematicodel polacco S. Ulam). D’altra parte possiamovedere moltissimi e – soprattutto– luminosi esempi di uomini che hannodato grandi contributi alla matematicafino a un’età chein alcuni casi haraggiunto oltre ildoppio dei canoniciquarant’annidi cui sopra.Presentiamoallora alcuni esempi di longevità nel campodella matematica da ritenersi particolarmentesignificativi .Iniziamo col caso del matematicoamericano di origine cinese Ky Fan(1914-2010): nato ad Hangzhou (la capitaledella provincia dello Zhejiang) eformatosi tra il suo paese natio e Parigiprima di partire per gli Stati Uniti, oveha svolto gran parte della sua carriera (inparticolare all’Università della Californiadi Santa Barbara dal 1965), è stato unostudioso noto soprattutto per i suoi fondamentalicontributi all’Analisi Funzionale– ossia quella branca della matematicache si occupa dello studio degli spazi adimensione infinita – e alla Teoria delleDisuguaglianze: ci sono suoi risultati (celebread esempio il suo Teorema di PuntoFisso) che ormai sono entrati nella letteraturastandard di queste discipline. Egliè celebrato anche per il gusto “estetico”della matematica che portava avanti nellasua attività di ricerca, proponendo risultatieleganti e di ampia portata (applicabiliquindi ai più diversi contesti di studio).Ky Fan rientra nella nostra trattazione inquanto pubblicò i suoi ultimi lavori originalidi ricerca negli anni Novanta, dandocosì prova fino alla veneranda età di oltreottant’anni di quella lucidità e soprattutto28 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàdi quell’originalità che lo avevano contraddistintolungo il corso di tutta la suacarriera.Per rimanere in Estremo Oriente diamoora una breve presentazione del matematicovietnamita Hoang Tuy (1927-vivente): nato in un paese all’epoca digrandissima arretratezza e soprattutto diinesistente tradizione matematica, si èformato alla rinomata Università Stataledi Mosca, conseguendo il dottorato diricerca nel 1959 (non inganni l’età abbastanzaelevata di conseguimento del titolo,dato che si deve tener conto di tuttele peripezie che Tuy ha dovuto affrontareper completare gli studi medi nel suo paese).Tuy è poi tornato in Vietnam e ha lìsvolto tutta la carriera accademica, avendoun’influenza decisiva nella creazionedella scuola di matematica vietnamita,che è oggi tra le migliori dei paesi emergentied è tuttora in fase di forte espansione,con molti giovani particolarmentepromettenti. Quindi nel caso di Tuyal ruolo di ricercatore si deve associarequello non meno importante di “organizzatore”accademico oltre a quello di rinomatodidatta.Ai fini della nostra trattazione interessaperò l’aspetto creativo di Tuy: inparticolare la sua branca d’elezione è lacosiddetta teoria dell’OttimizzazioneGlobale, nella quale è universalmente riconosciutotra i maggiori esperti viventi.I suoi contributi a questo e ad altri ramidella Matematica Applicata consistonodi oltre 160 pubblicazioni (alcune dellequali ancora in fase di stampa, riprova dicome la sua attività continui intensissimanonostante gli oltre ottant’anni) alle qualisi aggiungono alcune monografie moltoimportanti.Passiamo ora dall’Estremo Orientealla Francia: nazione di grandissime tradizionimatematiche.Tra i maggiori matematici francesi viventiè impossibile non annoverare HaimBrezis (nato nel 1944), che, nonostantenon raggiunga l’età di Tuy, ha comunquemolte più primavere sulle spalle dellefatidiche quaranta. Le sue ricerche, cheabbracciano un’ampia gamma di branchedell’Analisi Funzionale e della teoria delleEquazioni Differenziali Non Lineari conparticolare enfasi sulle equazioni ellittichee paraboliche, lo hanno di diritto proiettatonell’olimpo dei grandi dell’AnalisiMatematica, partendo dai risultati sugliOperatori Massimali Monotoni, che glicominciarono a dare notorietà a livellointernazionale. Da quel momento si sonosucceduti senza sosta una serie di risultatidi altissimo livello che hanno profondamenteinfluenzato il lavoro di centinaia dialtri ricercatori in tutto il mondo, tanto daessere uno dei matematici viventi più citatisecondo tutti imotori di ricercascientifici.Uno dei risultatipiù celebri diBrezis, riguardantele equazioniellittiche semilineari del secondo ordinenel cosiddetto caso di esponente critico, èstato ottenuto nel 1991 in collaborazionecol matematico canadese Louis Nirenberg(1925-vivente), altro bellissimo esempiodi longevità matematica: questo matematico,da ritenersi – alla pari di Brezis – trai maggiori esperti di Analisi Matematicadel ventesimo secolo, è una delle “istituzioni”del prestigioso istituto Courantdell’Università di New York, universitànella quale si è formato e ha lavorato pertutta la durata della sua carriera.Tra i maggiori esperti di AnalisiMatematica del Novecento c’èLouis Nirenberg che, nato nel1925, è ancora attivo.Nirenberg è tuttora attivo e lavora intensamentesu alcune questioni a cavallotra Geometria Differenziale (disciplinanella quale ha dato enormi contributi) eteoria delle Equazioni Differenziali NonLineari. In particolare sta collaborando colsuo allievo Yan Yan Li; questa precisazioneci sembra opportuna anche per sfatareil mito che vuole i grandi matematici allastregua di alienati che non riescono nonsolo a collaborare scientificamente con glialtri, ma addirittura a instaurare rapportiumani.Un altro personaggio da citare è JacquesLouis Lions (1928-2001), ulterioreesponente di punta della grande scuoladi Analisi Matematica francese e tra iriformatori della stessa nel dopoguerra:molti dei maggiori matematici francesi sisono formati sotto la sua guida (compresoBrezis).Noto per la sua incredibile prolificità(oltre 600 pubblicazioni e una ventinadi monografie) è riuscito ad avereun grande impatto non solo sulla teoriaclassica delle Equazioni Differenziali(basti pensare ai famosi risultati di esistenzaottenuti in collaborazione conJean Leray), ma anche sulle più nuovediscipline dell’Analisi Numerica (per laquale non disdegnava l’uso dei neonaticalcolatori) e della Teoria del Controllo.In particolare iniziò a occuparsi di AnalisiNumerica verso la fine degli anniSessanta, suscitando tra le altre cose nonpoca ilarità tra i suoi colleghi “puristi”,che vedevano nell’uso del calcolatoreuna forzatura che snaturava la matematicacom’era stata intesa sino ad allora,alla stregua di un’arte con poche possibilitàapplicative.Last but not least, chiudiamo la nostracarrellata con un matematico italiano:Claudio Procesi (1941-vivente), universalmentericonosciuto tra i maggioriesperti di Algebra; a quasi settant’annicontinua a essere pienamente attivo nellesue ricerche, nonostante il gravoso (maanche prestigioso) impegno quale vicepresidentedell’Unione Matematica Internazionale.panorama per i giovani • 29


