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S t o r i e d a l l e c i t t à d i f r o n t i e r a luglio‐agosto 2012

N.25 - Casablanca

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S t o r i e d a l l e c i t t <strong>à</strong> d i f r o n t i e r aANNO VII NUM.25<strong>luglio‐agosto</strong> <strong>2012</strong>


CASABLANCA N.25/ luglio – agosto <strong>2012</strong>/ SOMMARIO“A che serve vivere se non c’èil coraggio di lottare?”Giuseppe Fava4 – Graziella Proto Io, Rita Atria, vi accuso9 - Gero Accardo Rita Atria, “il re di Partanna”11 - Il MUOStro Antonio Mazzeo14 – Stefania Mazzone Le rifugiate20 - Dalla Nigeria a Palermo Umberto Santino24 - Mara Bottini Bernawi Fammi venire in Italia26 – Fulvio Vassallo Paleologo Da residenti a Cittadini29 – Diario della pioggia Gianni Allegra37 – Gianni Lannes Affari ad altissima velocit<strong>à</strong>40 – Adriana Laudani Femminicidio42 – Graziella Proto Davide e Golia - Maria Teresa e Nania46 - Federica Motta Valerio Marletta A vele spiegate48 – Carlo Verri Pride Palermo – Diritti LGBT50 - Pride Vienna Ines Rieder52 – Anna Maria Scarfò Franca Fortunata55 – Annalusi Rapicavoli Crack fumetti57 - Il fumetto come lotta politica Lillo Venezia58 - EstateCasablanca – Direttore Graziella Proto – protograziella@gmail.comEdizione Le Siciliane di Graziella Rapisarda – versione on-line: http://www.lesiciliane.org/casablancaRegistraz. Tribunale Catania n.23/06 del 12.07.2006 – dir. Responsabile Riccardo OriolesCasablanca pagina 2


Editoriale - mensileRita, Emanuela, Agostino, Eddie Walter,Vincenzo, Claudio, Rocco, Antonio, Vito ePaolo BorsellinoPer una volta ci piace fare così, iniziare“dagli ultimi” che ultimi non sono, anzi…Le stragi del '92 e del '93 in Italiasono tutt'altro che storiasuperata. Sono passativent’anni e si è lontanidalla verit<strong>à</strong>. Tavolerotonde, dibattiti,rivendicazioni,strumentalizzazioni,trattati ... Trattativa sì,trattativa no. Chiarezza?Ancora oggi la strage divia D’Amelio èammantata dal misteropiù nero e nonostante ipapelli, i pizzini, l’unica cosa certaè che l’agenda rossa del magistratoè stata rubata.Chi ha depistato? La polizia? LaMagistratura? La Politica?“Mi uccideranno, ma non sar<strong>à</strong> unavendetta della mafia, la mafia non sivendica. Forse saranno mafiosiquelli che materialmente miuccideranno, ma quelli che avrannovoluto la mia morte saranno altri”(Paolo Borsellino 20 anni fa, primadi essere ammazzato).Si poteva proteggerlo?Secondo Salvatore Borsellino “Nonpotevano proteggerlo perché ilprocuratore Pietro Giammanco, puressendo al corrente che era gi<strong>à</strong>arrivato in citt<strong>à</strong> il carico di tritoloper l´assassinio di Paolo, non avevaritenuto necessario avvertirlo delpericolo incombente. Non potevanoproteggerlo in altro modo perché ilprefetto diPalermoMarioJovine nonconsideravaquellastrada unobiettivo arischio equindi nonne avevadisposto losgombero”.***Grazie a tutti quei ragazzi che sistringevano intorno a lui il corpodi Paolo Borsellino rimase quasiintero. Le giovani scorte con i lorocorpi hanno fatto da scudo.“Minchia signor tenente, cosabisogna fare per portare mille euroa casa !”Di quei ragazzi non si trovò quasiniente. Emanuela Loi furiconosciuta semplicementeperché era l´unica donna chefaceva parte della scorta.***Grazie Rita. Grazie per avertrovato il coraggio di presentarti alProcuratore Borsellino, la tuamorte non sar<strong>à</strong> vana. Certamente tiaspettavi di più. Ti spettava di più,la tua giovane vita aveva il dirittodi andare avanti. Meritavi miglioresorte, se non altro come ricompensaalla tua infanzia rubata, la tuaadolescenza scippata e depauperatadella sua leggerezza e la voglia disperare e sognare. Anche il sogno tihanno falsificato.Ti hanno detto in tutti i modi chequello era l’unico mondo. Non eravero. E anche se per poco, - iltempo di una farfalla - haiconstatato che “Un altro mondo èpossibile”.