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numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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150 anni di Unità d’ItaliaA sinistra: una pista di atletica. Nellapagina precedente: il golfo di Napoli.Foto: iStockphoto.com/35007Tra Dolce Vita egeopoliticaI Giochi di Roma ’60: la capitale di un’Italia bella e vincente divienearbitro della Guerra Fredda.di Carmelo Di NataleCon buona pace del romantico Pierre DeCoubertin, i Giochi Olimpici non sono maistati un evento puramente sportivo, almenonon da quando i grandi della terra si sonoaccorti di quale straordinario potenziale intermini di propaganda politica, economica,culturale sia insito in un avvenimentoin cui tutte le nazioni si confrontano vincolateal solo giudizio di tempi e misure. Lastoria insegna che le gesta di grandi atletihanno spesso rappresentato il volano pertrasformazioni sociali e politiche di eccezionaleimportanza: come non ricordarea tal proposito le quattro medaglie d’orocon cui l’afroamericano Jesse Owens calpestòil mito della superiorità ariana nelleOlimpiadi di Berlino del 1936 (il più efficienteprogramma di propaganda nazistamai posto in essere) o il guanto nero concui Tommy Smith e John Carlos, dal podiodella finale dei 200 metri piani di Città delMessico ’68, sfidarono un’America razzistache pochi mesi prima aveva glissatoindifferente sull’omicidio di Martin LutherKing? E ancora, risuonano in tutta laloro rilevanza geopolitica i boicottaggi daparte delle due superpotenze della GuerraFredda, Usa e Urss, rispettivamente diMosca ’80 e Los Angeles ’84, l’esclusionele a questa evoluzione (o involuzione, aiposteri l’ardua sentenza...) è apportatosenz’altro dalla presenza dei mezzi di comunicazionedi massa: Roma ’60 è infattila prima edizione dei Giochi trasmessaintegralmente dalla televisione, con più dicento ore di diretta della giovanissima Rai,l’emittente radiotelevisiva nazionale nataappena sei anni prima.La propaganda delle due grandi potenzeavversarie, Usa e Urss, era all’opera già daprima della cerimonia di apertura. Krusceve i gerarchi sovietici vedevano gli atleti allastregua di soldati incaricati di mostrare almondo tutti i benefici materiali e morali delsistema socialista: le loro gesta erano parteintegrante nella costruzione del prestigiodella società sovietica a fronte del nemicocapitalista, consumista e razzista. Dal cantoloro, i funzionari americani dovevano confutarel’accusa sovietica di razzismo – cheera pur fondata, ma il mondo non dovevaaccorgersene o quanto meno avere qualcheargomento per passarvi sopra – cosicché siaffrettavano a sottolineare l’armonia presentenella compagine statunitense tra atletineri e atleti bianchi; particolare rilevanzanella propaganda americana aveva quindiil fatto che, per la prima volta, il portabandieradella squadra a stelle e strisce eranero. Si trattava del grande Rafer Johnson,atleta di straordinario talento ed eccezionalecarisma destinato a imporsi, con tanto direcord del mondo, nella durissima prova didecathlon sull’amico Yang Chuan-kwang,suo compagno di studi e di allenamenti,che gareggiava però per la federazioneolimpica di Taiwan.Già, Taiwan, l’isola di Chang Kai-shekmai riconosciuta dalla Cina maoista: lo statopiù popoloso del mondo non inviò alcunatleta a Roma, bensì solamente un gruppodi funzionari i quali, durante la cerimoniadi apertura, sfilarono tenendo in mano alposto della bandiera un cartello recante lascritta In protest, in segno di protesta perl’invito della provincia ribelle. Il comitatoorganizzativo dei Giochi romani, presiedutodall’allora Ministro della Difesa GiulioAndreotti, pretese inoltre che la Germaniasi presentasse con un’unica squadra unificata:la rigidità dei criteri con i quali lefederazioni olimpiche di Germania Est eGermania Ovest selezionarono la compagineda inviare a Roma fu degna degli equidelSudafrica da molte edizioni olimpichea causa dell’apartheid, i ben noti Giochidi Pechino 2008, imponente macchina dipropaganda della potenza economica epolitica cinese su scala globale. No, decisamentele Olimpiadi non sono solo unafesta di sport...In questo quadro di simboli, gesti,scelte, significati più o meno celati, in cuil’elemento sportivo-agonistico si compenetraineluttabilmente con quello politicoe strategico, i Giochi Olimpici di Roma1960 rivestono un’importanza particolare.Già lo stesso De Coubertin aveva pensatoalla capitale italiana come sede delle Olimpiadidel 1908, ma per cause di forza maggiore(l’eruzione del Vesuvio del 1906)questi poterono tenersi nella città eterna,appunto, solo nel 1960. Quella romana fuperò un’edizione olimpica di grandissimospessore, perché segnò lo spartiacque trauna concezione fondamentalmente romanticadello sport (fatta di dilettantismo,rifiuto degli sponsor, sacralità della lealecompetizione sportiva) e una dimensionemediatica globale, in cui irrompono gli interessiprivati e si ingigantisce la rilevanzapolitica e strategica, oltre che di costume,dell’evento. Un contributo fondamenta-panorama per i giovani • 41

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