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numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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150 anni di Unità d’ItaliaLa lince, simbolo dell’Accademia deiLincei, rappresenta lo sguardo acuto,metafora della ricerca scientifica.Foto: iStockphoto.com/andyworksI Lincei di SellaLa cultura risorta della neonata Italia.di Angela Rita ProvenzanoQuella dei Lincei è la più anticaaccademia scientifica delmondo e la massima istituzioneculturale italiana.Nel quadro della formazione degli statinazione,Italia e Germania godono diuna comune peculiarità: l’unità culturaleha preceduto quella politica e ha rappresentatola trama ideale sottesa ai fili dellastoria. Nonostante l’Italia sia stata finoal Risorgimento un “volgo disperso chenome non ha” (A. Manzoni, Adelchi, coroatto III), si è sempre potuta fregiare dellagrandezza della propria arte e dell’ereditàgreco-romana nel rivendicare il primatoculturale al momento della sua unificazione.In questo contesto, un ruolo importanteva riconosciuto all’Accademiadei Lincei, che ha sempre avuto come fineistituzionale la promozione e la diffusionedella scienza nell’orizzonte dell’unitàe universalità della cultura.Quella dei Lincei è la più antica accademiascientifica del mondo, nata nel 1603da un sodalizio tra il patrizio Federico Cesie tre suoi amici. Simbolo dell’Accademiaè la lince, animale dallo sguardo acuto,che ben incarna lo spirito di ricerca postoa guida della compagnia. Nella volontà delfondatore, infatti, il fulcro dell’Accademiarisiedeva in un’indagine scientifica chesapesse rapportarsi con spirito critico allatradizione aristotelica; ciò la distinse dalleaccademie italiane tardo-rinascimentali,di stampo letterario. Il sodalizio dei Linceirappresentò un fertile incontro di intellettualiitaliani e stranieri, tra cui Galileo Galilei.Purtroppo la morte del Cesi, avvenutanel 1630, coincise con un rapido declinodell’istituzione. Dei Lincei restò solo ilprestigio di un’illustre eredità storica chein molti tentarono di far rivivere.L’ultima e più importante riformadell’Accademiavenne realizzataall’indomani dellaproclamazionedi Roma a capitaledel Regnod’Italia. Essa fuvoluta dallo statista piemontese QuintinoSella, uno dei protagonisti del neonato regno(principalmente in qualità di intransigenteministro delle Finanze), uomodalla proteiforme intelligenza, ingegnere,scienziato e matematico (celebri i suoicontributi allo sviluppo dell’assonome-tria). Per il suo poliedrico profilo e perla formazione eminentemente scientifica,ma votata alla patria, Sella incarna lo spiritodi un’Italia che, a seguito dell’unificazione,nutriva la volontà di ricostruireun sapere libero da cui foggiare un’identitàculturale. Il passo più significativo,in tale direzione, fu riconoscere il valoreche l’Accademia aveva avuto nel quadrodella cultura italiana e portarla a nuovavita. Fu così che nel 1874 i Lincei tornaronoa pieno titolo sul teatro della storiad’Italia grazie alla ricostituzione dell’Accademia,ora coronata dagli attributi di“nazionale” e “regia”.I Lincei di Sella sono generalmenteritenuti i titolari ideali dell’eredità storicadel Cesi: il “Divino Amore” che ilfondatore dell’Accademia scorgeva nellalibera indagine scientifica, con Sella potérinascere e fondersi al clima risorgimentaledel neonato regno, facendo dei Linceiuno snodo cruciale del sapere laico italiano.La riforma di Sella prevedeva un allargamentodelle scienze lincee da quelletipicamente fisico-matematiche a quelleumanistiche (filosofia, economia, storia,diritto, filologia, archeologia). L’Accademiasi articolò quindi in due classi distinte:una per le scienze fisiche e l’altra perquelle “morali”. Sella profuse la sua lungimiranzae intelligenza nella restaurazionedell’Accademia per fare di quest’ultima edi Roma, sede storica dell’ordine linceo,il fulcro della vita culturale italiana. I Linceicosì rinati nel clima risorgimentalehanno superato oltre un secolo di storia,annoverando tra i loro membri personalitàdel calibro di Fermi, Righi, Castelnuovo,Pasteur, Einstein e ancora Croce, Gentile,Einaudi.Nel periodo fascista l’Accademiaconobbe un periodo di eclissi (confluìnell’Accademia d’Italia), ma poi vennericostituita, per volontà di Croce, sull’improntadi quella selliana.Nonostante le traversie storiche (eoggi anche finanziarie, data la riduzionedei trasferimenti dello Stato), l’Accademiaha saputo rinascere fortificata e orarappresenta la massima istituzione culturaleitaliana, con un prestigioso retaggioalle spalle e lo sguardo della lince puntatoverso il futuro.24 • n. 3, settembre-dicembre 2010