***La ricorrenza delle stragi, ilricordare le vittime… ci costringonoad una panoramica molto limitata.Ciò non significa che non ci stiamoaccorgendo di tutto ciò che stasuccedendo, le pretese del governotecnico, le porcate di Marchionne,le condizioni di prostrazione dimoltissime famiglie… Ce nescusiamo. Recupereremo. Ai piùcolpiti da questa eterna crisi erelativo rigore per i sempre soliti,sappiate che siamo incazzati tantoquanto voi.Casablanca pagina 3


Io, Rita Atria, vi accusoRacconto tuttoal giudice BorsellinoGraziella ProtoIl contesto è quello del dopo terremoto del 1968 che in Sicilia hadistrutto la valle del Belice. Nella zona interessata fiumi distanziamenti sono arrivati per ricostruire i paesi, ma buona partedi essi scompare in mille rivoli. Partanna da centro di pastori si ètrasformata in centro di traffici di droga e armi. Rapporti loschiper mantenere il potere. Cinquecento mila lire per uccidere unapersona. Alla fine del 1991 quando inizia a collaborare Rita Atriaha diciassette anni. Una picciridda. Ha perso il padre e il fratelloall’interno di faide e logiche mafiose. E per vendetta ha deciso diraccontare tutto a Paolo Borsellino. “Questa è una storia crudeleraccontata da persone che si sono volute ribellare e che non sono imputate né in questo né inaltri processi. Un fatto nuovo rispetto ad altre vicende di mafia” disse irritata Lina Tosi –l’accusa. L’inchiesta ruota attorno alla guerra tra i clan Accardo e Ingoglia di Partanna. Unafaida micidiale che vede coinvolto anche il deputato DC Vincenzo Culicchia, accusato diassociazione mafiosa e concorso in omicidio (poi assolto). Ad accusarlo molte dellerivelazioni di Rita Atria e Piera Aiello.Una ragazza siciliana: Minuta,piccolina, un bel viso ovale, occhineri, capelli castani. Gracile matanto forte. E’ la fine del1991.Rita aveva incontrato ilmagistrato Paolo Borsellino unuomo buono dal sorriso dolce, elei parla, parla…racconta fatti. Fanomi. Coraggiosa.“Rita, non t'immischiare, non farefesserie” le aveva dettoripetutamente la madre che,ancora non sapeva della suacollaborazione, ma, quelmagistrato alla ragazza sembravaun pap<strong>à</strong>, i loro incontri non eranotanto formali, erano fatti di baci eabbracci. Tanta tenerezza. PerRita, raccontare, ricostruire, anchecose successe quando era moltopiccola è facile. “ consentendouna ricostruzione ancora piùprecisa e approfondita delfenomeno mafioso partannese…benché minorenne mostravaimmediatamente agli inquirentigrande determinazione nelcollaborare con la Giustizia…”(Procura della Repubblica diMarsala 4 marzo 1992 firmata daPaolo Borsellino e dal sostitutoProcuratore della RepubblicaAlessandra Camassa). La stessaPiera Aiello si legge, apprendendodella collaborazione della cognataRita si sente incoraggiata e siCasablanca pagina 4aprir<strong>à</strong> di più. Approfondir<strong>à</strong> alcuneprecedenti dichiarazioni.Piccola grande Rita. Sensibileall'inverosimile, eppur ostinata,caparbia, dimostra di essere moltodura ed autonoma findall'adolescenza. A casa sua,faide, ragionamenti, strategie,vecchi rancori, interessi di ognitipo, erano all'ordine del giorno,lei assisteva, ascoltava, osservava.Nessuno si preoccupava disalvaguardare la sua adolescenza,Figlia e sorella di personaggiperfettamente inseriti nella mafialocale cresce in quegli ambienti.Rita pur piccola è una spugna.Gli amici dell’adolescenza?


