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numero 1/2012 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Eccellenza negli studiIl Collegio “Lamaro Pozzani” ospita a Romagratuitamente studenti, di tutte le facoltà e ditutte le regioni, che hanno superato una selezioneseria e accurata, in cui contano solo lapreparazione e le capacità. A loro chiediamo difrequentare con successo l’università, laureandosiin corso e con il massimo dei voti, maanche di partecipare alle attività del Collegio.Più che una laureaI nostri studenti sono diventati docenti e ricercatori, imprenditorie dirigenti d’azienda, professionisti, funzionari della pubblicaamministrazione. Lavorano in Italia e all’estero in posizioni diresponsabilità. Questi risultati sono stati raggiunti anche perchéin Collegio hanno frequentato corsi di economia, diritto, informatica.Hanno viaggiato e imparato a parlare correntemente l’inglesee altre lingue straniere. E hanno incontrato e conosciuto personalitàpolitiche, grandi studiosi, manager di successo.www.collegiocavalieri.itUn impegno da vivere insiemeVi troverete a fianco di settanta ragazze eragazzi che saranno fra i vostri migliori amici evi aiuteranno a considerare il Collegio la vostra“casa”. Il tempo dello studio, per un giovaneuniversitario, non può che integrarsi con iltempo della vita: un’esperienza di libertà eresponsabilità decisiva per il futuro umano, professionalee culturale di ciascuno.Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani”Federazione Nazionale dei Cavalieri del LavoroLe domande di partecipazione devono pervenire entro il 22 agosto. Leggi il bando sul sito del Collegio.


Sommariopanorama per i giovanin. 1, gennaio-aprile 2012Gli stemmi coni quali i gruppidi studentiprovenienti daivari Paesi europeiavevano il diritto didecorare il porticodell’Archiginnasio,antica sededell’Università diBologna (Foto:iStockphoto/stocknshares).3. Editorialedi Stefano SempliciStudiare all’estero4. L’internazionalizzazionedell’università italianaLe riforme dell’università italiana hannocercato di rafforzarne il rapporto con l’estero.di Serena Berenato e Viviana Spotorno7. Erasmus: storia, progetto, viteDal 1987 Erasmus è il più importanteprogramma europeo per gli studenti.di Livio Ghilardi10. Un’esperienza alla ColumbiaUn accordo fra la prestigiosa universitàamericana e “La Sapienza” di Roma per igiovani giuristi.di Marianna Meriani13. La media e la varianzaIl PhD in Economia all’Università diChicago.di Claudia Macaluso16. I figli inglesi di CastelnuovoOtto studenti di Matematica italianavanno in Inghilterra per il dottorato.di Carmelo Di Natale20. Università in IrlandaUn’occasione per conoscere un’altrarealtà.di Giuseppe Grazioso22. Germania e ItaliaUna storia di ricche differenze e affinitàelettive.di Martina Zollo25. Roma-Parigi sola andata!L’istruzione superiore in Francia.a cura di Carmelo Di Natale28. L’apprendimento spagnoloUn approccio informale e molta praticaper gli studenti universitari spagnoli.di Pierluca Mariti30. La formazione in PortogalloL’esperienza di un futuro medico.di Sonia Toniolo32. Cina: un ponte tra tradizione enuove sfideNel Paese del figlio unico l’accentoprincipale è sulla meritocrazia.di Silvia Fazzini35. Vivere da giovanissimi all’esterosviluppa il carattere e apre la menteStudiare un anno all’estero durante lescuole superiori. La testimonianza delPresidente nazionale di Intercultura.di Marco Magnani36. Università e sistema socioeconomicoIl riavvicinamento fra due mondi chespesso non comunicano è fondamentaleper la crescita e l’occupazione.di Emanuele Vagnoni37. Post scriptadi Mario SarcinelliPrimo Piano38. India: un viaggio interioreUna giovane laureata attraversa ilsubcontinente indiano e lavora presso lemissionarie di Madre Teresa.di Natalia Pazzaglia42. Danzica e dintorniRicostruire per ricordare: una città che èparte della storia d’Europa.di Francesca Parlati44. Nell’Europa del Baltico, la Russia:KaliningradL’antica Königsberg, dove Kant visse eelaborò il suo pensiero, è oggi un’enclaverussa in territorio europeo.di Giovanna Chiara Rodi46. Lituania: una finestra sul BalticoUn Paese giovane, moderno e dinamico,ma fortemente legato alla sua tradizioneculturale.di Claudia Fede SpicchialeDal Collegio48. IncontriGli incontri con l’Accademia dei Lincei egli altri appuntamenti.PANORAMA PER I GIOVANIPeriodico della Federazione Nazionaledei Cavalieri del Lavoro - RomaAnno XLV - n. 1 - gennaio-aprile 2012Direttore responsabileMario SarcinelliDirettore editorialeStefano SempliciSegretario di redazionePiero PolidoroRedazione: Serena Berenato, DavideBrambilla, Selene Favuzzi, ElisaGiacalone, Gianmarco Lugli, FrancescaParlati, Gabriele Rosana, Donato AndreaSambugaro, Sara Simone, VivianaSpotorno.Direzione: presso il Collegio <strong>Universitario</strong>“Lamaro Pozzani” - Via Saredo 74 -00173 Roma, tel. 0672.971.322 - fax0672.971.326Internet: www.collegiocavalieri.itE-mail: segreteria@collegiocavalieri.itAgli autori spetta la responsabilità degliarticoli, alla direzione l’orientamento scientificoe culturale della Rivista. Né gli uni, nél’altra impegnano la Federazione Nazionaledei Cavalieri del Lavoro.Potete leggere tutti gli articoli della rivistasul sito: www.collegiocavalieri.itAutorizzazione:Tribunale di Roma n. 361/2008 del13/10/2008.ScriveteciPer commenti o per contattare gli autori degliarticoli, potete inviare una e-mail all’indirizzo:panoramagiovani@cavalieridellavoro.it


INTEGRAZIONEINDUSTRIASCIENZA INTERVISTEBucciarelli, Gentili,Morcellini, Masini ePPesciaaCONFRONTIONTIL’istruzione superiorenei ipaesiieuropei e einCinaDATI, DUBBI E DIBATTITI SUL SUL“3+2” IMMIGRAZIONEIGRApanoramaper i giovaniInterviste a Marcella LucidieAlfredo MantovanotLa storia adell’Iri i raccontatacontatada Antonio oZurzoloDai misterii t i d della matematicat tica...alla ..all apentpentola t l a pressioneiLa cittàdi tuttiCollegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani” - Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoropanoramaper i giovaniCollegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani” - Via Saredo 74 - Roma - Quadrimestrale - Tariffa R.O.C.: “Poste italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N° 46) art. 1 comma 1, DCB Modena” - anno XLII - n. 3 - settembre-dicembre 2009AMBIENTEECONOMIAIl mercatoelettricoin ItaliaECOLOGIACosa fare perconsumare menoMARCONIL’inventoreimprenditoreEnergia da risparmiarepanoramaper i giovaniLa riforma riforma iuniversitariaiSul sito del Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani”puoi leggere e scaricare tutti i numeri e gli articolidi Panorama per i giovaniwww.collegiocavalieri.it


EditorialeAlmaLaurea, il consorzio istituito nel 1994 e al qualeaderiscono oggi 64 università italiane, ha presentatonel mese di marzo il suo quattordicesimo Rapportosulla condizione occupazionale dei laureati italiani.Un capitolo di questa indagine, sempre preziosa per valutare lostato di salute del nostro sistema universitario e le prospettive concreteda esso offerte a giovani che “non possono più attendere”,come sottolinea il direttore Andrea Cammelli, è dedicato al lavoroall’estero. I laureati di secondo livello del 2010 che sono andatiad alimentare il fenomeno del cosiddetto brain drain non sonomolti in termini assoluti (il 4% del totale, considerando solo i cittadiniitaliani), ma si collocano tendenzialmente nella fascia “alta”del rendimento negli studi e provengono in larga misura da settoristrategici per le prospettive di sviluppo e innovazione del Paese (il26% è costituito da ingegneri). “Da una prima analisi descrittiva– precisa il Rapporto di AlmaLaurea – è emerso che i laureati specialisticiitaliani che lavorano all’estero provengono per la maggiorparte da famiglie economicamente favorite, risiedono e hannostudiato al Nord e già durante l’università hanno avuto esperienzedi studio al di fuori del proprio Paese”. Francia,Regno Unito, Svizzera, Germania e Spagna risultano,nell’ordine, le mete preferite.Il problema dell’Italia non sono i “cervelli”in uscita, perché questa mobilità è, almenopotenzialmente, un moltiplicatore di opportunitàper tutti. Il problema, come già sottolineavasempre AlmaLaurea un anno fa, è il“modesto grado di attrattività complessivo delnostro sistema Paese”, che perpetua “un gravososaldo negativo”: i flussi in entrata sonomodesti e, soprattutto, sottolineano l’asimmetriacompetitiva rispetto agli altri principalipaesi europei. Insomma: francesi e britannici, tedeschi e spagnolinon vengono da noi, per non dire degli statunitensi. Questatriste verità, però, è nota da tempo. Il Rapporto ci sollecita adessoa riflettere su un’altra faglia di criticità in termini di equità:la condizione familiare e la provenienza geografica rischiano difunzionare come meccanismi selettivi dei destinatari di opportunitàanche perché influenzano il desiderio e la effettiva possibilitàdi vivere quelle esperienze lontano da casa dalle quali nascononuove relazioni e, talvolta, occasioni.Le testimonianze che proponiamo in questo numero non vannoallora viste come l’ennesima riproposizione del refrain per ilquale “straniero è bello” e “occorre andarsene per continuare asperare”. Da esse emergono – certamente insieme a tante differenzeche ci vedono “perdenti” – tre elementi intorno ai quali farcrescere l’impegno (doveroso) e la fiducia (possibile) dei qualiabbiamo bisogno in un momento fra i più difficili non solo perLa condizionefamiliare e laprovenienzageograficarischiano di esseremeccanismi selettividei destinatari diopportunità.la nostra università. Il primo è la constatazione che la dinamicaavviata e sostenuta da programmi come Erasmus è tendenzialmenteespansiva e inclusiva. È vero che ci sono ancora ostacoliche possono scoraggiare questa mobilità, a partire dai costi checomunque lo studente e la sua famiglia devono sostenere. Ma èinnegabile che le città e le università dell’Europa e del mondosono oggi molto più vicine di quanto fossero anche solo per igenitori degli attuali ventenni, che sono la generazione di Schengene dei voli low cost, ma anche del processo di Bologna e delloEuropean Credit transfer and Accumulation System (Ects), cioèdel meccanismo che ha reso e renderà sempre più reciprocamentericonoscibili percorsi e titoli di studio. Ci sono le condizioni,insomma, per allargare il numero dei “viaggiatori” del sapere,pensando al sostantivo tedesco (Erfahrung) che corrisponde a“esperienza” e che appunto del viaggiare (fahren) conserva laradice e il senso.Il secondo motivo di riflessione coincide con la consapevolezzache proprio dal confronto con i modelli reputati più avanzatila nostra università non esce umiliata. Ne è prova il successodei tanti laureati italiani che hanno intrapresouna carriera accademica nei più prestigiosiatenei del mondo e si sono imposti in contestifortemente meritocratici, evidentemente sulpresupposto di una preparazione non inferiorea quella dei giovani cresciuti nei Paesi“forti”, beneficiari del brain drain. Gli studentiitaliani che vanno all’estero riconosconospesso, magari con una sfumatura di sorpresa,di trovarsi “più avanti” rispetto ad alcunecompetenze. A essere evidenziata è piuttostola carenza di adeguati incentivi alla ulteriorevalorizzazione dei “capaci e meritevoli” deiquali parla la nostra Costituzione e che sono di conseguenza costrettia proseguire altrove il loro percorso professionale e di vita.È questo l’ultimo aspetto che merita di essere sottolineato.Ogni tentativo di frenare il “commercio” del sapere è destinatoa risultare perdente. Già nel diciottesimo secolo l’Europasi interrogava sulle conseguenze dello scambio di materie primee prodotti finiti nei mercati della prima rivoluzione industriale.David Hume, insieme ad altri, sosteneva con decisione che unasocietà prospera e aperta è la condizione più favorevole per farcrescere la libertà e far tacere i cannoni. La mobilità dei giovani edei giovani che studiano è la risorsa forse più importante per innervarequesta apertura ormai irreversibile di valori e stili di vitacondivisi senza essere omologati. Anche per chi voglia costruireun’idea di cittadinanza europea superando di slancio le secchedelle polemiche sulle sue radici.Stefano Semplicipanorama per i giovani • 3


Nuovi protagonistiL’internazionalizzazionedell’università italianaItalian higher education reforms have tried to foster contacts andto strengthen connections with the European university network.Studying abroad is easier and easier, thanks to a more flexible system ofeducation which has fostered students’ mobility throughout Europe.di Serena Berenato e Viviana SpotornoLa politica di crescente integrazione economicae sociale che coinvolge gli Stati alivello europeo e globale trova un passaggioLa dichiarazione di Bolognadel 1999 ha segnato il primopasso verso lo Spazio europeodell’istruzione superiore.obbligato nell’adeguamento dei sistemi universitarinazionali a standard internazionalicondivisi. La garanzia di una preparazionericonosciuta a livello comunitario – e nonsolo – rappresenta una marcia in più sia pergli studenti, che hanno maggiori e spessomigliori opportunità di formazione e occupazione,sia per lacooperazione traStati in un’otticache valorizza loscambio delle risorseumane e investesu di esse.Il sistema universitario italiano ha accettatola sfida dell’internazionalizzazione,con un processo di rinnovamento ed equiparazioneche, tuttavia, non sempre risultachiaro, almeno nei suoi risultati finali. Alleriforme interne che hanno decretato la finedi un’università di stampo rigidamente centralista(disegnata dalla riforma Gentile del1923) per promuovere il principio di autonomiafinanziaria, didattica e gestionale,si è aggiunto un progetto di rinnovamentodel sistema universitario condiviso con altriPaesi. La dichiarazione di Bologna del1999, firmata da 29 ministri, segna il primopasso verso la creazione dello Spazio europeodell’Istruzione superiore, caratterizzatoda una riforma volta a promuovere la mobilitàdegli studenti e la spendibilità del lorotitolo di studio anche all’estero.In Italia fu il decreto ministeriale del1999 su “Programmazione del sistema universitarioper il triennio 1998-2000” a introdurreun radicale cambiamento, funzionaleall’internazionalizzazione. Si avviòl’articolazione del sistema in due diversi livellidi istruzione adeguatamente certificati.“3+2” è la formula di una riforma che sisperava foriera di molti vantaggi. Primo tratutti, un ingresso più veloce nel mondo dellavoro, possibile già con il conseguimentodella laurea triennale, grazie alla quale ilmercato avrebbe potuto usufruire di pro-Foto: iStockphoto (aldomurillo; AngiePhotos; aristotoo)4 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Nuovi protagonistifessionisti sufficientemente qualificati.L’implicita potenzialità della laurea triennaleè rimasta, però, largamente inespressanel sistema produttivo italiano e quellouniversitario ha di fatto considerato la laureadi primo livello non un punto d’arrivonella formazione, ma il primo passo versoun ulteriore, necessario approfondimentodegli studi, creando così una selva dicorsi di laurea magistrale: attualmente sulsito del Ministero ne risultano attivi oltre2.000, nonostante la consistente riduzionerealizzata in questi ultimi anni.A tale sviluppo su due livelli si affiancala possibilità di frequentare un master,un’opportunità di formazione intrapresa daun numero crescente di studenti. L’obiettivoprecipuo del master, che può essere diIn alto e sopra il titolo: alcuni studentiuniversitari. A sinistra: la bandieradell’Unione europea.primo e secondo livello, a seconda del corsodi studi cui fa seguito, è quello di permettereallo studente di verificare sul campola formazione conseguita e di proiettarsinel mondo del lavoro, acquisendo quelledoti professionali e tecniche di cui il processoformativo è carente. Spesso, però, sirisolve in un nuovo approfondimento teorico,in quanto coloro che lo frequentanonon hanno esperienze lavorative cui riferirele conoscenze apprese durante il corso.In realtà il master andrebbe configuratocome strumento didattico riservato a personeche hanno già mosso i primi passi nelmondo del lavoro e desiderano specializzarsiper migliorare la loro competenza edessere maggiormente competitivi. In Italia,invece, è diventato un appiglio per giovaniin cerca di impiego che si illudono di potertrovare uno spazio nel mercato del lavoroattraverso questaoccasione di formazione,peraltropiuttosto costosa.Il dottorato diricerca offre, invece,l’opportunitàdi svolgere un’attività di ricerca triennale,che si conclude con la presentazione di unatesi e consente di ottenere un punteggio aggiuntivospendibile nei concorsi pubblici,“3+2” è la formula con la qualesi è affermato in Italia il nuovosistema universitario, che sisperava portasse molti vantaggi.oltre a costituire la porta d’accesso, sia puresempre più stretta, alla carriera accademica.Altra novità introdotta nel 1999 fuquella della partecipazione ai programmidi studio degli atenei italiani di studenti edocenti provenienti da altre nazioni, attraversola messa a punto di itinerari integrati;gli stranieri che oggi si trasferiscono inun’università italiana rappresentano il 3%sul totale degli iscritti. Il processo di internazionalizzazioneha compiuto importantipassi in avanti con i decreti ministeriali del2001 e del 2004, che hanno meglio definitoi campi delle collaborazioni e le modalitàdei rapporti transnazionali tra le università.L’impegno legislativo è stato puntualenell’applicazione di quanto a suo tempo decisoa Bologna, ma ha contribuito purtroppoad aumentare la complessità e forse anchela confusione di un sistema già sovraccaricodi titoli e corsi. La prima difficoltàcon la quale si devono misurare gli studentiitaliani è il preciso significato dei titoli rispettoa quelli conferiti negli altri Paesi: lanostra laurea magistrale, per esempio, trovaspesso il suo corrispettivo nel master, generandonon poca incertezza sulla valenza dipanorama per i giovani • 5


Studiare all’esteroLa dichiarazione di Bologna del 1999ha reso possibile un maggiore scambiofra le università europee (a sinistra unaveduta di Bologna; in basso il portico delpalazzo dell’Archiginnasio, antica sededell’Università di Bologna, la più antica delmondo).Foto: iStockphoto (Arsty; PMUDU)questo termine. Strettamente connesso allaquestione dei titoli è il problema del lorovalore legale: la stratificazione di diversenormative ha portato a combinare concettiche dovrebbero restare ben distinti, qualiil valore legale scolastico e quello di abilitazioneprofessionale. Così, una laureadi dubbio valore accademico può ottenereun peso maggiore e schiacciante rispetto almerito nell’avanzamento di carriera e quelloche dovrebbe essere uno strumento di tuteladello studente diventa un ostacolo allapiena valutazione comparativa del merito.Un valido indicatore del livello di internazionalizzazionedelle nostre universitàè naturalmente l’adesione degli studenti aiprogrammi comunitari Socrates per la cooperazionee lo sviluppo dell’istruzione edella conoscenza in Europa. La parte probabilmentepiù nota e sfruttata di questoprogramma è Erasmus (European RegionAction Scheme for the Mobility of UniversityStudents), nato nel 1987 e finalizzatoa promuovere la collaborazione tra le universitàeuropee o a esse connesse. Il trattocaratteristico di Erasmus consiste nellapossibilità per gli studenti di usufruire dellamobilità attraverso gli atenei e del riconoscimentoaccademico transnazionale deicrediti formativi (ogni credito corrispondeconvenzionalmente a 25 ore di lavoro, includendonel calcolo tanto i diversi tipi diattività didattica quanto lo studio personale)ottenuti durante il periodo trascorsoall’estero. Il compito di migliorare i rapportitra le facoltà, i dipartimenti e i soggettiche lavorano all’interno delle università edi creare una rete di studio in cui le materiesi aprano alla dimensione europea è statoaffidato alla rete tematica, una delle novitàintrodotte dal progetto Socrates-Erasmus.L’avvento di Erasmus ha rappresentatouna vera rivoluzione nella vita degli atenei.Basti pensare che il programma ha coinvoltoall’interno dell’Unione Europea più di2,2 milioni di studenti. In questo contesto,la popolazione universitaria italiana che sitrasferisce all’estero per studiare è l’1,3%,una quota più alta rispetto a quella di Spagna(0,9%) e GranBretagna (0,8%),ma nettamente inferiorerispetto aquella vantata daFrancia (2,4%) eGermania (3,4%).La politica nazionale, che non favorisce,anzi spesso ostacola, la competitività nellaclasse dei dirigenti, dei ricercatori e deifuturi professori universitari in Europa, hacertamente le sue responsabilità nella scarsamobilità che caratterizza gli studenti italiani;si registra invece una netta inversione ditendenza con l’aumento costante dei partecipantiai master. La tardiva introduzione nelsistema italiano di corsi di specializzazionepost-laurea ha determinato per lungo tempoun consistente differenziale didattico rispettoa Gran Bretagna, Francia e Germania.In un sistema caratterizzato da luci eombre, in cui si moltiplicano i tentativi distare al passo con l’intera comunità europeama crescono al tempo stesso le difficoltàfinanziarie e gestionali, i rapporti diretticon le università estere rappresentano perUn indicatore del livello diinternazionalizzazione delleuniversità è l’adesione deglistudenti ai programmi Socrates.i giovani un’opportunità di migliorare illoro percorso di studi. Possono anche rappresentare,in un numero di casi purtroppocrescente, la premessa per il definitivo abbandonodell’Italia.6 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroErasmus:storia, progetto, viteUn gruppo di studenti polacchi a Olsztyndurante la Juwenalia, festa universitariache ha luogo a fine maggio, prima degliesami estivi.Foto: iStockphoto/kulickiSince 1987 Erasmus Project is the most important programme promotedby the European Union for the benefit of European students. It givesthem the opportunity to spend a period from 3 to 12 months studying orworking in another country. In this way, Erasmus has become not onlyan important qualification to find a job, but also a widespread culturalvehicle for the young who, thanks to it, have the chance to become fullEuropean citizens.di Livio GhilardiBarcellona. Un appartamento qualsiasi.Un francese, una inglese, una belga, untedesco, un danese, una spagnola e un italianone sono gli inquilini. Sono studentie si trovano all’estero grazie al ProgettoIl periodo di studio svoltoall’estero dallo studente vienelegalmente riconosciutodall’università in cui è iscritto.Erasmus. Tra differenze linguistiche ecaratteriali, dovranno convivere insiemeper un anno in una città nuova, alle presecon un sistema universitario diverso.Nessun ostacolo, tuttavia, riuscirà a scalfirela bellezza della loro nuova vita, chepermetterà a ciascuno dei protagonisti dimaturare e di incrementare il proprio bagaglioculturaleed esperienziale.Questo èL’appartamentospagnolo (L’aubergeespagnole),un film del2002 scritto e diretto dal regista franceseCédric Klapisch che prende spunto dalProgetto Erasmus, una delle iniziative piùbelle e importanti realizzate dall’UnioneEuropea nel corso della sua storia.Erasmus (acronimo per European RegionAction Scheme for the Mobility ofUniversity Students) trae il suo nome dallafigura dell’umanista e teologo olandeseErasmo da Rotterdam, vissuto nel XV secolo.Tale scelta non è certamente casuale:il filosofo dei Paesi Bassi è passato allastoria, tra le altre cose, anche per la suaforte propensione al viaggio, che lo portòa girare l’intera Europa per conoscerne lediverse culture. Non poteva esservi numetutelare migliore, quindi, per un progettocome questo, che offre la possibilità aglistudenti europei di studiare in una universitàeuropea o di effettuare un tirocinio inuno dei Paesi dell’Unione per 3-12 mesi.Il periodo di studio svolto all’estero dallostudente viene legalmente riconosciutodall’università presso la quale è regolarmenteiscritto. Tra gli Stati coinvolti nelProgramma Erasmus non vi sono soltantoi 27 Paesi membri dell’Unione Europea,ma anche alcuni altri che sono associatiall’Ue nell’ambito di tale iniziativa, comepanorama per i giovani • 7