150 anni di Unità d’ItaliaCi sono anche gli italiani fra i grandidella scienza del Novecentodi Damiano RicceriIn un periodo in cui in Italia si (ab)usadi espressioni quali “fuga di cervelli” o“mancanza di Meritocrazia” non possiamodimenticarci di tanti italiani che hannoscritto pagine molto importanti nella storiadella scienza. Molti di loro hanno lavoratoall’estero, ma hanno cominciato o proseguitole loro ricerche in Italia, dimostrandol’importanza, soprattutto nel settore dellaricerca, dei continui scambi con altre realtà.Pensiamo ai fisici teorici che, capeggiati daEnrico Fermi (1901-1954), Premio Nobel perla Fisica nel 1938 grazie al suo lavoro sullaradioattività, hanno dato origine a Roma a unascuola di Fisica Teorica che ancora oggi è daconsiderarsi tra le migliori al mondo: studiosiquali Segre, Majorana e Rasetti (oltre al giàcitato Fermi) hanno infatti ottenuto risultati chesono pietre miliari della moderna Fisica.Gli esempi si estendono subito ad altriambiti: basti pensare – per restare ai vincitoridel Nobel – a Rita Levi Montalcini (1909-),vincitrice dell’ambito premio nel 1986per le sue importanti scoperte nel campodella Neurobiologia, animata ancora oggi(nonostante il secolo di vita) da un’incrollabilepassione scientifi ca, che si sposa colprofondo impegno civile.Un altro luminoso esempio nel campobiomedico è rappresentato da RenatoDulbecco (1914-), anch’egli insignito delNobel per la Medicina (1975) grazie ai suoistudi sugli effetti dei tumori sulle cellule. Giàquesto breve elenco (che potrebbe allungarsidi molto) mostra i contributi eccezionali datida molti italiani ai più disparati campi dellascienza: è anche da questi risultati che moltiricercatori traggono stimolo per continuare alavorare, nonostante le diffi coltà contingenti.Fratelli d’Italia,fratelli di criminiDal fenomeno del brigantaggio alla nascita della mafia: storia dell’Unitàsotto il profilo della criminalità. Una panoramica dell’Italia di ieri perconoscere l’Italia di oggi.di Chiara CuriaI NOBEL SCIENTIFICI ITALIANIChimicaGiulio Natta (1963)FisicaGuglielmo Marconi (1909)Enrico Fermi (1938)Emilio Segre (1959)Carlo Rubbia (1984)Riccardo Giacconi (2002)MedicinaCamillo Golgi (1906)Daniel Bovet (1957)Salvador Luria (1969)Renato Dulbecco (1975)Rita Levi Montalcini (1986)Nel corso di tutta la Divina CommediaDante fa spesso riferimento all’Italia delsuo tempo, apostrofandola con paroledure, graffianti, taglienti. Nel VI canto delPurgatorio, per esempio, pronuncia congrande foga una delle sue invettive più celebri:“Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di province, ma bordello!”.Viene da chiedersi cosa ne penserebbe oraDante della sua Italia unita. Di certo, se fupossibile unire l’Italia dal punto di vistageopolitico, ci fu poca attenzione a unireil paese anche da quello culturale e sociale:conclusa l’impresa dei Mille, acquisironolo status di cittadini italiani gentiche parlavano idiomi diversi, che avevanoavuto una storia diversa e ragionavanosecondo valori e ideali diversi. Nacquein tale contesto anche la questione meridionale,con il suo carico di reciprocheaccuse e incomprensioni. Da una partec’erano coloro che lamentavano il fattoche un’economia vivace e attiva quale eraquella del Regno delle Due Sicilie fossestata rallentata, se non addirittura bloccata,dalla “piemontesizzazione”. Dall’altraquanti, al contrario, propagavano la visionedi un Mezzogiorno flagellato dalla miseriae dall’oppressione durante il regnoborbonico, terra di delinquenza, focolaiodi comportamenti asociali e antisociali,pronto a infettare anche le zone “sane”della penisola. Affrontare questo proble-Foto: iStockphoto.com/BanksPhotospanorama per i giovani • 25

