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numero 2/2012 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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TecnocraziaFoto: iStockphoto/davidhillsA sinistra: le conoscenze chimiche ebatteriologiche possono essere usate perla costruzione di armi.esigenze militari, spesso a scopo di deterrenza,come evidenziava eloquentementeEisenhower: “un elemento vitale nelmantenimento della pace sono le nostreistituzioni militari. Le nostre armi devonoessere poderose, pronte all’azione istantanea,in modo che nessun aggressore potenzialepossa essere tentato dal rischiarela propria distruzione”.In questo solco si può collocare la recentedisputa intorno alla ricerca sui virusresponsabili dell’influenza aviaria, di recentissimamemoria. Questa la vicenda, ricostruitaa grandi linee: nello scorso anno,due gruppi di ricerca inviano indipendentementea due riviste scientifiche di altolivello i risultati dei loro studi, condottisu virus dell’influenza aviaria. In un caso(gruppo guidato da Y. Kawaoka, lavoro inviatoa Nature), si è avuta la sintesi di unvirus ibrido tra i due ceppi H5N1, di origineaviaria, e H1N1, responsabile dellapandemia del 2009; nel secondo (gruppodi R. Fouchier, rivista Science), è statapreparata una variante di H5N1, con elevatatrasmissibilità da uccelli ad uomo. Inentrambi i casi, i lavori sono stati ampiamenteforaggiati dal governo statunitense,con un picco di stanziamento di circa 300milioni di dollari nel 2009. Ovviamente,dopo la tragedia dell’11 settembre, la strettasulla sicurezza ha imposto nuovi canonidi valutazione per questo tipo di ricerche:gli esperti di biosicurezza hanno impostoun ritardo nella pubblicazione dei risultati,scatenando un feroce dibattito tra scienziatie autorità di controllo, ma anche all’internodello stesso mondo della ricerca. Lapaura non sembra tanto essere la possibilitàdi un contagio non voluto da parte diaddetti ai lavori, quanto l’idea che la scopertapossa divenire una potenziale arma didistruzione di massa, se finisse nelle manisbagliate. Richard H. Ebright, esperto dibiodifesa e biochimico presso la RutgersUniversity, del resto ammette: “[Il fattoche questo virus esista]…crea il rischioche qualcuno lo trasformi in un’arma”. Daqueste parole a immaginare una realtà sullascia dell’Inghilterra descritta nel film V perVendetta (2005, regia di J. McTeigue, trattodall’omonimo fumetto di A. Moore), dovel’autoritario governo è riuscito a insediarsiproprio diffondendo nascostamente e poidebellando platealmente un letale virus trala popolazione, il passo è breve, soprattuttoper un mondo stretto nella morsa del terrorismointernazionale.Dunque è indubbio affermare che l’avanzamentoscientifico di un paese sia ampiamentecorrelato al suo prestigio internazionale:non solo perché, soddisfatti i primarirequisiti di sussistenza, può sorgere lavolontà di investire in bisogni secondari,ma anche per “la consapevolezza, di partedell’opinione pubblica e del Governo, deltremendo ruolo che la Scienza può averenelle cose umane” (E. Fermi, Discorsosulla Scienza). Infatti, se da un lato è veroche la modalità più diretta di “mostrare imuscoli” sia dotarsi di micidiali potenzialibellici, perfezionati attraverso innovazioniscientifiche, dall’altro la scienza offreun’ulteriore dimostrazione di potenza: ilsuperamento del limite, qualunque essosia. Ancora una volta, ad esempio, gli Usahanno dimostrato il loro primato tecnologicocon lo spettacolare e adrenalinico“ammartaggio” del rover Curiosity, setteminuti di puro virtuosismo scientificoingegneristicoche rendono ancor più frustrantii recenti fallimenti delle missionispaziali russe, culminati con la rovinosaperdita del segnale dai satelliti messi inorbita. D’altra parte, Cina e India sgomitanoe lavorano sodo per ottenere risultati dirilievo nel campo delle missioni spaziali,consapevoli del forte significato simbolicoche tali successi comportano.Ma l’esempio più eclatante di come ilfare scienza contribuisca al prestigio nonsolo culturale dei soggetti coinvolti provienedalla piccola Ginevra, cuore pulsantedi quell’ambizioso progetto europeo cheè il Cern (l’organizzazione europea per laricerca nucleare). La battaglia tecnocraticadella rincorsa al bosone di Higgs ha vistola vecchia Europa di Lhc (Cern, Ginevra)vincere sugli Usa di Tevatron (Fermilab,Chicago), non senza qualche fastidio daparte dei colleghi d’oltreoceano.Per concludere, si osservi come laCina, indiscusso gigante economico, inizi a“far paura” anche come gigante della ricerca:molte sono le università che si adoperanoper attrarre giovani laureati e ricercatoridi livello, i quali rispondono positivamenteall’invito, attirati dalla disponibilità di investimentie dalla prospettiva di buoni risultatiin un ambiente nuovo e all’avanguardia.Fino a che punto si può quindi affermareche la scienza, persino la scienza “pura”(ovvero priva di immediate ricadute pratico-tecnologiche),sia sconnessa dai giochidi potere? Se è vero, infatti, parafrasandoancora Fermi, che “la vocazione dell’uomodi scienza è di spostare in avanti le frontieredella nostra conoscenza in tutte le direzioni,non solo in quelle che promettono piùimmediati compensi o applausi”, la storiaumana dimostra come, dall’accensione delprimo fuoco alla partenza di voli supersonici,le opere dell’ingegno umano siano facilmentee oggetto e motore dell’interessepolitico. All’uomo sta la scelta di volgerequesto interesse verso obiettivi degni dellosforzo profuso.BibliografiaRenata Ago, Vittorio Vidotto, StoriaModerna, Laterza 2004.Fred Guterl, “Aspettando la Pandemia”,Le Scienze, n. 528, agosto <strong>2012</strong>.Giulio Maltese, “Ritorno a Chicago:Enrico Fermi e la nascita dela fisicadelle alte energie nel secondodopoguerra (1946-1954)”, in Attidel XXI Congresso Nazionale diStoria della Fisica e dell’Astronomia,Dipartimento di Fisica, Università dellaCalabria, Arcavacata di Rende (CS),6, 7 e 8 giugno 2001.Sue Vander Hook, The ManhattanProject, ABDO Publishing Company2011.20 • n. 2, maggio-agosto <strong>2012</strong>

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