L’INTERVISTA/2professorPieroNarillidi Claudia FurlanettoPiero Narilli è il responsabile della Divisione di ChirurgiaGenerale della Casa di Cura “Nuova Itor” di Roma, dovesi occupa in particolare di Chirurgia Oncologica. È statodirigente al Policlinico Umberto I di Roma, nella Divisionedi Clinica Chirurgica accanto all’illustre maestro professorGiorgio Ribotta. Autore di numerosi lavori scientificie relatore a congressi nazionali e internazionali, ha insegnatopresso il Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e pressole numerose Scuole di Specializzazione dell’Universitàdegli Studi di Roma La Sapienza, dove è tuttora docente.Progressi inchirurgia oncologicaL’approccio multidisciplinare e la ricerca di una soluzioneterapeutica attenta al risultato estetico.Le aspettative della comunità scientifica nel campo della geneticaProfessor Narilli, negliultimi anni si è parlatomolto dei progressitecnici e scientifici in campochirurgico. Nella chirurgiaoncologica cosa è cambiato?Oltre al progresso tecnologicoe alle nuove acquisizioniscientifiche è cambiatomolto il nostro atteggiamentonei confronti della malattianeoplastica. Noi chirurghi,in un passato non troppolontano, abbiamo ritenutola radicalità chirurgical’unica arma efficace percombattere alcuni tipi dineoplasia. Oggi il concettodi inoperabilità è stato rivisitatoe, di concerto con unamaggiore aggressività chirurgica,cerchiamo di effettuareanche nei casi avanzatiquelle exeresi “allargate”in grado di ridurre quantopiù possibile la massa neoplasticaper offrire alla terapiaadiuvante postoperatoriamaggiori possibilità di efficaciaterapeutica. Abbiamoimparato a considerarevincente il lavoro di équiperitenendo fondamentale chein un moderno centro di chirurgiaoncologica il problemacancro debba essere affrontatocon un approcciomultidisciplinare.Un approccio multidisciplinarepuò incidere nella sceltadi un intervento chirurgico?Certamente. Ai pazienti concancro del retto così dettoultrabasso, fino a pochi annifa, si poteva prospettareuna sola opzione terapeuticache comportava una gravemutilazione e una colostomiadefinitiva. Trattamenticombinati preoperatoripossono determinare undown sizing della malattiache consente, con particolariinterventi chirurgici, dipreservare la funzione sfinterialee di evitare quindi lacolostomia definitiva.Il ruolo del chirurgo neltrattamento della malattianeoplastica si è quindi modificato?Se intende dire che il suoruolo è diventato meno importanteda un punto di vistastrategico direi propriodi no, anzi, è esatto il contrario.Nei centri nei qualil’esperienza in un certo tipodi chirurgia è maggiore, comequelli per esempio dedicatialla chirurgia colo-rettale,le degenze sono più brevi,le complicanze sono numericamenteminori e, cosapiù importante, le recidivedi malattia sono percentualmentepiù basse. Potrei faremolti esempi: nei tumori delretto basso, sottoperitoneale,se l’asportazione del mesorettoè tecnicamente bencondotta si ottengono risultatimigliori. E ancora: la lesioneintraoperatoria di alcuninervi che provoca l’impotenzanell’uomo può piùfacilmente essere evitata sel’esperienza del chirurgo èmaggiore, e così via.Per quale altra patologia neoplasticaè stato registrato unprogresso significativo?Per esempio nel cancro dellamammella. È noto comei “trials di Milano”, condottidal professor Veronesi, abbianodimostrato in modoinequivocabile che la mutilazionedi una mastectomiapuò essere evitata con interventichirurgici conservativi- come la quadrantectomia- che offrono, a paritàdi efficacia terapeutica, risultatiestetici più che accettabili.Così come nel trattamentodel cancro del rettol’impegno è stato ed è quellodi salvaguardare la funzionesfinteriale, in questosettore si è voluto limitarequanto più possibile il dannoestetico che segue al trattamentochirurgico. In alcunicasi, quando il rapportotra tumore e volume mammariocontroindica una quadrantectomia,la terapia neoadiuvantepuò determinarela diminuzione della massaneoplastica e permetteresuccessivamente la realizzazionedi un intervento conservativo.Si mira quindi a far tornareil paziente ad una vitapiù normale possibile.Certamente. In alcuni centrisi sta prendendo in considerazione,sembra con risultatiincoraggianti, la possibilitàdi ricostituire il volumemammario asportatocon il trapianto di adipocitie cellule staminali prelevatinella stessa paziente da altreparti del corpo.Le tecniche ricostruttive sonoormai uno standard del-16
