150 La anni salute di Unità nel mondo d’ItaliaPenso che la Resistenza sia stata una fasestraordinaria della nostra storia. Dio la benedica:meno male che c’è stata! Detto questobisogna anche ammettere, purtroppo, chel’appropriazione della Resistenza per tantotempo da parte della sinistra – per cui parevache l’avessero fatta solo socialisti e comunisti– ha fatto sì che la condivisione diquesta stupenda fase della nostra storia siavenuta meno. È stato un gravissimo erroredella sinistra che non ha mancato di causaregravi danni. Credo che tutta la storia italianadebba esser riletta. E riletta in maniera diversa,senza più appropriazioni di pezzi di storiascomposti a seconda di quello che serve, percui la Lega della storia d’Italia va a prendersisolo Pontida (che è tutto fuorché leghista,peraltro: nel Ventennio era sede delle adunatefasciste, come ci rammenta l’Eco diBergamo!) o la catastrofica battaglia di Lissa(definita sui siti Internet dei venetisti comela vittoria della marina austro-veneta controla massoneria italiana!), e altri il fatto che iBorboni hanno costruito la prima ferroviad’Italia, senza tener conto di tutta la storianel suo insieme, che ci dice che nel 1861 lasproporzione fra le ferrovie costruite al Norde quelle del Regno delle Due Sicilie era assolutamenteschiacciante e persino umilianteper quest’ultimo. Per cui, se cominciassimoa studiare la storia tutta insieme, luci e ombre,forse un po’ alla volta riusciremmo aricostruire un comune sentire di cui questopaese ha drammaticamente bisogno.Il Presidente Ciampi titola amaramenteil libro Non è il paese che sognavo datoalle stampe qualche settimana fa. La suagenerazione cosa si aspettava dall’Italia?I ragazzi di destra hanno vissuto in modostrumentale il patriottismo, vedendoviun’arma da usare contro i comunisti per distinguersie fare a botte con loro. È anchevero, però, che un’altra fetta della mia generazionenon ha minimamente avvertitol’importanza dell’idea di patria, recuperatasolo in seguito. Ricordo che la stessa sinistrache adesso si scandalizza con la Legaaveva la bandiera italiana nel simbolo, peròquesta era seminascosta dietro la bandierarossa, lì ferma in primo piano. Il che non èun dettaglio da poco. Va detto che effettivamentec’è stata, sotto questo profilo, unariflessione seria da parte dei progressisti italiani,che ha portato a un cambiamento diposizione molto netto su questi temi. Oggi ilcentrosinistra italiano ha fortunatamente unaidea di Risorgimento ben diversa da quelladi Togliatti, il quale arrivò a dire che il Risorgimentoè per gli italiani come la fanfaraper gli sfaccendati. Un giudizio tremendodel tutto impossibile da condividere.Forse che la questione Nord-Sud erameno esplosiva durante la Prima Repubblica?La Prima Repubblica effettivamente ha avutotanti difetti, ma la Dc ha diritto a vedersiriconosciuto l’aver provato a tenere insiemequesto paese senza lasciare spazio agli egoismiche si vedono oggi. Ai democristianibisogna dar atto di aver contenuto le spinterazziste e questo va a loro onore. Oggi alcunigrandi partiti non si regolano così, magiocherellano col razzismo, ammiccano, diconoe non dicono per andarsi poi a prenderei voti. E questo crea danni al paese.Ma è anche vero che l’Italia non rischiadi fare la fine delle Fiandre e della Vallonia...Chi l’ha detto? Non sono così ottimista.Stiamo alla larga da paragoni che possonospaventare ed essere anche eccessivi, però,sinceramente, avevano cominciato ridendoanche dalle altre parti. In Serbia ridevanoquando Karadzic cominciò a dire che i serbisono una razza superiore perché hannoil femore più lungo d’Europa. Ridevano.Certo che c’era da ridere, poi però è finitacon le teste mozzate a Srebrenica. Insisto:non voglio fare paragoni; la situazione ècompletamente diversa, siamo in Europa.Facciamo tutti i distinguo possibili e immaginabili,però, alla fine della fiera, l’unicacosa che mi pare impossibile da sostenere èche quando una cosa fa sorridere debba perforza finir bene. Non è così: alcune cose nasconoin un certo modo e poi vanno a finiremale, anche a prescindere dalla volontà deiprotagonisti.Anche a prescindere dai sentimenti deitanti semplici cittadini che magari noncondividono gli slogan urlati?Cito uno scrittore che ho amato, Fulvio Tomizza,che nel suo libro Materada raccontala storia del paese istriano in cui era cresciuto,dove vivevano italiani e slavi. Tomizzastesso era figlio di un italiano e di una slavaed era perfettamente bilingue; si sentivaistriano, non avrebbe mai rinunciato al suopezzo di carne italiano e al suo se stesso slavo.Poi, una parola tira l’altra, si cominciacon delle minuzie e i conflitti deflagrano.