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numero 2/2012 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Tecnocraziasocietà o prestanome, dare lavoro a centomilaoperai senza che questi sappianominimamente per chi lavorano.Negli anni si è sviluppata una letteraturadi studi settoriali sugli scambi, lequotazioni, il credito, i prodotti e le borse,ma mai nessuno, prima dell’articolodi Vitali, Glattfelder e Battiston, avevaSecondo un recente studio787 proprietari detengonol’80% delle 43.000 impresemultinazionali oggi censite.Link utiliwww.opensecrets.org/lobbyDati e informazioni sulle attività dellelobby presso il Congresso americano.www.corporateeurope.org/projects/revolvingdoorwatchOsservatorio sul fenomeno delle revolvingdoor presso le istituzioni europee.fornito un così esaustivo e preciso lavorosulle connessioni tra multinazionali e reciprocirapporti di proprietà, il cosiddettonetwork of ownership. Un dato su tutti:787 proprietari detengono l’80% di tuttele multinazionali; bisogna considerareche l’Ocse (Organizzazione per la cooperazionee sviluppo economico, conosciutaanche come Ocde) ha censito circa 43.000imprese transnazionali. Andando a fondo,emerge che 147 gruppi o cordate controllanoda soli il 40% delle multinazionali,con una significativa presenza del corebusiness finanziario. La concentrazione,come sottolineano gli autori, non è buonao cattiva in sé, ma può rivelarsi pericolosaall’aumentare delle connessioni (e ilmodello matematico adottato ha riconosciuto600.000 tra collegamenti diretti eindiretti): quello che ha permesso stabilitàin periodi di crescita, amplifica ora i dannidella crisi, provocando un effetto dominosu scala globale. Si può pensare, senzagrandi difficoltà, che questa trama internazionaleabbia spinto i vari governi, inmaniera non indifferente, al salvataggiodi molte banche nell’ultimo triennio.L’altro spunto della riflessione, chevogliamo fare nostro, riguarda la liberaconcorrenza. Il mercato si dichiara libero,dice di punire i cartelli, vuole liberalizzare;ma fino a che punto è realmente libero?Attraversiamo l’Atlantico e arriviamonegli Stati Uniti, la più grande democraziaoccidentale, dove il concetto di libertàè sacro a tal punto che sono state giudicateincostituzionali, dalla Suprema Corte,le norme che volevano porre un limiteai finanziamenti elettorali provenienti daprivati e societàquotate e destinatia partiti, senatorio all’elezione delPresidente. Scrivein un articoloLindsay RenickMayer: “Se da un punto di vista democraticoil Congresso degli Stati Uniti è l’istituzionepiù corrotta del mondo, non vi è nulladi rilevante sul piano penale. In completalegalità i gruppi d’interesse hanno speso32.523 dollari per ogni parlamentare, inogni giorno di sessione, per comprare iloro voti. Ciò che altrove è giudicato comeun’attività criminale è ammesso come unsemplice affare, in un paese che rifiuta lanozione di interesse generale e fonda larappresentatività parlamentare su coalizionidi interessi particolari”.D’altro canto il dichiarato pluralismodegli Stati Uniti d’America è un elementoa favore della trasparenza: se appoggio undeterminato partito per ottenere una legislazionediversa in una certa materia o unaltro regime fiscale a livello d’impresa elo faccio apertamente, il singolo cittadinovoterà con maggiore consapevolezza,riducendo la possibilità di successive alleanze,“inciuci” e ribaltoni (a noi tantocari). In tal senso, vengono in aiuto deicittadini statunitensi i dati del Center forresponsive politics, la prima Ong americanadedicata a catalogare le spese correntidi aziende e gruppi di pressione del poterepolitico (le cosiddette lobby, parola che significa“anticamera”). Per creare cittadiniresponsabili bisogna informarli e stimolarein loro la domanda di trasparenza.Non basta quindi che le lobby ‘dichiarinoi redditi’, che siano a posto sul pianoformale; occorre una vera etica, o quantomenouna concordanza tra interesse generalee particolare. Un conflitto fra questi,seguito da un sopruso o da una prevaricazione,va denunciato e combattuto dalleistituzioni e dai cittadini. I temi sui qualiriflettere sono insomma molti, partendonaturalmente dal presupposto di un’attentaverifica delle notizie e del confrontodelle posizioni, per non cedere a semplificazionitanto facili quanto fuorvianti.La gaia scienzaFederico Rampini, nel suo articolo “Ilcomplotto del clima”, pubblicato dal quotidianoLa Repubblica il 4 maggio <strong>2012</strong>,analizza il caso della Exxon Mobile, riprendendoil libro Private Empire di SteveColl, due volte premio Pulitzer. La Exxonè la più grande compagnia petrolifera delmondo, con un bilancio di oltre 400 miliardidi dollari; nata dopo come Exxon dopolo smembramento della Standard Oil diRockefeller voluto dalla Corte Suprema, siè fusa nel 1999 con la Mobile, per dar vitaa una delle aziende più influenti al mondo,un “non-stato”, secondo solo alla Appleper quotazione in Borsa.Secondo il libro di Coll l’azienda èimpegnata da tempo a creare confusionesul riscaldamento globale. Se ad oggi visono ancora dei dubbi sulla diretta relazionetra combustibili fossili ed effettoserra, insomma, sarebbe dovuto anche aBig Oil.Al di là del ruolo effettivo di questao quella azienda multinazionale, ciò cheturba e scuote le certezze di molti è il sospettoche possa esserci un’azione sistematicaper orientare se non addirittura percostruire le conclusioni della scienza sulcambiamento climatico, finanziare teoriee conferenze negazioniste, influenzarel’opinione pubblica e interferire nel dibattitopolitico.I problemi da affrontare, d’altronde,sono sempre nuovi e complessi. Si pensiper esempio alle polemiche sul fracking,tecnica di frantumazione delle rocce perliberare il gas ivi celato (shale gas), pompandouna soluzione d’acqua e sostanzechimiche non del tutto note, essendo segretiindustriali. È evidente che per la serenitàdell’opinione pubblica è importanteche la scienza possa fare il suo lavoro earrivare a conclusioni ragionevolmentesicure senza subire pressioni e condizionamenti,magari sostenuti da campagne ethink tank strumentali, finanziati con milionidi dollari.Rampini conclude il suo articolosull’inchiesta di Coll richiamando unasorta di “beffa finale”. La Exxon, dopoavere a lungo contestato la tesi del riscaldamentoglobale, ne trarrà benefici immensi:“Le sue équipe geologiche hannostudiato da tempo gli effetti del riscalda-8 • n. 2, maggio-agosto <strong>2012</strong>

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