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AssistenzaSisma, i professionisti del 118da subito sull’emergenzaSono i primi ad arrivaree gli unici a restare sempre.Ma di loro spessole cronache si dimenticanoGruppo Pronto soccorso 118 Mirandola.Lo scorso 29 maggio, nelle orein cui l’Emilia iniziava a liberareper la seconda volta in pochigiorni le proprie strade dalle maceriedel terremoto, quelle stesse stradeiniziavano ad accogliere un’armatadi volontari in marcia per raggiungerepaesi, centri di accoglienza, tendopoli.Un numero cresciuto esponenzialmenteche in poco meno di duemesi e mezzo ha superato le115mila persone, secondo i dati fornitidalla Protezione civile, per unamedia di quasi 2.000 presenze ognigiorno. Un impegno che non è passatoinosservato, ma che seguendoLa gestione delle emergenzeè tornata a essere affidataesclusivamente ai professionistidel pronto soccorso e del 118Ospedale “gonfiabile” modulare a Mirandola.di Andrea Le Perail suo decorso naturale si è ridottocon il passare delle settimane.Oggi sono poco più di un centinaioi volontari provenienti da altre regionipresenti nelle province colpite, e lagestione delle emergenze è tornataa essere affidata esclusivamente aiprofessionisti del pronto soccorso edel 118. Come se la situazione fossetornata alla normalità. “Nessuno siè soffermato a guardare in profonditàl'impegno di questi medici, infermieri,autisti e operatori socio-sanitariche hanno dato il massimo inquesti giorni” ha scritto in una letteraal Giornale della Previdenza FedericoBerni, medico incaricato del 118a Mirandola, uno dei paesi della provinciadi Modena colpiti con maggioregravità dal sisma. “Hanno focalizzatol'attenzione sul malatomentre tremavano due volte, per lasalute dei propri figli, dei propri familiari,per l'integrità dei propri affettie delle proprie case. Sarebbe bellosentir dire e veder scrivere, da qualcuno,una parola di sostegno, incoraggiamento,ringraziamento perquesti professionisti dell'emergenza16sanitaria territoriale e della medicinadi urgenza”.Nonostante la mobilitazione abbiapermesso la riapertura degli ospedalidi Carpi e Mirandola, con l’eccezionedi qualche reparto, e gli aiuti finanziaristiano faticosamente arrivando(vedi pagina 14), la partenza dei volontarirende ancora più evidente lasituazione di disagio che i medicicondividono con i propri pazienti.Le scosse, superficiali e avvertitequindi distintamente nell’area delprimo epicentro, continuano con regolarità.Dei 67 medici di famigliache operano nel territorio di Mirandola,Medolla, Cavezzo e FinaleEmilia, 40 non possono ancora accedereal proprio ambulatorio perchéle lesioni sono troppo gravi per essereriparate oppure perché gli edificisi trovano all’interno delle zonerosse, in cui qualsiasi accesso è vietatoper l’elevato rischio di crolli.La Asl di riferimento ha messo a disposizionedei container attrezzatiall’interno dei quali si alternano gliorari di visita, limitando per il momentoil problema. “Proviamo ascherzarci su, visto che ogni containerè riservato a 4-5 colleghi diciamoche grazie al terremoto siamo giàpronti per la medicina di gruppo”racconta il medico di famiglia NunzioBorelli. “Ma un container non puòbastare, se manca la prospettiva ditornare a operare normalmente”. n

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