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numero 2/2012 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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TecnocraziaLarry Page e Sergey Brin, ifondatori di Google, volevanoorganizzare i contenuti della retea misura di ogni utente.re pronta ad adeguarsi a quella che pertrent’anni ha rappresentato la strada piùutilizzata per trarre profitto nel mondodell’informatica. Da questa logica, voltaesclusivamente al conseguimento di profittodovuto alla diffusione quantitativadel prodotto tecnologico, l’azienda californianasi è sempre mantenuta distante.Come afferma Carmine Gallo in Pensarecome Steve Jobs, “lo slogan adottato peranni da Apple, Think different, è moltopiù di una brillante intuizione di marketing.È la chiave di volta su cui il genio diCupertino ha costruito non solo l’interaazienda, ma una vera e propria filosofiadi vita. È uno strumento potente, positivo,rivoluzionario che ognuno di noi puòapplicare in molti campi, puntando allostesso obiettivo di Apple: essere un passoavanti a tutti per arrivare primi, sempre”.Jobs credeva, infatti, nella possibilitàdi creare un marchio che puntassesu prodotti estremamente innovativi, chepotessero realmente modificare in positivola vita dell’essere umano, mantenendostandard qualitativi elevati.Il sogno del guru fondatore di Appleera inoltre quello di indirizzare la culturatecnologica verso queste idee attraversola diffusione dei propri prodotti.Quella che poteva, fino a qualche annofa, essere considerata soltanto un’utopia,si è dimostrata invece una logicaestremamente vincente anche dal puntodi vista commerciale (oggi Apple Inc.è considerata l’azienda che vale più almondo secondo una ricerca svolta daMillward Brown Optimor), così comeavvenne per la Olivetti alla fine deglianni Cinquanta.In linea con l’esperienza delle aziendedi Jobs e di Olivetti si colloca quelladi Google, colosso informatico che proponeoggi <strong>numero</strong>si servizi volti al miglioramentodella vita quotidiana di ogniutente di internet. La casa statunitense,fondata dagli informatici Larry Page eSergey Brin, nasce nel 1997 al fine diorganizzare l’immensità dei contenutipresenti in rete, collocandosi nel mercatodei motori di ricerca. Questi ultimirisultano oggi uno strumento di fondamentaleimportanza per l’utilizzo stessodi internet: a mano a mano che la quantitàdi informazioni e contenuti presentisulla rete cresce vi è bisogno di mezzisempre più potenti ed efficienti volti allagestione e all’organizzazione dei contenutistessi. A testimonianza di ciò bastapensare che al momento Google, oltre adessere il motore di ricerca più utilizzato,risulta allo stesso tempo il sito più visitatoal mondo.Il sogno dei suoi fondatori era quello diorganizzare i contenuti della rete a misuradi ogni utente, ovvero rendere facilmenteaccessibili a tutti le informazioni cercate.Partendo da una innovativa visione dellateoria delle reti, secondo la quale l’importanzadi una pagina è correlata al <strong>numero</strong>di citazioni e di link relativi alla medesimapagina, Page e Brin approfondirono i propristudi sulla rete e posero le basi per lacreazione di Google.La loro opera,come anche quelledi Jobs e di Olivetti,non può essereconsiderata un insiemedi casualiricerche e semplici spinte innovative. Essevanno infatti inquadrate sotto un aspettopiù caratteristico: hanno sicuramente modificatoin positivo la vita di ognuno di noi,singoli cittadini del presente.L’unico rischio dello sviluppo tecnologico,che ha reso le macchine semprepiù performanti e sicure, può essererappresentato dalla tentazione umana difidarsi troppo delle loro prestazioni. Il1° agosto <strong>2012</strong> la borsa di New York èstata sconvolta da un episodio che possiamoconsiderare alquanto sintomatico:un software automatico di scambio titoliha inondato il mercato con milioni discambi, provocando gravi ed importantiripercussioni. L’avvenimento ha postoin evidenza non solo l’inaffidabilità deisoftware a cui viene affidata la gestionedi situazioni importanti ma anche il fattoche l’uomo, creando macchine semprepiù efficienti e intelligenti, corre il rischioche esse prendano il sopravventosu di lui. Tali riflessioni vanno a scontrarsicon quello che è il bisogno primarioche ha spinto finora l’essere umano aideare sistemi che gli venissero in aiuto.Con questo non si vuole in alcun modonegare o bloccare l’evoluzione della tecnologia,ma soltanto spingere l’uomo aporre dei limiti alla parte negativa dellosviluppo incontrastato, affrontando laquestione anche eticamente. Bisogna infattifar sì che le macchine assolvano alproprio compito originario, senza sostituireil loro creatore. Il contributo di personaggiquali Jobs, Olivetti, Page e Brinha gettato dunque le basi di una nuovaera, dominata da un rapporto rinnovatotra utente e tecnologia, all’insegna delquale una innovazione controllata puòcollocarsi al pieno servizio dell’essereumano.panorama per i giovani • 27

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