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numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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150 anni di Unità d’ItaliaFruttero e Gramellini nella prefazione.Spalmate nell’arco dei quindici decennici sono date per così dire “obbligatorie”,da cui non poter prescindere nell’affrescodell’Italia, ma altre inserite a discrezionedei narratori, che sin dalle prime battuteescludono un lavoro di cesellatura storica;Tucidide, Tacito e Machiavelli rimangonosullo sfondo, come maestri “che cihanno insegnato come la Storia obiettiva,imparziale, definitivamente veritiera nonesiste, ma può essere soltanto un’aspirazione,una meta intravista ed irraggiungibile”.Nasce così questo almanacco essenzialedell’Italia unita: la Patria, bene omale. La Patria nel bene e nel male: “unPaese irritante, fastidioso, quasi sempredilaniato da emotività contrapposte e chepotrebbe fare molto di più, come dicevanogli insegnanti alle nostre mamme”.Da Milano il “Corriere della Sera”rispolvera un progetto che aveva lanciatogià quarantacinque anni fa, con IndroMontanelli, Piero Ottone, Alberto Cavallari,Giovanni Russo e Gianfranco Piazzesi.Italia sotto inchiesta rappresentò latestimonianza di un’epoca, la fotografia diuna realtà politica, sociale ed economica.Un viaggio in lungo e in largo per la penisola,per calarsi nelle realtà locali e raccontarel’Italia di oggi. Una sfida raccoltada Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo, lacoppia che ha scalato la top ten dei libripiù venduti con La Casta (Rizzoli, 2007)e ha inaugurato una serie di inchieste suimalcostumi del paese, a cominciare dallasua classe politica.Da Partinico a Curtatone, da Aosta aSanta Maria Capua Vetere, da Quarto aTrieste, da L’Aquila a Pontida, da Livornoa Teano, da Bronte a Novara, da Zaraa Melfi: le due penne di punta di via Solferino,dal febbraio scorso, attraversanoil paese e fanno tappa nelle realtà localiche in questi 150 anni hanno segnato inun modo o nell’altro la costruenda Italia(di notevole interesse il ritratto storicodel luogo che un’altra firma svolge nellapagina immediatamente seguente), coninevitabili e gustose appendici sui fattidi cronaca più recenti, sui fascicoli deitribunali che non mancano mai, sullestranezze delle nostre province, comenello stile cui Stella e Rizzo ci hannoabituati sulle colonne del “Corriere”.Uno stile che si rivolge al paese, partendoda ieri, per parlare dell’oggi, in vistadel domani.Leggere, studiare e ricordare.O il paese non andrà lontanoIntervista a Gian Antonio Stella.a cura di Gabriele RosanaLa voce di Gian Antonio Stella è tempratagià di prima mattina, all’altro capo del telefono.La firma di punta del “Corriere dellaSera” sta viaggiando su e giù per l’Italia chesi avvia a celebrare i suoi 150 anni, insiemeal collega di sempre Sergio Rizzo, per offrireai propri lettori il ritratto della penisoladi oggi. Un’operazione che al quotidiano divia Solferino mancava dagli anni Sessanta.Come nasce l’appuntamento del sabatoVisioni d’Italia?Erano anni che avevamo in mente di intraprendereun viaggio a tappeto di questotipo, ben sapendo che sarebbe stato moltofaticoso. L’ultimo risale al biennio 1963-1965, quando cinque giornalisti del “Corriere”(Montanelli, Ottone, Russo, Cavallarie Piazzesi) batterono in lungo e in largo ilpaese realizzando quello che poi sarebbe diventatoil libro Italia sotto inchiesta.Alla fine tocca ai giornalisti spesso così bistrattatitenere il polso del paese. Lei, attraversandol’Italia, quanta memoria condivisaha percepito in giro? Quanto la vogliadi ricordare trascende le commemorazioniscolastiche e gli inni (ahinoi, sempre piùscarseggianti) strimpellati nei comuni diprovincia (quando qualche amministratorenon opta per il verdiano Nabucco)?Rispetto a quella che è una vera e propriamanipolazione della storia da parte di alcunisettori, devo dire che sento un positivo fastidio.L’errore è stato iniziale, da parte dichi – storici e istituzioni scolastiche – nonha voluto riflettere sin da subito sugli erroricommessi dal Risorgimento. Ognuno ci hacosì raccontato i pezzi di storia che gli facevanocomodo, producendo storture (notevoleeccezione fu, però, il deputato milaneseGiuseppe Ferrari, che portò subito davantial neonato Parlamento italiano l’eccidio diPontelandolfo, dove per una ritorsione contro40 soldati italiani persero la vita oltre400 inermi cittadini). Pensiamo, però, allabattaglia di Sand Creek. Forse per gli erroricommessi all’epoca delle guerre indiane gliStati Uniti hanno buttato via la loro storia?Questo mi pare un costume tutto italiano.La nostra inchiesta è basata tutta sull’oggi,ma nel momento in cui andiamo in Calabria,per esempio, nei luoghi in cui la repressionedel brigantaggio è stata feroce, non possiamonon chiederci quanto ha inciso la responsabilitàdi chi non ha voluto affrontare iproblemi rispetto alle ostilità presenti ancoraoggi nei confronti dello Stato.Quante volte, nelle realtà visitate, senteparlare di patria?Il sentimento di patria è un po’ ammaccato,ma non del tutto scomparso dal cuore delpopolo italiano. Anzi, penso che sia in forterinascita, anche per reazione nei confronti dialcuni eccessi della Lega al Nord e dei neoborbonicial Sud. Insomma, abbiamo lettoscempiaggini di ogni genere!L’Italia di ieri e gli italiani domani. ConL’Orda è stato tra gli antesignani del temadell’accoglienza dello straniero. Cosa direbbesuo nonno Tony Caio, che mangiò panee disprezzo in Prussia e Ungheria, dell’Italiadi oggi che sputa a quelli come lui?Basta leggere quello che ha dichiarato qualchegiorno fa Salvini della Lega, il quale siinventa che certi reati ci sono sempre stati, mada quando ci sono gli immigrati ce ne sonodi più. Ma che statistiche ha? Oggi ci sonoun quinto dei reati degli anni Ottanta! Non èpossibile vomitare addosso agli immigrati inquesto modo! Anche perché, parliamoci chiaro:se non ci fossero gli immigrati la situazionedell’Italia sarebbe oggi molto più pesante.Non dimentichiamo che se è vero che oggi gliimmigrati sono circa il 7% della popolazionee producono, secondo le stime, addirittural’11,2% della nostra ricchezza, con una battutaparadossale potremmo dire che sono comei lombardi. Entrambe le categorie produconomolto più di quanto dovrebbero se consideriamosolo i dati percentuali.Come ha visto nei racconti della gente ilfilo rosso Risorgimento-Resistenza-Costituzione?L’Appennino è ancora venatodal sangue dei partigiani?panorama per i giovani • 29

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