150 La anni salute di Unità nel mondo d’Italiagnale di come i Savoia avrebbero volutoesportare nei territori conquistati le loroistituzioni.L’unicità di questa società storicavenne meno quando Luigi Carlo Farinifondò la Deputazione per province diRomagna. A Parma fu istituita la Deputazionedelle province parmensi (Parmae Piacenza) e a Modena quella delle provincemodenesi (Modena, Massa Carrara,Reggio Emilia), il 10 febbraio 1860. Conl’unità questa società storica pubblica la“Miscellanea di storia italiana”, un’operacon il precipuo interesse di “estenderedall’alto degli studi storici la beneficasua influenza sopra la penisola intera”.Con il neonato Stato italiano il processodi formazione di queste società a carattereregionale si intensificò, in alcuni casiper un rinvigorimento dell’amore per gliormai scomparsi stati preunitari, in altriper la volontà di consolidare i valori comunidegli italiani.Nel 1862 Giovan Pietro Vieusseuxpropose la fondazione di un’altra deputazionedi storia patria con sede a Firenze eche si interessava anche delle altre provincetoscane e dell’Umbria (Regio Decreto27 novembre 1862), cui si aggiunsero poianche quelle delle Marche (Regio Decreto19 luglio 1863).Il Re Vittorio Emanuele II decise difondare in Lombardia una società analogaa quella piemontese. Nasce nel 1873la Società storica lombarda, grazie agliindispensabili apporti di Cesare Cantù.Una deputazione che raccogliesse i trascorsidelle province venete fu istituitanel 1874, con lo scopo di promuoveregli studi sulla “storia delle regioni veneta,tridentina, giulia ed adriatica e, peril periodo del dominio veneziano, delleprovince e dei luoghi che furono soggettio formarono parte della Repubblica diVenezia”. Nel 1918, come risultato dellaCon l’Unità d’Italia il processodi formazione di societàstoriche a carattere regionale siintensificò.separazione dalla deputazione veneta,nascerà quella per il Friuli, che veniva adunirsi con la Società storica friulana, giàoperante dal 1911 a Udine grazie all’apportodi Pier Silverio Leicht. Con distaccodelle rispettive province dall’ambitodell’attività della deputazione toscana,sorgevano una deputazione marchigiana(Regio Decreto 30 marzo 1890) e unadeputazione umbra (1896). La Deputazionedi storia patria per le Marche miravaa “raccogliere, scegliere e pubblicarestorie, cronache, statuti, documenti, notizie,di ogni tempo e specialmente delMedioevo, che siano di capitale importanzaalla illustrazione della storia civile,militare, giuridica, economica, letterariae artistica”.Intanto all’iniziativa statale veniva adaggiungersi e sovrapporsi quella di naturaprivata, con la fondazione di società storiche,alcune delle quali furono successivamentetrasformate in deputazioni. È ilcaso della società abruzzese, che nacque aL’Aquila il 26 settembre 1888 come enteprivato: Società di storia patria ‘A.L. Antinori’negli Abruzzi. Con il Regio Decretodel 16 gennaio 1910 venne convertitain Regia Deputazione di storia patria. Allostesso modo, quella che diventerà la deputazionesiciliana era nata già nel 1863in forma privata, con uno sparuto gruppodi intellettuali che si riuniva nell’abitazionedello studioso palermitano AgostinoGallo.Altra societàche non poté goderedel riconoscimentoda partedel regno è statala Società romanadi storia patria (alla cui creazione diedeforte impulso il letterato Ernesto Monaci),nata il 5 dicembre 1876 con il fine di“pubblicare documenti illustrativi dellastoria della città e provincia di Roma intutti i suoi rapporti dalla caduta dell’Imperoalla fine del secolo decimottavo edun Bollettino annuale di studi e memorieconcernenti la storia medesima”.La prima Società napoletana di storiapatria risaleal 1843, ma ricevettericonoscimentostatalenel 1875. Questoistituto si distinseper una spiccatadedizione filologica e vanta tuttoraun’indubbia fama, accresciuta dallapubblicazione del periodico “ArchivioStorico per le Province Napoletane” (fucurato dal 1899 al 1932 da BenedettoCroce). Merita di essere citata la biblio-teca di questa deputazione, che contacirca 350.000 volumi, che costituisconoun’inestimabile ricchezza culturale perl’ente. In Campania sono presenti anchela Società di storia patria salernitana,istituita nel 1920 dal bibliofilo PaoloEmilio Bilotti, e quella casertana, denominataSocietà di storia patria di Terradi lavoro.Nel resto del Meridione ritroviamonumerose deputazioni: in Calabria, Basilicata(le deputazioni inerenti a questedue regioni sono state unite fra loro finoal 1956) e in Puglia (dove ci sono duesocietà). In Liguria operano una societàsavonese e un’altra genovese. Di più recenteistituzione è la Società storica pisana,nata nel maggio 1930 con la finalità di“promuovere gli studi di storia pisana ocomunque attinenti alla storia di Pisa e didare opera alla ricerca, alla conservazione,alla pubblicazione e all’illustrazionedel materiale storico relativo, di diffonderela conoscenza della storia e dell’artepisana”.A questa condizione di profonda disomogeneitàsi reagì fin dal 1878 condiversi congressi, che dovevano riunirePer ridurre la grandedisomogeneità fra le societàstoriche, nel 1883 venne fondatol’Istituto Storico Italiano.gli esponenti delle società e delle deputazioni.A cercare di assicurare il coordinamentodelle attività fu il Regio Decretodel 25 novembre 1883, che diedevita all’Istituto storico Italiano (volutoda Ernesto Monaci stesso). Questo organo,il cui vertice era composto da 15membri, 4 di nomina regia, 6 delegatidelle società e 5 rappresentanti delledeputazioni, ebbe purtroppo vita breve(scomparve a metà degli anni Trenta) escarsa efficacia.Oggigiorno le deputazioni e le societàhanno ampia autonomia. Ce ne sonouna trentina sparse per la penisola checontinuano a pubblicare bollettini, “Attie Memorie” o archivi storici. Essi rappresentanouna fondamentale fonte diricchezza, anche perché, assieme alleuniversità, sono gli unici centri di raccoltadella storia di un determinato territorio.Va quindi considerata fondamentalela loro tutela.32 • n. 3, settembre-dicembre 2010