Per La salute vivere nel la terza mondo etàFoto: iStockphoto.com (monkeybusinessimages; tomazl)Le università della terza etàCorsi di yoga e pittura, ma anche di lingue straniere, diritto e filosofia.Per concretizzare il progetto della “formazione permanente”.di Maria Teresa RachettaIn una società in veloce e continuo cambiamentocome la nostra la formazione destinataagli anziani non è solo un modo perrendere intellettualmente e spiritualmenteproduttivo il tempo libero, coltivando interessivecchi o nuovi, e migliorare e ampliarele relazioni tra persone spesso sole. È aqueste finalità che solitamente si riferiscela comunicazione relativa alle cosiddette“università della terza età”; oggi, però,una persona anziana ma in grado di seguirelo sviluppo delle tecnologie, oltre a scoprirenuovi interessi, può ottenere un miglioramentonotevole del suo stile di vita,usufruendo delle facilitazioni nel campodell’informazione e della burocrazia dicui tutti godiamo, ma anche, per esempio,avendo accesso a sistemi di comunicazionealternativi al classico telefono. Essi lepermettono di alleggerire una voce non secondariadel suo bilancio (spesso di quellofamiliare, nonostante l’età matura dei figli)o, più in generale, di riuscire a mantenersiintegrata nella società, sfruttando, almenoin parte, le potenzialità del cambiamento edel progresso.Ecco dunque che istituzioni come le“università della terza età” abbandonano illoro carattere inerente al “tempo libero” ediventano risorse che in futuro potrebberoconfigurarsi come indispensabili, oltre cheindubbiamente utili come sono già. Talevalenza strategica della formazione rivoltaagli anziani non èsfuggita all’UnioneEuropea: nelcontesto della strategiadi Lisbona,volta a perseguireobiettivi di crescitaeconomica, competitività e inclusionesociale, si è imposta una nuova attenzionenei confronti della formazione permanente.In particolare, una notevole attenzione aglianziani trova un posto di rilievo nella lottacontro la povertà e l’esclusione, con unimpegno su due fronti. Il primo riguarda ilavoratori anziani, che devono allungare laloro vita professionale con un invecchiamentoattivo; il secondo riguarda i pensionati,che possono rendere l’apprendimentoun momento fondamentale della loro vita ediventare a loro volta educatori. Soprattuttoverso questo secondo fronte si sviluppal’azione delle “università della terza età”,che non si limitano alla sola attività didattica,ma si muovono anche nella direzionedella ricerca nel campo della pedagogia peradulti e anziani, un campo poco studiatoprima che si destasse l’attenzione dell’Europaper la formazione permanente.Le “università della terza età” sono istitutigestiti da associazioni e fondazioni. SiLe università della terza etànon riguardano più solo il tempolibero, ma offrono risorse econoscenze sempre più utili.tratta di un particolare tipo di “universitàpopolare”, sul modello delle associazionisorte in Italia tra la fine dell’Ottocento ei primi del Novecento all’interno delle30 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per La salute vivere nel la terza mondo etàNelle università della terza età si possonoseguire corsi di yoga, di pittura, diinformatica, ma anche corsi di diritto o dieconomia, come quelli che si frequentanonelle altre università.INDIRIZZI UTILIUnitre e FederUni sono le dueorganizzazioni che raggruppano leuniversità della terza età riconosciutein Italia.Unitre (www.unitre.net): ha avutoorigine dalla prima università dellaterza età d’Italia, fondata a Torino nel1975; comprende 268 sedi situate inogni parte del Paese.FederUni (www.federuni.it): è nata nel1985 e oggi conta oltre 250 sedi.Inoltre anche la Fnp, Federazionenazionale pensionati della Cisl(www.pensionati.cisl.it), svolgeformazione dedicata alla terza età consedi in tutta Italia.Da segnalare anche il sito di AuserOnlus (www.auser.it), impegnata nellavalutazione e nel controllo dei serviziofferti dalle “università della terza età”.prime organizzazioni sindacali e politichedel movimento operaio. Con le universitàsorsero anche “biblioteche e circoli culturalipopolari”. Chiuse durante il fascismo,alla fine della guerra queste realtà tornaronoa nuova vita e a fiorire, declinandosinegli ultimi decenni del Novecento anchenella forma che a noi interessa, quella voltaalla valorizzazione e all’accrescimentodel patrimonio di cultura e competenzedegli anziani. Queste origini rappresentanola peculiarità della realtà italiana: neglialtri paesi europei, infatti, le “universitàdella terza età” sorgono da iniziative degliatenei ordinari.Il riconoscimento di un’universitàdella terza età spetta alle Regioni, cherichiedono requisiti di carattere economico,didattico, di professionalità del corpodocente e di continuità dell’attività, chepossono variare sul territorio nazionale.Un modo sicuro per individuare un’istituzionedi qualità consiste nel verificarnel’appartenenza a una delle associazionicome Unitre e FederUni. Il riconoscimentocomporta ancheIl riconoscimento diun’università della terzaetà spetta alle Regioni, cherichiedono vari requisiti.un contributo daparte delle Regioni,il quale tuttavianon copre integralmentele spese:è dunque deltutto normale che le università richiedanouna quota associativa e un contributo perogni corso (sebbene in alcuni casi possanoessere previste agevolazioni). L’universitàriconosciuta rimane comunque del tuttoautonoma sia sotto l’aspetto finanziariosia sotto quello della didattica.I corsi offerti spaziano generalmentedalle attività più spiccatamente ricreativee definibili come hobbies (per esempio varieforme di artigianato o discipline comelo yoga), a quelle artistiche, (come pittura,scultura, fotografia o teoria e praticamusicale), a quelle legate alle disciplineil cui insegnamento viene impartito anchenelle università in senso proprio (come lelingue antiche e moderne, la storia dellaletteratura, il diritto e la filosofia, particolarmenterichiesta). Gli insegnamenti relativia queste ultime discipline vengonoin genere proposti nell’ambito di corsi acarattere interdisciplinare; tuttavia, nelcaso in cui si riscontrino interesse e predisposizionenell’uditorio, il livello dell’insegnamentopuò alzarsi facilmente, graziealla qualifica, di norma di alto livello,del corpo docente. Ai corsi ordinari sonospesso associate attività culturali straordinarie,come visite a mostre o monumenti,partecipazioni a conferenze e convegni,concerti e rappresentazioni teatrali. Altermine di ogni corso viene comunque rilasciatoun attestato di frequenza che nonha valore legale. Non esistono verifiche diprofitto o esami di alcun genere.Per iscriversi a un’università della terzaetà non occorre un titolo di studio e solitamentenon sono indicati neanche limitidi età precisi per gli iscritti. Anche sullapolitica legata alle iscrizioni, tuttavia, leuniversità sono totalmente autonome.Statistiche di FederUni indicano però chedue terzi degli iscritti hanno terminato lescuole medie inferiori e si configuranoquindi come soggetti attenti e critici.Le “università della terza età”, comele sorelle maggiori “università popolari”,sono ormai numerose e diffuse intutta Italia. Il riconoscimento tributatodall’Unione Europea ai progetti legatialla formazione permanente le ha trasformatein preziosi strumenti per tuttala società. Il passo successivo sulla stradadi un’ancora migliore e più efficienteattività sarà rivolto alla creazione di unostrumento di certificazione oggettivo dellaqualità dei vari istituti: negli ultimi annimolte iniziative hanno canalizzato risorseper individuare i migliori criteri relativiall’apprendimento da parte dei discenti.Nel frattempo esiste già una prima formadi certificazione di qualità, del tutto sperimentale,promossa dalla Auser Onlus,ente nazionale avente finalità assistenzialiattivo dal 1989. Il “bollino blu” di Ausersarà assegnato sulla base di criteri nonsolo gestionali, ma anche didattici, tra cuil’attenzione alle richieste e ai bisogni deisingoli discenti, in particolare in un’otticamulticulturale.panorama per i giovani • 31


Energia La salute da nel risparmiare mondoL’età del cinema:fra De Sica e EastwoodIl rapporto degli anziani con la settima arte: spettatori, protagonisti eartefici.di Francesco Pipoli“Il cinema essenzialmente esamina primauna personalità e il corpo successivamente”(Peter Greenaway). Come nelle artivisive tradizionali, l’uomo è, dunque, occasionegeneratrice dell’impulso creativoe veicolo della comunicazione cinematografica.La complessità degli strumenti adisposizione di un regista fa tuttavia passarein secondo piano la fisicità dell’uomo,quella levigatezza delle membra giovaniche scultori classici e classicisti andavanoricercando nel fine trattamento delmarmo. In più, il carattere potenzialmentepopolare del racconto cinematografico,che attinge a un bacino infinito di storiediverse, di origine letteraria o reale e, nonultimo, il porsi del cinema al termine diun lungo sviluppo delle arti tradizionali,rende comune e normale la presenza, alcentro di un film, di personaggi anziani edelle loro vicende.In quanto industria, il cinema ha ancheil dovere di attirare il pubblico. Perraggiungere questo scopo può fare affidamentosul grande potere delle immaginiin movimento e della sala buia di indurregli spettatori all’identificazione con i personaggiche osservano sullo schermo. Lestatistiche, però, mostrano che in Italia32 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàFoto: Warner Bros.Sopra: Clint Eastwood interpreta il veteranoWalt Kowalski in Gran Torino (Warner Bros,2008). Nella pagina seguente: un’altrascena del film.l’affluenza nelle sale della popolazioneanziana è decisamente inferiore a quelladei giovani, sia in termini relativi sia assoluti:tra i 35 e i 45 anni la percentualedelle persone che frequentano la sala almenouna volta l’anno si dimezza, calandoancora per fasce di età superiori (fonteIstat). Si capisce, allora, che parlare dianziani in un film non è un modo per attirareuna certa fascia di pubblico, ma è unmezzo per comunicare qualcosa.L’esempio più chiaro ci è fornito propriodalla Disney, che in Up, nel creareuna fiaba per bambini, ha usato la storia diun vecchietto insofferente della vita cittadinae di un viaggio che è l’elaborazionedi un lutto e, insieme, la scoperta di nuoviaffetti. Il protagonista virtuale di questofilm somiglia, come dice uno dei registi,Bob Peterson, a Spencer Tracy, WalterMatthau, James Coburn, “i nostri nonnimigliori” (Fulvia Caprara), ma anche a unpersonaggio che solo nella stagione cinematograficaprecedente aveva affascinatoe convinto critica e pubblico: Walt Kowalski,protagonista di Gran Torino. La partecon cui Clint Eastwood, per sua ammissione,chiude una lunga carriera di attore,è quella di un burbero reduce della guerrain Corea, con la bocca sempre digrignatada cui non esce mai una parola gentile; un“vecchio antipatico” (Piera Detassis) che,dopo la morte della moglie, ha dedicatotutte le sue attenzioni alla sua Ford GranTorino – cimelio di un passato da operaiodella catena di montaggio – e alla sua casa,mantenuta alla perfezione in un quartiereormai degradato e affollato di stranieri. Laprima immagine che Eastwood, qui ancheregista, ci restituisce di quest’uomo èquella di una persona incapace di amare,che non sa cosa sia la vita, che ha rinnegatofamiglia e religione e che non esita apronunciare giudizi razzisti sui suoi viciniasiatici. La storia è, però, quella di un processodi redenzione che si realizza tramitel’affetto per un ragazzo, Thao, uno deglistranieri che fino a poco tempo prima avevaconsiderato invasori del suo vicinato eche ora cresce come un figlio. Kowalski,oppresso dalla morte che ha visto e causatodurante la guerra e che ora sente vicinaa sé, ha imparato, nella sua lunga vita, chela rudezza serve per sopravvivere: questoè ciò che vuole insegnare a Thao il quale,invece, gli fa riscoprire quanto, per vivere,ci sia bisogno del sentimento.“Come in tutti i tragici, in Clint albergal’anima di un grande comico” (RobertoNepoti), che pizzica ora le corde della commedia,ora quelledella tragedia,per parlare di unuomo combattivo,che avrebbe ancoratanto da dare etanto da vivere.L’età, che l’attore mostra senza vergogna,conferisce a quella che, a prima vista,sembra una semplice sintesi di tutti i personaggidel passato, dai pistoleri di SergioLeone all’ispettore Callaghan, un’eroicitàancora maggiore; l’epilogo suggella il filmcon un inno alla non-violenza e al sacrificio,che all’inizio sarebbe stato contrarioalle aspettative del pubblico.È interessante confrontare questo personaggiocon Umberto D., protagonistadell’omonimo film di Vittorio De Sica del1952. Umberto è un pensionato che, perfronteggiare i suoi debiti, ricerca invanol’aiuto e la solidarietà dei suoi amici e,con grande dignità, ma poca forza, cercadi sopravvivere nella Roma di metà Novecento.Il film, che suscitò anche unosdegnoso commento di Giulio Andreotti(“se nel mondo si sarà indotti – erroneamente– a ritenere che quella di UmbertoD. è l’Italia della metà del ventesimo secolo,De Sica avrà reso un pessimo servizioalla sua patria, che è anche la patria diDon Bosco, di Forlanini e di una progreditalegislazione sociale”), traccia le lineedi una faccia diversa della vecchiaia: solitaria,bisognosa, alienata. Diversamenteda Eastwood, De Sica dipinge una personalitàdebole e rinunciataria, che arriva apensare al suicidio come unica soluzioneper i propri problemi.Il grande scarto esistente tra i due filmforse è anche il risultato del differente approcciodei due registi al tema dell’anzianità.Eastwood dirige il suo film a 78 annidi età; quando girò Umberto D., De Sicane aveva, invece, solo 51. Il primo mostra,allora, un atteggiamento maturo nei confrontidella vecchiaia e porta in scena ilcarico dei doveri morali che competono aun uomo qual è Walt Kowalski, facendo iltutto, come ha osservato Paolo Mereghetti,con una “assunzione di responsabilitàinusitata anche per i suoi film, quasi fosseriuscito finalmente a fare i conti davverocon la morte, che nelle sue ultime regieaveva sempre più invaso le avventure deisuoi non-eroi”. De Sica sembra, invece,comunicare le ansie che affliggono unuomo di mezza età, cui si palesa il pesoEastwood mostraun atteggiamento maturo neiconfronti della vecchiaia e porta inscena i doveri morali di Kowalski.di un qualcosa che è ancora terribilmenteincognito, ma sempre più vicino: la vecchiaia,che viene letta in una chiave dicompleta sfiducia.panorama per i giovani • 33