L’INTERVISTA/2la buona chirurgia e siparla oggi di chirurgiaoncoplastica. Il termineindica l’associazionedella chirurgia generalee della chirurgiaplastica e mira ad unasoluzione terapeuticaattenta al risultato estetico.Incisioni periareolari,mobilizzazioniampie della ghiandolamammaria sono soloalcune delle soluzionitecniche prese in prestitodalla chirurgiaplastica estetica e chesono oggi un indispensabilebagaglio culturale delmoderno chirurgo oncologo.Tecniche relativamenterecenti come la skin sparingmastectomy o la nipple sparingmastectomy possono offrirein casi selezionati soluzionivalide dal punto di vistasia oncologico che estetico:consistono nell’asportazionedi tutta la ghiandolamammaria con il mantenimentoquasi completo delsuo rivestimento cutaneo acui segue il contemporaneoinserimento della protesi.Esistono limiti all’indicazionedi queste tecniche?Il problema riguarda in particolarela nipple sparingmastectomy, che risparmiaanche il complesso areolacapezzolo, per la possibilepresenza di cellule neoplastichenel tessuto retroareolare.Con una accurata selezionedei casi – per esempiotumore inferiore a 2 cm – econ strategie particolari sipuò raggiungere una percentualedi recidiva inferiore al5%. Ulteriore complicanzaè la possibilità di necrosi delcomplesso areola capezzoloanastomosi coloanaleche però con tecniche particolarinon va oltre il 10%.Ritengo questi risultati incoraggiantie credo che questiinterventi troverannosempre maggiore consenso.Che cosa mi dice dell’impiegodella chirurgia mininvasiva?L’avanzamento tecnologico,la ricerca incessante di nuovesoluzioni e di nuovi strumentiinsieme ai non trascurabiliinvestimenti da partedelle aziende hanno giocatoun ruolo determinante. Lachirurgia mininvasiva si èquindi imposta sia per gli innegabilivantaggi che offrivasia per una pressante richiestadi chirurgia “senzacicatrice”. Per questo si è pagatoun prezzo, inevitabile,in parte giustificatoda quello cheuna indispensabile curvadi apprendimentopuò provocare. Perquanto riguarda la chirurgialaparoscopica,nel trattamento del cancrocolo-rettale sembra,dopo anni di applicazione,che i risultati oncologiciottenuti in laparoscopiasiano paragonabilia quelli contecnica tradizionale. Leapplicazioni della chirurgiamininvasiva sonoormai molteplici. Un approcciodi questo tipo è possibileanche nella chirurgiatiroidea.Quali sono le aspettativeper la diagnosi ed il trattamentodei tumori?La diagnosi precoce è tuttoralo strumento più efficacea nostra disposizione. È importantepoi individuare fattoriin grado di selezionaresoggetti a rischio maggioredi malattia. Io e il mio gruppo,per esempio, stiamo studiandosu frammenti di tessutoneoplastico colo-rettale,in collaborazione conl’Istituto superiore di sanità,la possibilità di individuaredei marker predittivi diTABELLACoinvolgimento neoplastico del tessuto retroareolare (NAC +) in casistiche di vari autori.Notare come una selezione dei pazienti (* ) può modificare i dati globali.trasformazione neoplasticain pazienti con malattie infiammatoriecroniche intestinalicome il Crohn o la coliteulcerosa, che sono notoriamentea rischio maggioredi neoplasia. Ci aspettiamoperò molto dalla ricercanel campo della genetica.Conoscere la sequenzadel DNA umano e il codicedei nostri geni ci ha offertola possibilità di impostareterapie genetiche specifiche.Valutare l’espressionedi alcuni geni permettedi quantificare con discretaapprossimazione ilrischio di recidiva dopo gliinterventi chirurgici. Ci sonomolti studi in corso checercano di individuare sequella neoplasia ha maggioreo minore capacità didare metastasi e, se sì, inquale organo.Sempre studi genetici miranoa prevedere la rispostaad un tipo di chemioterapicopiuttosto che adun altro, oppure a stabilirein anticipo se quel pazientecon quel tipo di neoplasiapuò evitare di sottoporsia terapia adiuvante.Stiamo andando in pocheparole verso trattamentipersonalizzati.E non è che l’inizio. •Autori Pazienti / Mastectomie NAC+Luttges 1987 116 38,0 %Kissin 1987 100 16,0 %Santini 1989 1291 12,0 %Laronga 1999 286 5,6 %* Esclusi multicentrici e retroareolari 3,0 %Simmons 2002 217 10,6 %* Se < di 2 cm. 6,7 %Fersis 2003 60 6,6 %Jensen 2001 DCSI e Multifocali 2,0 %Cense, Rutgers 2001 Distanza < 1 cm 58,0 %Zanini 2008 124 21,0 %* Se < 2 cm. e
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