La risorsa agricolturaIslanda, Norvegia, Turchia, Svizzera eLiechtenstein.Per comprendere la rilevanza del ruoloricoperto dal Progetto Erasmus nella strategiaculturale dell’Unione Europea è imprescindibileanalizzarne origini e sviluppo. Ilmerito di aver gettato le basi per la nascitadel programma è da attribuire all’alloraEgee, oggi nota come Aegee (Associationdes états généraux des étudiants de l’Europe),una tra le più importanti associazioniDal 1987, grazie ai programmieuropei, all’interno dell’Unione sisono spostati più di 2,2 milioni distudenti.studentesche interdisciplinari presenti sulterritorio europeo. Nata nel 1985 a Parigi,l’Ong fondata dal francese Franck Biancheriè stata tra le prime istituzioni a promuoverel’unità e la cooperazione inter-universitariadel nostro Continente, superandobarriere linguistiche e politiche, grazie ancheal suo carattere laico e indipendente daipartiti. Nel 1987 l’associazione, il cui acronimoè ispirato al nome del Mar Egeo, culladella civiltà e della democrazia europea,riuscì a ottenere un risultato storico, convincendol’allora Commissione europea afinanziare il Progetto Erasmus, basato sugliideali di intercomunicazione, integrazionee unità propugnate dall’Aegee. In Italia ilprogramma Erasmus venne ratificato il 15giugno 1987. L’associazioneAegeeha poi proseguitola sua storia inmaniera autonomarispetto al programmada essaproposto, che ha vita propria. Dal 1987 aoggi il Progetto Erasmus è riuscito a mobilitareall’interno dell’Unione europea piùdi 2,2 milioni di studenti e più di 250.000insegnanti e oggi partecipano al programmapiù di 4.000 istituzioni accademiche inA sinistra: Erasmo da Rotterdam (1466-1536) in una stampa del 1526, opera diAlbrecht Dürer. Nella pagina seguente: unaveduta del vecchio porto di Rotterdam.33 Stati. L’obiettivo per il 2012, in accordocon il progetto europeo Lifelong learningprogramme, è quello di raggiungere i 3 milionidi studenti coinvolti nel programmaErasmus.L’Unione europea stanzia ogni announ budget di più di 450 milioni di euro,per un totale nel periodo 2007-2013di circa 3,1 miliardi di euro. Tale sommaviene suddivisa tra tutti gli studentipartecipanti, a ciascuno dei quali vieneassegnata una borsa. Quest’ultima comprendel’iscrizione gratuita all’universitàospitante, un corso di lingua e lapossibilità di praticare uno sport pressole strutture ospitanti, oltre a una sommadi denaro composta da un fisso mensilee da una quota variabile in base alla fasciadi reddito familiare in cui lo studenterientra. Per partecipare al Progetto Erasmuslo studente può proporre la propriacandidatura all’università alla quale èiscritto in seguito alla pubblicazione delbando. La valutazione delle candidaturericevute spetta a una commissione universitariacreata ad hoc, che deve stilarela graduatoria definitiva. In base all’ordinedi quest’ultima, gli studenti possonoscegliere una delle destinazioni a disposizione.Qualora alcune di queste restasserovacanti, vi è la possibilità di un ripescaggiotra quegli studenti che non sonorientrati nella graduatoria definitiva degliidonei. Una volta stabilito il periodo datrascorrere all’estero, l’anno successivolo studente svolge la propria esperienzadi studio presso l’università straniera esostiene gli esami preventivamente scelti.Questi ultimi sono quindi riconosciuticome validi dall’università del Paese d’origineal momento del ritorno.L’obiettivo del Progetto Erasmus, tuttavia,non è esclusivamente quello di garantirela mobilità transnazionale di studentie professori all’interno dell’Unioneeuropea. Una delle missioni del programmaè quella di aiutare le istituzioni universitarieeuropee a cooperare e lavorarein modo unitario attraverso programmi,networks e progetti multidisciplinari. Ènata così la rete tematica Etnp (Europeanthematic network programme). Con taleprogramma si cerca di conferire una dimensioneeuropea a una o più disciplineFoto: iStockphoto (burdem; thehague)8 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esterodi studio, incentivando la collaborazionetra università, enti professionali e altri soggettiaccademici. Tra i networks della reteè possibile distinguere quelli accademici equelli strutturali. Nel primo tipo l’obiettivoè promuovere innovazione in una disciplina,in un gruppo di materie oppure in un’areamultidisciplinare. A tal fine è necessariala partecipazione di almeno un’istituzioneda ciascuno dei 31 Paesi partecipantial Progetto Erasmus. Per quanto concernei networks strutturali, invece, la mission èrinnovare e modernizzare un aspetto specificodell’organizzazione universitaria,sia dal punto di vista manageriale sia daquello economico. In tal caso è necessarioche partecipino almeno 5 istituzioni provenientida altrettanti Stati.L’Erasmus, oggi come oggi, non è piùsoltanto un progetto o un’idea. Si tratta diuna splendida, vitale realtà, che ormai faparte dell’offerta formativa di ogni universitàche vuole essere competitiva. Solointeragendo con l’estero e con il diverso ciLaurearsi nei tempi previstie avere esperienze di studioall’estero può essere piùimportante del 110 e lode.si può arricchire. Per questo le istituzioniaccademiche italiane, quale più qualemeno, puntano molto sulla promozionedell’Erasmus, stringendo forti collaborazionicon università straniere al di là delsemplice scambio di studenti: progetti comuni,possibilità di conseguire un doppiotitolo, co-tutela di tesi e altro ancora rientranotra gli elementi maggiormente significativinell’offerta degli atenei dello Stivale.Inoltre trascorrere un periodo di studioall’estero grazie al Progetto Erasmus èsicuramente uno dei fiori all’occhiello peril proprio curriculum vitae. Come riportatoin un articolo del 30 settembre scorsopubblicato sul Corriere della Sera a cura diLuisa Adani, moltidirettori del personale,nel vagliarele candidature,danno grande importanzaalla conoscenzadi linguestraniere e all’esperienza di studio compiutaall’estero. Addirittura Paolo Citterio,direttore della Gidp, una delle più noteassociazioni dei direttori del personale, haasserito che laurearsi nei tempi previsti dalproprio corso di laurea e avere esperienzadi studio internazionalepossonoessere criteri preferibilial 110 elode nella selezionedei curricula.L’Erasmus,tuttavia, non è solo esperienza di studio.Trascorrere un periodo della propria vita distudente all’estero vuol dire in primis mettersiin gioco, provare a vivere in modo diverso,seguendo ritmi diversi e, soprattut-to, confrontandosi con una realtà universitaria,culturale e di vita diversa da quella acui si è normalmente abituati. Apprendereuna nuova lingua, conoscere diverse usanze,incontrare persone provenienti dallezone più disparate dell’Europa sono tutteesperienze che permettono di crescere, dimaturare e di sviluppare meglio la propriapersonalità. Come avviene ai protagonistide L’appartamento spagnolo, partiree confrontarsi con una realtà inedita è unPartire e confrontarsi con unarealtà inedita è un modo perconoscere meglio il mondo esoprattutto se stessi.modo per conoscere meglio il mondo esoprattutto se stessi. Inoltre il senso di comunitàche viene a crearsi tra gli studenti èmolto forte. Per questo, non a torto si puòparlare dell’Erasmus come un fenomenoculturale che tocca tantissimi giovani europeiogni anno. Le statistiche dell’Eurostatvedono la Spagna primeggiare tra le metepiù ambite dagli studenti europei (specieitaliani). L’Italia è nella top five dei principaliPaesi ospitanti. Nell’anno accademico2009/2010 sono giunti in Italia complessivamente18.137 studenti stranieri tra Erasmused Erasmus placement.Erasmus è insomma un modo per abbatterei confini tra gli Stati, ma anche pervincere le sfide con se stessi, come dimostrala storia di Luigi Fantinelli, studentefaentino presso l’Università di Bolognae primo ragazzo affetto da sindrome diDown ad aver vissuto questa esperienza,presso l’Università di Murcia, in Spagna.La sua storia, recentemente balzata aglionori delle cronache, è stata raccontata neldocumentario Ci provo di Susana Pilgrim.In conclusione, dietro un semplice acronimoin onore di Erasmo da Rotterdam siintrecciano migliaia di storie e di vite diverse,unite da un fil rouge evidente: l’essereeuropei. Erasmus, molto più di altreiniziative dell’Unione europea, è riuscito adare agli studenti di tutta Europa un’unicabandiera e a far incontrare culture diversema dalle radici storiche comuni. Chissà sela cantautrice Gianna Nannini, quando nel1982 compose Ragazzo dell’Europa, avrebbemai immaginato che, trent’anni dopo,l’Europa sarebbe stata piena di ragazzi europeiper convinzione, fortificati nella loroidentità proprio da questa esperienza.panorama per i giovani • 9


Studiare all’esteroFoto: iStockphoto (profeta; 4x6)Un’esperienzaalla ColumbiaThrough a cooperation program between “La Sapienza” and Columbia,one of the top American Universities, civil law students are offered anopportunity to enrich their education in a common law country.di Marianna MerianiFormare giuristi che operino alivello internazionale è moltoimportante in un contesto ormaiglobale.Global learning education... un’espressionetroppo usata, spesso abusata daisostenitori del moderno processo di internazionalizzazionedelle università.Proprio questo tema è stato oggetto diun seminario organizzato dalla HarvardLaw School, cui ho preso parte lo scorso25 marzo, in occasione della celebrazionedel centenario del programmaSjd per l’acquisizione di un dottorato ingiurisprudenza. Rispondere alla domandadi cosa significhi muoversi nel contestointernazionale e cosa comporti laglobalizzazione dei mercati in terminidi formazione professionale sicuramentenon è compito semplice. In Italia il discorsoè complicato dallo spessore della“migrazione specializzata” di mentibrillanti in Paesi che offrono maggioriopportunità nella ricerca universitaria eper l’occupazione post-laurea. La fugadei cervelli rappresenta sicuramente unproblema per l’Italia e per tutti i Paesiche sopportano i costi di formazione, manon si possono nascondere gli indubbibenefici individuali, non solo in terminidi acquisizione di conoscenze specialistiche,ma anche di familiarità con altreculture e stili di vita. In campo giuridicoformare esperti che operino a livellointernazionale è molto più importante inun contesto ormai globale, in particolarmodo nel settore penale, dove spesso siincontrano problemi nella predisposizionedi misure cooperative tra diversi sistemidi giustizia.Nel caso di ricorso a procedure estradizionali,ad esempio, i rapporti tra laRepubblica Italiana e gli Stati Uniti sonostati particolarmente tesi nelle ipotesi direati puniti sul territorio americano conla pena capitale.Tra i diritti inalienabilidella persona umana vi è il diritto allavita, espressamente riconosciuto da unaserie di norme internazionali, cui il nostroordinamento si conforma. L’Italiaripudia la pena di morte come strumentosanzionatorio e non ammette l’estradizionenei casi in cui il soggetto richiestosia passibile di tale sanzione nelloStato richiedente,a meno chequest’ultimo diaidonee garanziedi non applicazioneo esecuzionedella pena.Abbastanza noto è stato il caso Venezia(in Re Venezia, Corte Costituzionale, 25giugno 1996, n. 223), dove il problemaprincipale era rappresentato dalla ricercadi un bilanciamento tra la tutela deidiritti umani e la volontà di preservarele relazioni con gli Stati Uniti, favorendole procedure cooperative anchealla luce del Trattato di estradizione del1983. In questo caso l’imputato, dopoessere stato condannato dalle autoritàitaliane per omicidio, fu estradato negliStati Uniti. La difesa presentò immediatoricorso per una possibile violazionedei principi costituzionali e venne sollevataquestione di legittimità costituzionaledella legge italiana di recezionedel trattato di estradizione, dichiaratacontraria allo spirito della Costituzionenella parte in cui si limitava a richiedereidonee garanzie di non esecuzione dellapena capitale. Il sistema di garanziepredisposto dai padri costituenti era finalizzatoalla tutela del diritto alla vitae questo doveva essere assicurato anchenelle procedure estradizionali. Sebbeneil Trattato di estradizione tra l’Italia egli Stati Uniti del 1983 avesse previstola possibilità di richiedere idonee garanziedi non esecuzione della pena, talitutele non erano sufficienti a proteggereun diritto assoluto. La problematicità diquesto caso dà piena dimostrazione delladifficoltà di armonizzare sistemi digiustizia diversi.Questi problemi richiedono agli operatoridel diritto una conoscenza cheSotto: il campus della Columbia University,nel cuore di Harlem. Nella paginaprecedente: la statua che accoglie glistudenti sulle scalinate della biblioteca.panorama per i giovani • 11


Studiare all’esteroFoto: iStockphot/peterspirotradizionale solennitàa cui siamo abituati in Italia, mentreaumentava l’attenzione verso la problematicitàdei quesiti giuridici. Ciò è funzionalealla formazione di giuristi che insoli tre anni di law school devono esserepronti a dare soluzione a questioni giurinonsi limiti al solo sistema nazionale,così da facilitare le misure di cooperazionein un periodo nel quale la nuovaminaccia è rappresentata dalla criminalitàtransnazionale. In quest’ottica sigiustifica la conclusione di accordi dicollaborazione tra diversi atenei, comeil programma di scambio tra la facoltàdi Giurisprudenza dell’università romana“La Sapienza” e la Columbia LawSchool di New York. Questo scambioformativo ha un’importanza fondamentalenel curriculum vitae di giovanigiuristi, spinti a studiare in un contestoLa sollecitazione a operare dagiuristi rappresenta il refrainricorrente per gli studenti digiurisprudenza americani.completamente diverso, ad abbandonaremodalità formative eccessivamenteaccademiche e che sicuramente richiedonoun coinvolgimento limitato nelleattività didattiche. La sollecitazione aoperare da giuristi rappresenta il re-frain ricorrente per gli studenti di giurisprudenzaamericani: è probabilmentela presenza di un sistema di commonlaw costruito quasi esclusivamente sucasi giudiziari, a richiedere agli allievidi partecipare attivamente alle attivitàdidattiche, al fine di comprendere la ratiodi una certa decisione giudiziaria eoffrire una propria interpretazione delcaso. Nei sistemi di civil law, invece,il ruolo principale è rivestito dal dirittoscritto, sicché è necessaria l’acquisizionedi conoscenze preliminari e lo spazioriservato alla risoluzione di quesiti giuridiciè limitato.Durante il miosoggiorno alla Columbiaho avuto modo dinotare come la lezioneaccademica perdeva laSopra: la biblioteca della ColumbiaUniversity.diche concrete. Può forse essere questoil valore aggiunto di un periodo di studioin un Paese di common law: la presenzadi professori particolarmente attentialla gestione dei corsi e lo stimolo allapartecipazione attiva rappresentano gliingredienti vincenti per una formazioneprofessionale pragmatica, in un’otticache non collochi l’università in una posizioneautonoma e isolata, ma sviluppisinergie con il mondo del lavoro percompetere al meglio nello scenario internazionale.Certo non bisogna nasconderele falle di un sistema d’istruzione esasperatamentemeritocratico e di un metododi valutazione che non può incentivarecomportamenti collaborativi tra studentiche cercano di emergere a ogni costo;un’organizzazione di questo tipo puòdeterminare una perdita di potenzialiinnovazioni soprattutto nel settore dellaricerca, che solitamente trae la propriaforza dallo sviluppo di sinergie tra mentibrillanti.12 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Foto: iStockphoto/stevegeerLa media e la varianzaA statistician had a foot in the ice and one in the fire. As he was askedby a passer-by “how are you?” he answered: “on average, not too bad”.Apparently, that statistician didn’t know what variance is.Mean: a synthetic value that summarizes sample observations, averagevalue, expected value, predicted value.Variance: a measure of variability and dispersion in the sample, meanerror, standard deviation, distance from the mean.If you don’t see at a glance what these two definitions have to do withthe University of Chicago, please read on.di Claudia MacalusoPer chi ha lasciato il proprio Paese, raccontare,col passare del tempo, diventauna necessità. Raccontare non per vanagloriao per divertimento, ma per impararee per riflettere. Raccontare per ritornare.Così, mentre metto in ordine le ideeper questo articolo, mi rendo conto cheparlare dell’università americana è un po’raccontare l’America tutta, in un viaggionelle sue ossessioni e nelle sue conquiste,nelle sue paure, nelle sue manie, nelle suegrandezze. E che nel raccontare l’Americaripenso alla mia Italia e a com’è chesono finita quaggiù, all’università di Chicago.A proposito di università, il panoramauniversitario statunitense è assai variegato,con una miriade di piccole universitàprivate e pubbliche, entrambe costosissime,sopra le quali spiccano una decina diistituzioni considerate “di eccellenza”, chesi trovano generalmente in prossimità divarietà di background: anche per il tramitedi appropriate “quote” che garantiscono(qualcuno dice, a sproposito) l’accesso paritarioagli studenti di colore, ai nativi americani,agli ispanici, agli asian-american, aglistudenti svantaggiati e ai disabili, l’univergrandicentri urbani (Boston, New York,Los Angeles, Chicago). Molti di questinomi sono noti al grande pubblico: Harvard,Yale, Mit; altri meno: Brown, Minnesota,Penn. Come si valuti la qualità diuna università è un mistero. Si tratta, infatti,di un mondo assai liquido dove la peerreview è il metodo più usato e “quel che sidice nell’ambiente” il metro di giudizio piùcomune.L’università diChicago è, in ognicaso, una delle topten. Il dottoratoqui è particolarmentelungo – 5anni – e intenso. Si tratta di una delle pocheuniversità degli Stati Uniti, infatti, adavere un esame qualificante estremamenterigido, detto Core; si svolge nel luglio delprimo anno ed è solo dopo il superamentodel Core che inizia il dottorato vero eStudiare all’esteroproprio, la ricerca. Prima di allora non ci sipuò definire PhD candidate ma solo PhDstudent e la differenza non è solo semantica,ma concettuale. Come PhD candidatesi è parte integrante dell’accademia. ComePhD student si è ancora parte della comunitàstudentesca.Il mio anno vanta una quarantina dinuove reclute, tra cui gli statunitensi sicontano sulla punta delle dita. L’Asia lafa da padrona, segue il Sudamerica (questovorrà pur dire qualcosa…). La vecchiaEuropa si difende, con sei studenti. Nonci sono studenti di colore (anche questovorrà pur dire qualcosa…).La didattica si basa su tre trimestri:Fall (settembre-dicembre), Winter (gennaio-marzo)e Spring (aprile-giugno). Ilritmo è serrato e alla fine di ogni trimestreci sono la settimana degli esami finali euna di vacanza (assai apprezzata).Il curriculum del Core comprende di solitosolo tre corsi. Nel mio caso, il PhD inEconomics si basa su Price theory (microeconomia),Theory of Income (macroeconomia)e Empirical Analysis (econometria,cioè tecniche statistico-matematiche per l’economia).Sono corsi che tutto il resto delmondo chiama appunto “micro”, “macro”ed “econometria” ma che a Chicago hannoun nome diverso, in omaggio alla tradizionedell’università. Perché se c’è qualcosache distingue la University of Chicago daaltre istituzioni negli Usa è la tradizione:con più di 60 premi Nobel in 109 anni divita, la University of Chicago vanta unadelle comunità più vivaci e radicate dell’interopanorama universitario statunitense.Attualmente la frequentano 5.300 studentiundergraduate (la nostra triennale) e più di10.000 postgraduates (cioè la specialistica eil dottorato). In tutta l’università, gli studentiinternazionali sono circa il 20%, ma benoltre il 30% nei programmi postgraduate.Inoltre tra gli americani vi è una notevoleIl panorama universitarioamericano è fatto da una miriadedi piccole università e una decinadi istituzioni di eccellenza.panorama per i giovani • 13