Per La salute vivere nel la terza mondo etàFoto: Warner Bros.Se De Sica, però, si muove nell’ambitodel clima neorealista, Eastwood, dirigendoun film decisamente classico in un climaben diverso, si trova a fare i conti, comemolti altri registi, con una questione benpiù importante: la morte del cinema stesso.Come ha sentenziato più volte il cineastainglese Peter Greenaway, “il cinema è morto”:esso, che è da considerarsi il più giovaneerede di duemila anni di pittura europea,è andato avanti per un secolo attraverso laSecondo Peter Greenaway “nonabbiamo mai visto cinema:abbiamo visto solo cento anni ditesti illustrati”.mimesi di diverse forme d’arte, in particolareil romanzo del XIX secolo, nel quale siannoverano anche le tendenze naturaliste everiste, nel desiderio di attrarre, come dice ilregista, “il minimo comune denominatore”.Così, continua Greenaway, “non abbiamomai visto cinema: abbiamo visto solo centoanni di testi illustrati”. Il cinema, insomma,si mostra come una personalità vecchia inun corpo nuovo e se vuole rinnovarsi devepassare dall’esaminare quella personalitàall’indagare le potenzialità di questo corpo,che è fatto di tecnologie vecchie e nuove edi un’infinità di possibilità creative. Se nellasua breve storia il cinema è stato capacedi acquisire la dignità di “settima arte”,Greenaway, per riportarlo alle brillantipromesse con cuiesso si presentavaai primi spettatoridell’iniziodel secolo scorso,riparte da un’ipotesiminimalistastrutturalista:cioè dall’analisi del “corpo”.È, come ha osservato Domenico De Gaetano,un procedimento che, nella sua essenzanon-narrativa e antifunzionale, demistificail processo filmico stesso perché rompel’illusione cinematografica. Al contrario,vengono portate in luce le scelte tecnicostrutturalie la consapevolezza di quellestesse scelte: al fondo c’è un pensiero, unariflessione artistica, in perenne dialogocon la tradizione della pittura occidentale,ma anche dell’arte orientale, della musica,dell’architettura e della danza.Il cinema, in sostanza viene depurato daciò che non è cinema e, presa coscienza dellasua dignità di arte, può confrontarsi conle altre arti della tradizione. Il vecchio potenziail nuovo, così come Antonio Canovaaveva magistralmente tradotto in immagininella sua scultura Dedalo e Icaro: il corpogiovane del figlio esprime la raffinatezzaneoclassica dell’autore; le membra cadentidel padre si offrono, invece, a un trattamentopiù mosso e dinamico; la bellezzaformale della scultura si realizza, però, nelrapporto, anche contrastante, delle due figure,impostate come due archi di paraboladivergenti che si incontrano sulla verticale,come due volumi contrapposti, l’uno fattodi luce, l’altro di ombre vibranti.34 • n. 2, maggio-agosto 2010


Per vivere la terza etàL’amore dopo gli antaNon più solo nonni, senza per questo inseguire le emozioni e gliatteggiamenti di chi ha vent’anni. Una riscoperta della corporeità edei legami che possono anche aiutare a creare un nuovo rapporto tragenerazioni.di Claudia MacalusoSe c’è qualcosa di contraddittorio in questinostri frenetici anni 2000 riguarda l’invecchiaree, in particolare, l’invecchiarefisicamente. Da una parte un diffuso terroredella maturità e delle sue manifestazioni,dall’altra l’imporsi della vecchiaiacome tema sociale: non c’è nulla da fare,invecchiamo sempre di più. Badanti, casedi cura, protesi – la questione diventa spinosa.Diventa economica, culturale, politica.Intanto nasce una nuova classe sociale,con un’identità sua propria: gli over60, che rivendicano il loro diritto a essereuomini e donne, nonostante le rughe egli acciacchi. Si scatenano gli esperti dimarketing e i sociologi, nascono rivistededicate, partiti politici e persino villaggivacanze e elder-friendly tour operator.Perché gli anziani del 2000 sono diversidai loro genitori e dai loro nonni: viaggiano,leggono, si informano, comprano,votano, partecipano e... amano.Ebbene sì, l’ultimo tabù è stato infranto.L’amore oltre gli anta non è più chissàche scandalo: dalla pillola blu al fenomenodelle coguare (ovvero signore agées conspiccata propensione al divertimento – iltermine è stato coniato da un romanzo disuccesso, La coguara urbana, che raccontacome alle cinquanta-sessantenni del2000 il ruolo di nonna proprio non vadagiù), l’amore maturo è stato raccontato conestrema delicatezza persino da un cartoneanimato, Up!, il cui protagonista è un settantennevivace e innamoratissimo dellamoglie. L’amore tra uomini e donne maturiperò non è solo una trovata pubblicitariao uno sbandierare il sogno di un’eternagioventù gaudente. Gli uomini e le donneraccontate dai romanzi di Amos Oz, coniugisposati da anni, coppie mature alleprese con i figli, o con un divorzio e nuoviincontri, non amano “come se avesserovent’anni”, ma con uno stile tutto loro, dipersone che “ne hanno viste tante”, con dolorie cicatrici che non andranno via e conun po’ di stanchezza. La sfida non è sentirsigiovani ma imparare ad essere vecchi. Ed èuna sfida di tutti, dell’Occidente intero.In un mondo dove essere giovani escattanti significa essere vivi e dove vecchioè sinonimo di inutile, romanzi comeNon dire notte, Conoscere una donna, Lascatola nera, Una pace perfetta regalanonon poche sorprese. Uomini e donne alleprese con bilanci di una vita e con amo-Foto: Warner Bros.panorama per i giovani • 35