Saranno anche loro diquell’ambiente: Vito Mistretta,Claudio Cantalicio, FilippoPiazza, Pasquale Catalogna edaltri. Tutti della cosca deiCannata. La rispetteranno di più,si fideranno ciecamente perchéuna Atria. Come disse lei stessadurante un interrogatorio un nomeuna garanzia.Il primo amore? Calogero Casciodetto Gero. Un picciotto del giro,ben inserito nel contesto mafioso.Addetto per conto della cosca alleestorsioni. Un ragazzo in carrierasi potrebbe dire.Mio padre?Amato e rispettato da tuttiRita era figlia di un piccolo bossdi quartiere facente capo agliAccardo (Cannata). E’ nata ecresciuta a Partanna, piccolocomune del Belice, una vastazona divenuta famosa perchédistrutta dal terremoto. Un paesein cui, in quel periodo, si dicecircolasse denaro proveniente dalnarcotraffico.Suo padre, don Vito Atria,ufficialmente pastore, allevatoredi pecore, era un uomo di rispettoche si occupava di qualsiasiproblema; per tutti trovavasoluzioni; fra tutti, metteva pace,“…per questioni di principio e diprestigio - sosteneva Rita - senzaricavarne particolari vantaggieconomici…” Una visione un po’Io, Rita Atria, vi accusotroppo romantica, frutto di unamitizzazione del contestofamigliare. Un romanticismo chenon le impedisce di descriverecon freddezza un mondo – il suomondo - di cui non sopporta lebrutture, le vigliaccherie: unnitido quadro della mafiapartannese. Racconta dellecontrapposizioni delle famigliePetralia, Ingoglia e Ragolia aquelle degli Accardo (dettiCannata dal cognome della madreche dal giorno in cui il marito èvenuto a mancare ne ha ereditatoil bastone). Con coraggio far<strong>à</strong> inomi di quelli che in paesecomandano e fanno affari. Tuttecose che aveva osservato,ascoltato, carpito, in casa sua,durante il pranzo o la cena. Levisite degli amici e delle tantepersone che cercavano suo padre“ don Vito” per risolvere unproblema.Partanna era un paese di pastori.Qualcuno negli anni ottantadecise diversamente. Pian piano ipecorai si trasformarono in abilitrafficanti didroga.“… siccome gliAccardo avevanoimposto il trafficodi droga e inordine a taleattivit<strong>à</strong>avevanosconfittol’opposizione degliIngoglia e dellefamiglie legate aquesti ultimi,questo commercio doveva esserefatto da tutti, compreso gliIngoglia…” dir<strong>à</strong> nell’interrogatoriodatato 11 novembre1991, Rita. I regolamenti di conto,le vendette, erano altro, gli affarisopra a qualsiasi cosa, avevano laprecedenza assoluta e assorbivanotutti vinti e vincitori.Cose verificate, coincidenti,arricchite, da altri collaboratoridel calibro di Francesco MarinoMannoia, Rosario Spatola,Vincenzo Calcara.Boss, piccolo, pericoloso esmargiassoIl 18 novembre dell'85, don VitoAtria, non avendo capito che iltempo è cambiato, e che la drogaimpone un cambio generazionale,viene ucciso. Rita innanzi a quelcadavere crivellato di colpi, fra gliurli e gli impegni di rappresagliadei famigliari, anche se appenadodicenne, dentro di sé, cominciaad rimuginare vendetta. Ma lamorte del padre le lascia un vuotoimmenso. Riversa allora tutto ilsuo affetto e la sua devozione sulfratello Nicola.Nicola Atria era un "pescepiccolo" che col giro della droga,aveva fatto i soldi ma non avevaconquistato ancora il “potere”.Comandavano gli Accardo(Cannata). Forse anche su di luiche apparteneva ad altra famiglia.Girava sempre armato e con unagrossa moto. Quello fra Rita e suofratello diventa un rapporto moltointenso, fatto di tenerezza,amicizia, complicit<strong>à</strong>, confidenze.E' Nicola, infatti, che le dice dellepersone coinvolte nell'omicidiodel padre, del