“Devono ancora inventare un lievito chegonfi come gonfia l’odio”, scrive Tomizza.Una frase che io condivido totalmente: nonso come meglio spiegare il tipo di meccanismoche si genera con il razzismo e conl’odio.Come evitare un approdo così catastroficoper l’Italia?Bisogna leggere, studiare, andare a rivederela nostra storia, rivederla tutta! Riflettere suglierrori commessi dal Risorgimento, cosìda ricostruire la nostra storia andandola ariprendere filo per filo e rimetterla a posto.L’imperativo di D’Azeglio si ripercuotenella quotidianità. Bisogna fare gli italianigiorno per giorno.Certo, questo è fuori discussione. Se nonpensassi questo farei un mestiere più facile!Un imperativo a cui Gian Antonio Stellasi uniforma attraverso la sua attivitàgiornalistica.Io sono cimbro e quindi di origine tedesca,tutta la mia famiglia è di origine tedesca. Icimbri sono arrivati nell’altopiano di Asiagonel IV secolo: abbiamo uno storia che ha1.600 anni di autonomia! Ma l’idea di battermiper costituire la repubblichina dell’altopianodi Asiago mi fa ridere. Andare achiedere come alcuni indipendentisti sardiche venga denunciato un trattato del 1847mi fa ridere! Il mondo è cambiato completamente,s’è fatto più piccolo, siamo in Europa,siamo tutti interdipendenti. Anch’ioson fiero delle mie origini, ci mancherebbealtro. Ma io mi sento asiaghese, vicentino,veneto, italiano ed europeo! Guai a chi mitocca un pezzo di questa mia identità: sparo!Giù le mani dalla molteplicità di identità!Messa giù la cornetta, il pensiero non puònon correre a quanto diceva Curzio Malaparte:“Vi sono due modi di amare il proprioPaese: quello di dire apertamente la veritàsui mali, le miserie, le vergogne di cui soffriamo,e quello di nascondere la realtà sottoil mantello dell’ipocrisia, negando piaghe,miserie, e vergogne (…) Tra i due modi,preferisco il primo”. Un giornalista non puòche scegliere questo.30 • n. 3, settembre-dicembre 2010
Foto: iStockphoto.co/NikadaDeputazioni di storia patriae società storicheCome preservare la storia delle nostre regioni.di Giuseppe GraziosoRisale alla prima metà dell’Ottocento ladiffusione in tutta l’Europa occidentaledi un rinato spirito culturale teso a riscoprirela storia e le tradizioni del passato.Tale tendenza si esplicava non tantonella riscoperta della “storia classica”,quanto piuttosto nello sforzo di ricostruireil corso degli eventi dai primi secolidopo l’anno Mille. Si pensi alla nascita,nei primi decenni del XIX secolo, del romanzostorico, genere di così ampio successoda indirizzare ancor di più l’attenzionedi molti ambienti culturali europeiverso lo studio e soprattutto la diffusionedelle fonti storiche. Questo generaleorientamento finalizzato a indagare ilpassato e in particolare gli avvenimentiche avevano contribuito alla formazionedegli Stati che componevano la penisolaera un’attività dispendiosa e di difficileconduzione. Pochi, volenterosi intellettualinon avevano la possibilità di raccogliereuna mole di informazioni tale daricostruire la storia di uno Stato, anchese di piccole dimensioni. La carenza dimezzi per la diffusione di tali ricercherendeva l’attività di pubblicazione pienadi ostacoli.Ad assecondare l’amore per l’erudizionestorica intervenne anche il ReCarlo Alberto diSavoia, che medianteil RegioBrevetto del 20aprile 1833 diedevita a un istitutocon la preziosissimafunzione di raccogliere e pubblicarescritti di carattere storico e far circolareperiodici che documentassero i trascorsiNel 1833 Carlo Alberto diede vitaa un istituto con la funzione diraccogliere e pubblicare scrittidi carattere storico.del Regno di Sardegna. Nacque così laRegia Deputazione di storia patria (oggiDeputazione subalpina di storia patria),con sede a Torino e l’obiettivo di studiaree divulgare la storia del Regno. Con unacollana composta da circa una ventina divolumi pubblicati dal 1836 al 1898, daltitolo Historia Patriae Monumenta, questoistituto fu il primo a offrire una chiararaccolta dei trascorsi del regno, in specialmodo per l’antologia di fonti storichemedioevali in essa contenuta. Dal 1896cura la redazione del “Bollettino storicobibliograficosubalpino”. L’istituzione,nonostante il suo carattere prettamenteculturale, era un primo segno del ruolopreminente che il regno sabaudo avrebbeassunto durante il Risorgimento in tutta lapenisola italica. Con il decreto del 21 febbraio1860, l’operato della deputazionestessa era esteso a parte della Lombardiaannessa al regno. Anche questo era un se-panorama per i giovani • 31