Per La salute vivere nel la terza mondo etàSopra e nella pagina precedente: RichardGere e Diane Lane in due scene del film diGeorge Wolfe Come un Uragano (Nights inRodanthe, Warner Bros, 2008).ri permeati dall’abitudine, nel bene e nelmale, “cerimonie dalle regole immutabili”e desideri mai sopiti abitano le paginee i protagonisti. Fanno capolino defaillancesfisiche, la stanchezza di salire le scalee di dover sempre continuare a vivere, adandare avanti, insieme alle mille angosceche i figli sanno dare, il loro essereun enigma per la generazione precedente,i gesti silenziosi pescati dal pozzo senzafondo della tenerezza, come quando Noa,la protagonista di Non dire notte, dopouna dura giornata passata a interrogarsisul suicidio di uno studente, nasconde latesta sotto la canottiera del compagno diuna vita, Theo, professore in pensione,che “la stringe nella grotta buia dei pelidel petto come se fosse gravido di lei”.Perché, attenzione, l’amore dei vecchinon è platonico, anzi. Una nuova corporeità,attenta ai dettagli e consapevole diquanto significato porta con sé, è spessoadombrata nelle pagine di Oz e si fa stradatra le pagine. Un’intimità di parole e diricordi, di pelle e di mani e di esperienza.“Ti ricordi quella volta a Caracas, quandomi dicesti più o meno così, che una coppiadi insegnanti senza figli non fa che farsi lepulci continuamente, e dicesti anche, nonsarà facile ma almeno non è noioso. Cosìdicesti, Noa. Eppure ci sono momenti incui, sì, sono al posto tuo e vorrei che tufossi al mio.” (Amos Oz, Non dire notte,Feltrinelli, 2007, p. 152)L’effetto di romanzi come Non direnotte su chi ha poco più di vent’anni èbizzarro. La prima impressione è di straniamento:ma chi sono questi qui? Questastoria non mi riguarda! Poi si fa strada undisagio sottile: che i miei genitori (i matusa???)pensino queste cose? Infine il saltodi qualità: chissà se anch’io... e così ci siscopre fratelli tra generazioni, una cosache ci appariva impensabile e quasi contronatura prima di iniziare a leggere. “Siamoandati a vedere il fiume d’argento che laluna andava disegnando fra le alture finoall’orizzonte. Vicini vicini ma senza toccarcisenza parlare e così, in piedi, a lentisorsi, abbiamo bevuto la tisana ascoltandoil richiamo di un uccello notturno dicui non conoscevamo il nome.” (Non direnotte, p. 152)Alla riflessione dolorosa e profondadello scrittore israeliano si affiancano ilbrio e l’ironia di Hollywood...Foto: Warner Bros.Hollywood, la vetrina dorata che ben rispecchia i desideridelle ultime e ultimissime generazioni, mitizzando nel suostar system le icone di bellezza e gioventù, da qualche tempoaccoglie fra le sue storie anche quelle d’amore fra uomini edonne di un’altra generazione.Con un po’ di stupore – e tantissima freschezza – rinascono isentimenti in anime e corpi che avevano dimenticato quantoessi potessero portare lontano e stravolgere completamentele loro vite.Due degli ultimi film di Nancy Meyers, regista, hanno affrontatola tematica con un’ironia a dir poco travolgente: SomethingGotta Give e It’s Complicated (interpretati da castingd’eccezione come un Jack Nicholson sessantacinquenne,Diane Keaton, Alex Baldwin e una stupenda sessantenneMeryl Streep), infatti, hanno una leggerezza invidiabile nellosfiorare passioni sopite che all’improvviso fanno tornare ilsorriso e l’allegria in vite altrimenti destinate ad oscurarsi nellostanco ripetersi di gesti quotidiani.Dolcissima e profonda invece la storia d’amore de Loscafandro e la farfalla. Malinconico e struggente, infine,l’amore travolgente di Nights in Rodanthe (Come unuragano), che spazza via convinzioni d’una vita, sensidi colpa, illusioni di perfezione e paure. Il film di GeorgeWolfe, tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks,è interpretato dalla storica coppia Diane Lane-RichardGere (dopo Cotton Club di Coppola e Unfaithful di AdrianLyne) e, pur con tutta la retorica del genere e un certosentimentalismo, mostra la fragilità e i dubbi d’un uomo ed’una donna che credevano ormai scomparso per sempre ildesiderio dalle loro vite. (Selene Favuzzi)36 • n. 2, maggio-agosto 2010


post scriptaVecchi, giovani, risorse: cosa fa una banca?Quello dell’invecchiamento della popolazione è un tema comunea tutte le economie sviluppate. In Europa entro il 2030 la quota dipopolazione con oltre 75 anni aumenterà sensibilmente, ma giàoggi l’Italia detiene il primato della “vecchiaia”, sia grazie allalongevità dei suoi abitanti, sia a causa del basso tasso di fertilità.È noto infatti che nel nostro paese un bambino che nasce oggi hauna speranza di vita pari a 80 anni circa, mentre rimane ancoratra i più bassi in Europa e pari a 1,3 il numero medio di figli perdonna in età fertile. Secondo stime recenti, nel nostro paese ilrapporto tra gli ultrasessantacinquenni e la popolazione è destinatoad aumentare, arrivando nell’arco di cento anni (tra il 1951e il 2050) a quadruplicarsi: dall’8 al 32%.L’invecchiamento della popolazione porta con sé luci e ombre.Da una lato può essere considerato un indicatore di progresso,scientifico e della medicina, prima di tutto. Dall’altro,l’aumento della vita media nei prossimi decenni causerà ancheun significativo invecchiamento delle forze di lavoro, con unatendenza alla riduzione delle produttività che difficilmente potràtrovare compensazione in revisioni dei livelli retributivi nelle fasiavanzate delle carriere. La necessità di prolungare la vita attivadovrà essere bilanciata con la necessità di rinnovare e valorizzareil capitale umano sia attraverso processi di riqualificazione,sia favorendo il fisiologico turnover tra generazioni sul mercatodel lavoro. Al di fuori del mercato del lavoro, il tema dell’invecchiamentodella popolazione deve essere accompagnato da unanalogo progresso dal punto di vista sociale e della sostenibilitàeconomica di tutti i soggetti economici.Nel nostro paese la spesa per le pensioni rappresenta oggicirca il 14% del prodotto interno lordo. Una spesa pensionisticacosì alta pone un vincolo alla possibilità di destinare risorsepubbliche alle altre voci del welfare e, soprattutto, del welfareper le nuove generazioni. Questo vincolo oggettivo esalta la necessitàdi affiancare al pubblico strutture che siano in grado diraccogliere risorse private e di indirizzarle verso scopi sociali.In questa cornice di riferimento la funzione sussidiaria del settoreprivato trova nel finanziamento della ricerca scientifica e nelsostegno all’assistenza sociale due espressioni alte e rilevanti.Su questi due fronti BNL e il Gruppo BNP Paribas sono, non daoggi, grandemente impegnati.Come è a tutti ben noto, da 18 anni BNL affianca il ComitatoTelethon Fondazione Onlus nella ricerca di fondi da destinarealla ricerca sulle malattie genetiche. Nell’arco di circa un ventenniosono stati veicolati al Telethon poco meno di 200 milionidi euro. Con il contributo dei fondi raccolti da BNL, Telethon hapotuto finanziare 1.364 ricercatori per 2.200 progetti di ricercasu 444 malattie genetiche. I risultati di queste ricerche sono statimateria per 6.839 articoli e studi pubblicati sulle principali rivistescientifiche internazionali. L’esperienza di Telethon dimostra, tral’altro, quanto il settore privato possa fare per il benessere dellegenerazioni future, per la ricerca e, last but not least, anche per igiovani talenti della ricerca scientifica in Italia.Meno nota del Telethon, ma ugualmente significativa è poil’esperienza della Fondazione BNL. La Fondazione, costituitanel 2006, è un istituto giuridico senza fine di lucro che ha comemission “sostenere, promuovere e svolgere iniziative nel campodell’utilità sociale, con particolare riguardo a settori quali quelloartistico, culturale, della solidarietà e della sanità”. Consapevolidelle criticità dello scenario socio-economico che la recessione hareso vieppiù evidenti, la Fondazione concentra le proprie energieesclusivamente a favore di progetti nei settori della solidarietà esanità collocati con preferenza sul territorio nazionale. Tra le numeroseiniziative intraprese il progetto Mano Amica ha l’obiettivodi fornire un sostegno concreto alla realizzazione di progetti ideatida associazioni, non a scopo di lucro, attive nel settore dellasolidarietà e della sanità e alle quali i colleghi BNL e dell’interoGruppo BNP Paribas in Italia si dedicano attivamente. I progettisostenuti nel 2009 sono stati 42. La maggior parte degli interventisono stati destinati a Onlus dedicate a bambini e giovani che fosseromalati, abbandonati, violati, comunque in difficoltà. Uno spazioparticolare è stato poi dedicato a coloro che nel corso dell’annopassato sono stati vittime di due tragedie di grandi dimensioni: ilterremoto in Abruzzo e l’incidente ferroviario a Viareggio.Esperienze come quelle della partnership BNL-Telethon edella Fondazione BNL dimostrano che la complementarità traetica ed economia è possibile, e diviene ancora più necessariaquando gli orizzonti dell’interazione economica vanno al di làdel breve periodo. È solo, infatti, quando l’esperienza economicasi riduce all’oggi che il calcolo del tornaconto individuale contrastal’interesse sociale. Se gli orizzonti si fanno più lunghi ese c’è la consapevolezza della multilateralità delle azioni, alloral’agire economico e l’agire etico diventano complementari. In unorizzonte di medio termine la complementarità tra economia edetica, tra pubblico e privato può rinsaldare il patto generazionaletra giovani e anziani e dare nuovo e forte significato al percorsodi sviluppo della comunità nazionale.Luigi Abetepanorama per i giovani • 37