Studiare all’esterosità mantiene ogni anno un delicato equilibrionella composizione della popolazionestudentesca.Il corpo docente è altrettanto variegatoed è una conseguenza, non banale, dellavarietà di etnie che si ritrovano tra glistudenti. Se infatti non è poi così scontatoche vi siano così tanti studenti stranieri, èancora più sorprendente che tanti di lororestino a insegnare negli Stati Uniti.Questa celebrata diversity, la cui mancanzasentiamo a volte tanto in Italia, giocadi certo un ruolo non indifferente nel successodell’università, ma non mi pare possaessere definita l’ingrediente chiave delsuo successo, rispetto a tanti atenei nostrani.In fondo non possiamo non riconoscereche il programma Erasmus ha portato inItalia molti studenti stranieri ma ben pochibrevetti, ad esempio. Mentre a Chicago iproventi annuali da brevetti e pubblicazionisuperano i 109 milioni di dollari.Non credo neanche che la differenzapiù profonda tra il sistema italiano e quellostatunitense sia l’ammontare di risorse, minuscoloin un caso – lasciatemelo dire – espropositato nell’altro (a Chicago sono ben6,58 i miliardi di dollari di dotazione ordinaria,di cui poco meno di 335 milioni sonospesi ogni anno nella ricerca, secondo i dati2007 della National Science Foundation).D’altra parte, se così fosse, ci sarebbe benpoca speranza per il nostro Paese – soprattuttose vogliamo mantenere l’accesso all’universitàpiù ampio possibile (cosa che nonpuò dirsi degli Stati Uniti, dove un anno didottorato costa circa 60.000 dollari).Credo, invece, che la differenza fondamentalesia piuttosto la fede nelle idee.L’incrollabile certezza che nulla è più prezioso,più importante,più decisivodelle idee: eccociò che ha fattodegli Stati Unitiil Paese più modernooggi e dellaUniversity of Chicago una fucina di innovazioneche continua ad attirare giovanistudiosi e imprenditori da tutto il mondo.Sono in molti, invece, che vedono nell’occasionalemancanza di considerazione peri valori dello studio, della ricerca e dellaconoscenza il fenomeno che ha confinatola mia Italia nella fascia della crescitaAll’Università di Chicagogli studenti stranieri sono il 20%e oltre il 30% nei programmipostgraduate.zero. E non parlo solo della crescita economica,ma dello sviluppo sociale.Veniamo ora alla media e alla varianza.Come ci disse il direttore del program-14 • n. 2, maggio-agosto 2010


Studiare all’esteroFoto: iStockphoto (Deejpilot; benkrut; uschool)A sinistra: il campus dell’Università diChicago. Sopra: la skyline cittadina. Inbasso: la caffetteria universitaria.ma di dottorato il giorno del nostro arrivo,“Piuttosto che una elevata qualità media,qui a Chicago preferiamo la maggiore variabilitàpossibile”. In altre parole Chicagoha scelto “la varianza”.Dopo un po’ di tempo qui mi sonoconvinta che scegliere la varianza non significascegliere necessariamente l’eccellenza,ma è piuttosto una delle maniere diperseguire l’eccellenza; un cammino chesembra essere lastricato di successi, almenoper Chicago, ma che desta nella miacoscienza europea non poche perplessità.Perché scegliere la varianza è anche preferirei picchi spropositati a una distribuzionedei risultati più uniforme (e, qualcunodirebbe, più equa). Significa confidarenella probabilità dell’emergere di un EnricoFermi – che si rifugiò qui negli anniQuaranta per portare a termine i suoi studisulla fusione nucleare – ma anche lasciarechi Enrico Fermi non è in un limbo dicommiserazione. E dato che per l’Europaoggi la vera sfida è stanare gli Enrico Fermiche si nascondono nelle pieghe dellenostre università, senza lasciarli andar via,senza abbandonare la media alla mediocritàe alla subordinazione, mi sembra chequalche riflessione sia d’obbligo.In ogni caso, per continuare con la metaforastatistica, spesso si ha l’impressioneche l’Italia abbia scelto, invece, “la media”.Gli studenti e i giovani in generale nepagano le conseguenze, soprattutto quelliche a Chicago non ci arriveranno mai. Nellasfida tra media e varianza, comunque lasi pensi, tale dramma sociale non dovrebbedarci pace. E se l’approccio statunitensenon ci soddisfa, quello italiano dovrebbedarci altrettanto da pensare.Credo dunque che, se c’è una lezioneda imparare dagli Stati Uniti, è quella diridare fiducia all’Italia delle idee. Nelleimprese, nelle università, nell’amministrazionepubblica. Che la giusta attenzionealla perequazione sociale non si trasformiin fobia della varianza e ci consegni all’appiattimentodelle menti: così che ci siapoco per tutti, e sempre meno. Inoltre dovremmoreagire con fermezza a coloro cheoppongono ai tentativi di riforma dell’universitàe della società l’argomento che“non ci sono abbastanza soldi”. Ci sonopiù risorse in uno studente di dottorato chein un conto in banca – c’è più valore in unapersona che in una “paccata di miliardi”.Ho l’impressione che finché un simile argomentoci lascia perplessi saremo lontanida quella economia della conoscenza che ilTrattato di Lisbona immaginava per l’Europa.E saremo lontani anche da questaAmerica crudele e straordinaria che inscrivesulle porte delle sue università: crescatscientia, vita excolatur (che la conoscenzaprosperi e la vita ne sia arricchita).panorama per i giovani • 15


La Nuovi salute protagonistinel mondoFoto: iStockphoto (Rob_Eliis; Nikada)I figli inglesi di CastelnuovoIn 2006 eight youngsters started their undergraduate studies inMathematics at “La Sapienza” University of Rome. They soon becamevery good friends, thanks to their love for Mathematics and passion forteam work. After a few years they all managed to gain Ph.D. positionsin seven very well-known British institutions, where they are currentlydoing some research in both Pure and Applied Mathematics. This articlegives an overview of the British mathematical community through theirown graduate experience.di Carmelo Di NataleC’erano una volta, nel settembre 2006,otto giovani matricole – Emanuele, Giulio,Carmelo (che scrive per voi), Andrea,Damiano, Leonardo, Francesca eSerena – che si affacciavano alla portadel dipartimento di Matematica “GuidoCastelnuovo” dell’Università di Roma“La Sapienza”, ricche di entusiasmo econvinte di avere qualche talento per laregina delle scienze. L’impatto con le disciplineuniversitarie fu per tutti doloroso;tuttavia dallo sconforto iniziale sono natigrande solidarietà reciproca e gusto per illavoro di gruppo, presto trasformatisi inuna splendida, sincera amicizia, fondatasulla passione per la matematica e su unamore viscerale per la porchetta di Aricciae il vinello di Frascati! Oggi, circa seianni dopo, ci sono otto giovani matematici– tutti laureati con ottimi voti e tesipiuttosto avanzate – che hanno la fortunadi completare la propria formazione conun percorso dottorale in sette prestigiosiistituti britannici, tutti posizionati nei primi130 posti dell’ultimo ranking Qs deimigliori atenei al mondo. Qui di seguitosono raccolte le loro impressioni su questastraordinaria esperienza.Nell’università madreL’Università di Oxford è la più antica istituzioneaccademica d’Inghilterra: le sueorigini risalgono all’inizio del XII secolo,quando Bologna e Parigi erano gli unicicentri universitari attivi in Europa. Alpari dell’ateneo gemello di Cambridge,l’Università di Oxford si basa sul sistemadei colleges (ad oggi se ne contano 39),strutture indipendenti che affiancano idipartimenti nell’attività accademica edanno ospitalità agli studenti e ai docenti(i cosiddetti fellows). In questa venerandauniversità Emanuele Ghedin (membro delBalliol College e già studente del Collegio“Lamaro Pozzani”) porta avanti il suoDPhil program nell’ambito della Teoriageometrica delle rappresentazioni. “Oxford– dice Emanuele – è un ateneo dallaforte vocazione internazionale: ci sonomoltissimi stranieri sia tra i docenti sia tragli studenti e credo che la percentuale digraduate students non britannici superiil 50%. Inoltre – se è vero che gli undergradsprovengono per lo più da Paesi anglofoni,dal Nord Europa e dal Medio edEstremo Oriente – le nazionalità di dottorandie postdoc sono le più diverse: inparticolare c’è una presenza significativadell’Europa mediterranea e continentale edell’America Latina. Per quanto concernela Matematica, il sistema della didatticaè molto più standardizzato rispetto all’Italia:i corsi hanno programmi definiti,che poco spazio lasciano all’inventiva deldocente, prevedono esami scritti in unicoappello e liste di problemi che gli studentisono tenuti a svolgere e consegnare periodicamente;peraltro una parte significativadell’attività dei research students consistenella gestione dei tutorials, che consistononella correzione di tali esercizi e nelconseguente confronto con gli studenti.16 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroA sinistra: il King’s College di Cambridgevisto dal fiume Cam. A destra: la RadcliffeCamera e l’All Souls College a Oxford.Questo sistema ha degli indubbi vantaggi,giacché tutti gli studenti sono messi nellecondizioni di svolgere esercizi tecnici inqualunque materia (in altre parole lo studentemedio di Oxford è più capace dellostudente medio di Roma); d’altra parte lapoca flessibilità rischia di ostacolare lafioritura delle eccellenze, sia perché vieneimbrigliata la fantasia del docente, siaperché i corsi sono molto più brevi (in terminidi ore di lezione) dei corrispondentiitaliani. Probabilmente non è un caso cheun dottorando di Oxford raramente hasvolto il proprio percorso undergraduatenella stessa università. Per quanto riguardala ricerca, Oxford è fantastica: vi sonogruppi all’avanguardia in tutti i settori, ilcalendario dei seminari è sterminato edè presente un ottimo programma di corsidi dottorato. I professori sono molto reperibili(li trovi sempre al dipartimento oal college) e tutti di livello molto elevato;l’università cerca di attirare i miglioriricercatori, cosicché gli avanzamenti dicarriera avvengono davvero su base meritocratica(curriculum, pubblicazioni, conferenzeecc...), tanto che risulta difficilestabilire con chiarezza l’età media del corpodocente: per dirla in “matematichese”,l’età dei lecturers segue una distribuzionegaussiana centrata intorno ai 45 anni!Certo, tutta questa eccellenza nella ricercae questa precisione nella didattica lascianooggettivamente poco spazio al social:va detto che i colleges fanno il possibileper favorire l’aggregazione degli studentiattraverso eventi, societies, cene ecc...,ma far breccia negli inglesi non è semprefacile (decisamente più semplice con glistudenti internazionali), anche perché lalingua è un ostacolo oggettivo. Ad ognimodo non demordo, riuscirò ad avere peramici dei sudditi della Regina!”Il covo dei ribelliUna bella leggenda racconta che agli inizidel Duecento un gruppo di docenti e discentidi Oxford, in disaccordo con certepolitiche accademiche, lasciò l’antica universitàper trasferirsi più ad est, sulle rivedel fiume Cam, dove esisteva un piccoloistituto di studi superiori da cui avrebbeavuto origine l’Università di Cambridge.Forse nasce da qui la celebre rivalità tra idue più famosi atenei britannici. La strutturainterna dell’Università di Cambridgericalca quella di Oxford: in particolareanche qui l’attività accademica è divisatra i dipartimenti e i 31 colleges. In questagraziosa cittadina studiano oggi GiulioCodogni (membro del Selwyn College)e Carmelo Di Natale (membro del St.John’s College e anche lui laureato delCollegio “Lamaro Pozzani”): entrambisi occupano di Geometria algebrica. “Lanostra esperienza è ampiamente positiva– dicono i due – la ricerca in Matematica(sia pura sia applicata) è tradizionalmenteuno dei punti più forti dell’Università diCambridge. Ogni giorno vengono predispostiun numero enorme di seminari riguardantii settori più disparati, tenuti damatematici provenienti da tutto il mondo.L’offerta formativa contempla moltissimicorsi avanzati, per dottorandi o studentidel cosiddetto Part III (un masterannuale per graduate students di qualitàelevatissima e fortemente competitivo).La struttura delladidattica undergraduateè pressochéidentica aquella di Oxford:corsi brevi e moltostandardizzati,esami finali scritti in appello unico (i Tripos)e fogli di esercizi da svolgere periodicamente.La peculiarità di Cambridge èche la discussione delle soluzioni avvienein modo quasi personale: in ogni supervisionvengono seguiti al più due studenti.Anche l’Università di Cambridge è unambiente davvero cosmopolita, ma l’internazionalizzazioneè meno marcata trai fellows: molti provengono dal RegnoUnito”.La rigida struttura didattica diOxford mette tutti in condizionedi risolvere esercizi tecnici, mapuò ostacolare l’eccellenza.Nel cuore di KensingtonNel quartiere di Kensington, una dellezone più ricche e fiorenti di Londra, hasede un’altra rinomata università, l’ImperialCollege London. A differenza di Oxforde Cambridge, dove le strutture dell’ateneosono distribuite lungo tutta la città,l’Imperial College (fondato all’inizio delNovecento) è un vero campus universitario,una piccola isola nella capitale. Quellalondinese è un’istituzione meno generalistarispetto alle più antiche Oxford eCambridge, poiché è presente una spiccatavocazione scientifica (in senso lato):sono infatti offerti corsi di laurea nel campodelle Natural Sciences, dell’Ingegneria,della Medicina e delle Social Sciences;esiste un dipartimento di Humanities,ma anch’esso è fortemente legato alla tradizionetecnico-scientifica: vi si studianoinfatti lingue straniere, storia e filosofiadella scienza, comunicazione scientifica,politics ecc... Qui si trova oggi AndreaFanelli, che porta avanti il suo dottorato(con un relatore italiano) nel settore dellaGeometria birazionale. “L’Imperialpanorama per i giovani • 17


La Studiare salute nel all’estero mondoCollege – dice Andrea – è senza dubbiouna delle università più internazionali delRegno: i docenti stranieri sono in numeromaggiore rispetto a quelli britannici,così come dottorandi e postdoc (direi cheL’Imperial College è un’universitàdalla spiccata vocazionescientifica, ben presente persinonel dipartimento di Humanities.circa il 70% dei research students in Geometrianon è inglese). Le provenienzesono le più diverse: ci sono ovviamentemolti orientali, ma anche la Vecchia Europaè molto rappresentata ed è tutt’altroche trascurabile la presenza di studentilatinoamericani. Per quanto concerne ladidattica undergraduate (al dipartimentodi Matematica), il sistema è più rigido estrutturato di quello italiano: i programmisono più definiti e gli studenti sonoseguiti molto da vicino, specialmente alprimo anno. Inoltre ci sono regole preciseper l’iscrizione agli anni successivi: nonesiste il concetto di studente fuori corso.Dal canto loro i docenti (mediamente giovani)sono molto presenti in sede (hannotutti il proprio orario di ricevimento, macomunque sono quasi sempre in studio onelle sale comuni); tutti i membri strutturatidel dipartimento (quindi lecturerse professors) insegnano almeno un corsol’anno. Direi che finora la mia esperienzalondinese è moltopositiva, ancheperché ho unottimo rapportocon il mio relatore,che è l’aspettopiù importante delPhD; devo dire inoltre che non mi è statodifficile costruire un nuovo tessuto diamicizie: si sono rivelate tutte piuttostosimpatiche”.Una vecchia conoscenzaNel Midlands, tra le città di Warwick eCoventry, sorge un’altra grande università,stimata in tutto il mondo a dispettodella giovane età (non ha ancora raggiuntoil mezzo secolo) per i notevoli risultatiscientifici e la straordinaria expertise inpiù settori: l’Università di Warwick. Questoateneo, che peraltro ha avuto in passatouna lunga e proficua collaborazionecon il Collegio <strong>Universitario</strong> “LamaroPozzani”, è il teatro delle ricerche di DamianoLupi nell’ambito della Geometriaiperbolica. “A Warwick – dice Damiano– si studia Matematica di ottimo livello;vi sono vari gruppi di ricerca di grandequalità e il mio è sicuramente uno dei piùattivi. Il dipartimento organizza una quantitàenorme di eventi in cui ci si relazionacon matematici di altre università: seminari,conferenze, colloquia, workshop...la scelta è sterminata. I docenti sono tuttimolto validi, anche se dedicano molto piùtempo alla ricerca rispetto alla didattica.Professors e lecturers si limitano infattia fare lezione, mentre tutte le attività dicontorno (compresa la correzione degliesami finali, sempre scritti) sono di normaaffidate a research students e postdoc.Gli stessi corsi sono piuttosto brevi, purprevedendo tanti esercizi (con correzionea carico dei dottorandi, naturalmente); lelezioni sono molto standardizzate, basatesu programmi definiti che concedono allecturer poche occasioni per offrire visionipiù ampie della materia. Ad ogni modoil livello degli studenti undergraduateappare significativamente più basso diquello di Roma. L’università è fortementeinternazionalizzata: se i professori straniericompongono circa il 50% del corpodocente, la percentuale di studenti nonbritannici è ben più alta; a parte i soliticinesi, vi è un folto gruppo di ragazzi europei,sudamericani e mediorientali”.Foto: iStockphoto/tupungatoIl primo emigranteIl primo membro del gruppo a lasciareRoma alla volta della terra della ReginaElisabetta è stato Leonardo Baldassini,che dopo aver completato il percorsotriennale al “Castelnuovo” ha proseguitogli studi con un master in Matematica applicatanella ben nota London School ofEconomics, per poi ottenere un posto didottorato all’Università di Bristol, grossocentro a sud di Londra, dove si occupa diProbabilità applicata. “La mia esperienzainglese – dice Leonardo – è molto positiva,tanto il periodo alla Lse quanto ilpercorso dottorale qui a Bristol. La scuoladi Statistica di Bristol è senz’altro unadelle migliori al mondo: qui sono stateesplorate applicazioni della teoria dellematrici aleatorie persino alla Teoria deinumeri, la regina della Matematica piùpura. L’ambiente di Bristol è abbastanzainternazionale per quanto concernela ricerca (docenti, postdoc e reasearchA sinistra: il Wills Memorial Building, unodei simboli dell’Università di Bristol.18 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esterostudents), molto meno nella componenteundergraduate; da questo punto di vistala London School of Economics è moltopiù internazionalizzata: circa il 50% deisuoi studenti sono stranieri, in prevalenzacinesi. La struttura della didattica, tanto aLondra quanto a Bristol, è molto diversadall’Italia: i corsi sono molto più brevi ecompatti, prevedono esercitazioni settimanalie terminano con un esame scrittodalle modalità molto rigide: qualora laprova non sia positiva, vi è quasi semprela possibilità di un secondo appello, masono previste forti penalizzazioni sul punteggiofinale e comunque non si è ammessiall’anno successivo se non si superanotutte le materie. I docenti sono semprereperibili, anche perché salvo speciali dispensehanno il dovere istituzionale di tenerealmeno un corso l’anno. Gli stipendidipendono molto dall’effettiva posizioneaccademica, ma alla Lse sono generalmentepiù alti. Devo dire che non è statofacilissimo integrarsi a Bristol: anche sel’ambiente è piuttosto dinamico, c’è moltameno attenzione al social rispetto allascuola londinese, ma sono sicuro che unpo’ alla volta riuscirò a costruire una retedi contatti anche qui. Devo solo convincerliche non mordo!”La traditriceAi confini con la Scozia, nell’antica cittàdi Newcastle upon Tyne, sorge un altroimportante istituto universitario, la NewcastleUniversity. Qui si è rifugiata FrancescaTagliaferri, la traditrice del gruppo,che ha deciso di mettere a frutto le sueabilità di probabilista nel dipartimento diIngegneria Navale. “Sarò sempre grataalla Newcastle University – dice Francesca– perché per la prima volta mi hapermesso di vedere la vita accademica inun’ottica più aziendale: qui l’universitàSia a Bristol sia alla Lsetutti i docenti, salvo dispensespeciali, hanno l’obbligodi tenere almeno un corso l’anno.prepara tecnici, oltre che accademici, e lericerche hanno valore se qualcuno sarà interessatoa investire su di esse e utilizzarei nuovi risultati per scopi pratici. Mi rendoconto che la frequentazione assidua del dipartimentodi Ingegneria navale ha ormai‘corrotto’ irreversibilmente il mio animomatematico, ma è indubbio che la culturad’impresa è molto più sopita nell’universitàitaliana, o almeno a Roma. Anchela didattica è piuttosto diversa, molto piùorientata al problem solving e alle questionipratiche. Per quanto concerne l’internazionalizzazionedirei che il livello è piuttostoelevato: in particolare tra gli studentiundergraduate c’è una percentuale moltoalta di ragazzi greci, oltre ovviamente a unnumero enorme di orientali. In definitivadirei che la mia vita qui nel profondo (efreddo) Nord è ampiamente soddisfacente:ormai sono diventata la regina del dipartimento,ora punto a Buckingham Palace!”Sulle rive dello SheafAl centro della Gran Bretagna si trova lagrossa città di Sheffield, uno dei maggioricentri industriali del Regno Unito, doveha sede una grande università dalla storiaultracentenaria. È buffo che in questoluogo, il cui nome deriva dal fiumeSheaf, sia finita Serena Murru, l’elementodella squadra che, lavorando nel settoredell’Algebra commutativa, si occupa difasci (in inglese sheaves) più da vicino.“Benché l’Università di Sheffield sia piuttostofamosa – dice Serena – l’ambiente ètutt’altro che internazionale: la stragrandemaggioranza dei professori è britannicae ci sono solo quattro research studentsstranieri, tutti europei. Benché i corsi sianomolto strutturati e prevedano la consegnasettimanale di esercizi, il livello èinfinitamente più basso rispetto a Roma:non a caso tutti erano piuttosto sorpresidalla quantità di Matematica che conoscevoall’inizio del percorso. Per quantoriguarda la ricerca, la mia situazione è unpo’ particolare: il mio relatore è l’unicomatematico in tutta l’Inghilterra a occuparsisquisitamente di Algebra commutativa,sicché sono un po’ isolata. Non hograndi occasioniper confrontarmicon altri studenti,giacché non esisteun vero gruppo diAlgebra commutativa,e raramentevengono predisposti seminari che riguardinoanche indirettamente la mia ricerca(va comunque detto che il calendario delleconferenze a Sheffield è sensibilmentepiù ricco rispetto a Roma). In definitiva,non posso dirmi del tutto soddisfatta delmio percorso dottorale: benché abbia unottimo rapporto con il mio relatore e godadella sua piena fiducia e stima, sento lamancanza del lavoro di gruppo; inoltre lapresenza di così pochi studenti internazionalirende piuttosto difficile la mia realeintegrazione nel tessuto sociale del posto,ma non demordo”.A conclusione dell’articolo desideroringraziare sentitamente i miei amici ecompagni di studio che hanno contribuitoalla realizzazione di questa panoramicadella comunità matematica inglese e infinerivolgere un accorato pensiero ai veneratimaestri che abbiamo avuto la venturadi incontrare a Roma: senza di loro nonsaremmo qui. Buona fortuna a tutti, ragazzi(me compreso): facciamoci onore!CHE COSA FANNO?Emanuele si dedica allo studio deglioperatori differenziali invarianti rispettoall’azione di opportuni quivers, in un filonedi ricerca finalizzato all’attacco divarie congetture classiche.Giulio si interessa di problematiche legateagli spazi di moduli di varietà abelianee ha già avuto modo di pubblicareun primo paper al riguardo.Carmelo cerca di indagare la rappresentabilitàdi certi problemi di moduligeneralizzati tramite la teoria dellestacks algebriche derivate.Andrea studia questioni legate al cosiddettominimal model program e allacongettura di abbondanza, problemidecisivi per la Geometria algebrica moderna.Damiano studia come le applicazionidi Cannon-Thurston interagiscono conopportune successioni algebricamenteconvergenti di gruppi kleiniani.Leonardo si occupa di applicare leidee della Teoria dell’informazione diClaude E. Shannon a problemi probabilisticimutuati, prevalentemente, dallaTeoria ergodica dei sistemi dinamicidiscreti.Francesca lavora su processi di ottimizzazionestocastica per tattiche diregata (in condizioni ambientali instabili)che non trascurino la fisica dellabarca a vela.Serena studia questioni inerenti allatight closure di ideali in caratteristicapositiva.panorama per i giovani • 19


