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Previdenza

1-25APRILE:ENPAM 4-09

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MEDICI ILLUSTRIconvulsioni nell’essere umano,non possono risultaremortali.Ha così luogo la prima applicazionesull’uomo, unoschizofrenico quasi privo dimemoria trovato mentredormiva nel vagone di unbinario morto della stazioneTermini di Roma, a pochipassi dall’istituto Neuropsichiatricodel Policlinico.Così, verso la metà diaprile del 1938, Cerletti applicaalle tempie del pazientegli elettrodi di un piccolodispositivo costruito personalmentedal suo aiuto,Lucio Bini. Il primo elettroshocksull’uomo: un momentodrammatico, perché,fatta passare la prima scarica,non compare alcunaconvulsione. Ma ormai nonè più possibile tornare indietro.E si decide di provarecon un’altra scarica. AnnotaCerletti: “Feci applicaregli elettrodi e fu lanciatauna scarica a 110 volt per5/10 di secondo. Si ebbel’immediato, brevissimospasmo di tutta la muscolatura,e dopo una piccolapausa cominciò a svolgersiil più tipico accesso epilettico.Rimanemmo tutti conl’animo sospeso, e veramenteoppressi, durante la fasetonica con apnea, intensopallore prima e poi cianosicadaverica del volto, e apnea:anche se già impressionantenell’attacco epiletticospontaneo, parve questa voltaangosciosamente interminabile.Finché alla prima profondainspirazione stertorosae alle prime scosse clonicheil sangue circolò meglionelle vene degli astanti e, daultimo, con viva soddisfazio-Il primo dispositivoutilizzato da Cerlettiper l’elettroshockne di tutti, si assistette al caratteristicorisveglio gradualedel soggetto”.Queste applicazioni di elettroshockverranno ripetuteper qualche settimana, connotevole miglioramento delpaziente. Si saprà che è uningegnere, che è sposato evive a Milano.In breve il trattamento conelettroshock viene adottatoin tutte le cliniche psichiatrichee per una ventina dianni, in assenza di altre terapie,se ne farà uso (e abuso),considerandolo quasiuna panacea per questi pazienti.Ma pian piano ci siaccorge che non è affatto unmetodo risolutore, e soprattuttoche provoca spesso inconvenienti,come fratturevertebrali nella fase spasticain opistotono. Anche sel’avvento dei sedativi e deimiorilassanti ridurrà notevolmentela frequenza di talicomplicazioni, nel 1973,data la crescente preoccupazioneper possibili effettiinvalidanti sul sistema nervosole Autorità sanitariedella California proibisconola terapia elettroconvulsivante,presto seguite damolti Paesi occidentali. Tuttaviain seguito, con una piùoculata esperienza e il miglioramentodi alcune tecnologie,l’elettroshock verràrivalutato, pur dimensionatonelle sue indicazioni,quasi interamente limitateai casi refrattari alla terapiafarmacologica.Si interessò anche alla malattiadi Alzheimer, alla strutturadella nevroglia e della barrieraemato-encefalica ed al gozzismoL’elettroshock non è statoperò il solo interesse di Cerletti.Le sue ricerche e osservazioniriguardano anchela malattia di Alzheimer,la struttura della nevrogliae della barriera emato-encefalica,il gozzismo.In base alle esperienze raccoltecon la pratica massivadell’elettroshock (ancoranon se ne conoscevanointeramente gli svantaggi),Cerletti ipotizza inoltre chela scarica elettrica inducanel cervello la produzionedi particolari sostanze (dadefinire chimicamente) chechiama, acroagonine, allequali sarebbe da attribuireil miglioramento che ha luogoin seguito all’erogazionedella corrente: esse “raddrizzerebberomomentaneamentei percorsi erratidelle idee”, tipici di alcunepsicosi. Egli preconizza addiritturauna terapia (la definisce“di annichilimento”),consistente in una seriedi elettroshock così ripetutae massiva da “annichilire”per un certo tempoil paziente e consentirealla “vie del pensiero” di ritrovare“la giusta strada”.Una specie di terapia delsonno ante litteram.Al di là della validità di unatale ipotesi, noi ricordiamoil Maestro ottantaseienne ancorasulla breccia, entusiasta,sempre pieno di idee,quando gli fummo accantoil 25 luglio del 1963 al lettodi morte, nella sua casa pocodistante dal suo tantoamato istituto di Neuropsichiatriain cui aveva (davverocoraggiosamente) praticatoil primo elettroshockdella storia... •25

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