Primo pianoLa notte diCaravaggioLe difficoltà e le contraddizioni d’un uomo nel “dare luce al buio”.di Selene Favuzzi38 • n. 2, maggio-agosto 2008


Primo pianopanorama per i giovani • 39


Primo pianoAlcune delle opere esposte durante lamostra dedicata al Caravaggio pressole Scuderie del Quirinale. Nella paginaprecedente: Giuditta che taglia la testa aOloferne (1599-1600, Galleria Nazionaled’Arte Antica di Palazzo Barberini, Roma).In questa pagina, in senso orario: Ragazzocon canestra di frutta (1597, Galleria degliUffizi, Firenze), Canestra di frutta (fine ’500,Pinacoteca della Veneranda BibliotecaAmbrosiana, Milano), Conversione di Saulo(1601 circa, collezione privata, Roma), I bari(1595, Kimbell Art Museum, Fort Worth).“Ho voluto dare un taglio al film facendoun parallelismo tra la pittura di Caravaggioe la sua vita; così come la suapittura è caratterizzata dall’oscurità e dallaluce, anche la vita del pittore ha dellezone estremamente luminose e delle altred’oscurità totale. L’ambivalenza della suapittura si ripercuote nella vita...”. Sonoqueste le parole di Andrea Longoni, registadel film per la tv in due puntate del2006 dedicato al grande artista.La pellicola, girata in coproduzioneda Italia, Francia, Spagna e Germania, hafatto un uso sapiente delle suggestioni edei forti contrasti dei dipinti a olio, graziealla potente fotografia orchestrata da VittorioStoraro, vincitore di tre premi Oscar,fra cui quello per Apocalypse Now, altrofilm che tratta in modo superbo il temadell’allucinazione e della follia umana nelmondo contemporaneo.Le musiche incalzanti e impetuose diLuis Bacalov, il celebre compositore argentino,donano alle immagini una forzache s’avvicina incredibilmente alle pennellatespesso violente dell’artista.Un Alessio Boni dalla grandissimasomiglianza coi tratti somatici del Merisiinterpreta con passione e intensità questopersonaggio che diede scandalo sin dallasua partenza dalla Lombardia, per arrivarepoi agli estremi della provocazione aRoma, e giungere infine alla ricerca delperdono nella fuga a Sud, fra Napoli, laSicilia e l’isola di Malta.La mostra e la “Notte di Caravaggio”La mostra, ideata da Claudio Strinati, siè tenuta alle Scuderie del Quirinale dal20 febbraio al 13 giugno e ha scandito leopere seguendo questa suddivisione delsuo percorso artistico: la giovinezza, dal1592 al 1599 (le opere che appartengonoa questa fase sono state collocate su unosfondo di colore verde); il successo, dal1600 al 1606 (con uno sfondo di colorerosso); e infine la fuga, dal 1607 al 1610 (asfondo grigio), rendendo così immediatoper lo spettatore identificare il momentocreativo di cui le tele erano espressione.Il criterio espositivo aveva privilegiatola scelta di 24 opere d’attribuzione certa,senza allontanare dalle chiese romane legrandi tele ivi presenti. La mostra infattinon è rimasta confinata alle pareti delleScuderie, bensì rimandava costantementeagli altri capolavori presenti nella CittàEterna, invitando a visitarli in situ percomprendere appieno il valore aggiuntodal contesto che da sempre le accoglie.Incontri d’approfondimento, lezionid’autore (Zuccari, Marini e Vodret sonosolo alcuni dei nomi illustri coinvolti), classiper ragazzi (come Luci in scena!), lettureguidate delle opere e dibattiti filologici edi poetica, hanno fatto da basso continuoall’Esposizione che raccoglieva capolavorida tutto il mondo, come l’Hermitage di SanPietroburgo (Il suonatore di liuto), il KimbellArt Museum in Texas (I bari), il Metropolitandi New York (I Musici) e la LondonNational Gallery (per la Cena in Emmaus).Oltre che Dublino, Vienna, Nancy eKansas City, il “pellegrinaggio” delle tele hainteressato tutta la penisola italiana, rendendol’evento frutto d’una singolare collaborazionefra poli museali così distanti. Nume-40 • n. 2, maggio-agosto 2008


Primo pianorosissime sono state infatti le iniziative, chehanno avuto culmine a Roma nella “Notte diCaravaggio”, quella fra il 17 e il 18 luglio,giorno in cui 400 anni fa morì l’artista.Oltre alle navette 110open CaravaggioNight Tour, la proiezione dei filmati di RaiEducational sul grande artista, ha contribuitoa rendere l’evento accessibile a tutti.Quattro grandi capolavori (oltre ai cinquequadri già presenti nella collezione), provenientida Palazzo Barberini (Giudittacon la testa di Oloferne, Narciso), GalleriaCorsini (San Giovanni) e Pinacoteca Capitolina(San Giovanni) sono stati esposti neisaloni della Galleria Borghese. All’esternointrattenimento, musica e drink. Nella stessanotte le più splendenti “Chiese del Caravaggio”hanno aperto i loro pesanti portalia un pubblico estasiato: la Basilica diSant’Agostino con la Madonna di Loreto(o Madonna dei Pellegrini), che all’epocasuscitò grande scandalo; la Cappella Contarelliin San Luigi dei Francesi col Martiriodi San Matteo, San Matteo e l’angelo ela Vocazione di San Matteo; e la Basilicadi Santa Maria del Popolo con La Crocifissionedi San Pietro e La Conversione diSan Paolo.Un’organizzazione titanica e allo stessotempo curata nei minimi dettagli (come l’illuminazionestraordinaria delle chiese), hasaputo ben ricevere le migliaia di persone ac-© 2010. Kimbell Art Museum,Fort Worth, Texas/Art Resource,NY/Scala, Firenze© Foto Scala, Firenzepanorama per i giovani • 41


Primo pianoA sinistra: Deposizione (1600-1604, MuseiVaticani, Città del Vaticano).© Musei Vaticanicorse per celebrare il Maestro e la sua pittura,ricca come la sua vita di luce e di ombre.Caravaggio, 400 anni dopoCome mai c’è stata una tale sorprendenterisposta di pubblico per un artista scomparsoormai da quattro secoli?“Caravaggio rappresenta, oltre chel’uomo moderno in un’epoca non illuminata,un pittore che con la sua arte rischiarail secolo: lo rischiara perché dellascienza della luce egli diventa il piùgrande interprete”, questa è la risposta diEmmanuele Francesco Maria Emanuele,presidente del Palaexpo.La luce che a tratti squarcia le tele,dipinge con toni potenti figure e passio-ni così umane da far rabbrividire i Santi,sconvolgere i lineamenti delle Madonne,stravolgere i convenzionali tratti degliAmori. I chiaroscuri e i contrasti spessoesasperati fra luci e ombre non hanno altrorisultato che far emergere i personaggicome delle rivelazioni improvvise.In questo apparire dall’oscurità dell’uomo,qualsiasi uomo, e persino il Papa (PaoloV, ritratto dall’artista nel 1606, o ilfuturo Urbano VIII), si rivela indissolubilmentelegato al buio da cui si staglia la suafigura. Senza ombra, la luce non sarebbealtrettanto luminosa e senza la scura nottele stelle non parrebbero così brillanti.Bene e male non sono chiari e ben definitida confini precisi: entrambi alberganonel cuore umano e le passioni che agitanoi gesti e la vita sono un insieme fin troppocoeso di aspirazioni spirituali e desideri carnali.L’epoca che forse separò maggiormentei due impulsi – i cavalli alati dell’Aurigadi Platone che tirano l’uno verso il cielo el’altro verso l’abisso – e scindendoli ne idealizzòuno e irrimediabilmente condannòl’altro, fu proprio quella in cui visse Caravaggio.L’artista viene ancora oggi ricordatoper la forza spregiudicata ai limiti della follia,con cui impose ai suoi contemporanei,scandalo dopo scandalo, opere in cui l’aspirazionespirituale non era minore di quellacarnale che tanto agitava la sua vita.Egli frequentava Costanza Colonna, ilcardinale Del Monte (suo protettore chene aveva intuito lo straordinario talento) eil Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieridi Malta De Wignancourt; ma allo stessotempo passava la notte fra osterie e taverne,prostitute e delinquenti. Forse per questola “Notte di Caravaggio” è tanto scura.Forse per questo la luce nei suoi quadri ècosì potente: perché mostrano un’inquietudinereligiosa ben più tormentata e profondadi quella dei suoi contemporanei manieristirinchiusi nelle accademie; avendo allostesso tempo una carnalità, un’irriverenzae una povertà che sfocia spesso nella miseria,rifuggite e condannate dai dogmi dellastessa Chiesa cui le opere erano rivolte.Il secolo iniziato col rogo di GiordanoBruno sulla piazza di Campo de’ Fiori, segnatodalle parole e dai tormenti del geniofolle del Tasso; il secolo delle contraddizioniche lacerano dentro e scindono la mente, èanche il secolo del teatro. Caravaggio, l’artista,ha testimoniato attraverso l’ampiezzadei gesti e la tridimensionalità degli oggettiche paiono bucare la tela (pur coi suoi eccessi,i colori stridenti e un naturalismo cheper certi tratti anticipa il Verismo) la follia ele tragedie d’un’epoca, inscenate anche daShakespeare, Cervantes e Racine.Gli slanci e le preghiere salgono alloracon più intensità se i soggetti si rivelanoall’improvviso, come su un palcoscenicoilluminato solo per un attimo e la cui luce,come la vita del pittore lombardo spessoattorniata dalle tenebre, appare nondimenodestinata a non spegnersi mai.Si ringrazia l’Ufficio stampa delle Scuderiedel Quirinale per aver fornito le immagini cheillustrano questo articolo.42 • n. 2, maggio-agosto 2008