movente; chicomanda in paese, le gerarchie,cosa si muove, chi tira le fila…Trasformando così una ragazzinache avrebbe dovuto giocare con lebambole, in custode di segreti piùgrandi di lei.Tutto ciò non le impedisce diinnamorarsi e fidanzarsi conCalogero (Gero) Cascio, ungiovane del suo paese, impegnatonella raccolta del pizzo. Unestorsore per essere chiari. Unpicciotto con grandi possibilit<strong>à</strong>,una bella frequentazione! Anchelui, infatti, faceva parte dellaconsorteria. Uno dei tanti giovaniarmati al soldo della coscaCasablanca pagina 5


Cannata che, “ usaavvalersi per i suoi loschitraffici di un’ampiamanovalanza giovanilearmata e disposta a tutto”.Inutile dire che sitrafficava anche in armi.Da Calogero Ritaapprende moltissimo,inoltre, grazie al rapportocon lui, tutti gli altri sifidano ancora di più. Inpresenza di Rita si puòparlare o spacciare.Nessuno pensa dinascondersiFino al 24 giugno del 91,il giorno in cui anche suofratello Nicola vieneucciso e sua cognataPiera Aiello che dasempre aveva contestatoa quel marito lefrequentazioni e i suoiaffari, collabora con lagiustizia.Rapporti e codici dimafiaEra l’estate del 1991, suacognata Piera in localit<strong>à</strong>segreta da qualche mese.Gero, il suo fidanzatol’aveva rinnegata,interrotto il fidanzamentocon Rita perché cognatadi una pentita. Con lamadre GiovannaCannova, donna di mafia,non si sono maicomprese, le univa ilpadre. Rita è veramentesola. Non sa con chiscambiare due parole. Ilsuocuoreaddoloratissimo guarda epensa alla vendetta. Sì,vuole vendicare suopadre e suo fratello, leuniche persone buone chele volevano bene, lacapivano, la coccolavano. Non saIo, Rita Atria, vi accusoBRANDELLI DI STORIALeggendo la Relazione della Giunta perAutorizzazione a Procedere nei confronti deldeputato Vincenzo Culicchia giugno 1992 ” … in unverbale datato 31 luglio 1991 contenenti dichiarazionirese dal citato Spatola con le quali si accusava tral’altro, l’onorevole Culicchia di essere un uomo dei“Cannata” potente famiglia mafiosa del paese diorigine dell’onorevole. In data 21 agosto 1991 loSpatola veniva sentito dalla procura di Marsala econfermava tali dichiarazioni rese nel verbale del 31luglio che nell’occasione provvedeva a sottoscrivere.In un successivo interrogatorio del 29 settembre 1991lo Spatola precisava le accuse nei riguardi delCulicchia sostenendo che questi anche se non facevaparte organica dell’organizzazione mafiosa, erapersona molto vicina alla famiglia degli Accardo cheegli favoriva facendo arrivare finanziamenti per operepubbliche…”Accertamenti della polizia giudiziaria di Trapani“sembrerebbero confermare, secondo la richiestadell’Autorit<strong>à</strong> Giudiziaria l’esistenza di rapporti tra ilCulicchia e Stefano Accardo, appartenente al clan deiCannata, soprattutto in relazione all’attivit<strong>à</strong> svolta dalCulicchia quale presidente della Cassa Rurale edArtigiana del Belice, banca fortemente sospetta edinquinata da esponenti mafiosi di primissimo piano chene controllerebbero l’operato attraverso persone di lorofiducia”.Circostanze e coincidenze: la Cassa Rurale edArtigiana del Belice presieduta dal Culicchia ebbecome prima sede i locali della Cooperativa Saturnia ilcui presidente era Paolo Lombardino ( imprenditore,dalla personalit<strong>à</strong> torbida, personaggio di rilievo legatoagli Accardo ), Culicchia socio fondatore …. Secondo igiudici, la Cassa Rurale ed Artigiana del Belice è nata acasa di Rosalia Marinesi, moglie di Francesco Accardo,padrino della famiglia dei "Cannata" in contatto