Studiare all’esteroDue vedute del Trinity College di Dublino:a sinistra la cappella, nella paginasuccessiva il campanile.Foto: iStockphot/kulickiUniversità in IrlandaUn’occasione per conoscere un’altra realtàThe higher level of Irish education is pretty different from the Italianuniversity system. These differences offer the chance to reassessour point of view as regards education. Erasmus is not only a studyexperience. It implies contacts with other young people who comefrom all over the world. It’s an amazing opportunity to improve oureducation, open our mind and learn about ourself.di Giuseppe GraziosoQuando si è all’estero è normale fare costantementeconfronti con la realtà a cuisi è abituati nel proprio Paese di origine.In special modo risulta naturale per unostudente comparare sistemi didattici erealtà universitarie diverse. Cercherò dispiegare brevemente gli elementi caratterizzantidell’università irlandese e la miaesperienza di studio.Il sistemaPer iscriversi al grado di istruzione di tipouniversitario (higher level of education) ènecessario, come in Italia, aver terminatocon successo il second level of education,l’analogo delle nostre scuole medie (inferiorie superiori). L’accesso è però soggettoa restrizioni. Ha infatti un ruolo fondamentaleil voto finale del diploma di secondolivello. Gli studenti che ottengono i votipiù alti hanno la possibilità di iscriversiagli istituti più prestigiosi, mentre coloroche hanno conseguito valutazioni menobrillanti saranno costretti a scegliere scuolemeno rinomate. Ecco la prima differenzacon il sistema italiano: l’ingresso al terzolivello di istruzione (anche se pubblico) ècondizionato dalla prestazione conseguitanelle scuole superiori, creando una competizioneper accedere a quelle più affermate.Quasi tutti i centri di alta formazionesono pubblici e quindi traggono sostentamentoda finanziamenti governativi.In media uno studente irlandese costa algoverno 7.000 euro l’anno, ai quali sene aggiungonoal massimo altri2.000 a caricodello studentestesso come tasseuniversitarie. Gliunici a fare eccezionesono pochi istituti privati, tra i qualiil famosissimo Trinity College di Dublino,i quali richiedono tasse universitariedecisamente più elevate.Al termine delle scuole superiori lo studenteirlandese che ha intenzione di continuaregli studi ha di fronte a sé una scelta:iscriversi a una university, a un istitute oftechnology o a un college of education. Dalpunto di vista formale questi enti rilascianolo stesso diploma di laurea, ma la differenzarisiede nel tipo di formazione offerta. Leuniversità hanno un approccio alla materiaprettamente teorico e sono più simili alleuniversità italiane. Gli institutes of technologyhanno un taglio più pratico e teso almondo lavorativo, anche se molti laureatiprovenienti da tali realtà decidono di continuarea studiare avviandosi alla carrieradella docenza universitaria. Va da sé chegli istituti rappresentano la meta preferenzialeper gli studenti di Ingegneria, Informaticae in generale di tutte le scienze applicate,mentre le università sono il luogoideale dove studiare, per esempio, Filosofiao Lettere. I colleges of education sonoscuole per gli aspiranti docenti del primo edel secondo livello d’istruzione. In totalegli enti che offrono la formazione di higherlevel in Irlanda sono 38.Riguardo al numero degli studenti, circa90.000 studiano nelle universities, circa63.000 negli istituti di tecnologia e altri9.000 nelle altre realtà del third level ofeducation. Il numero di laureati sul totaledella popolazione risulta di poco superioreal 45%, decisamente sopra la media europea.Come si evince dai numeri riportati, glistudenti universitari in assoluto non sonomolti. Ciò comporta che spesso le universitàhanno un numero esiguo di studenti e ciòsi riflette anche nell’ampiezza delle classi,in media mai formate da più di 50 studenti.Il vissutoIl programma Erasmus è sicuramenteun’esperienza emozionante, offrendoIn Irlanda il voto finale deldiploma di secondo livello haun ruolo fondamentale perl’accesso all’università.molti stimoli culturali. Anche imparareuna lingua non solo tra i banchi di scuolapermette di percepirla come qualcosadi “vivo”, capace di mostrarsi con un’e-20 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esterospressività che travalica i dialoghi che sileggono nei libri d’inglese. Inoltre studiareapplicando un approccio didattico diversofornisce nuovi strumenti per comprendereciò che si sta approfondendo.Vivere qualche mese all’estero significaanche spezzare la monotonia universitaria.Spesso i giovani più brillanti vengonoinghiottiti da un’università senza stimoli eun Erasmus può dare nuova carica per ricominciare,appena tornati, con lo spiritogiusto. Non bisogna però strafare. Spessogli studenti pensano che la mobilità internazionalesia vacanza. In molti casi lostudente si lascia andare, coinvolto dallamovida creata dagli altri studenti internazionalie ponendo troppa attenzione al divertimentoe ai rapporti personali, che purvanno perseguiti, a scapito di una crescitaformativa.Vivere qualche mese all’esteroe conoscere un’altra realtàsignifica anche spezzare lamonotonia universitaria.Parliamo un po’ ora della mia esperienza.Sono uno studente Erasmus di Economiaal Waterford Institute of Technology,una realtà piccola ma di eccellenza. Le mieclassi sono formate da una ventina di studentie ciò comporta lezioni in cui si riescea stabilire una forte interazione con il docente.In particolare,i professori simostrano estremamentedisponibiliverso gli studenti,comunque decisamentedi più deidocenti universitari italiani che ho conosciuto.Le strutture messe a disposizione pergli studenti sono di gran lunga migliori diquelle offerte dalle nostre università, anchese devo confessare, con un pizzico di orgoglio,che la qualità della didattica in terminidi contenuti è senz’altro inferiore. Tutti iprofessori hanno avuto esperienze nel RegnoUnito prima di insegnare in Irlanda.Sono all’esteroLe universities hanno unapproccio teorico; gli institutesof technology hanno un tagliopiù pratico e mirato al lavoro.da due mesi e sonogià riuscito a stabilirebei rapporticon molti studenti,internazionali e irlandesi.L’istitutoche mi ospita è abbastanza piccolo (solo6.600 studenti full time), ma ha puntatomolto sull’internazionalizzazione, ospitandocirca 30 studenti Erasmus e circa 20 studentiinternazionali provenienti da tutto ilmondo. Tra questi sono uno dei pochi cheè alla sua prima esperienza di studio all’estero.Infatti molte università straniere prevedonoobbligatoriamente un’esperienzaall’estero di qualche mese per conseguireil diploma di laurea. In Italia penso sarebbeimpossibile proporre questo modello intutte le facoltà, anche perché si dovrebbegarantire un numero di borse adeguato. Hoanche scoperto, con mio profondo rammarico,che sono uno degli studenti internazionaliche riceve meno aiuti finanziari, alnetto della borsa Erasmus europea, che ègrosso modo uguale per ogni studente. Unperiodo dedicato alla formazione all’esteroè un’importantissima occasione percrescere e migliorarsi; un’esperienza a cuinessuno studente dovrebbe essere costrettoa rinunciare. Sta alle università e alle istituzioniporre in essere tutti gli sforzi possibiliper raggiungere questo obiettivo.panorama per i giovani • 21


La Studiare salute nel all’estero mondoGermania e ItaliaUna storia di ricche differenze e affinità elettiveItaly and Germany are tightly connected, both in an economic andcultural sense: several distinguished personalities testified this in theXX century. An interview with Pierluigi Valenza, Associate Professor ofMoral Philosophy at “La Sapienza” Università di Roma, will underlinethe importance of a solid co-operation between the two countries.di Martina ZolloLa Germania, così come l’Italia, è da sempreun luogo d’elezione per la formazionedei grandi uomini di cultura, ma anche, inparticolare nell’ultimo secolo, di politicied economisti. È un aspetto poco noto epoco citato e dal quale, dunque, prendiamole mosse.Guido Carli, in Pensieri di un ex governatore,ricorda il periodo di studio trascorsoinsieme a Bruno Visentini pressol’Università di Monaco di Baviera, frequentandoi corsi per stranieri. L’uno, GuidoCarli, fu prima direttore generale e poigovernatore della Banca d’Italia, Senatoredella Repubblica, nonché Ministro del Tesorodurante il sesto e il settimo governoAndreotti (e in tale carica, nel 1992, fu trai firmatari per l’Italia del Trattato di Maastricht,nel quale si sancì la nascita dell’Unioneeconomica e monetaria). Inoltre dal1978 fino all’anno della scomparsa (1993)fu Presidente dell’Università Luiss, oggi alui intitolata, la quale occupa i primi postinel ranking universitario nazionale perl’insegnamento delle scienze economichee sociali, giuridiche e manageriali.L’altro, Bruno Visentini, la cui dedizioneal buon governo economico del Paeseè riflessa dalle leggi da lui ispirate eche portano il suo nome (tra le più rilevantiquella per la stesura dei bilanci societari)provava, come ricordava Emma Marcegaglia,attuale presidente della Luiss, inoccasione del diciassettesimo anniversario“Le nostre due culture sonotornate a svolgere un ruolotrainante in Europa, orgogliosedella propria unicità, aperte aldialogo” (Carlo Azeglio Ciampi).dalla scomparsa, “un profondo amore perla Germania, per la sua cultura e la suamusica”. Visentini, in particolare, “era appassionatodi Walther Rathenau, il ministrodegli Esteri tedesco che, anch’egli imprenditoreprima – era figlio del fondatoredell’Aeg – e soltanto politico poi, per unbrevissimo periodo seppe riportare la Germania,dopo la sconfitta della Prima guerramondiale, al livello di grande potenzainternazionale, mediante una politica dipace e di intese”, così da poter concludereche “nessuna figura più di Rathenau (...) ciconsegna meglio il significato dell’amoredi Visentini per un’Italia capace di meritarsiin Europa il rispetto del mondo”.Personificazione del duplice legameche lega l’economia e la cultura del nostroPaese e quella tedesca ci pare essere la figuradel decimo Presidente della RepubblicaItaliana, Carlo Azeglio Ciampi, che ricevettela laurea honoris causa in economia daparte dell’Università di Lipsia sessant’annidopo che la stessa aveva ospitato e nutrito isuoi studi di filologia classica, dal novembredel 1940 al luglio 1941. In questa occasioneegli dichiarò: “Erano tempi drammatici.(...) Ma già allora avevamo la consapevolezzaintuitiva che il collegamentoindelebile fra cultura tedesca e italiana evalori classici sarebbe sopravvissuto all’alleanzadel nazismo e del fascismo. Le nostredue culture sono tornate a svolgere unruolo trainante in Europa, orgogliose dellapropria unicità, aperte al dialogo”.Ascoltiamo ora la voce di chi in Germaniaha trovato un ambiente fertile estimolante per i propri studi ed è rimastolegato a tale Paeseanche dopo annidi insegnamentoe ricerca in Italia:Pierluigi Valenza,professore associatodi Filosofiamorale presso lafacoltà di Filosofia dell’Università “LaSapienza” e studioso fra i più importantia livello internazionale del pensiero diG.W.F. Hegel.Professore, lei ha trascorso vari periodidi studio in Germania: non è difficileimmaginare che tra le motivazioni fortici sia il suo interesse per autori tedeschi,come Hegel e Reinhold. Ma qualisono state le occasioni che le hanno permessodi andare all’estero?Io non sono stato in Germania da studente,come spesso oggigiorno capita. Infatti,dopo essermi dedicato allo studio della linguatedesca sia in Italia sia in Germania, hoavuto la mia prima esperienza scientifica lìnel 1987, dunque dopo il conseguimentodel diploma di laurea: peraltro essa si svolsegrazie a una borsa di durata trimestraledel Daad (Deutscher Akademischer AustauschDienst, il servizio di scambio traItalia e Germania), presso la Ruhr-Universitätdi Bochum. In seguito ho avuto unaseconda esperienza presso la stessa università,lavorando all’interno dello Hegel-Archiv per la preparazione della mia tesi di22 • n. 1, gennaio-aprile 2012


La Guerra di Secessionedottorato. Tale centro di studi era l’ideale,dato il mio interesse per G.W.F. Hegel e inparticolare per i rapporti di quest’ultimocon il pensiero di K.L. Reinhold, autore dicui mi ero occupato per il lavoro di tesi.Infatti vi si stava preparando l’edizionedelle opere di Hegel e molti degli studiosiche vi lavoravano erano autori di testi dame studiati. Poter discorrere con loro e inseguito stabilire legami di collaborazionescientifica e culturale, come da subito miconsigliò il mio maestro, Marco Maria Olivetti,è stata forse la più grande opportunitàoffertami da tale esperienza.Dunque non si è trattato propriamentedi un confronto diretto con il sistemad’istruzione tedesco...In realtà, nonostante il carattere “extrauniversitario”della mia permanenza inGermania, ho avuto modo di frequentarele lezioni dell’università di cui ero ospite,soprattutto durante il periodo di dottorato:quest’ultimo, a differenza della borsadell’87, che cadde durante il periodo estivo,si protrasse infatti per più di un semestre.Era l’ultimo anno di insegnamento diOtto Pöggeler, allievo di Heidegger, rettoredello Hegel-Archiv per lungo tempo (dal1968 al 1994), il quale teneva un corsosull’estetica a partire dai sistemi di Kant eHegel. Tuttavia, naturalmente, non si trattòdell’esperienza intensiva di chi segue seminarie lo fa in funzione dell’esame.Quali caratteristiche peculiari aveval’ambiente di lavoro in cui si trovavaall’epoca? Ad esempio, quanto numerosaera la presenza di studiosi e studentistranieri all’interno dell’universitàe dell’archivio?Ricordo innanzitutto il rapporto di totaleparità che, più che durante le lezioni, si instauravatra i partecipanti durante le conferenze.Infatti anche i cattedratici più illustri,al termine di una lezione, si sottoponevanopiù che volentieri alle domande, a voltepuntute, tanto di colleghi quanto di studenti:la franchezza di un botta e risposta di talgenere non era certo propria del mondo italianocui ero abituato.Inoltre il carattere dell’ambiente era indubbiamenteinternazionale: all’interno delloHegel-Archiv c’erano specialisti da tuttele parti del mondo. Personalmente ricordoparecchi italiani, ma anche studiosi provenientidall’Europa dell’Est, dall’Oriente,dal Sudamerica. Mi è capitato anche di imbattermiin persone dalle storie decisamenteparticolari; penso, ad esempio, a studentiche venivano dal Cile, all’epoca sotto la dittaturadi Pinochet, oppure a una studentessaafghana letteralmente fuggita dalla propriaterra d’origine. In realtà lontane dalla nostra,“scappare” può voler dire “vivere dapersona”. Bisognerebbe riflettere in tal sensoanche a riguardo della presenza stranieraFoto: iStockphoto/clubfotopanorama per i giovani • 23


