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numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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150 anni di Unità d’ItaliaAnche la Toscana si avviò adiventare una provincia del futuroRegno d’Italia, consegnandogliuna ricca tradizione culturale.Un’aria tutta particolare, invece, si respirain quel periodo nello Stato pontificio;un periodo di grandi e profondi cambiamenti,che coincise con il lungo pontificato(1846-1878) di Pio IX. I due scettri delpotere sono destinati a dividersi nel nuovoregno d’Italia, dove la sfera temporale puòessere gestita solo dall’autorità regia e alpontefice è riservata la guida spirituale.Questa rivoluzione non può essere accettatapassivamente dal papa, che, dopo labreccia di Porta Pia del 20 settembre del1870 e la successiva annessione dello Statopontificio al Regno d’Italia, riprende ilnon expedit del 1868 e invita i cattolici adastenersi dalla vita politica. Comincia inquesti termini la nota “questione romana”,per la quale un papa, che si dichiara ostaggiodel Regno, si ostina a non riconoscernela legittimità e a ribadire quanto già affermatonel 1850 in un accorato invito allepotenze europee a intervenire in proprioaiuto: “domandiamo che sia mantenuto ilsacro diritto del temporale dominio dellaSanta Sede, del quale gode da tanti secoliil legittimo possesso universalmente riconosciuto”.Il Regno d’Italia diviene uno“stato senz’anima” e dovranno passareanni prima che Roma divenga una capitaleeffettiva, che sappia assolvere al compitodi rappresentare la nuova istituzione e assumereil ruolo di faro dello stato-nazione.Bisogna attendere più di mezzo secolo perveder tramontare quell’ostilità resa manifestanella questione romana e giungere aun compromessoche trova nei PattiLateranensi del1929 la sua piùcompleta concretizzazione.La storia è fattadi continui sviluppi e involuzioni, ma ciòche non può essere passato sotto silenzio èil persistere dell’idea di nazione. Dopo 150anni dalla costituzione dell’Unità d’Italianon è più la questione romana a interessarele diatribe accademiche, è forse ancorala questione meridionale a far sorgerequalche interrogativo sulla gestione degliaffari statali e a essere inevitabilmentestrumentalizzata da una visione di cortoperiodo della politica, dimentica dell’idead’Italia come luogo spirituale, come terramadre, che ospita un popolo unito da unaricca eredità di lingua, tradizioni e comuniideali.10 • n. 3, settembre-dicembre 2010

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