Primo pianoD.U.C.K.dedicated to Uncle CarlA dieci anni dalla scomparsa di Carl Barks, l’uomo che ha resoPaperopoli la capitale del fumetto.di Carmelo Di Natale e Selene FavuzziDieci anni fa, alle luci del nuovo millennio,si spegneva l’astro forse più luminoso dellastoria dei fumetti: Carl Barks. Mancavasolo qualche mese al suo centesimo compleanno,tanto che il Novecento si potrebbescherzosamente definire “il secolo deipaperi”. Se siano state la libertà e la solitudinedell’infanzia negli sterminati campidell’Oregon, o le difficoltà uditive iniziatesin da piccolo a suscitare tanta esuberanzacreativa, non ci è dato conoscere; sappiamoperò che, circondato da un mondo di cuipercepiva i suoni ovattati e spesso lontani,il bambino e poi ragazzo mise l’anima neidisegni tracciati su qualsiasi cosa gli capitassea tiro, coltivando la fantasia più deifrutti che crescevano dalla terra dei suoi genitori.Nel 1916, quando aveva solo 15 anni,la morte della madre e i problemi all’uditoche peggioravano di giorno in giorno gliimpedirono di continuare gli studi, cosa dicui si rattristò sempre… Iniziò forse allorail desiderio d’un nuovo mondo, un mondodiverso; fatto della stessa materia di quelloreale: con le stesse difficoltà e sconfitte,con la stessa aspra durezza, ma sostenutoda un’incredibile voglia di tentare ancora,d’andare avanti e contrastare ogni cadutacon la leggerezza che solo un sorriso puòsuscitare. Mirabolanti avventure di paperidalle emozioni più umane che mai conduconoil lettore alle vette più alte, per poiprecipitarlo bruscamente giù, da dove s’erapartiti. Tutto finisce com’era iniziato… Edopo innumerevoli guai e tante onomatopeichequanto dolorose cadute, solo duecose son cambiate: una risata e la voglia discalare ancora quella montagna, fosse anchesolo per l’attimo in cui la brezza dellaconquista aveva sfiorato le piume al vento.Il mondo tutt’altro che puramente idealenato dalla tavolozza di Barks, in cui peròriesce facile e meravigliosamente divertenteevadere, rispecchia la vita, quella veraquanto la proverbiale sfortuna e l’eternaricerca di lavoro che assillano Paperino-Donald Duck, il più malleabile dei paperi,rispecchiano le vicende personali dellostesso artista (e hanno affascinato generazioniintere e scavato un solco profondonel nostro immaginario collettivo, sinoFoto: Guido FrazziniA destra: Carl Barks. Il titolo di questoarticolo (D.U.C.K.) fa riferimento alladedica affettuosa con cui il cartoonist Don“Keno” Rosa, erede spirituale di Barks,chiude solitamente le sue tavole (è infattil’acronimo di Dedicated to Uncle Carl byKeno).panorama per i giovani • 43


Primo pianoFoto: DisneyDue storie scritte e disegnate da Carl Barks.Sopra: Paperino nel tempo che fu (1951; inlingua originale e bianco e nero a sinistra,nella versione italiana a destra). Nellapagina seguente: Paperino e Paperina, Ilmarinaio antico-ma-non-troppo (1966).a ispirare, a detta dello stesso Spielberg,certi tratti del suo Indiana Jones). Il celebrepalmipede con la blusa alla marinaranon è però frutto della fantasia del maestrodell’Oregon: il suo papà è infatti un altrostraordinario cartoonist americano, Al Taliaferro,il quale, insieme allo sceneggiatoreTed Osborne, compone nel 1934 la storicatavola La gallinella saggia, riadattamentodel lungometraggio omonimo in cui per laprima volta compare Paperino. Così comeTopolino, anche Paperino vede la luce primasul grande schermo e poi sulle striscea fumetti. Il grande Taliaferro continueràper oltre trent’anni a disegnare comics conprotagonista Paperino, a cui affianca valenticomprimari come i tre pestiferi nipotiniQui, Quo e Qua, la fidanzata Paperina el’onnisciente professor Pico de Paperis(ispirato al filosofo italiano Pico della Mirandola).Taliaferro costruisce un personag-gio che sembra fatto apposta per le gags: fisionomiabuffa (testa piccola e becco allungatissimo),carattere irascibile e facilone,ripetute imprecazioni; il successo del personaggioconvince Walt Disney a far incontrarePaperino con il “suo” Topolino: sarà lamano dell’inarrivabile Floyd Gottfredson,coadiuvato proprio dalla sceneggiatura delsecondo papà di Paperino Ted Osborne,a celebrare l’evento in storie memorabilicome Topolino e il mistero dei cappotti(1935), Topolino giornalista (1935) e lascoppiettante Topolino nella casa dei fantasmi(1936). Il Paperino di Taliaferro, secerto non difetta in simpatia, manca ancoratuttavia di spessore psicologico, connotazionesociale, nonché, in qualche senso, diun vissuto, vale a dire di un corpus di storieche definiscano i momenti chiave della suavita e che fungano da riferimento filologicosu cui sviluppare altre trame.Su questo sostrato inizia a lavorare CarlBarks: già nel suo primo comic Disney,Paperino e l’oro del pirata, sono presentivari elementi di discontinuità con il Donalddi Taliaferro, precursori della fantasticacrescita che il personaggio conosceràgrazie all’artista di Merrill. La storia, realizzatanel 1942 in collaborazione con ilcartoonist Jack Hannah, vede Paperino e itre nipotini alla ricerca di un vecchio tesoro,cui anela però anche il famigerato criminalePietro Gambadilegno (personaggioantico quanto Topolino). Sono molteplicile novità che Barks apporta in questa tavola;innanzitutto i caratteri somatici di Paperinonon sono più irregolari e buffoneschi:il becco si accorcia, la testa si ingrandisce,tutto il corpo diviene più proporzionato eantropomorfo, segno che il ruolo di Paperinonon è più solo quello di impacciatoprotagonista di esilaranti gags. Da alloratutti gli artisti Disney, compreso lo stessoTaliaferro, riprodurranno Paperino con lefattezze del personaggio barksiano, apportandoal più modifiche marginali. Paperinoe l’oro del pirata è inoltre la primastoria di carattere avventuroso che vedePaperino come protagonista principale:per di più, la cornice spaziale del raccontoè ben lontana da quell’ambiente urbano,in qualche modo “domestico”, che avevasempre fatto da sfondo alle peripezie delpennuto più famoso del mondo. Infine, in44 • n. 2, maggio-agosto 2008