Studiare all’esteroA sinistra: il filosofo Georg WilhelmFriedrich Hegel. Nella pagina precedente:la città di Heidelberg, sede di una delle piùcelebri università tedesche.Da docente dell’Università “LaSapienza” di Roma, può dirci qual èlo stato dei rapporti tra i due sistemiuniversitari, quello italiano e quellotedesco? E soprattutto: sa dirci se l’universitàitaliana è in grado non solo dicompetere, ma anche di essere attrattivanei confronti di quella tedesca?Foto: iStockphoto/grafissimonel nostro Paese, non solo appellandosi avalori come il dovere/diritto di ospitalità, dikantiana memoria, ma anche per comprendereche la via giusta per la civiltà passa perla valorizzazione di tale risorsa.L’integrazione passa però necessariamenteper la comunicazione. È statodeterminante per lei conoscere la linguatedesca già prima di arrivare nelPaese ospite? E oggi qual è la rilevanzadel problema linguistico in attivitàdi studio all’estero? Qual è il suo giudiziosulla sempre maggior diffusionedell’inglese come sorta di ‘lingua franca’in campo scientifico-culturale?In tali esperienze il problema del mezzolinguistico rimane decisivo, in entrambe ledirezioni. Ad esempio, una conoscenza deltedesco tale da permettere tranquillamentea un italiano di decidere di prendere untitolo di studio in Germania e, viceversa,una conoscenza dell’italiano tale da permetterea un tedesco di fare altrettanto inItalia, non sono semplici da ottenere. Peraltro,nel momento in cui si usa una linguacome mezzo di comunicazione percosì dire “alta”, si nota inevitabilmente ladifferenza con la semplice conoscenza dellessico base della stessa. Ricordo che, inoccasione di una conferenza su Reinholde Hegel che ebbi occasione di tenere pressolo Hegel-Archiv, mi dovetti far rivedereper giorni il testo da un collega madrelingua.E i problemi non erano semplicementea livello sintattico o grammaticale,ma riguardavano il livello più profondo diconoscenza della storia della lingua e dicome essa avesse influenzato il lessico.L’idea che si possa anche per disciplinedi ambito umanistico trovare una linguafranca nella quale esprimersi funziona finoa un certo punto: da una parte essa ha deivantaggi innegabili, dall’altra porta a unimpoverimento radicale delle lingue nellequali è nata la grande produzione teatrale,letteraria, filosofica. Si tratta a mio avviso diuna pericolosa utopia. E tale rischia di essereanche l’idea di avere attrattiva a livello internazionalepassando, invece che per il tentativodi invogliare lo studente interessato aconoscere la cultura e la lingua tedesca, perl’offerta del “prodotto”, ossia i corsi universitari,direttamente in inglese: e ciò con lasperanza di risultare più invitanti per lo studenteanglofono del Terzo Mondo o per lostatunitense interessato alla cultura europea.I sistemi universitari italiano e tedescopossono dialogare adesso più di prima.Ovviamente con tutte le difficoltàdel caso: le differenze tra i due sistemisono da sempre rilevanti, com’è naturale(penso al modo di insegnare, di teneregli esami, ecc.). Oggi il crescere dei rapportiErasmus nel quadro del cosiddettoProcesso di Bologna e dunque del sistemadei crediti ha reso più semplice la valutazionedella compatibilità tra insegnamentidi università differenti.Personalmente ho la possibilità divalutare tale situazione dall’osservatorioprivilegiato che è il nostro curriculum inDeutscher Idealismus und moderne europäischePhilosophie all’interno del corsodi laurea magistrale in Filosofia e Storiadella filosofia, attuato in comune tra l’Universitàdi Roma “La Sapienza”, l’Universitàdi Padova e l’Università di Jena. Peraltroesso è frutto del rapporto scientificoche da anni intrattengo con Klaus Vieweged è nato proprio durante il periodo alloHegel-Archiv in una delle celebri “pausecaffé”,nelle quali si aveva la possibilitàdi un confronto informale con gli studiosiche vi lavoravano. Ho notato che la Germaniaè molto più attrattiva dell’Italiaper gli studenti: essendo quella propostaun’iniziativa più impegnativa rispetto aun Erasmus, poiché comporta un investimentoanche sulle prospettive lavorative edi vita dello studente, il sistema-Paese dicerto non ha un ruolo favorevole.È noto che i cervelli italiani che circolanonell’accademia straniera sono proporzionalmentepiù numerosi di quelli attrattidall’accademia italiana. Lo studente tedesco,venendo in Italia, ne apprezza l’offertaculturale, il clima, la gastronomia, ma di solitonon pensa di investire il proprio futuroin questo Paese. Per i nostri studenti italiani,invece, è esattamente il contrario.24 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroFoto: iStockphoto/SelitbulRoma-Parigi sola andata!Simone Diverio is a young researcher currently working at Cnrs andthe University of Paris 6; he studied Mathematics in Rome and thenmoved to France to start his academic career. He has kindly agreedto share with us his experience, which shows a number of differencesbetween Italian and French university systems, especially with respectto mathematical research and didactics.a cura di Carmelo Di NataleLa Ville lumière è sicuramente una dellecittà europee a più forte presenza italiana:è davvero raro passare una giornata a Parigisenza incontrare un passante che parliitaliano o un esercizio commerciale (ristorantie cafés su tutti) dove il proprietario ogli impiegati non siano nostri connazionali.In questo quadro sociale non sorprendeche molte persone aventi ruoli o responsabilitàin una delle tante istituzioni accademicheparigine vengano dal Bel Paese.Ne parliamo con il dott. Simone Diverio,ricercatore in Geometria presso l’Institutde Mathématiques de Jussieu, dell’Université“Pierre et Marie Curie” di Parigi.Dottor Diverio, lei si è formato in Italia.Ci racconta quali sono state le tappeche l’hanno portato a ottenere la suaattuale posizione al Cnrs?Se quindici anni fa mi avessero dettoche sarei venuto a lavorare a Parigicome matematico non ci avrei creduto.Mi ero infatti iscritto al corso di laureain Matematica all’Università di Roma“Tor Vergata” con l’intenzione di insegnarenelle scuole medie superiorie con questa idea ho proseguito i mieistudi universitari fino alla laurea, nel2003. Il mio relatore il prof. StefanoTrapani, mi propose durante la tesi dilaurea di studiare un articolo di Jean-Pierre Demailly, geometra di fama internazionale,accademico e professoredell’Université de Grenoble. Avendodato un buon esito, su consiglio di Stefanodecisi di proseguire gli studi conun percorso dottorale. Dopo aver tentatoinvano di entrare ad Harvard vinsiuna borsa di dottorato all’Università diRoma “La Sapienza” e, sempre sottola supervisione di Stefano, continuaia lavorare sulle idee e sui risultati diDemailly. Giacché questi mi piacevanomolto, Stefano mi suggerì di andarea Grenoble per lavorare con Demaillystesso. Così passai gli ultimi tre anni didottorato (allora la sua durata legale inItalia era di quattro anni) in co-tutelatra le due università; questo peraltro mipermise di conseguire il doppio titolo didottore di ricerca, sia nel sistema universitarioitaliano sia in quello francese.A posteriori ciò si è rivelato molto utileper ottenere una posizione strutturata inFrancia: è ovviamente più facile entrarea far parte del sistema francese se ci sipanorama per i giovani • 25


Studiare all’esterooltre ad alcuni altri istituti. I docentiuniversitari si dividono in maîtres deconférence, figure analoghe ai ricercatoriitaliani, e professeurs – di fascia piùalta – che corrispondono ai professoriordinari. Entrambe le figure hanno unnotevole carico di didattica da svolgere.Nel caso del Cnrs le due cariche accademichestrutturate sono lo chargé de recherche(la mia posizione) e il directeurde recherche, di livello più elevato.Queste figure sono svincolate dalle specificheuniversità in cui effettivamentesaranno poi distaccate (io mi trovo a Paris6, ma non mi paga l’università, bensìil Cnrs) e non hanno obblighi didatticiformali (sebbene tengano talvolta corsi),ma vengono retribuiti unicamente per illavoro di ricerca.In Francia il sistema universitario sidivide tra atenei tradizionali e grandesécoles. Può dirci cosa sono e come funzionano?Foto: iStockphoto (pius99; jethic)Le grandes écoles sono glistrumenti principali per laformazione e selezione dellaclasse dirigente francese.è formati oltralpe. Discussi la tesi dottoralenel 2008 e poco dopo vinsi unaborsa postdoc di un anno all’Universitadi Roma “La Sapienza”. Durante ilpostdoc feci poi il concorso per entrareal Cnrs (il corrispettivo transalpinodel nostro Cnr), vincendolo. Da alloralavoro come ricercatore in Geometria,distaccato all’Università di Paris 6.Com’è strutturata l’accademia francese?Ci sono differenze significative conquella italiana?I ruoli di docenzain Francia nonsono molto dissimilida quelli italianima qualchedifferenza c’è; laprincipale consiste senz’altro nell’assenzadi un equivalente transalpino delprofessore associato. Qui i principalicanali di accesso alla ricerca (almeno inambito scientifico) sono le singole universitàe il Cnrs, di cui parlavo prima,Non sono un grande conoscitore del circuitodelle grandes écoles, di cui l’ÉcoleNormale Supérieure di Parigi è probabilmentel’istituzione più famosa, ma a ognimodo si tratta di istituzioni accademicheche prevedono vincoli di ammissionemolto stringenti: gli studenti che riesconoad accedervi sono sottoposti a programmidi lavoro molto intensi, che determinanouna grossa selezione interna.Ciò crea però un circolo virtuoso moltoimportante per la Francia: gli ammessisono di per sé ragazzi molto validi cheper di più vengono inseriti in programmiselettivi volti all’eccellenza. I loro laureatie dottori di ricerca hanno un livellodi preparazione che in genere fa la differenzanei concorsi e vanno a occuparei posti di maggiore responsabilità nellapubblica amministrazione; questo a suavolta contribuisce ad aumentare il prestigiodelle Écoles, loro almae matres.All’ultimo anno di specialistica (quelloche qui in Francia viene chiamato Master2),i “normalisti” si riversano nelleuniversità per terminare il loro cursus distudi. La differenza di preparazione e ditenacia rispetto agli studenti “tradizionali”è alquanto sbalorditiva. In definitiva,direi che le grandes écoles sono gli strumentiprincipali attraverso cui la Franciaforma e seleziona la propria classe dirigente.26 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroIl primato di più antica università delmondo è stato a lungo conteso a Bolognadalla storica università di Parigi, laSorbona (a destra la celebre cupola dellasede centrale). Nella pagina precedente:una delle massime istituzioni accademichefrancesi, il Collège de France. Nella primapagina: una veduta di Parigi.Lei ha conosciuto sia l’università italianasia quella francese. Quali sono ledifferenze nei sistemi di reclutamentodegli accademici?Questo è, a mio giudizio, l’aspetto chepiù di ogni altro rende il sistema universitariofrancese assai più efficiente (esano) di quello italiano. Ogni anno – esottolineo ogni anno – vengono banditiin Francia vari concorsi per immetterenel sistema nuovi ricercatori: quest’annonel solo settore della Matematica purasono stati messi a concorso una sessantinadi posti; si è inoltre creato nel tempoun sano equilibrio tra coloro che escono(per pensionamento o altre ragioni) equanti entrano nel circuito accademico,cosicché non vi sono grossi problemi nédi sovraffollamento né di sottodimensionamentodel personale. Questo significache qualora un dottore di ricerca non riescaa ottenere una posizione universitariastrutturata entro i trent’anni circa,ragionevolmente non avrà più modo diguadagnarla: semplicemente, il sistemanon lo ha ancora reclutato perché nonlo vuole. Questa chiarezza di fondo haun’importanza straordinaria, poiché undottore di ricerca – che è in ogni casouna persona con il massimo titolo distudio legalmente riconosciuto e quindicredo una risorsa per la società – deveavere la possibilità di rimettersi in gioconel mondo del lavoro e le imprese raramentesono interessate a ultra-trentenni,per di più sovraqualificati e dunque piùcostosi. Il sistema universitario italiano,con i suoi concorsi di ricercatore cosìrari, non offre ai dottori questo metro digiudizio: data la rarità delle occasioni direclutamento, l’aspirante ricercatore nonsa se non accede all’università perchénon è abbastanza bravo o per altre cause.In parole povere ma efficaci, l’universitàitaliana non ti dice quando è arrivatoil momento di alzare i tacchi! In ultimonon dimentichiamo che in questi mesi sistanno svolgendo in Italia gli ultimissimiconcorsi da ricercatore a tempo indeterminato.Questa figura infatti è destinataa sparire (riforma Gelmini) e a essererimpiazzata con qualcosa di simile allatenure-track americana.Come giudica illivello di internazionalizzazionedella sua università,Paris 6?Contrariamente a quellafrancese, l’università italiananon ti dice quando è arrivato ilmomento di alzare i tacchi.Molto elevato: anche questa è una differenzaimportante con l’università italiana.Quand’ero studente a “Tor Vergata”la percentuale di professori stranieri eraprossima allo zero; c’era qualche studentestraniero (per lo più proveniente dal Sud-Est asiatico), ma anche qui si trattava dinumeri irrisori.La situazione alla“Sapienza” nonera molto diversa.L’ambiente di Paris6 invece è moltointernazionale,tanto tra i docenti quanto tra i discenti. Visono moltissimi italiani, molti europei ingenerale e tanti asiatici; modesta è invecela presenza di persone provenienti dapaesi anglofoni. Inoltre Paris 6 è il centrodi una fitta rete di collaborazioni conistituzioni universitarie e centri di ricercaesteri (conferenze, eventi, visiting membersecc...).Un’ultima domanda prima di ringraziarla:benché così giovane, lei ha giàavuto modo di essere relatore di unostudente, Andrea Fanelli. Come valutaquesta esperienza?Seguire Andrea è stata un’esperienzaL’ambiente di Paris 6 è moltointernazionale, tanto tra i docentiquanto tra gli studenti; ci sonomoltissimi italiani.molto interessate. Egli era un ottimo studentedel corso di laurea specialistica inMatematica presso l’Università “La Sapienza”ed era venuto a Paris 6 con unaborsa Erasmus per scrivere la tesi magistrale;Andrea ha seguito un corso cheho tenuto quell’anno e poi si è deciso diattivare una sorta di codirezione di tesiitalo-francese con il prof. Enrico Arbarellodi Roma. Andrea è stato il mio primostudente e mi ha dato grandi soddisfazioni.Ho cercato per quel che ho potuto ditrasmettergli il valore dell’umiltà nell’apprendimento,nonché la mia passione peril soggetto di studi che gli ho proposto. Larisposta di Andrea è stata decisamente positivae fruttuosa. Ora Andrea è studentedi dottorato all’Imperial College di Londra...Insomma, meglio di così non potevaandare!panorama per i giovani • 27


Studiare all’esteroFoto: iStockphoto/YarOmanL’apprendimentospagnoloIn spite of the classic stereotype about the Erasmus experience, it’ssurprising to discover how difficult it can be to face a new learning andteaching pattern. The innovations introduced by the Bologna Processcreate a revolutionary way of attending university and can leave anItalian student literally puzzled. How relevant can the attendance andthe participation be in the education of an accomplished student?di Pierluca MaritiNell’immaginario collettivo alla parolaErasmus si collega in maniera pressochéautomatica la destinazione Spagna. Nonè un caso, infatti, che questo Paese si situiin vetta alle classifiche per studenti inentrata nell’ambito di questo progetto:nell’anno accademico 2009/2010 è statala meta scelta da 35.389 universitari ditutta Europa. E l’associazione di idee chenasce spontanea attinge a quella serie diimmagini che hanno, negli anni, costruitoil fenomeno Erasmus: feste indimenticabili,indipendenza, divertimenti, esamidifficili nell’ateneo di origine affrontaticon una leggerezza decisamente maggiore.Molte di queste aspettative sonosicuramente frutto di leggende nate neicorridoi delle facoltà e persino portatesul grande schermo; le sorprese che mihanno accolto al mio arrivo non sono statepoche.Quale studente di giurisprudenzasono sempre stato abituato a un sistemain cui le lezioni raramente prevedono lafrequenza obbligatoria, comunque connessaa eventuali prove parziali o appellianticipati. Gli esami sono per la maggiorparte orali, le attività pratiche sono quasiinesistenti e generalmente facoltative.In Spagna, invece, dal 2008 sino a oggiè stata implementata una riforma che haradicalmente cambiato il volto dell’Università:il Processo di Bologna.I precedenti ordinamenti sono stati sostituitida una sistema che ha come basequattro anni di studi universitari, chiamatigrado, che possono poi essere seguiti daun master (della durata di uno o due anni)e infine da un terzo ciclo, il doctorado(che varia da uno fino a quattro anni).Quel che però caratterizza al livellodei contenuti questo nuovo modello è propriociò che indubbiamente lo distinguedal nostro. Lo schema di apprendimento evalutazione, agli occhi di uno studente italiano,può sembrare rivoluzionario. I corsisono articolati in due tipi di lezione: quellemagistrali (nel mondo anglosassone sonodefinite lectures) e i seminari, tenuti dallostesso docente o da suoi assistenti. L’argomentoche viene affrontato nella magistralesarà poi oggetto di approfondimento elavoro pratico nei seminari. Lo studentedeve partecipare all’80% dei seminari perpoter poi essere ammesso all’esame. Siunisce quindi la componente teorica dellamateria a quella pratica; che sia la risoluzionedi un caso giuridico appositamentecreato o la produzione di un saggio cheprenda spunto dai temi trattati o la rispostaai classici quesiti di comprensione.In un sistema interamente informatizzato,lo studente consegna attraversola propria pagina personale, entro un terminefisso, il lavoro svolto, che verrà poicorretto e analizzato nel seminario. Allostudente è inoltre richiesta una partecipazioneattiva in classe, in un continuodialogo con il docente, sia per chiederechiarimenti sia per rispondere a domandedi verifica. Inoltre periodicamente vengonosomministrati test valutativi scritti (arisposta multipla o aperta) che tengonosotto controllo la costante preparazionedei ragazzi: il voto finale non è semplicementecostituito dall’esito dell’esame,bensì è formato, in una percentuale chepuò raggiungere anche la metà, da tut-Foto: iStockphoto/TerryJ28 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esterote le singole valutazioni che il docenteha potuto effettuare. Allo studente vienequindi data l’opportunità di monitorare leproprie competenze e di recuperare eventualidéfaillances nel corso del semestre,arrivando a influire effettivamente sul risultatofinale.Questo metodo non può non ricordare illiceo, in cui l’apprendimento è graduale econtinuamente valutato. A maggior ragionese si considera il tipo di rapporto che si instaurain aula, sia tra gli studenti sia con ilprofessore. I ragazzi vengono divisi in piùgruppi, affinché a ogni seminario non sisuperino mai le trentacinque persone. Conla verifica della presenza e la continua partecipazioneil professore inizia a conoscerenomi e volti dei propri allievi. Inoltre l’approcciocon i docenti è molto meno formaleche in Italia: mi sono sorpreso ad aggrottarele sopracciglia sentendo miei colleghi rivolgersial docente chiamandolo per nome edandogli del tu, con buona pace della linguaspagnola, che prevede addirittura delle formeparticolari per il “lei”, ovvero usted.Ho potuto ottenere un’ulteriore confermadi questa notevole riduzione delladistanza tra chi insegna e chi apprendefacendo una breve ricerca sul mio ateneo,l’Universidad Autónoma di Madrid: hoscoperto che il rapporto professori-studentiè di uno a dodici (33.000 ragazzi intutto il campus a fronte di 2.581 docenti).Un netto capovolgimento di qualsiasi certezzache avevo acquisito dopo tre anni distudi universitari.Il primo mese è stato ovviamente ilpiù difficile, visti i ritmi di studio e le scadenzedella didattica.Quelle che inizialmente pensavofossero difficoltà legate alla lingua stranierae al confronto con un ordinamentogiuridico che, per quanto appartenentealla stessa famiglia del nostro, dovevaessere scoperto sin dalle fondamenta,si sono rivelate poi connesse a una miaimpreparazione. Nonostante i numerosicorsi affrontati finora, mai mi era statorichiesto di comporre un saggio o di risolvereun caso. Non mi era mai statorichiesto, cioè, di rielaborare in manierapersonale ciò che avevo appreso odi applicarlo praticamente a una situazioneconcreta. Ho notato una serie dimancanze nelle mie capacità, dovuteperò alla ruggine o alla perdita di vecchieabitudini.Questo nuovo punto di vista non potevanon portarmi a un confronto criticocon il metodo italiano, un sistema chenon favorisce la costanza, la valutazionecontinua, che ha molte più possibilità diessere oggettiva, e la partecipazione attivadurante l’apprendimento. D’altro canto imiei colleghi spagnoli sembravano trovareun’impresa insormontabile ciò che noiitaliani impariamo a fare sin da bambini,ovvero l’esposizione orale. In occasioniin cui veniva richiesto di esporre il propriolavoro di ricerca, ad esempio, permolti ragazzi risultava realmente difficileemanciparsi dal testo scritto.A sinistra: Barcellona; nella paginaprecedente: la fontana monumentale diCibele, a Madrid.Ho quindi iniziato a riflettere sull’opportunitàdi un’eventuale miscela dei duediversi sistemi, che permetta di esercitareuna serie di abilità che altrimenti verrebberodimenticate fino al momento dellastesura della tesi o della pratica in unostudio legale, ma che non dimentichi ciòche ci distingue da molti altri colleghi europei.In conclusione il momento didatticoformativodell’esperienza Erasmus è unaspetto decisamente più centrale rispettoa ciò che si può credere. E posso considerarmifortunato di aver potuto sperimentarequesta alternativa al tipo di universitàa cui sono abituato, alternativa ricca distimoli e occasioni per mettersi in gioco,al di là di quella crescita personale e culturaleche è indubbiamente uno dei piùgrandi guadagni che una simile avventurapermette di ottenere.L’università spagnola in cifre1.546.355Studenti iscritti all’università nel 2010,cioè il 3,2% della popolazione. Ledonne sono il 54,1%.230.294Studenti laureati nel 2009-2010.79Numero degli atenei; 50 sonouniversità pubbliche.500-1.300Gli euro necessari per pagare la rettaannuale delle università pubbliche.110.287Docenti, di cui il 37,2% sono donne eoltre il 45% ha un’età compresa fra i50 e i 59 anni.84%È la percentuale di candidati chesupera le prove di ammissioneall’università, che si tengono in dueconvocazioni (giugno e settembre) eprevede due fasi: una generica e unaspecifica, in cui ci si può presentare almassimo per quattro materie.(Fonte: Ministerio de Educación, Cultura yDeporte, 2011)panorama per i giovani • 29