150 anni di Unità d’ItaliaLa lince, simbolo dell’Accademia deiLincei, rappresenta lo sguardo acuto,metafora della ricerca scientifica.Foto: iStockphoto.com/andyworksI Lincei di SellaLa cultura risorta della neonata Italia.di Angela Rita ProvenzanoQuella dei Lincei è la più anticaaccademia scientifica delmondo e la massima istituzioneculturale italiana.Nel quadro della formazione degli statinazione,Italia e Germania godono diuna comune peculiarità: l’unità culturaleha preceduto quella politica e ha rappresentatola trama ideale sottesa ai fili dellastoria. Nonostante l’Italia sia stata finoal Risorgimento un “volgo disperso chenome non ha” (A. Manzoni, Adelchi, coroatto III), si è sempre potuta fregiare dellagrandezza della propria arte e dell’ereditàgreco-romana nel rivendicare il primatoculturale al momento della sua unificazione.In questo contesto, un ruolo importanteva riconosciuto all’Accademiadei Lincei, che ha sempre avuto come fineistituzionale la promozione e la diffusionedella scienza nell’orizzonte dell’unitàe universalità della cultura.Quella dei Lincei è la più antica accademiascientifica del mondo, nata nel 1603da un sodalizio tra il patrizio Federico Cesie tre suoi amici. Simbolo dell’Accademiaè la lince, animale dallo sguardo acuto,che ben incarna lo spirito di ricerca postoa guida della compagnia. Nella volontà delfondatore, infatti, il fulcro dell’Accademiarisiedeva in un’indagine scientifica chesapesse rapportarsi con spirito critico allatradizione aristotelica; ciò la distinse dalleaccademie italiane tardo-rinascimentali,di stampo letterario. Il sodalizio dei Linceirappresentò un fertile incontro di intellettualiitaliani e stranieri, tra cui Galileo Galilei.Purtroppo la morte del Cesi, avvenutanel 1630, coincise con un rapido declinodell’istituzione. Dei Lincei restò solo ilprestigio di un’illustre eredità storica chein molti tentarono di far rivivere.L’ultima e più importante riformadell’Accademiavenne realizzataall’indomani dellaproclamazionedi Roma a capitaledel Regnod’Italia. Essa fuvoluta dallo statista piemontese QuintinoSella, uno dei protagonisti del neonato regno(principalmente in qualità di intransigenteministro delle Finanze), uomodalla proteiforme intelligenza, ingegnere,scienziato e matematico (celebri i suoicontributi allo sviluppo dell’assonome-tria). Per il suo poliedrico profilo e perla formazione eminentemente scientifica,ma votata alla patria, Sella incarna lo spiritodi un’Italia che, a seguito dell’unificazione,nutriva la volontà di ricostruireun sapere libero da cui foggiare un’identitàculturale. Il passo più significativo,in tale direzione, fu riconoscere il valoreche l’Accademia aveva avuto nel quadrodella cultura italiana e portarla a nuovavita. Fu così che nel 1874 i Lincei tornaronoa pieno titolo sul teatro della storiad’Italia grazie alla ricostituzione dell’Accademia,ora coronata dagli attributi di“nazionale” e “regia”.I Lincei di Sella sono generalmenteritenuti i titolari ideali dell’eredità storicadel Cesi: il “Divino Amore” che ilfondatore dell’Accademia scorgeva nellalibera indagine scientifica, con Sella potérinascere e fondersi al clima risorgimentaledel neonato regno, facendo dei Linceiuno snodo cruciale del sapere laico italiano.La riforma di Sella prevedeva un allargamentodelle scienze lincee da quelletipicamente fisico-matematiche a quelleumanistiche (filosofia, economia, storia,diritto, filologia, archeologia). L’Accademiasi articolò quindi in due classi distinte:una per le scienze fisiche e l’altra perquelle “morali”. Sella profuse la sua lungimiranzae intelligenza nella restaurazionedell’Accademia per fare di quest’ultima edi Roma, sede storica dell’ordine linceo,il fulcro della vita culturale italiana. I Linceicosì rinati nel clima risorgimentalehanno superato oltre un secolo di storia,annoverando tra i loro membri personalitàdel calibro di Fermi, Righi, Castelnuovo,Pasteur, Einstein e ancora Croce, Gentile,Einaudi.Nel periodo fascista l’Accademiaconobbe un periodo di eclissi (confluìnell’Accademia d’Italia), ma poi vennericostituita, per volontà di Croce, sull’improntadi quella selliana.Nonostante le traversie storiche (eoggi anche finanziarie, data la riduzionedei trasferimenti dello Stato), l’Accademiaha saputo rinascere fortificata e orarappresenta la massima istituzione culturaleitaliana, con un prestigioso retaggioalle spalle e lo sguardo della lince puntatoverso il futuro.24 • n. 3, settembre-dicembre 2010

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