Primo pianoPaperino e l’oro del pirata, Donald per laprima volta rivaleggia con un fiero antagonista,Gambadilegno: fino a quel momentoTopolino era stato l’unico eroe Disneycontrapposto ad avversari dichiarati(Macchia Nera, il pirata Orango, lo stessoGambadilegno ecc...).Gli elementi di novità portati da Barkse Hannah in questa prima opera rappresentanouna piccola rivoluzione nell’universodisneyano; negli anni a venire il maestrodell’Oregon svilupperà ulteriormente la personalitàdi Paperino e degli altri personaggiin becco e piedi palmati, guadagnandosicosì l’affettuoso appellativo di Duckman,ovvero Uomo dei Paperi. Barks farà viverea Paperino avventure straordinarie, conducendoloper mano in ogni luogo e in ognitempo. Come non ricordare a tal propositoracconti come Paperino e il mistero degliIncas (1949), in cui Paperino ed i nipotinisi spingono fino alle soglie di Machu Picchuper risolvere il mistero di alcune uovaquadre dalla crosta dura come pietra, o Paperinoe il feticcio (1949), in cui i quattro sitrovano costretti ad affrontare, nel cuore piùnero dell’Africa nera, un inquietante zombieevocato da uno stregone per riparare a unantico torto. In continuità con questa aperturaal mondo e all’avventura, Barks decidedi inventare una città fantastica in cui far risiederePaperino e gli altri paperi: nasce cosìDuckburg, vale a dire Paperopoli.Il Paperino di Barks muta da storia instoria, non è un personaggio psicologicamentestatico: troviamo così un Paperinoprofondo conoscitore del cinemawestern affrontare il temibile BombaSerpenero in una fantomaticacittà del West (Paperino sceriffo aValmitraglia, 1948) o ancora un Paperinoumile e laborioso lattaio che resiste alleangherie di un furfante che vuole rubargliil posto di lavoro (la commovente Paperinovita da lattaio, 1957). Ad ogni modo, èben vero che esiste un filo conduttore checollega tutte le avventure barksiane vissuteda Paperino, mediante il quale se ne identificanoi caratteri psicologici e sociologicifondamentali: la povertà, la sfortuna, l’inguaribilepigrizia, l’inettitudine. Il Paperinodi Barks è quindi personaggio che si collocapienamente nella letteratura novecentescama che, al contempo, rappresenta l’antieroeper antonomasia per la societas americana,l’antitesi del self-made man pur rimanendouna figura in cui (a detta dello stesso autore)ogni americano può identificarsi.Il maestro dell’Oregon sviluppa ulteriormentela famiglia dei paperi che Taliaferroaveva iniziato a delineare: approfondisceinnanzitutto la personalità di Qui,Quo e Qua, i quali, pur rimanendo discolie indistinguibili (in pratica sono un unicopersonaggio), si rivelano spesso saggi,intelligenti, affettuosi e all’occorrenzapersino colti. Barks oppone poi a Paperinol’irritante cugino Gastone Paperone,papero mediocre e scansafatiche quantol’eroe vestito alla marinara, ma inverosimilmentee sfacciatamente fortunato. Idue sono contrapposti in numerose storie:risaltano in particolare Paperino e l’orogelato (1945) e la parzialmente censurataPaperino e il tesoro dei Vichinghi (1949).Altri grandi personaggi barksiani sono ilgeniale inventore Archimede Pitagorico(la cui abilità “ingegneristica” è ben diversadall’accademica erudizione del Picode Paperis di Taliaferro) e la saggia e simpaticaNonna Papera, nonna materna diPaperino.Ma è ScroogeMcDuck,o v v e r oPaperonde’Paperoni,anzianoe ricchissimozio di Paperino,ilpersonaggiodavverostraordinariopartorito dalla fantasia di CarlBarks. Il papero in marsina e cilindro,ispirato al crudele Scrooge di Charles Dickens,estremizza con la sua enorme ricchezza(tre ettari cubici di denaro sonantestipati in un improbabile e antieconomicodeposito quadrato) la povertà di Paperino.Di nobili origini scozzesi (come emerge inPaperino e il segreto del vecchio castello,1948), Zio Paperone rappresenta proprioil self-made man, l’americano ambiziosoche parte da zero e gira il mondo in cercad’oro e di fortuna, dimostrandosi di volta inFoto: Disneyvolta “più duro dei duri e più furbo dei furbi”,pur mantenendosi per lo più corretto eleale nei confronti dei propri rivali (su tuttii miliardari Cuordipietra Famedoro e JohnD. Rockerduck, anch’essi frutto del geniobarksiano). Questo bagaglio di esperienzeconduce Paperone a vivere un rapportomorboso con il suo denaro (e specialmentecon la Numero Uno, il suo primo decino),tale da spingerlo all’avarizia e alla cupidigiapiù estrema (eclatante il caso della storia ZioPaperone e il ventino fatale, 1951), ma anchead affermazioni di grande intelligenzae caparbietà (basti pensare a Zio Paperonee la disfida dei dollari, del 1952, o a ZioPaperone e la fattucchiera, del 1961, in cuicompaiono rispettivamente i ladri Bassottie la strega napoletana Amelia). A differenzadello Scrooge di Charles Dickens, Zio Paperonesi dimostra peraltro personaggio ingrado di gesti di grande umanità e generosità:sono da ricordare la discreta solidarietàofferta alla femme fatale Doretta Doremì,suo primo e unico grande amore, nella meravigliosaZio Paperone e la stella del Polo(1953) o l’affetto dimostrato al suo fedelecane da slitta nel freddo inverno dell’Alaskain Zio Paperone a nord dello Yukon (1965).Fantastiche sono poi le avventure di ZioPaperone alla ricerca di tesori nascostiinsieme ai suoi nipoti: in particolareva senz’altro segnalata Zio Paperonee le sette città di Cibola (1954).Il lascito di Carl Barks alla Disney e allastoria del fumetto in generale è di enormeimportanza, per mole, qualità e innovazionestilistica. Le sue storie hanno profondamenteinfluenzato molti importanti autori, da JackBradbury a Tony Strobl, da Paul Murry aDick Kinney, da Al Hubbard al grande RomanoScarpa, il maestro veneziano scomparsonel 2005, fino a Don Rosa, il cartoonistdel Kentucky erede designato dell’Uomodei Paperi e autore della monumentale Sagadi Paperon de’ Paperoni (1991), una sortadi manuale a fumetti di filologia barksiana. Ipersonaggi del maestro dell’Oregon raccontano,con acume e leggerezza, la complessitàdella società americana e forniscono unospaccato assai penetrante del modello sociologicoche si è rivelato egemone in tuttol’Occidente. E questo facendo ridere, piangere,sognare, arrabbiare, giocare, in una parolacrescere, più generazioni di bambini eadulti, non solo americani: non male per unuomo cresciuto allevando buoi in uno sperdutovillaggio dell’America profonda notoal più per l’annuale Festival delle patate...panorama per i giovani • 45


Primo pianoFoto: iStockphoto.com/diane39I had a dreamUn Cavaliere del Lavoro ha offerto a un laureato del Collegio<strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani” la possibilità di frequentare il corsoMba presso la New York University, Leonard N. Stern School ofBusiness, una delle più rinomate al mondo, coprendo tutte le spesenecessarie per l’iscrizione e per il soggiorno di due anni a New York.Un’opportunità straordinaria, la realizzazione di un sogno.di Loris LanzellottiIl programma di un Mba èbiennale e si divide in corsifondamentali e corsi elettivi,che personalizzano il percorso.Il Master of Business Administration (Mba)è il più prestigioso corso di specializzazionein direzione aziendale. L’ammissione èaperta a laureati in una qualsiasi disciplinache abbiano maturato un numero significativodi anni di esperienza lavorativa dopola laurea. Il processo di ammissione è moltoselettivo e si basa sul superamento ditest logici (Gmat, Graduate ManagementAdmission Test) e di inglese (Toefl, Test ofEnglish as a Foreign Language), nonchésu saggi motivazionali, lettere di referenza,interviste individuali e valutazionedell’esperienza professionale.Il programma accademico, di duratabiennale, si divide in corsi fondamentali, chehanno la finalità di introdurre lo studente alleprincipali disciplineeconomiche e corsielettivi, che consentonoallo studentedi personalizzareil proprio percorsodi studi e quindi dispecializzarsi in una o più discipline.Tra il primo e il secondo anno accademicogli studenti possono svolgere unperiodo lavorativo in azienda, nelle pienefunzioni che assumeranno dopo la conclusionedel master. In caso di interessereciproco, infatti, questo periodo di collaborazionesi traduce in una offerta dilavoro, con data di inizio successiva allaconclusione del secondo anno di master.Parallelamente alle attività accademiche,si svolge il processo di recruiting, finalizzatoall’incontro tra aziende e studentidurante il corso. Le business school preparanogli studenti a tutte le fasi del processodi selezione da parte delle aziende, dallarevisione del curriculum alla conduzionedegli incontri conoscitivi e delle interviste.Anche se la diffusione del programmaMba è ormai globale, il valore sostanzialedel titolo è molto più elevato negli StatiUniti che altrove nel mondo e pertanto lescuole americane hanno il potere di attirarei migliori studenti. Costoro, una voltacompletato il percorso accademico, entranoa far parte di una ristretta associazionedi Alumni. Nelle aziende più importantiesistono vere e proprie associazioni informalidi dirigenti che hanno frequentatol’Mba nella stessa business school.Il prestigio di una Business SchoolIl prestigio delle business school che of-46 • n. 2, maggio-agosto 2008