Studiare all’esteroA sinistra: l’Università di Coimbra. Nellapagina successiva: Lisbona, capitale delPortogallo.In tutto vi sono 15 università. La prima,la più importante e la più bella, fondatanel 1290, è a Coimbra. Lisbona e Portosono altri due importanti poli universitari,ma vi sono Università in tutte la maggioricittà. Solo il 20% della popolazione portoghesein età universitaria ha scelto diaccedere all’istruzione superiore, menodella metà della media europea (56%).La formazione in PortogalloThe differences between the Portuguese and the Italian systems areunquestionable. The experience of a Medicine student: less time spenton books and more time at the patients’ bedside.di Sofia TonioloIl sistema educativo in Portogallo è dipertinenza del Ministero dell’Educazione(Ministério da Educação e Ciência, Mec) esi articola attraverso tre livelli di istruzione:primaria (ensino basico), secondaria(ensino secundario) e superiore. A livellodi istruzione primaria vi sono tre cicli, coninizio all’età di sei anni, che durano rispettivamentequattro, due e tre anni.A differenza del sistema italiano,nell’istruzione secondaria (10°-12° anno),detta anche pre-universitaria, lo studentepuò scegliere l’area di interesse in cuiproseguire i propri studi, tra: 1) scienza etecnologia, 2) arti visive, 3) scienze socioeconomiche,4) lingue e materie umanistiche.Il sistema valutativo è, dalla scuolaSolo il 20% della popolazioneportoghese in età universitariaha scelto di accedereall’istruzione superiore.secondaria in poi (quindi anche in ambitouniversitario), parametrato in una scalada 1 a 20. Durante l’undicesimo e il dodicesimoanno viene effettuato in ciascunistituto di istruzione secondaria un test, inmodo da stilare una classifica su base nazionaleper i diversi ambiti. Il punteggio intale graduatoria sarà il fattore determinanteper l’accesso all’università pubblica,mentre per quello alle università private irequisiti per la partecipazione sono fissatidal regolamento interno di ciascuna diesse. Le Azzorre e l’Isola di Madera godonodi una legislazione speciale.Il tasso di scolarizzazione èdell’83,9%, collocandosi così al ventisettesimoposto al mondo.Istruzione superioreL’istruzione superiore si divide in istitutiuniversitari e politecnici. Esistono siastrutture pubbliche sia private. Il Portogallosi è adeguato alle linee guida dellaDichiarazione diBologna in quantoi gradi accademicisi articolanoin: 1) licenciatura,della duratadi tre anni, 2) mestradodi due anni e 3) doutoramento. Iprimi due possono essere conseguiti tantonell’insegnamento universitario come nelpolitecnico, mentre il terzo è di sola pertinenzadell’insegnamento universitario. Icrediti seguono il sistema Ects.Rapporti con l’esteroIl numero di portoghesi che studianoall’estero si attesta attorno al 5%, dato inferiorealla media europea (8%) e moltolontano dagli obiettivi posti dall’Unioneeuropea per la fine del prossimo decennio(20%). Potrà sembrare curioso, ma recentementel’Università di Lisbona ha decisodi dare dei “premi” ai professori universitariin grado di convincere gli studentia intraprendere un’esperienza accademicala fora. Questi premi non consistono inretribuzioni monetarie, bensì in vantagginella valutazione interna. L’Università diLisbona è quella che ha il minor numerodi studenti per anno che si reca all’esterorispetto alle altre consorelle del Paese.Il motivo principale per cui uno studenteportoghese è restio a oltrepassare i confininazionali è, purtroppo, costituito dallescarse capacità finanziarie familiari, essendole borse Erasmus del tutto insufficienti acoprire le spese in un altro Paese europeo,ove il costo della vita è in media molto piùalto. Vi sono innumerevoli programmi discambio, tra cui Erasmus, Erasmus Mundus,Leonardo da Vinci, Asem-Duo (rapporticon l’Asia), l’Edulink (Africa, Caraibi,Pacifico), Atlantis (Stati Uniti). Le metesono le più disparate, anche se lo studentemedio preferisce di gran lunga andare inun paese lusofono (Angola, Brasile, CapoVerde, Guinea Bissau, Mozambico, SaoTomè e Principe, Timor Est).Valutazione del corpo docenteL’età media del corpo docente in ambitouniversitario è stata valutata attorno ai 38anni. All’università non v’è un sistema dicontrollo della presenza del professore allelezioni, né una tradizione di valutazione trapari, né alcun sistema di feedback da partedegli studenti (fonte: Avaliação de Professoresem Portugal, Julho de 2009). Lo sta-30 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroFoto: iStockphoto/VasukiRaoto dell’arte attuale prevede che nel sistemapubblico le assunzioni siano fatte per concorso,come in Italia. L’avanzamento di carrieratiene conto del tempo di servizio e delconseguimento di altri titoli accademici (es:post-doc), nonché della produzione scientifica.Nel sistema privato le assunzioni sonoeffettuate mediante valutazione curricularee con l’assenso dell’amministrazione.Geracao da “Casinha Dos Pais”Secondo stime del 2010, circa il 58% deigiovani portoghesi tra i 18 e i 34 anni viveancora con i genitori, contro la media europeache si attesta attorno al 46% (datiEurostat). Siamo agli antipodi rispetto apaesi come la Danimarca, in cui solo il12% dei giovani nella stessa fascia di etàdecide di restare a casa. Di questi giovaniche continuano a vivere con i genitori, il36% ha un contratto a tempo determinato.Esiste in portoghese un’espressioneper indicare questa generazione di precari(geracao sem remuneracao, o a rasca, unequivalente dell’italiano “a spasso”) e di“un mundo tam parvo onde para ser scravoè preciso estudar” (letteralmente “unmondo così matto dove per esser schiavoè necessario studiare”).I laureati senza impiego sono circa50.000, quelli con maggior tasso di disoccupazioneprovengono da Scienzedell’educazione, Arti visive, Sociologia,Psicologia, Giornalismo e Diritto e costituisconocirca il 40% del totale.Fuga di cervelliLa Banca mondiale classifica il Portogallocome il Paese europeo di medio-grandi dimensionipiù colpito dalla fuga dei cervelli,con un tasso che negli anni scorsi ha toccatoun picco addirittura di 800.000 persone l’anno.Queste stime sono state fatte escludendoalcuni Paesi dell’Est Europa, più piccoli, chepossiedono tassi di emigrazione elevatissimi.Considerando i Paesi con più di cinquemilioni di abitanti, il Portogallo si classificaprimo, seguito dalla Slovacchia e dal RegnoUnito. È stato stimato che solo il 10-20% diquelli che se ne vanno torna poi in patria. IlPortogallo è sempre stato un Paese di emigranti,ma mentre negli anni Cinquanta eSessanta espatriavano lavoratori poco o pernulla qualificati, ora il flusso di emigranti inpossesso di titoli diistruzione superioreè elevatissimo.Secondo stimedel 2011 unlavoratore conistruzione primariaha una retribuzione media di 565 euro,quello con istruzione secondaria di 758(+34%) e quello con istruzione superioredi 1.355 (+140%).Perché scegliere il PortogalloLa presenza degli studenti stranieri in Portogalloè cospicua e si attesta attorno al9,7%, la maggior parte dei quali è costituitada brasiliani, per ovvi motivi linguistici.Al secondo posto troviamo la comunitàspagnola, cui fa seguito la polacca; al quartoposto l’italiana.Il basso costo della vita, l’ottima qualitàdei servizi in generale e dei trasporti in particolaree il clima mite sono alcuni dei puntidi forza di questo Paese. Il Rettorato forniscea tutti gli studenti Erasmus, al momentodell’arrivo, una tessera che permette di usufruiredi innumerevoli agevolazioni e scontidel 15% su tutte le attività culturali. Rilasciainoltre una tessera telefonica (Moche), conla quale tutti gli studenti Erasmus possonocomunicare gratuitamente tra di loro.Il corso in Medicina e chirurgiaLe differenze sostanziali nel sistema diinsegnamento tra Portogallo e Italia sonole stesse che emergono dal confronto trail nostro Paese e il resto d’Europa. Da noil’insegnamento è esclusivamente teorico el’apprendimento di una disciplina avvieneLa maggior parte degli studentistranieri presenti in Portogallosono brasiliani; seguono spagnoli,polacchi e italiani.solamente attraverso lezioni frontali e studioindividuale con il supporto di un librodi testo.In Portogallo l’attività didattica si realizzain una molteplicità di forme, di cuil’insegnamento teorico è solo una piccolaparte. Vi sono sì lezioni frontali, cui fa seguitoovviamente un esame teorico, ma allostudente viene dato modo di andare in reparto,vedere come funziona il pronto soccorsoo come si articola l’assistenza all’internodegli ambulatori, discutere i casi conil proprio tutor (uno ogni quattro studentiper corso), imparare a eseguire procedurebasilari coadiuvato dal tutor stesso o daimedici presenti. A ciò fa seguito una valutazionepratica: l’ultimo giorno del corso allostudente verrà assegnato un caso che dovrà“risolvere”, dimostrando in tal modo di averappreso le problematiche della disciplina edimostrando di sapersi orientare all’internodella materia. In più viene favorito il lavorodi gruppo, con incontri pomeridiani in cuisi discutono casi clinici mediante la presentazionedi slides da parte degli studenti.Anche se può sembrare incredibile, l’impegnocomplessivo richiesto allo studente inmedicina a Lisbona e a Roma non è diverso.La preparazione teorica in terra lusitanasi concentra meno su aspetti nozionistici,fornendo in compenso ottime basi pratiche;non si pretende, ad esempio, che si sappianoelencare a memoria i quindici effetti collateraliper ciascun farmaco, ma ci si concentrasu due o tre per farmaco, insegnando a correlarlimeglio tra loro.panorama per i giovani • 31


Studiare all’esteroCina: un ponte tratradizione e nuove sfideIn China, where education is one of the most important values,students are admitted to University only through an extremely difficultexamination procedure designed to choose only the most talented ones.The impressive economic development experienced by China overthe last decades has urged this country to import economic and socialcompetencies from abroad, given the impossibility to rely only on thetraditional Confucian principles.di Silvia FazziniFebbraio 2010: atterro a Pechino, enormemetropoli dove antico (ovvero ricostruito,come si conviene alla maniera cinese) emoderno in continua evoluzione si mescolanoin perpetua frenesia. Resterò quatre mesi grazie a una borsa di studio vintapresso la facoltà di Studi orientali dell’Università“La Sapienza”.Quando muovo i primi passi nellafredda ed enorme capitale un unico pensieromi conforta: studio cinese da treanni con il massimo dell’impegno, riusciròsenz’altro a comunicare! Purtropponon è proprio così, almeno non da subito:mi occorrono due settimane perchél’orecchio si abitui al ritmo concitato delputonghua (il nostro mandarino, la linguastandard della grande Cina) e perchéi cinesi a cui mi rivolgo non mi squadrinocon fare dubbioso ed espressionediffidente.Ogni giorno vado a lezione alla BeijingForeign Studies University, dove alleotto di mattina suona la campanella e noistudenti seguiamo vari corsi di lingua cinese.Le lezioni sono dense di contenuti,tenute con una puntualità difficile da immaginareper noi ragazzi italiani. I professorisono persino in anticipo, gli intervallitra le ore sono cronometrati al secondo,i compiti assegnati vengono tempestivamentecorretti.Quando in Occidente si parla di Cina,quasi sempre si fa riferimento al senso distupore misto a timore che questo enormePaese dall’antichissima storia e dalla sorprendentemodernità suscita. Per comprenderedavvero la Cina è necessario aprire ilnostro pensiero, nella consapevolezza chea rendere difficile il confronto tra Occidentee Oriente ci sono tratti delle due civiltàche si sono sviluppati in maniera differente.Molti aspetti che spesso appaiono inconciliabilisono frutto di visioni del mondo diverse:dobbiamo reciprocamente sforzarcidi comprendere e di cambiare ottica, non dicriticare e condannare a ogni costo.Ci sono però valori comuni, anche sedeclinati in maniera talvolta diversa: l’istruzioneè uno di questi. Essa in Cina è dasempre stata determinante per la vita sociale,perché una classe dirigente elevatae adatta ai compiti che deve assolvere eraed è tuttora indispensabile per garantire laprosperità del Paese. Senza letterati e burocratipreparati e formati secondo la totaleaderenza alla morale confuciana, il Regnodi Mezzo (in caratteri la parola Cinaviene rappresentata proprio come unostato che si trova in posizione intermedia)non si sarebbe mai sviluppato e non avrebbemai goduto dell’incredibile continuità(pur frammentata dal susseguirsi della dinastie)che l’ha portato a essere governatoda un imperatore fino al 1912.L’istruzione diviene un fenomeno dimassa nel 1949, con la proclamazionedella Repubblica Popolare Cinese. Allafine della guerra contro i nazionalisti diChiang Kai Shek solo il 20% della popolazioneera alfabetizzato, almeno secondoi dati cinesi. Le donne hanno avuto accessogarantito alle scuole solamente dopola Liberazione. L’ obiettivo fondamentaledel governo è stato quello di riportare alivelli dignitosi la cultura nazionale e, attraversoquesta, di costruire una nazionesocialista basata sull’uguaglianza. Oggi sipunta alla crescita del Paese e al miglioramentodel tenore di vita della popolazioneattraverso l’istruzione: essa deve guardareai tre momenti chiave rappresentati damodernizzazione, mondo e futuro.Foto: iStockphoto.com (pong6400; bo1982; fototrav)32 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroSopra: uno studente universitario nellabiblioteca della sua università. Nella paginaprecedente: un tipico dragone cinese. Inbasso: una veduta del quartiere degli affaridi Pechino. Nella pagina seguente: la CittàProibita.Il sistema scolastico cinese si articolasu diversi livelli, corrispondenti aistruzione primaria, secondaria inferiore,secondaria superiore, universitaria e formazionepost lauream. Solitamente inambito universitario i corsi durano quattroo cinque anni e sono legati alle laureetradizionali; per le lauree in Medicina èprevista una durata di sette o otto anni;per coloro che desiderano titoli professionaliesistono anche corsi più brevi.Da studi recenti è emerso che gli studenticinesi non sono molto inclini al lavorodi gruppo e preferiscono usufruiredi una didattica rigorosamente frontale,che prevede uno spazio ridottissimo perla creatività. A questo proposito è interessantenotare come, da sempre, il modellocinese si basi sulla ripetizione (piuttostoche sulla creazione originale) e si ispiri alrispetto assoluto nei confronti dei docenti.Un aspetto che distingue il sistema cinesedal nostro è rappresentato dall’esameche consente di essere ammessi all’università:il gao kao. Esso è il prodotto del reclutamentodei funzionari imperiali, avvenutoper secoli, a partire dalla dinastia Tang(618-907), attraverso prove e verifiche. Ilpensiero confuciano, alla base di questomeccanismo di selezione, prevedeva chel’imperatore avesse a disposizione unaburocrazia dotta ecompetente sceltamediante proverigorosissime, chesolo i miglioripotevano superare.L’esame eraaperto a tutti gli uomini, fatta eccezioneper gli attori e per gli schiavi, e doveva esserepreparato studiando a memoria i testiclassici, a partire ovviamente da quelli delgrande maestro Confucio. Ciò che all’occhiooccidentale può apparire sconvolgenteè che le prove di composizione prevedesserouna rielaborazione minima dei testiappresi a memoria e facessero spiccarecoloro che riuscivano a creare produzionivicinissime agli originali dando prova diricordare un numero impressionante dicaratteri di scrittura. Gli ideogrammi daL’università cinese è fortementebasata sul numero chiuso e soloi primi in graduatoria riescono adaccedere alle sedi più prestigiose.apprendere arrivavano a quarantamila e icandidati si preparavano per anni; superarequesto esame era un evento straordinarioche, talvolta, premiava anche i figli difamiglie povere che puntavano a liberarese stessi e i propri cari dalla miseria grazieal successo nello studio. Tuttavia, proprioe solo grazie a questa burocrazia così rigidamenteselezionata, il Paese ha godutoper secoli di continuità, anche durante iperiodi più tumultuosi.Nel 1905, durante la dinastia Qing,gli esami imperiali furono aboliti ma ilsistema di accesso all’università è rimastofortemente improntato allo studio dei testitradizionali. Quando nelle nostre università,accanto alle materie letterarie e classiche,iniziavano a comparire disciplinequali Economia, Scienze e Ingegneria, inCina ancora si continuava a guardare alpassato; successivamente, però, si è resonecessario diversificare i programmi e aumentarneil grado di scientificità.A proposito di questo ultimo aspetto, sisegnala che la svolta, soprattutto economica,che questo Paese ha avuto negli ultimidecenni e i livelli di sviluppo raggiunti aseguito della profonda trasformazionedella vecchia mentalità e della strutturacontadina hanno comportato l’adozione el’integrazione di competenze economicosocialiimportate dall’estero. Esse sonostate attentamente affiancate ai programmitradizionali e di stampo confuciano.Pur disponendo di conoscenze “attualizzate”all’orizzonte occidentale, ilaureati cinesi, tranne quelli eccellenti,incontrano difficoltà quando si spostanoall’estero, dove vengono considerati impreparatia causa della scarsa conoscenzadella lingua inglese, di modalità comunicativeritenute poco efficaci e del loroessere culturalmente “diversi”.L’università cinese è fortemente basatasul numero chiuso e solo i primi classificatiriescono ad accedere alle sedi più prestigiose,guadagnandosi conseguentemente l’accessoalle posizioni lavorative meglio retribuite.È dunque facile immaginare comeil “grande giorno” per i ragazzi cinesi siaquello dell’esame di ammissione: nella so-panorama per i giovani • 33


La Studiare salute nel all’estero mondoFoto: iStockphoto/06photoL’attenzione al merito è una dellecaratteristiche della Cina: perandare avanti bisogna essere imigliori.cietà dei figli unici (dusheng zinü), su ognigiovane pesano le preoccupazioni, spessoeccessive, dei due genitori e dei quattrononni e, soprattutto, le loro aspettative.Nei libri di studio per stranieri a volte unintero capitolo è dedicato a presentare le dinamichesociali in base alle quali i ragazzivengono sopraffatti dall’ansia da prestazionegenerata dalla struttura “4-2-1”, ovveroquella in cui ben sei familiari concentranole proprie attese su un unico figlio.Per coloro che, come me, hanno vissutoin Cina anche per un breve periodo eparlato con studenti universitari coetanei, èfacile notare come essi siano scrupolosi nellostudio e come siano concentrati nel puntaresempre al meglio. Un aspetto che miha molto impressionato è quello legato allacompetizione tra ragazzi: nell’Universitàdove studiavo, appositamente dedicata aglistranieri, alla fine del corso i docenti chiedevanoa noi studenti di individuare i più bravidella classe. Immaginate lo stupore di noiitaliani! In sostanza, la classe sceglieva i piùbravi che, il giorno della consegna dei diplomi,ricevevano un ulteriore premio dedicatoagli studenti eccellenti (youxiu xuesheng).L’attenzione al merito caratterizza davverola Cina: per andare avanti bisogna essere imigliori in una competizione continua, ancheperché nuove problematiche si stannoaffacciando all’orizzonte nazionale.Una di queste, di cui si parla già daqualche anno, è rappresentata dalla disoccupazioneintellettuale: neanche il boomeconomico sembra in grado di creare tuttii posti qualificati e ben retribuiti necessariper impiegare i neolaureati. Tuttavia apreoccupare il governo cinese c’è ancheun’altra questione:il desiderio di fartornare in patriagli studenti eccellentiche si sonospostati all’esteroper terminare laformazione. Essi rappresentano una granderisorsa in molti campi (quali istruzione,industria ad alta tecnologia, commercio) ecostituiscono una potenziale forza propulsivaper lo sviluppo nazionale. Al fine difacilitare il rientro di cervelli cinesi il governoha stanziato fondi e premi speciali dadestinare agli studenti desiderosi di tornare.Un altro importante ambito che vedel’attiva mobilitazione della Cina è quellolegato alla cooperazione internazionalenel campo dell’istruzione, in modo da intensificaresempre più le reti di contatti.Oltre alle forme cooperative più classiche,legate ai tradizionali scambi di studentio di delegazioni, alle conferenze eallo scambio dei materiali educativi, laCina si attrezza per portare avanti dei verie propri progetti di cooperazione, specialmentecon i Paesi europei.Oggi il numero dei laureati cinesi èimpressionante su scala mondiale: i datidel Ministero dell’istruzione prevedonoper il 2013 circa 17 milioni di laureati (ildato tiene conto dei master e dei dottoratidi ricerca). Considerate però le dimensionidel Paese, gli universitari rappresentanouna minoranza privilegiata: conseguireuna posizione economica e sociale vantaggiosacomporta costi elevati in terminidi rette e, inoltre, non conduce più a sbocchiprofessionali garantiti.Non mancheremo di stupirci ancoradi fronte alle soluzioni che la governancecinese metterà a punto per far fronte aquesti nuovi fenomeni, con tutte le sfide ele opportunità che essi generano.34 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Studiare all’esteroUniversità e sistema socio-economico:la necessità di un riavvicinamentoFilling the gap between entrepreneurial world and universities: thisgreat issue must be approached with attentive and concreteness in orderto ensure a better allocation of human resources and capabilities. Theinvolvement of firms in youth’s higher education brings undoubtedlypositive and remarkable consequences, which cannot be neglected.di Emanuele VagnoniFavorire l’incontro tra la domanda dicompetenze espressa dalle imprese e l’offertaproveniente dal mondo dell’istruzione:è stato questo il fulcro tematicointorno al quale si è svolto, il 16 maggiopresso l’Auditorium Gio Ponti in Milano,il convegno organizzato da Assolombardain collaborazione con l’Ufficio scolasticoregionale per la Lombardia, duranteil quale sono stati presentati i risultati delprogetto Reti di imprese per l’istruzionetecnica. Dalla presentazione sono emersidati preoccupanti: risulta infatti che inLombardia sono richieste tra le 20.000e le 30.000 figure tecniche che l’attualemercato delle professioni non è in gradodi offrire. Anche in virtù di questo è necessariaun’azione mirata che riannodi ilrapporto di collaborazione tra imprese esistema formativo, come sostiene AlbertoMeomartini, Presidente di Assolombarda,presente all’incontro insieme a ClaudioGentili, Direttore di Confindustria Educatione Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione,formazione e cultura della RegioneLombardia.La necessità di rinnovare l’attenzionesu tali temi è giustificata dall’imperativoche emerge sempre più insistente dallecronache e dalle rassegne economichedel momento: sostenere la crescita, incrementarela produzione interna, provvederea un miglioramento globale dello stiledi vita e dei consumi e così via. L’opinionepubblica è chiamata quotidianamente aconfrontarsi con le notizie che provengonodal mondo della finanza, dell’industriae del lavoro e i rappresentanti delle istituzionitentano di dare una risposta efficacee condivisa alle questioni più scottanti eimpegnative che l’economia di una nazionemoderna come l’Italia pone. Non sipuò nascondere, però, nell’oceano di argomentazioniche gravitano intorno a talitemi, che il tenore dei processi produttividi un Paese che ha raggiunto un elevatogrado di maturità industriale e tecnologicadipenda strettamente dal grado di formazionepratica e professionale degli attoridi quei processi. Se è dunque necessarioporre attenzione alla qualità della preparazionedi chi si occuperà delle necessitàconcrete inerenti alla produzione dei benimateriali e immateriali, è indispensabileanalizzare quali sono i sistemi che consentirebberodi ottenere un legame piùprofondo tra i mondi della formazionedi alto livello e dell’impiego, ovvero trauniversità e aziende, con particolar riferimentoalle realtà produttive operanti neisettori a elevata innovazione.In primo luogo è opportuno sottolineareche nel nostro Paese non si è ancorasviluppato un modello consolidato diistruzione terziaria “di tipo B” (secondola classificazione proposta dall’Oecd)indirizzato alla formazione di specifichecompetenze tecnico-professionali, da affiancareall’ordinario “tipo A” orientatoalle discipline tradizionali a vocazione piùampia e generalista. L’esperienza maturatanel tempo da altri Stati comunitari inquesto settore, come hanno dimostrato ladiffusione e l’elevazione al rango di ateneodegli istituti politecnici e delle scuoledi specializzazione tecnica soprattutto inInghilterra (polytechnics), Francia (alcunetra le grandes écoles e le écoles polytechniques)e Germania (Fachhochschulen eHochschulen), mostra come negli anni unasempre maggior percentuale di diplomatie di famiglie abbiano mostrato interesseverso un tipo di istruzione avanzata che ètutt’altro che da considerarsi di minor pregioo rilevanza, viste anche le più che roseestatistiche riguardanti il collocamento postlauream degli studenti (il che contribuiscea far sì, ad esempio, che la frazione relativadi giovani disoccupati tedeschi sia lapiù bassa d’Europa). In Italia si è cercato diavviare un’iniziativa simile, vista però solocome appendice dell’istruzione secondaria,con gli Istituti tecnici superiori (Its), iquali però hanno avuto scarsa diffusione.Nonostante questo, l’esigenza espressadagli attori socio-economici verso l’ingressonel mondo del lavoro di personalegiovane, motivato, e soprattutto adeguatamentequalificato per le mansioni richiestedai contesti produttivi, e quindi prontamenteimpiegabile senza la necessità didover spendere ulteriori risorse per provvederealla formazione in sede, ha spintole imprese (principalmente attraversoleassociazioni di categoria, tra cui in primisConfindustria) a mostrare un maggior interessenei confronti delle università e deipercorsi formativi da esse proposti. L’interazionetra mondo delle aziende e ateneiha di conseguenza trovato numerosee positive manifestazioni, ad esempio neidottorati di ricerca finalizzati, nelle tesi inazienda e nei master sponsorizzati, nonchénella possibilità di affidare incarichitemporanei di docenza (“a contratto”) aesperti e rappresentanti delle organizzazionieconomico-produttive.Su quest’ultimo punto è necessarioconcentrare l’attenzione: l’istituzionedi specifici corsi integrativi, di supportoal sistema didattico principale, affidatia soggetti aventi le necessarie qualificazioniscientifiche e professionali agentisecondo correttezza e imparzialità, implicanoun indubbio arricchimento dell’offertaformativa, in particolar modo neisettori dell’Ingegneria, dell’Economiae Management, della Giurisprudenza,delle Scienze della terra, e in molti altriambiti scientifici e umanistici. Esistonoattualmente alcune limitate esperienze(Politecnico di Milano, Università Bocconi)in cui specifiche cattedre sono stateistituite grazie al sostegno di gruppiindustriali-finanziari, i quali hanno contribuitoalla definizione dei programmi distudio attraverso opportune convenzionicon le università. Una efficace politica diriordino dell’istruzione terziaria non puònon tener favorevolmente conto di questeiniziative che mirano allo sviluppodi competenze adeguatamente selezionateper meglio adattarsi alle dinamichedelle economie interne delle aziende;ovviamente andrebbe assicurata l’armonizzazionecon il tradizionale impiantogeneralista dei corsi di studio, non tralasciandoal contempo la possibilità diformare personalità votate alla ricerca eall’attività accademica.36 • n. 2, maggio-agosto 2010


