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IL GIORNALE DELLA dei Medici e degli Odontoiatri ... - Enpam

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<strong>IL</strong> PROIETTOREAttenzione ai particolari!Èla vestale dell’illusione. L’angelo custode che veglia sulla nostra immaginazione perfarci dimenticare che un film è girato pezzetto per pezzetto, ciak per ciak, quasi maiin sequenza cronologica, con attori che discutono animatamente sullo scher-mo e che magari nella realtà non si sono mai trovatifaccia a faccia, persone che, per dire, escono da una casadi Trastevere e si trovano davanti la Tour Eiffel. È la segretariadi edizione che tiene insieme i frammenti, che badaai dettagli che compongono il quadro e vanno ripetutiidentici spesso a distanza di settimane. Un mestiere pignoloe attento, che gli americani chiamano “continuity”e da noi è riservato solo alle donne.Ne parliamo con Paola Bonelli, attualmente impegnata nelnuovo film di Silvio Soldini, “Il comandante e la cicogna”,ultimo di una carriera cominciata alla scuola di cinema delLazio dopo aver disertato un prestigioso lavoro con unamultinazionale americana. Ha assistito gli esordi di SergioRubini, Antonello Grimaldi, Daniele Luchetti, GiuseppePiccioni. È stata con Salvatores e Moretti.Come ha cominciato?Quasi per caso e con la tremarella. Mi chiamò LambertoBava che girava una serie Horror per la tv. Dopo la gavetta,il mio primo giorno da sola sul set avevo 42 inquadratureda controllare. Per la prima volta mi resi conto dicos’è veramente il mio lavoro. All’inizio ti sembra di doverguardare tutto quello che succede sul set, poi capisciche devi acquistare il senso dell’inquadratura, tenere amente tutto quello che è lì dentro: costumi, battute, luci,direzione <strong>degli</strong> sguardi, posizione <strong>degli</strong> oggetti.I suoi strumenti?Una macchina fotografica e, soprattutto, il copione, lettoe riletto all’infinito, dove scrivo tutto, compresi i commentidel regista. È il metodo imparato da una donna eccezionale,Patrizia Zulini, che mi ha insegnato tutto, mi ha datofiducia da subito e mi ha spinto ad osare.di Maricla TagliaferriSe un personaggio parla ad un altroalla sua destra, nell’inquadratura successivanon può guardare a sinistraLa cosa più difficile?Rispettare la grammatica. Per esempio, se un personaggioparla ad un altro alla sua destra, nell’inquadratura successivanon può guardare a sinistra. Oppure se esce da sinistra,deve rientrare a destra. Quando ci sono più personaggi lecose si complicano: una tavolata che chiacchiera, non sembrama ti può mandare ai pazzi. Senza contare le pause.Le pause?Sì, quando c’è un’interruzione e un attore si toglie i guantio un anello. Sono le piccole cose che sfuggono facilmentema che sullo schermo si vedono tantissimo.Il suo punto di riferimento?Il microfonista. Si muove a seconda delle battute ed è luiche sa esattamente cosa fa un attore mentre dice la suafrase. E l’operatore di macchina per gli “stacchi” del ciak.La dote indispensabile?Il colpo d’occhio. Col tempo si affina fino a diventare automatico.Il suo svarione più grosso?Agli inizi, con Lamberto Bava. Un personaggio è a lettoquando dal soffitto comincia a gocciolare sangue. Si alzae va in soffitta. Peccato che a letto avesse una t-shirt e lassùè a torso nudo. Credevo che Lamberto mi avrebbe cacciatoper sempre.C’è spazio per la creatività?Certo che sì, puoi dare i tuoi suggerimenti. Io seguoil film dall’inizio, mi studio il copione moltoprima delle riprese e poi partecipo anche alleprove e ai dialoghi fra regista e attori.Perché in Italia è un mestiere per sole donne?Non so. Io un “segretario di edizione” l’ho conosciuto:Pasquale Pozzessere. Ma è passato subitoalla regia! Credo comunque che noi partiamoavvantaggiate. Abbiamo amore per il particolare,disponibilità all’aiuto, non ci spaventa laparola abnegazione. E poi si sa: gli uomini guardanoe il più delle volte non vedono. •569 - 2011

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