Primo pianoA sinistra: LorisLanzellotti, autoredell’articolo, dopo lacerimonia finale dell’Mbache ha seguito presso laStern School of Business(sopra, il sito della scuola,che fa parte della NewYork University). Nellapagina precedente: laskyline di New York.frono corsi di Master of Business Administrationderiva da molti fattori. Oltre allastoria della scuola, all’accreditamento delprogramma da parte di enti qualificati eall’inclusione nelle classifiche stilate da rivistespecializzate, ci sono molti altri elementiche determinano la reputazione di una businessschool e che spesso sono erroneamentetrascurati: il corpo dei docenti, le associazionidi Alumni, la posizione geograficadella scuola, le discipline di specializzazioneofferte e le statistiche di recruiting.Tali fattori sono certamente correlatitra loro. Le scuole più prestigiose attiranodocenti e studenti altamente selezionati.Le associazioni di Alumni sono una direttaestensione delle comunità di studenti,pertanto le scuole che valorizzano la collaborazionetra i discenti saranno anchecaratterizzate da una maggiormente coesacomunità di Alumni. Per scuole situate ingrandi centri economici e finanziari, spessola grande maggioranza di Alumni trovalavoro in aziende situate nella stessa cittàin cui hanno studiato ed è pertanto piùsemplice per gli studenti creare relazionipersonali e professionali con gli Alumni.L’insieme delle discipline in cui la reputazionedella scuola è maggiore è spessocorrelato alla posizione geografica dellascuola e alle statistiche di recruiting. Percitare l’esempio concreto di Stern, la specializzazionein finanza offerta dalla scuola,nell’ambito del programma Mba, è una dellepiù rinomate al mondo. La business schoolha deciso di concentrarsi su questa disciplinasoprattutto perché i più importanti gruppi finanziaridel mondo hanno sede a New Yorke sono proprio tali gruppi a dominare nellestatistiche di recruiting della scuola.Costi e meritocraziaI costi di un Master of Business Administrationnegli Stati Uniti sono molto alti.Le scuole pubblicano annualmente prospettiche indicano il dettaglio dei costicomplessivi del master.La grande maggioranza degli studentinon riceve alcun aiuto esterno significativoper la copertura dei costi. Rareeccezioni sono rappresentate da alcuneaziende, soprattutto nel settore della consulenza,che forniscono borse di studioai propri migliori dipendenti, i quali poirientrano nelle medesime aziende in qualitàdi dirigenti. Solo pochissimi fortunati,infine, riescono a ottenere borse di studioper merito e onnicomprensive da benefattori,fondazioni o enti governativi.Nella cultura americana, sebbene siapresente l’idea di premiare il merito, leborse di studio offerte dalle universitàsono sufficienti a coprire solo una minimaparte dei costi delmaster.A causa dellascarsità di borsedi studio, l’unicasoluzione disponibileper gli studentiMba è di attingere ai risparmi proprio di famiglia e richiedere, se necessario,un finanziamento presso istituti di creditoper la parte dei costi residua. Tuttavia,l’elevato rischio di insolvenza di unlavoratore di reddito medio e con esiguasostanza patrimoniale, che si appresti alasciare il posto di lavoro per frequentareun master il cui effetto sulla retribuzionefutura, per quanto atteso positivo, rimanecomunque incerto, limita la probabilità diapprovazione ed erogazione del prestito.La maggior parte degli studenti Mba,pertanto, è di estrazione sociale e ricchezzapatrimoniale elevate. La propensione acontrarre un elevato debito, consideratoda alcuni come prova di determinazionee dimostrazione di fiducia nelle propriecapacità, rappresenta quindi nellamaggior parte dei casi solo un modo perottimizzare l’allocazione delle proprie risorsepatrimoniali e finanziarie.In conclusione, gli altissimi costi dellaformazione in business administration negliStati Uniti e la carenza di borse di studioper studenti meritevoli ne limitano difatto l’accesso a persone che, direttamenteo indirettamente, possono permettersi apriori questi studi, distorcendo attraversoil censo la platea del merito.Investire nei giovaniSpagna e Giappone rappresentano le puntedi eccellenza per quanto riguarda l’investimentoin formazione e meritocraziadei giovani: la maggioranza degli studentispagnoli e giapponesi usufruisce di borsedi studio onnicomprensive da parte di entigovernativi, aziende, benefattori privati ofondazioni. Gran parte di questi studentirientra in patria dopo il master, garantendoad aziende e governi del proprio paese diorigine non solo di ottenere un ottimo ritornosull’investimento, ma anche di porrele basi per l’incremento del proprio pesopolitico ed economico. Spagna e Giapponestanno dimostrando al mondo come siapossibile evitare che gli Stati Uniti tragganobeneficio non solo dall’entrata di fondi perfinanziare la formazione di giovani di tuttoil mondo, ma soprattutto dalla permanenzaSpagna e Giappone rappresentanole punte di eccellenza perl’investimento in formazione emeritocrazia dei giovani.di costoro negli Stati Uniti, che diventanospesso brillanti motori dello sviluppo economicoamericano. Altri importanti paesiemergenti come Cina, India, Russia e Brasilesi stanno adeguando, seppur lentamente,al modello spagnolo e giapponese.L’esempio fornito in Italia dal munificoCavaliere del Lavoro è sicuramente unpasso lungo la strada che può condurre ilsistema italiano a competere con le realtàdi eccellenza a livello mondiale in tema diinvestimento in formazione e meritocraziadei giovani. Il sistema politico italiano faticaad adeguarsi all’esempio fornito da paesicome quelli che ho ricordato, ma qualchesegnale merita di essere sottolineato: èrecente l’approvazione da parte del Parlamentodi una proposta di legge bipartisanche prevede l’istituzione di incentivi fiscaliper giovani talenti che decidano di tornarein Italia a lavorare dopo un periodo di altaformazione o di lavoro all’estero.panorama per i giovani • 47


Dal CollegioInaugurate le nuove sale del CollegioIn occasione dell’incontro con i nuovi Cavalieri del Lavoro, ilPresidente della Federazione Benito Benedini ha inaugurato le nuovesale del “Lamaro Pozzani”.incontriTutti gli incontri del Collegio<strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani”di questo periodo. Per maggioriinformazioni:www.collegiocavalieri.itIl Presidente della Federazione BenitoBenedini ha inaugurato le nuove sale distudio e di ritrovo del Collegio <strong>Universitario</strong>“Lamaro Pozzani”.La cerimonia è avvenuta in occasionedell’incontro con i nuovi Cavalieri del Lavoro,nominati dal Presidente Napolitanoin occasione della Festa della Repubblicadel 2 giugno. Hanno partecipato anche iCavalieri del Lavoro e i familiari di Cavalieriche, grazie alle loro sottoscrizioni,hanno contribuito in modo determinantealla realizzazione dei lavori di ristrutturazionee di adeguamento.Dopo aver ricordato che i lavori hannointeressato anche alcune stanze che saran-Sopra: la sala di ritrovo “Benito Benedini”.Sotto: la sala informatica “LuigiAnnunziata”.no destinate a studenti e specializzandistranieri, il Presidente Benedini ha sottolineatocome i recenti lavori “soddisfinopienamente i bisogni formativi e ricreatividei nostri studenti. Intendiamo inoltrefare perno su questa struttura per svilupparein modo considerevole i programmidi scambio internazionale del nostro Collegio<strong>Universitario</strong>”.Il Presidente ha quindi consegnato unamedaglia commemorativa ai Cavalieri eai familiari di Cavalieri a cui sono stateintitolate le Sale.22.04.10. Il mercato internazionaledel lavoroIl prof. Pessi illustra ai ragazzi delCollegio la prospettiva transnazionaledel mercato del lavoro e le sfide adessa connesse.29.04.10. Il concetto matematico di“dimensione”Le dimensioni alle quali siamo abituatinon sono tutte quelle possibili: il prof.Sambusetti, ordinario di geometria alla“Sapienza” di Roma, spiega questoimportante concetto.04.05.10. La politica italiana fra anniSessanta e SettantaL’On. Castagnetti, deputato delPd, si sofferma su una parte dellastoria italiana degli anni Sessanta eSettanta, in particolare sulla figura diAldo Moro.10.05.10. I profili professionali inBanca d’ItaliaIl dott. Nicola Papa, laureato delCollegio, ha presentato i profiliprofessionali richiesti dalla Bancad’Italia sottolineando l’importanza delleesperienza all’estero.13.05.10. Prospettive dell’UnioneEuropea fra crisi e rilancioIl dott. Nicola Verola, Consigliered’Ambasciata, parla delle causedella delicata situazione creatasi perl’Unione Europea con la crisi greca.20.05.10. Lo straniero nella BibbiaIl dott. Massimiliano Signifredi,ricercatore in Storia del Cristianesimo,analizza insieme a un gruppo distudenti del Collegio la figura dellostraniero nella tradizione ebraica e nelNuovo Testamento.10.06.10. Corso “Cultura perl’impresa - Cavaliere del LavoroGaetano Marzotto”In occasione dell’inaugurazione dellenuove sale del Collegio, il PresidenteBenedini, il Cav. Lav. Gian Luigi Tosatoe il Cav. Lav. Pietro Marzotto, hannoconsegnato a 12 studenti del “LamaroPozzani” gli attestati di partecipazioneal corso quinquennale di “Culturaper l’impresa - Cavaliere del LavoroGaetano Marzotto”.48 • n. 2, maggio-agosto 2010


www.cavalieridellavoro.itNotizie e informazioni aggiornate settimanalmenteI CavalieriUn archivio con l’elenco di tutti i Cavalieri del Lavoronominati dal 1901 a oggi e più di 550 schede biografichecostantemente aggiornateLa FederazioneChe cos’è la Federazione Nazionale dei Cavalieri delLavoro, la composizione degli organi, lo statuto e leschede di tutti i presidentiI GruppiLe pagine dei Gruppi regionali, con news, eventi e tuttele informazioni più richiesteLe attivitàGli obiettivi della Federazione, la tutela dell’ordine, ipremi per gli studenti e i convegniIl CollegioIl Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro-Pozzani” di Roma e inostri studenti di eccellenzaLe pubblicazioniI volumi e le collane pubblicati dalla Federazione, larivista “Panorama per i Giovani” e tutti gli indici di“Civiltà del Lavoro”L’onorificenzaLa nascita e l’evoluzione dell’Ordine al Merito del Lavoro,le leggi e le procedure di selezioneLa StoriaTutte le informazioni su più di cento anni di storia...e inoltre news e gallerie fotografiche sulla vita dellaFederazione.


È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazioneed è in questo che noi crediamo.Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singolaproduzione.È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa,ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmenteogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura.Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza.L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazineo un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande.È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clientiè al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato.Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!