conGerlando Caruana dell’omonima famiglia coinvolta aipiù alti livelli nel traffico internazionale distupefacenti.Conflitto di interessi? Molti soci e consiglieri dellabanca sono strettamente legati alle famiglie Cannata.Una ispezione della banca d’Italia fece emergere unaserie di aspetti che confermavano le indicazioni forniteda Rita Atria e Piera Aiello riguardo ad appropriazionedi denaro pubblico. Enzo Culicchia aveva il dupliceruolo di sindaco e di presidente dell’Ente Creditizio.cosa fare. Sottomettersi come suamadre o ribellarsi?Casablanca pagina 6Nella decisione nonc’è il grande ideale,la lotta alla mafia…Ha appena diciassetteanni, le hanno uccisoil padre e il fratello.Secondo lei personespeciali. Conoscevasolo quel mondo.Solo quel tipo dipersoneHa tanto pensato,riflettuto… Non si ètrattato di iniziativainconsulta maragionata. Sofferte.In solitudine. Fisica emorale.IO, RITA ATRIADENUNCIO!Aria un po' timida, ilcuore gonfio didolore e di coraggioun giorno si ritrovanella stanza delprocuratore PaoloBorsellino E parla,parla. Butta fuoriquei discorsi fatti atavola, frasi, bisbigli,nomi pronunciati abassa voce dal padreo dal fratello.Almeno dieci anni, diresoconti, vicende,strani incontri.Minacce. Paure.Relazioni perverse.Uomini politicicoinvolti in omicidi.Era il cinquenovembre del 1991Rita, ad appenadiciassette anni,cominciava adenunciare il sistemamafioso di Partannae vendicare cosìl'assassinio del padree del fratello. Ilgiudice Paolo Borsellino è un


uomo buono che per lei sar<strong>à</strong> comeun padre, la protegger<strong>à</strong> e lasosterr<strong>à</strong> nella ricerca di giustizia;tenter<strong>à</strong> qualche approccio perfarla riappacificare con la madre.Oltre Borsellino AlessandraCamassa della procura di Marsalae Morena Plazzi della procura diSciacca. La ragazzina inizia cosìuna vita clandestina a Roma.Sotto falso nome, per mesi e mesioltre Piera e la piccola Vita Marianon vedr<strong>à</strong> nessuno, e soprattuttonon vedr<strong>à</strong> mai più sua madre. Siinnamorer<strong>à</strong>, studier<strong>à</strong>, sar<strong>à</strong>interrogata dai magistrati.Fra tutte le cose che Rita raccontadurante gli interrogatori c’è ancheil movente dell’uccisione di unpolitico democristiano diPartanna. Stefano Nastasi,vicesindaco di VincenzoCulicchia.“ … l’omicidio fu voluto daVincenzo Culicchia che temendodi perdere la poltrona di sindacoinsidiata da Stefanino Nastasi edal contempo temendo che ilsuccessore in tale carica scoprissetutti gli ammanchi e gli intrallazzidal Culicchia perpetrati inparticolare nell’ambito deglistanziamenti per la ricostruzionedopo il terremoto, decretò lamorte del predetto Nastasi” Ritaè diretta, non ci gira attorno. Nonusa mezzi termini.Stefano Nastasi, racconta Rita,godeva di una buona popolarit<strong>à</strong>che si era guadagnata anchegestendo il dopo sisma al posto diCulicchia; era stimato per le sueidee e per la sua caparbiet<strong>à</strong>irremovibile di voler conoscere evedere chiaro nella gestione deifondi stanziati per la ricostruzionee sicuramente avrebbe scalzato ilvecchio re di Partanna. SecondoRita fu minacciato e consigliato adesistere nella candidatura delleamministrative del 1983. “Ciò loso per certo perché fu proprio miopadre, contattato dagli Accardo,Io, Rita Atria, vi accusoad invitare il Nastasi a mettersi daparte…” Nulla. Per ripetute volte.La moglie era preoccupata espesso andava a trovare lafamiglia Atria. Mai il contrario.Solo una volta ” …una sera miopadre, mia madre ed io con loroandammo a casa di StefanoNastasi