post scriptaLa lettura del fascicolo e soprattutto dell’editoriale ha fattosorgere in me alcuni interrogativi ai quali cercherò didare risposte ordinate, che restano pur sempre opinionipersonali. Il primo quesito concerne la lingua, l’italianoche ci ha fatto nazione dal Medioevo in poi. È noto che sono duele forze che ancora oggi spingono gli stranieri a imparare l’italiano:l’impulso dei chierici cattolici a venire a studiare a Romain una delle tante università religiose e la necessità per i cantantilirici di apprendere la lingua e le sue inflessioni per poter interpretarei sentimenti che la musica e il libretto suscitano.Per converso, in un mondo che sperimenta la seconda globalizzazione,l’uso della nostra lingua non è tenuto in gran pregiodagli stessi italiani, che sempre più lo infarciscono di anglismi olo violentano nei messaggini, nei “cinguettii”, ecc. Non solo glistudenti che provengono da famiglie agiate, ma anche le autoritàaccademiche si pongono la domanda se imparare e rispettivamenteinsegnare in italiano. Salvo che non si segua un indirizzoartistico, musicale o letterario, perché studiare in italiano? Se icorsi nelle nostre università sono impartiti in inglese (non sempreimpeccabile…), perché rimanere o venire in Italia, quandoè possibile andare ad apprendere nel Regno Unito, negli StatiUniti o in altri Paesi che hanno l’inglese come madre lingua? Laglobalizzazione nel lungo periodo, purtroppo, determinerà unaminore rilevanza delle “piccole” lingue e quindi la loro possibiledecadenza al ruolo di dialetti...Qualche istituzione universitaria, come il Politecnico di Milano,si è lanciata in una volontaria operazione di “spiazzamento”della lingua italiana, stabilendo che dal 2014 tutti i corsi perla laurea magistrale saranno tenuti in inglese, aprendo – così èstato affermato – le porte del mondo a chi conseguirà tali titoli.Ciò è senz’altro vero, ma bisogna tener conto del rovescio dellamedaglia: la fuga dei cervelli diventerà strutturale poiché al laureatodi secondo livello del Politecnico sarà più facile la comunicazioneall’estero con il manager di cultura anglo-sassone checon il piccolo imprenditore del bergamasco o del trevigiano abituatoa esprimersi soprattutto nel natio dialetto, ma spesso allaricerca di sapere tecnologico e tecnico... Se poi il Politecnicoespandesse notevolmente la propria capacità di attrazione suglistudenti stranieri, ne saremmo tutti molto fieri, ma se le tasseuniversitarie fossero più basse di quelle prevalenti in similariistituzioni estere, vi sarebbe un sussidio da parte italiana a favoredell’istruzione superiore di altri Paesi...Un ulteriore quesito arrovella la mia mente da quando ho lettosu The New York Times del 15 maggio l’articolo di Thomas L.Friedman “Come the Revolution”. Qual è la rivoluzione? Quelladi Andrew Ng, professore associato di Scienza dei computer aStanford, che ha fondato con altri una società (Coursera) nellasperanza di rivoluzionare l’istruzione superiore permettendo aglistudenti di tutto il mondo non solo di ascoltare le sue lezioni, maanche di svolgere i compiti a casa, sostenere le prove di esame,ricevere un certificato attestante il completamento con successodel corso e usarlo nella ricerca di un migliore impiego o perl’ammissione a una scuola di più alta reputazione; Coursera sipreoccupa anche di mettere in contatto i propri diplomati con leimprese che hanno bisogno della loro specializzazione.Nell’ultimo semestre, il prof. Ng ha insegnato telematicamentela propria disciplina a 100.000 studenti; poiché la sua classe aStanford annovera 400 allievi, per raggiungere quel numero conl’organizzazione tradizionale dovrebbe insegnare per 250 anni!Sul lato dei costi il vantaggio è incommensurabile: Coursera hainiziato con una quarantina di corsi che coprono anche le materieletterarie, offerti da professori non solo di Stanford ma anche dialtre prestigiose università a un costo pro capite inferiore ai 100dollari, contro tasse annuali, sempre a Stanford, di oltre 40.000dollari. Piattaforme similari sono in via di sviluppo da parte dialtre imprese private in collegamento col Mit e con Harvard,sicché in pochi anni ci sarà una fiorente industria che dovrebberendere obsoleta – si afferma – l’organizzazione dell’istruzionesuperiore e aiutare le autorità scolastiche che combattonocon bilanci sempre più striminziti a ridurre, se non abbandonarele classi tradizionali con edifici dedicati, eserciti di professori,attrezzature obsolete... Inoltre, permette una standardizzazionedegli insegnamenti e soprattutto dei giudizi sull’apprendimentodegli allievi, nonché a giovani geograficamente svantaggiati difruire di un’istruzione di alto livello.Questa innovazione è proprio positiva sotto tutti i punti divista? A mio avviso, no. Ciò che mi spaventa è la produzione inserie delle menti pensanti delle nuove generazioni. Quali effettisi avranno sulla loro capacità inventiva, sulla loro immaginazione,sull’“io”? Se l’istruzione come trasmissione del saperese ne avvantaggerà certamente, che ne sarà dell’educazione cheinsegna a interagire socialmente e prepara a comportarsi politicamente?Verrà meno la spinta a vivere nella comunità collegialeo a visitare, come i medievali clerici vagantes, altre universitasstudiorum?Sarò grato a chi mi scriverà, reagendo a queste mie preoccupateriflessioni.Mario Sarcinellipanorama per i giovani • 37


Foto: iStockphoto.com/ferrantraite


Indiaun viaggio interioredi Natalia Pazzaglia


Primo pianoFoto: iStockphoto.com (Danielrao; darvikk)I left for India because I wanted to discover myself and find my truelife path. I travelled, met local people, visited wonderful places andenjoyed unforgettable experiences. But it was for the “City of Joy” tomake the miracle happen: after one month of volunteering in Kolkatawith Missionaries of Charity, I realised that what I had found was muchmore than what I was looking for. Following Mother Teresa’s path notonly my vision of the world, but my heart has changed…8 gennaio 2012: benvenuta in IndiaIndia: come raccontarla?Potrei parlare di intricati bazaar e dicampi di lucciole, di colorati templi induistie affascinanti moschee. Potrei guidarviper le vie di Old Delhi fagocitate daltraffico, o condurvi nel silenzio del tempiod’oro di Amritsar, potrei percorrerecon voi la campagna verde del Rajastan,ricambiando i gioiosi sorrisi di bellissimedonne indiane incontrate per strada. Potremmofermarci sul ciglio di un sentieroe ascoltare la voce del fiume che procural’acqua a questi campi, potremmo far visitaa una famiglia di un villaggio, che ciaccoglierebbe con gioia, offrendoci tuttoquello che ha, o unirci al coro di voci chesaluta al mattino il sole che sorge, elevandopreghiere sui ghats che si inchinano alGange.Oppure… Oppure potremmo lasciarcientrambi guidare da un’altra mappa,prendere una diversa direzione, abbandonarei nostri programmi per accogliere lafilosofia di vita indiana. Perché, come midisse un signore alla stazione uno dei mieiprimi giorni a Calcutta: “Take it easy: Indianeeds time, asks for time and has itsown time”.Il mio viaggio comincia a Est, nella“città della gioia”, nella confusa, intricata,indescrivibile Calcutta. Nella Calcuttainospitale, difficile, povera e ricca, meravigliosae disperata, disumana eppureaccogliente.“Qui tutti sono accettati”, mi dice unasignora leggendomi nel pensiero, “perchénessuno vuole cambiare l’altro”. IndescrivibileCalcutta, città di contraddizioni e diconflitti, che sembra aver già capito chel’unico vero cambiamento può partire dase stessi.Sono venuta per aiutare nei centri dellesuore di Madre Teresa, per portare lamia piccola goccia di aiuto in questo maredi povertà. Le suore accolgono tutti: nonsolo cristiani, ma anche buddisti, induisti,musulmani, atei; ognuno è benvenuto, perun giorno, una settimana, un mese, unavita.“Non importa quello che si fa, mal’amore con cui lo si fa”, diceva MadreTeresa.La mia giornata comincia presto: allesei del mattino la messa, poi colazione ealle otto al lavoro.Io sono in un orfanotrofio con bambinidisabili, all’ingresso c’è scritta una frase:“God still loves the world through me andyou today”.In un luogo apparentemente di doloree di tristezza le suore sono riuscite acreare un ambiente di amore, dove bambinicon gravi deformazioni sono accolticome doni di Dio. Qui la malattia, lasofferenza, la povertà non sono semplicementeaccettate, ma capite con amore:così si compie il miracolo che trasformale ferite in feritoie da cui far passare laluce...Un treno che viaggia nella notteDomenica sono partita da Calcutta: misono presa una decina di giorni per cercaredi intravedere un po’ di questa Indiache tanto mi affascina e, perché no, pertentare di guardare dentro me stessa...A New Delhi sono stata accolta daallegre scimmie che saltellavano sui cavidella luce, sono rimasta a bocca apertanella moschea del venerdì e mi sono innamoratadel giardino da fiaba di una tombaMoghul.Ad Amristar, invece, sono stati la pacee il silenzio di questa “città santa” ad ammaliarmi.Entrata nel tempio d’oro, misono seduta, le gambe che sfioravano ilbacino di acqua sacra: sono rimasta ferma,in silenzio, ad ascoltare i mantra deiSikh che si diffondevano nell’aria freddadel mattino...E poi altri treni, altri paesaggi, altriincontri: Agra, Fatehpur Sikri, Udaipur,Pushkar, Varanasi.Ho visitato templi giainisti e fortezzedi marajà, camminato per campi verdeggiantie ascoltato racconti intorno alfuoco, ho scoperto miniaturisti, centriayurvedici e provato corsi di yoga. Hocontemplato l’India come l’ho sempreimmaginata, l’India del “Dio delle piccolecose” e di Siddartha: campi verdi diprimavera e donne tranquille, cariche deiloro secchi d’acqua attinta al pozzo, immersein un cielo azzurro, talvolta solcatodal volo di un aquilone.E poi, alberi mossi da un vento leggero,giardini animati da voci di bam-40 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Primo pianobini, in questa soleggiata domenica digennaio. Ci sono ragazzi che si sfidanoa racchettoni, uomini che giocano a cricket,un vecchietto seduto con un bastonein mano, una signora che lavora amaglia: potrebbe essere una qualunqueserata di fine estate in un paesino italiano.La donna si alza e se ne va: mi fa ciaocon la mano.Qualcuno mi ha detto che per salutaresi fa sempre lo stesso gesto, in tutti i Paesidel mondo.Calcutta: viaggio interiore31 gennaio 2012: Coming back to Calcutta.Dopo queste due settimane di viaggiosono pronta per ricominciare: tornataal mio servizio con le suore diMadre Teresa, ho chiesto di andare aPrem Dan, un centro dove si accolgonomalati e moribondi presi dalla strada.Ho chiesto di andar lì perché sentivo ilbisogno di guardare in faccia il dolore,per cercare di indagarne la profondità,tentando di aiutare persone delle qualigeneralmente non mi preoccupo, persanella mia confortevole vita di tuttii giorni...Tante sono le domande che vaganonella mia testa: parlano di povertà, di gioiae sofferenza, di luce e di buio, di Dio edi dolore. “Dove si trova il confine labiletra vita e morte, qual è la distanza chesepara, come fa il Gange tra le due partidell’India, queste due facce della stessamedaglia?”“Alleluja, Alleluia”: il canto delle suoremi distoglie dai mie pensieri, elevandosisopra il traffico e il rumore che regnasovrano in questa inumana città. E allorapenso a quanta luce ci sia in questo buio, aquanto amore vi si possa trovare, a quantidoni d’attenzione siano elargiti qui daitanti che rinunciano alle loro occupazionie alle loro vite “normali” per stare accantoa perfetti sconosciuti. “Help me to carrya part of the burden of my suffering fellowman”, recitiamo ogni mattina primadi cominciare il servizio.Ripenso ai giorni trascorsi qui, allatanta strada percorsa da quando sono arrivata:penso ai sentieri e alle imperviesalite incontrate nel mio girovagare: diuna mappa stavolta non ho bisogno, ilmio cammino è già tracciato negli occhidi chi mi guarda, nell’infinita lontananzache mi separa dalla vita della signora chesto aiutando a mangiare.“Cosa ci facciamo noi, qui? Noi, volontari,venuti da ogni parte del mondoper portare un piccolo, infinitamente piccolo,aiuto?” mi domando.“Quello che facciamo non è cheuna goccia nell’oceano, ma se questagoccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe”, mi avrebbe risposto MadreTeresa.Mi alzo, sorrido, e torno a tessere, conpazienza, il sottile, fragile, filo d’amoreche mi lega a questa sconosciuta.…Coming back homeManca una settimana alla mia partenza:“Cosa resterà, cosa mi porterò nel cuore?”Di sicuro mi resteranno impresse alcunemesse alle sei del mattino, gli occhiancora gonfi per il sonno e il cuore pienodi richieste, le camminate con i volontari,le discussioni sulla vita, la morte,la gioia e il dolore, argomenti semplicida affrontare qui, dove tutto è ridottoall’essenziale e solo ciò che è autenticoconta.È una persona diversa, quella che ritornaa casa dopo un mese e mezzo inIndia.La mia valigia era pesante all’inizio:tante preoccupazioni, ansie, dubbi, principalmentesul mio futuro: laurea triennalein Scienze politiche, poi magistrale inRelazioni internazionali. E ora? Dove ecome trovare un lavoro?E quando le prime porte ti vengonoSopra: un tipico risciò a Calcutta. Nellapagina precedente, in basso: una statuadella divinità indù Durga.chiuse in faccia è difficile non buttarsigiù.Pian piano, però, la mia valigia si èfatta sempre più leggera: lungo il camminoho capito che non sono poi tante lecose di cui davvero ho bisogno, che datanti oggetti, pensieri e preoccupazioniposso separarmi, lasciando che la mia vitaprenda la sua direzione.Ora, al ritorno, il mio bagaglio hariacquistato il suo peso: a riempirlosono arrivati regali, ricordi, emozioni,libri e fotografie. Soprattutto, però, èil mio cuore che si è riempito, di unagioia e di una serenità che non conoscefrontiere...Alla vigilia della partenza, la domandache ci rivolgiamo l’un l’altro è semprela stessa: “Tornerai?”.Il mio cuore vorrebbe restare, adesso,vorrebbe fermarsi in questa città, in questoinferno-paradiso au bout du monde.Ma sembrano essere altri i lidi che miaspettano: il vento soffia stamattina, gonfiale vele; è tempo di partire...Al termine di queste intense settimanecapisco che il miracolo è avvenuto, chela gioia dei volontari, delle suore, l’accoglienzadella gente del posto hanno fattosì che, anche ai miei occhi stranieri, l’infernosi trasformasse in paradiso, la tristezzain gioia, il dolore in serenità.Davvero, in questa incredibile partedel mondo tutto è possibile.panorama per i giovani • 41