150 anni di Unità d’ItaliaFoto: iStockphoto.com/majaivaLa Società siciliana distoria patriaBreve storia di una delle più importanti istituzioni culturali in Sicilia.di Carmelo Di Natale“L’aspetto politico della Sicilia è cangiato.Essa era serva cinta di ceppi e di catene:ora è libera per prodigio. Ella senteuna nuova vita, una gioja fin qui ignota,incommensurabile. Il suo tripudio crescequando volgendo l’occhio alle condizionipresenti del mondo, ben si accorge che ilsuo avvenire è saldo, che la sua redenzionenon può aver nemici allo straniero. LaSicilia non vorrà perder tanto bene per suacolpa od improvvidenza. Ella sarà saggiae prudente, perché ben conosce avere assaid’uopo di queste due virtù per reggersiopportunamente nella presente sua posizione.Lascerà l’entusiasmo alla guerra,ove sventura la rendesse necessaria, matratterà con maturo giudizio la politica ele leggi. Adatterà queste allo stato dellasua civiltà, ai suoi costumi, a tutti gli elementiche compongono la sua vita. Lasceràl’Inghilterra agli inglesi, la Francia aifrancesi e acconcerà se stessa ai siciliani.Così ella marcerà l’un di più che l’altroverso quella piena e larga libertà che è ilsuo bel destino, se i suoi figliuoli per troppoaffetto ed alcuno di essi per sfrenatiappetiti non lo muteranno. […]”.Questo passo tratto dal Discorso di uncittadino con sé medesimo, un interessantissimodocumento attribuito (sia pur conqualche dubbio) all’intellettuale messineseGiuseppe La Farina, ben rappresentala peculiarità del Risorgimento siciliano(cfr. S. Avveduto, Messina nell’Ottocento,Editalia).L’intellighenzia che ne fu guida era infattiben lontana dall’idea di costruzionedi uno stato italiano di cui la Sicilia costituissel’estrema periferia, ma puntavapiuttosto ad affrancare definitivamentel’isola (sede di uno dei più antichi parlamentidel mondo) dal dominio straniero,rappresentato da un lato dall’odiata dinastiaborbonica e da Napoli e dall’altrodall’indiscussa egemonia economica estrategica degli inglesi, presenti nell’isolaormai da molto tempo. “Lascerà la Franciaai francesi, l’Inghilterra agli inglesi edacconcerà se stessa ai siciliani” proclamaaulico l’autore del prezioso testo.L’accesso a siffatti documenti è difondamentale importanza per approfondirein modo critico e proficuo l’assaicomplessa storia risorgimentale siciliana;Palermo (a sinistra, la Cattedrale) è la sededella Società siciliana di storia patria (www.storiapatria.it).l’istituzione che da quasi centocinquantaanni si occupa di raccogliere, restaurare,studiare e ripubblicare testi come questo èla Società siciliana di storia patria, la costolasiciliana del sistema nazionale delleDeputazioni di storia patria. Tale istitutonasce nel 1863, appena due anni dopol’unificazione nazionale, con il nome diAssemblea di storia patria; non si trattavatuttavia di un vero e proprio organismostrutturato, ma piuttosto di un circoloinformale di studiosi di storiografia sicilianache si riuniva periodicamente a Palermo.L’Assemblea pubblicò nel 1864 ilvolume Atti e documenti inediti e rari e sisciolse subito dopo, per far posto alla piùstrutturata Nuova società per la storia diSicilia, con sede a Palermo e presidenzaaffidata al grande giurista Emerico Amari.La nuova istituzione conobbe alternefortune; ad ogni modo nel 1873, graziealla collaborazione tra stimati intellettuali– come l’archeologo Antonio Salinas e ilgrecista Giuseppe De Spuches – e l’Archiviodi Stato di Palermo, si diede avvioalla redazione del periodico “ArchivioStorico Siciliano”, un volume di elevatospessore culturale pubblicato con cadenzaannuale dal 1873 ad oggi che raccoglie articolisulle più diverse materie legate allastoria, alla cultura e al folklore dell’isola.Di lì a poco il prefetto di Palermo, su sollecitazionedel Ministero della PubblicaIstruzione, chiederà ai redattori della rivistadi costituirsi in una società storica, inconformità alle deputazioni di storia patriagià presenti in altre aree del paese. Venivainaugurata così nel 1875 la Società sicilianadi storia patria, con sede a Palermo ealcuni dei più importanti nomi dell’intellettualitàsiciliana come membri.Oggi la Società siciliana di storia patriaè sicuramente una delle più importantiistituzioni culturali in Sicilia; oltre all’“ArchivioStorico Siciliano”, il periodico concui è nata, pubblica numerose monografiee una vasta collezione di documenti storiograficioriginali. La Società ospita inoltreuna grande biblioteca, aperta al pubblico,con oltre 100.000 volumi e 1.500 riviste,e un Museo del Risorgimento siciliano; lasua opera di ricerca e divulgazione contribuiscein modo determinante a mantenereviva la memoria storica siciliana.panorama per i giovani • 33