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numero 3/2010 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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150 anni di Unità d’Italiagetto di disattenzioni, ma che il trasformismorende appetibile. Non si può nasconderequesta realtà, tanto che veementi sonole accuse di intellettuali come Salvemini,che negli Scritti sulla questione meridionalearriva a sostenere che “se dall’unitàil Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli èstata addirittura assassinata: ha perduto lacapitale, ha finito di essere il mercato delMezzogiorno, è caduta in una crisi che hatolto il pane a migliaia e migliaia di persone”.Nel saggio Nord e Sud dei primi annidel Novecento, Francesco Nitti delinea connon minore realismo le differenze tra laNapoli post-unitaria e quell’antica panaceadel meridione, che, grazie agli stabilimentiserici e ai numerosi cotonifici, potevavantare la propria condizione di principaleesportatrice di prodotti tessili del Regnodelle Due Sicilie, seguita poi dalla vicinaSalerno, che aveva così pregiati lanificida essere stata ribattezzata “la Manchesterdelle Due Sicilie”. Non meno sviluppatoera il settore dell’industria pesante grazieal polo metalmeccanico di Pietrarsa, cheproduceva materiali per navi e locomotive,divenendo col tempo la più grandefabbrica di tutta la penisola. Il Regno delleDue Sicilie aveva poi, oltre alle risorsecampane, altri importanti centri propulsoriin territorio calabrese e siciliano, dove vierano rispettivamente rinomate fonderieper la produzione della ghisa e fabbricheper la lavorazione dello zolfo. Verosimile,dunque, risulta il quadro tratteggiato daNitti, che presenta una stima precisa delcontributo portato da questo florido regnoalla ricchezza italiana, il cui patrimonioammontava a circa quattrocento milioni dilire oro, contro i novanta del Granducatodi Toscana e dello stato pontificio e i soliventisette del Regno di Sardegna. Il regnoborbonico, pur apportando la più bassapercentuale di debiti e la maggior ricchezza,deve coprire il ben più consistentedebito del regno sabaudo e sopportare laferita ancor più dolorosa della perdita dellapropria leadership economica a causa diun’industrializzazione volutamente realizzatanel Nord.Con l’Unità d’Italia Napoli (nella paginaprecedente), cuore del Regno delle DueSicilie, perse lo status di capitale; lostesso destino toccò a Firenze (a destra),ex capitale del Granducato di Toscana.Firenze, però, fu capitale del Regno d’Italiadal 1865 al 1871. Nella pagina successiva:Torino, capitale del Regno di Sardegna, fucapitale italiana dal 1861 al 1865.Non tutto però cambia, non si modificaquell’ingiusta stratificazione della società,per la quale l’essere è definito dal possederee l’acuta critica di Giuseppe Tomasidi Lampedusa, secondo la quale cambiatutto affinché nulla cambi, sicuramenterispecchia quellacristallizzazionesociale non affrancatasidal vecchiobaronaggio. Quella“Babele dellastoria” – comeusava definirla Stanislao Nievo – non riescea sottrarsi agli artigli di una storia forsetroppo rapace e poco rispettosa delle suesecolari tradizioni.Passando al caso toscano, invece, unaserie di errori caratterizza la reggenza diLeopoldo II, causando l’inesorabile declinodel Granducato, che sin dagli alboridella sua costituzione si era distinto per leesemplari novità in campo socio-politico,ma che nel decennio pre-unitario non sagestire il repentino cambiamento istituzionale.La dinastia lorenese poteva vantaretra i suoi esponenti Leopoldo I, sovranoilluminato che aveva retto le redini delGranducato nella seconda metà del ΧVIIIsecolo e dato avvio a una serie di grandi riformepolitico-economiche. Degne di notaerano state l’abolizione del datato sistemacorporativo, l’eliminazione delle elevatetariffe doganali e la loro sostituzione conmeno onerosi dazi protettivi, l’imposizionediretta dei tributi e la predisposizione diun piano per la riduzione del debito pubblico.La novità più significativa era stata,però, la rinnovata legislazione penale: nel1786 la Toscana è il primo paese europeoad abolire la pena di morte e il 30 novembre,giorno della promulgazione del nuovocodice penale, è diventata la data simbolocontro la pena capitale (attualmente sonoDopo l’Unità, Napoli, che erastata la florida capitale delRegno delle Due Sicilie, divennelo spettro di se stessa.141 i paesi che hanno stabilito, di diritto odi fatto, di non eseguirla più). Lo stesso carisma,tuttavia, non caratterizza la politicadi Leopoldo II, teso a difendere le sorti delsuo trono più che il benessere del Granducato:lega la sua politica alle sorti della dominazioneaustriaca sul Lombardo-Veneto,e, costretto ad una rovinosa fuga in seguitoalla costituzione della fragile RepubblicaToscana, proclamata il 15 febbraio 1850all’arrivo di Mazzini a Livorno e a conclusionedei moti indipendentisti, non hail coraggio di accettare l’invito sabaudo aunirsi nella lotta contro l’Austria. Inevitabileè l’abdicazione e la consegna dellapropria terra ai Savoia, che nel febbraiodel 1860 procedono alla sua annessioneal Regno di Sardegna. Anche la Toscanasi avvia a divenire solo una provincia delfuturo Regno d’Italia, a cui consegna unaricca tradizione politico-culturale. La terradi Dante e del Petrarca, la culla della linguaitaliana, la patria del riformismo illuminatonon è sottratta agli errori della politica enon esce indenne dagli inganni del potere.Foto: iStockphoto/da-kukpanorama per i giovani • 9

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