Primo pianoDanzica e dintorni:ricostruire per ricordareThe annual journey of Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani”students through Poland, Russia and Lithuania started from Danzica.Solidarnosc’s home city has always had an important role in thehistory of the region; a symbol of the prowess and endurance of Polishpeople.di Francesca ParlatiFoto: iStockphoto.com (LUke1138; diamirstudio)La prima immagine che si ha di Danzicaè quella dei lavori in corso all’aeroporto.Questo è solo il primo simbolo di uno deitratti distintivi della moderna Polonia: lanecessità e la spinta ad andare avanti,ripartendo dalle ceneri, sfruttandole perricostruire. Come è accaduto nel centrodi questa splendida città, che è stato interamentericostruito dopo la distruzionedella seconda guerra mondiale utilizzandoi materiali originali recuperati dallemacerie. Grazie a questa scelta DanzicaCamminando lungo il canaleMotlawa gli edifici antichiripristinati e quelli innovativi sifondono in un insieme piacevole.conserva il suo particolare aspetto fiammingo,caratterizzato da costruzioni inmattoni rossi, tra cui anche la più grandechiesa gotica edificata con questo materiale,la Chiesa di Santa Maria.Camminando lungo il canale Motlawagli edifici antichi ripristinati e quelliinnovativi dai tratti moderni si fondonoin un insieme piacevolissimo a vedersi,cogliendo con un unico sguardo le antichegru in muratura e la prima nave prodottadai cantieri navali dopo la Secondaguerra mondiale; addentrandosi invecenel centro sembra di essere entrati nel libroIl tamburo di latta di Günter Grass,qui ambientato.Suggestiva ancheUlica Mariacka,la Via dell’Ambra,una stradinacaratteristicadove si affaccianonegozietti che vendono souvenir egioielli creati utilizzando l’oro del Baltico,l’ambra, appunto. Oltre alla bellez-za dei monili è possibile osservare quila più alta concentrazione di terrazzini alivello stradale, tipici delle case di Danzica.A parte le bellezze architettonichec’è un’altra Danzica da scoprire, quellache fa da sfondo ad avvenimenti fondamentalidel Novecento, la Danzica simbolodel coraggio e della determinazionedi tutto il popolo polacco. È la Danzicadi Westerplatte, dove furono sparati iprimi colpi della Seconda guerra mondiale:ancora oggi è conservata la casermadove un unico reggimento resistetteil più a lungo e coraggiosamente possibileal massiccio attacco tedesco; sullacollina verso il mare è stato costruito ilmonumento dedicato ai caduti e più inbasso campeggia il grido: Nigdy wiecejwojny (Mai più guerre). Il valore diWesterplatte è stato recuperato per lamaggior parte dopo la caduta del regimesovietico, poiché rischiava di diventareil pericoloso simbolo di una Polonia chenon si piega alle invasioni e alle imposizioni,un Paese che nonostante la suastoria travagliata riesce a mantenere unapropria identità.E c’è naturalmente la Danzica operaiadel movimento di Solidarnosc, forseuno dei movimenti più importanti dellastoria dell’Europa contemporanea: natocome organizzazione sotterranea di soli-42 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Primo pianoRUSSIASopra: il nuovo stadio di Danzica, realizzatoper gli Europei di calcio del 2012. A destra:le principali tappe del tradizionale viaggiodel Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro Pozzani”,che quest’anno ha portato i nostri studentiin Polonia, Russia (Kaliningrad) e Lituania.Nella pagina precedente: il centro storico diDanzica.DanzicaKlaipedaKaliningrad(Russia)POLONIALITUANIAKaunasVilniusdarietà, è poi diventato un sindacato e unmovimento di massa. Luoghi simbolo diSolidarnosc sono i cantieri navali dellaA parte le bellezzearchitettoniche c’è da scoprirela Danzica che fu lo sfondo diimportanti avvenimenti storici.città, culla del movimento, e la chiesa diSanta Brigida, nella quale venivano celebratele messe in cui il popolo polaccoveniva esortato a una resistenza pacificama ferma e dove oggi sono conservatele croci che sostituivano gli striscionidurante le manifestazioni.La generale volontà di ricostruire e direcuperare la storia è visibile anche nelcastello di Malbork, edificato intorno al1200 dai Cavalieri Teutonici. Nonostanteesso sia stato impiegato variamentedal dopoguerra a oggi (come locanda,teatro e museo), sono continuamente incorso lavori di restauro e rivalutazione,affinché anche questo pezzo della storiapolacca non vada perso. Il castellosi trovava in una posizione strategicaper il commerciodell’ambra, delquale i CavalieriTeutonici avevanoil monopolio:esso fu costruitosul fiume Nogat,sul quale transitavano chiatte e navimercantili e ancora oggi domina il territoriocircostante.Poco lontano da Danzica c’è Sopot,secondo dei tre centri che compongonola cosiddettatripla città insiemea Danzica eGdynia. Essa hauna lunga storiacome meta turisticabalneareall’inizio del Novecento. Il suo GrandHotel, realizzato in puro stile Art Nouveau,risale al 1927 e ha avuto ospiti delFra gli ospiti del Grand Hoteldi Sopot ci furono De Gaulle, laGarbo e la Dietrich, ma ancheAdolf Hitler.calibro di Charles De Gaulle, MarleneDietrich, Greta Garbo, ma anche AdolfHitler. Ancora oggi la cittadina mantieneil suo primato nel turismo, orientatoverso una clientela giovanile, dato l’altonumero di club e discoteche. Sopot è anchenota per possedere il molo più lungod’Europa: ben 512 metri che si inoltranonel Mar Baltico, offrendo una vista meravigliosa.Di questa tappa in Polonia si conservanonella memoria non solo i luoghi,ma anche le storie legate a essi: il ricostruireper ricominciare non ha portatocon sé l’oblio, ma la capacità di ricordareil passato pur continuando a vivere,un memento fatto di coraggio e amoreper il proprio Paese.panorama per i giovani • 43


Primo pianoNell’Europa del Baltico, la Russia:KaliningradA piece of Russia in the heart of Europe. From the German Königsberg,the city of Immanuel Kant, to the present Kaliningrad, the taste of a placesuspended between two cultures and two epochs.di Giovanna Chiara RodiFoto: NS Harsha/Victoria Miro GalleryLa nebbia è del mattino presto, il silenzioinvadente è quello di un posto di blocco:controlli, passaporti aperti, funzionaripolacchi a registrare chi vuole entrare interritorio russo. La frontiera, a non troppichilometri da casa, e ci ritroviamo immersinel grigiore.La prima sensazione condivisa, entratinell’oblast di Kaliningrad, è una profondatristezza. Dal pullman vediamo scorrerecase erose dal tempo e dalla povertà, cheLa prima sensazione condivisaè una profonda tristezza. Dalpullman vediamo scorrere caseerose dal tempo e dalla povertà.non si arricchiscono di colori avvicinandocialla città. Qui tanti, tanti palazzi, glistessi che avevamo già visto in Polonia,emblema urbanistico dell’architettura socialista,ma senza quell’opera di riqualificazioneche, spezzandone l’anonimato, lirendeva nella periferia di Danzica quasipiacevoli: ora sono lunghi alveari scuri diinnumerevoli appartamenti, che solo durantela notte, dimentichi della loro monotonia,diventano scacchiere di finestreilluminate che le tende colorano.Cosa ne è della Königsberg studiataa scuola? Cosa rimane della storia diquel gioiello, capitale politica e culturaledell’Europa teutonica prima e prussianadopo?I bombardamenti durante la secondaguerra mondiale distruggono parte dellacittà. Ciò che ancora può ricordare losplendore dellastoria è definitivamenteeliminatodall’Armatasovietica e poi,nei decenni successivi,dalla politicastaliniana di totale russificazione.Oggi rimane lo sfregio delle fondamentadell’antico castello a impedire, dagli anniSessanta, la conclusione dei lavori della“casa del Soviet”. E, unico edificio avoler forse ricordare il passato, la precedentecattedrale, da poco restaurata, con ilcampanile sventrato per ospitare mappe,foto, ricostruzioni, testimonianze dellacapitale della Prussia orientale, nonchébusti di filosofi e personalità che avevanoreso culturalmente ricca Königsberg. Traloro Immanuel Kant, la cui tomba è ora unpiccolo mausoleo di mattoni rossi, accantoalla cattedrale.Eppure la città vive e cresce nella suaparticolarissima situazione di enclave russacircondata da territorio europeo. L’interaprovincia è punto di contatto nevralgicotra la Russia e gli altri Stati del continentee, con le acque che la costeggianomai ghiacciate, tra tutti i Paesi che sul marBaltico e del mar Baltico vivono, quasi acontinuare i rapporti che furono della legaanseatica. Ne parliamo al Ministero degliEsteri, anche con un rappresentante dellaCamera di commercio russa. Avvertiamol’orgoglio con cui rivendicano lo sviluppoe la crescita dei soli ultimi cinque anni,i grandi passi avanti fatti per migliorarela vita della popolazione che dalla Russiaè scappata sperando di trovare a Kaliningradricchezza e lavoro. Impariamodei rapporti commerciali forti con i Paesilimitrofi ma anche con l’Italia, che scoprequesta provincia quale ottimo partner perla sua industria del legno e dell’arredamento.Ma soprattutto ci colpisce la determinazionea rendere ancora più riccoquesto strategico angolo, come più volteè stato sottolineato, della FederazioneRussa.La stessa determinazione parla inglesedurante l’incontro con la responsabile deirapporti con l’estero, presso l’UniversitàFederale Baltica intitolata a Immanuel44 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Primo pianoFoto: iStockphoto.com (leonkenig; wynnter; gl0ck)Kant. L’ambiente è moderno, le auleche visitiamo luminose e accoglienti, aevidenziare l’investimento che la Russiafa sulla formazione universitaria qualemezzo “per lo sviluppo socioeconomicodella regione attraverso lo sviluppo dellerisorse umane e la creazione di un sempremaggiore potenziale per la ricerca”, parafrasandodirettamente dal programma perlo sviluppo dell’università per il periodo2011-2020 (l’intero testo è consultabilesul sito www.kantiana.ru/eng/progamm_bfu/). L’obiettivo è attrarre studenti dallaRussia, ma anche dai Paesi limitrofi, efare di essi professionisti che possano creareinnovazione sul territorio, magari conun’esperienza all’estero, sfruttando anchela fitta rete di collaborazioni e scambi conuniversità europee, americane, asiaticheche l’ateneo continua a tessere.Perché di sviluppo l’oblast di Kaliningradha bisogno, anche per risolvere lastrana contraddizione che questa regionevive, più volte evidenziata dalla responsabileche ci ha accolto: Kaliningrad è Russiaper gli europei ed è Europa per i russiche qui arrivano. E questa contraddizioneci appare ancora più evidente quando, abbandonatii palazzi grigi della città, camminandoper le strade di Svetlogorsk, ammiriamole nuove colorate costruzioni peri russi, in stile bavarese, e intanto la guidaci racconta dei bambini invitati a riscoprireil passato della città come fosse ungioco in costume.Che siano questii segnali della volontà(e forse delbisogno) di questoterritorio di riappacificarsiconil suo passato, complici i buoni rapportieconomici con la Germania?Pensiamo a quale Kaliningrad potremmovedere fra qualche anno, se davverolo sviluppo che vuole intraprenderela renderà più vicina all’Europa checi è più familiare e a quella che forse ciaspettavamo di trovare. E tra i pensieri ele discussioni sul valore e il senso dellaSopra e nella pagina precedente, in basso:due immagini della cattedrale di Kaliningrad.Nella pagina precedente, in alto: il filosofoImmanuel Kant (1724-1804) in una stampaottocentesca.ricostruzione di un passato distrutto, l’ultimatappa ci conquista. Ci troviamo circondatida una fittissima foresta, riflessasu lastre di ghiaccio ancora non sciolto;Pensiamo a quale Kaliningradvedremo fra qualche anno e selo sviluppo la renderà più vicinaall’Europa.penetriamo tra gli alberi fino alla forestadanzante, dove inspiegabilmente i tronchisono attorcigliati in nodi e curve inverosimili.Proseguiamo ancora. La forestadiventa rada nella penisola dei Curi: dunesabbiose proteggono dal Baltico una lagunanaturale. È il deserto, per qualche chilometroquadro. Oltre la laguna è già, dinuovo, Europa.panorama per i giovani • 45


Primo pianoLituania:una finestra sul BalticoLituania is a young, modern and dynamic country, but at the same timestrongly tied to its cultural heritage.di Claudia Fede SpicchialeVilnius, capitale della Lituania,è nota per essere la “città dellenovanta chiese”; e non è uncaso...Quando si pensa alla Lituania, difficilmentelo si fa separandola da Lettonia edEstonia: è come se queste tre nazioni fosserotre sorelle siamesi e l’una si portassedietro necessariamente le altre. È ancheper questo che l’identità di questo Paesee le sue bellezze naturali colgono così allasprovvista.La partenza da Kaliningrad, città chescuote gli animi per l’anacronismo sovieticoche sembra pervaderla, lascia unpo’ scombussolati: in Lituania non si sacosa aspettarsi. Una volta lasciata allespalle la cupa frontiera russa si attraversauna regione chiamata Curlandia, nomeche evoca subito storie di draghi, principessee cavalieri, e il paesaggio non èda meno, con le sue foreste di slanciatebetulle, neve a tratti, villaggi di pescatoridalle case basse e dai tetti spioventi: tuttosembra senza tempo. Prima che diventasseterritorio sovietico la regione avevauna propria identità storico-culturale e ancheuna lingua distinta da quella lituana.Durante gli anni dell’Urss tutto questo siè perso, a causa delle numerose deportazionie dei vari rimescolamenti etnicivoluti dal governo sovietico per ottenereuna nazione più omogenea sotto il profiloculturale; così oggi alla penisola curlandesedell’antico splendore rimangonosolo le spiagge, ancora molto apprezzatedai bagnanti svedesi, e le bellezze naturalistiche.Klaipeda, unico porto di mare, èraggiungibile dalla Curlandia via terra omediante un breve tratto in traghetto, dalmomento che siprotende in unalaguna. Klaipedaè nota anche perla produzione diottime birre artigianali,conosciutee rinomate in tutta la zona.A sud-est di Klaipeda, nell’entroterra,c’è un luogo tra i più speciali per la storialituana: la collina delle croci. Il popololituano, nonostante sia stato tra gli ultimiad abbracciare la religione cristiana,usa oggi il credo cattolico come bandieracomune. E quando sotto il regime comunistapadri, figli, fratelli sparivano ovenivano deportati, i familiari, in segnodi sfida e opposizione, iniziarono a costruiredi nascosto delle croci su un terrapienoin mezzo alla pianura. Più crocivenivano abbattute, più croci sorgevanoin quel luogo che a poco a poco divenneil simbolo del dissenso politico di tutto ilpopolo lituano. Anche quando i deportatiriuscirono a tornare, le croci non smiserodi spuntare: se prima le croci erano preghiereper il ritorno, adesso sono voti diringraziamento. All’alba le lunghe ombresi mescolano con quelle di croci di tuttele dimensioni, di tutti i tipi e di tutte lenazionalità. Si cammina in mezzo a questasilenziosa distesa e non ha importanzaessere credenti: la sacralità del luogoè tangibile, così come la pace che ne scaturisce.Poco distante da questo posto sacrosorge la città di Kaunas, primo polo industrialedella nazione nonché città dellapallacanestro. Per i lituani questo sport èl’equivalente del calcio da noi e Kaunasne è il simbolo, avendo dato i natali a Sabonise ad altri cestisti di fama internazionale,di cui due tuttora impegnati nell’Nba.Camminando lungo il Viale dellaLibertà, che risale agli anni Venti, quandoKaunas era capitale, ci si immerge nellarealtà e nella storia di questa città e diquesto Paese, con le sue case basse e daitetti a punta e le antiche chiese: il “cignobianco”, come viene chiamato il vecchiomunicipio, che domina il centro dellapiazza, cuore economico e sociale dellacittà vecchia nei tempi antichi; la Casadel Dio del Tuono, in origine tempio pagano,con decorazioni tipiche dello stilegotico fiammeggiante (che ritroveremoanche a Vilnius, per la Chiesa di Sant’Anna);la cattedrale di San Pietro e Paolo, lachiesa più grande della Lituania, che riassumein piccolo tutta la storia dell’artedi questo Paese: esterno gotico, internobarocco e affreschi rinascimentali. Lungole rive ancora ghiacciate del fiumeNeris sorge il Castello di Kaunas, anticoavamposto contro i Cavalieri Teutonici,oggi ricostruito; davanti a esso, la chiesadi San Giorgio e il monastero francescano:all’interno si intuisce la magnificenzadell’edificio ancora oggi completamenteFoto: iStockphoto.com (itchySan; trait2lumiere)46 • n. 1, gennaio-aprile 2012


Il futuro Dal della Collegio terza etàIncontri con l’Accademia dei LinceiincontriTutti gli incontri del Collegio <strong>Universitario</strong>“Lamaro Pozzani” di questo periodo.19.01.12. Traffico internazionale di organiIl prof. Frank Madsen, ricercatore delSt. Edmund’s College di Cambridge, èintervenuto sul tema del traffico di organi.Prosegue il rapporto tra l’Accademia Nazionaledei Lincei e il Collegio “Lamaro-Pozzani” (nella foto in alto), con due incontridi grande rilievo.9.2.2012. Fulvio TessitoreCultura: crisi o trasformazione?Il professor Fulvio Tessitore, membrodell’Accademia nazionale dei Lincei eprofessore emerito di Storia della filosofiapresso l’Università di Napoli “FedericoII”, ha esordito evidenziando comela parola “crisi”, nel corso della storia,abbia assunto il più delle volte significatidifferenti rispetto a quello originario di“trasformazione”. Al giorno d’oggi ci siriferisce a essa con il significato di “decadenza”,dandone una lettura pessimistica.Nel corso dell’incontro grande attenzioneè stata rivolta alla situazione politicae sociale dell’ultimo cinquantennio. Dasempre l’uomo si è trovato a fronteggiarefenomeni di grande cambiamento; attualmentefenomeni come la globalizzazionee il prevalere di una cultura dell’appariree dei “gazzettisti”, come li ha definiti ilprof. Tessitore, contribuiscono a restringeregli spazi di una riflessione pacata eadeguatamente approfondita sullo spessoredei problemi che dobbiamo affrontare.Il relatore si è concentrato in particolaresul dibattito aperto ormai più di cinquantaanni fa dal fortunato volume di CharlesSnow sulle due culture. Una attenta ricognizionedei presupposti filosofici dellagrande tradizione delle “scienze dello spirito”,da Dilthey a Cassirer, permette diriportare anche questa formula a effetto auna più profonda e radicale questione gnoseologica,rispetto alla quale la contrapposizioneperde molta della sua efficacia.48 • n. 1, gennaio-aprile 2012Il prof. Tessitore ha infine discusso dellasituazione scolastica e universitaria italianaalla luce della propria esperienza di parlamentare,oltre che di Rettore e di membrodella più prestigiosa accademia culturaleitaliana. La vera emergenza non è a suoavviso quella della cosiddetta fuga dei cervelli,ma quella che nasce dalla nostra incapacitàdi attrarre altri cervelli nel Paese.16.4.2012. Pietro RescignoIl diritto nelle società pluralisteNella serata del 16 aprile il Collegio ha avutoil piacere e l’onore di accogliere il professorPietro Rescigno, emerito di Diritto civilepresso l’università di Roma “La Sapienza” eaccademico dei Lincei.Argomento centrale dell’incontro è stato ilruolo del diritto all’interno di una società chesta assumendo sempre più i connotati di unavera e propria società pluralista. Interessantee dettagliato è stato l’excursus storico-giuridicoproposto dal prof. Rescigno che, a partiredall’accentramento del potere e dalla limitazionedelle libertà individuali del periodofascista, è sfociato nella redazione della cartacostituzionale. Quest’ultima ha ufficialmentesancito il riconoscimento delle autonomie territorialie individuali e la ricerca di una sempremaggiore tolleranza nei confronti delle pluralitàdi carattere politico, religioso e culturale.L’attenzione del relatore si è poi spostatasull’incontro e sul confronto tra le diverse formazionisociali e sulla loro importanza nell’ambitodella vita di una società volta al pluralismo.Ha seguito l’intervento un partecipatodibattito con gli studenti, incentrato sulleprincipali questioni di attualità che il temadel pluralismo solleva, non ultima la controversaestensione del diritto di voto ai cittadiniextracomunitari residenti in Italia.24.01.12. Italia e IranL’Ambasciatore della Repubblica Islamicadell’Iran Seyyed Mohammad Alì Hosseinie il Cav. Lav. Rosario Alessandrello hannoillustrato i rapporti italo-iraniani.09.02.12. Cultura: crisi o trasformazione?Incontro con il filosofo Fulvio Tessitore.13.02.12. Il pensiero liberale in ItaliaL’ing. Francesco Valli, laureato del Collegioe presidente della Fondazione Magna Carta,analizza la “fortuna” del pensiero liberale inItalia.21.02.12. Italia e RussiaL’Ambasciatore della Federazione Russa inItalia Aleksey Meshkov e il Cav. Lav.RosarioAlessandrello parlano della Russia di oggi.01.03.12. L’education secondo ConfindustriaClaudio Gentili, direttore del settoreeducation di Confindustria e della rivista “LaSocietà”, ha parlato dell’università italiana.20.03.12. Incontro con l’on. Maurizio LupiIncontro con il Vicepresidente dellaCamera, che ha parlato dei diversi aspettidell’impegno politico.22.03.12. Aurelio De LaurentiisIl mondo del cinema e quello del calcio vistidal Cav. Lav. De Laurentiis.26.03.12. I nuovi criteri di valutazioneIncontro con il prof. Andrea Lenzi, presidentedel Consiglio universitario nazionale.16.04.12. Il diritto nelle società pluralisteIncontro con il prof. Pietro Rescigno.17.04.12. Incontro con Claudio SardoClaudio Sardo, direttore de “l’Unità”, haparlato del ruolo della sinistra nella storiaitaliana e nelle sfide contemporanee.23.04.12. Fratelli d’ItaliaI professori Luigi Troiani, RoccoPezzimenti e Cinthia Pinotti hannocommentato la storia italiana di 150 annidi cultura, lavoro, emigrazione.03.05.12. La Polonia ieri e oggiPaolo Morawski, italiano di origine polacca,dirigente presso l’Ufficio studi Rai, haparlato della Polonia di ieri e di oggi.07.05.12. Il diritto islamico oggiSabrina Lei, direttrice Jay editore, e il prof.Massimo Papa, docente di Diritto musulmanoe dei paesi islamici, hanno discussodell’attualizzazione del diritto islamico.25.05.12. Globalizzazione e immigrazioneL’On. Jean-Léonard Touadi ha propostoun modello politico di multiculturalismo edi dialogo.


www.cavalieridellavoro.itNotizie e informazioni aggiornate settimanalmenteI CavalieriUn archivio con l’elenco di tutti i Cavalieri del Lavoronominati dal 1901 a oggi e più di 550 schede biografichecostantemente aggiornateLa FederazioneChe cos’è la Federazione Nazionale dei Cavalieri delLavoro, la composizione degli organi, lo statuto e leschede di tutti i presidentiI GruppiLe pagine dei Gruppi regionali, con news, eventi e tuttele informazioni più richiesteLe attivitàGli obiettivi della Federazione, la tutela dell’ordine, ipremi per gli studenti e i convegniIl CollegioIl Collegio <strong>Universitario</strong> “Lamaro-Pozzani” di Roma e inostri studenti di eccellenzaLe pubblicazioniI volumi e le collane pubblicati dalla Federazione, larivista “Panorama per i Giovani” e tutti gli indici di“Civiltà del Lavoro”L’onorificenzaLa nascita e l’evoluzione dell’Ordine al Merito del Lavoro,le leggi e le procedure di selezioneLa StoriaTutte le informazioni su più di cento anni di storia...e inoltre news e gallerie fotografiche sulla vita dellaFederazione.


È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazioneed è in questo che noi crediamo.Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singolaproduzione.È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa,ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmenteogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura.Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza.L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazineo un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande.È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clientiè al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato.Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.

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