sempre nel medesimointento, sottolineo che la presenzamia e di mia madre si resenecessaria proprio per non farepreoccupare eccessivamente lamoglie di Nastasi rispetto a quellaimprevista visita di mio padre; ilquale doveva sostanzialmentecomunicare al Nastasi unaintimidazione proveniente dagliAccardo e dal Culicchia.Tuttequeste cose mi furono riferite edassimilate nel tempo sia da miopadre che da mia madre la qualespesso tornò su questi argomenticon la moglie di Stefanino Nastasidopo l’uccisione del di leimarito… Mio padre infattiapprese successivamente dallamoglie del Nastasi che Stefano ilgiorno dell’omicidio avevaricevuto una telefonata da unapersona che gli aveva chiesto unincontro in quanto dovevaportargli le prove degli intrallazzidel Culicchia…” C’è dell’altro, lasignora Nastasi, dopo l’assassiniodel marito cercava don Vito Atriaaffinché la aiutasse nella vendetta,cosa che il padre di Rita non potéfare perché consociato con gliAccardo-Cannata, i quali quandolo scoprirono gli imposero diminacciare la donna. Fatto.Successivamente sar<strong>à</strong> assunta alcomune.Povera Rita, chiss<strong>à</strong> se mentreraccontava queste cose pensavaancora che suo padre fosse unuomo buono che metteva pace. Ilfratello Nicola era ancora il suoeroe? Chiss<strong>à</strong> cosa le è passato perla testa e nel cuore, quale dolore equale delusione man mano cheprendeva coscienza dellasituazione. Del mondo in cui eracresciuta. Quel mondo famigliareda cui si sentiva protetta ecoccolata. Ecco perché man manoche i giorni passano il suorapporto con Borsellino diventapiù profondo. Speciale. Quelgiudice che la chiama picciridda èl’unico conforto. L’unicasperanza. Deve raccontargli tutto,metterlo al corrente, ma arrival'estate del '92 e ammazzanoBorsellino, Rita non ce la fa adandare avanti. Una settimanadopo si uccide.Un suicidio che non sar<strong>à</strong> inutile,perché tutte le sue rivelazionisono state messe agli atti delprocesso.La Giunta autorizza aprocedere“Fimmina lingua longa e amicadegli sbirri” disse qualcunointenzionalmente, e così al suofunerale, di tutto il paese, nonandò nessuno. Non andò neppuresua madre, che, disamorata,fredda edistaccata,l'avevaripudiata eminacciata dimorte perchéquella figliacosì pocoallineata, pernienteassoggettata,le procuravastizza epreoccupazione. Inoltre, sia a leiche a quella poco di buono di suanuora, Piera Aiello, che lapicciridda aveva imitato nonperdonava di aver "tradito"l'onore della famiglia. Si recher<strong>à</strong>al cimitero parecchi mesi piùtardi, e con un martello, dopo averspaccato il marmo tombale,rompe pure la fotografia dellafiglia, una foto di Rita appenaCasablanca pagina 7


Io, Rita Atria, vi accusoadolescente. Messa da altrepersone, tante donne venute dafuori.Le confessioni di Rita hannoconvinto i magistrati, a chiedereun’autorizzazione a procedere(poi concessa) per omicidio eassociazione mafiosa controVincenzo Culicchia, deputato DCe per quasi 30 anni sindaco diPartanna. La richiesta dellaprocura di Marsala, dopoaccertamenti condotti dai sostitutiCamassa e Russo, e' stataavanzata direttamente al ministerodella Giustizia scavalcando laprocura generale, cosa cheavviene raramente e solo permotivi di urgenza.La Relazione della Giunta per leAutorizzazioni a Procedere l’11maggio del 1992, viene trasmessaal Ministro Martelli e il 15 giugno1992 presentata alla Presidenza.La Camera concede ai giudicil'autorizzazione a procedere.L’accusa sostiene e indaga su“Enzo” Culicchia come mandantedell'omicidio di Stefano Nastasiquel giovanotto di Partanna chealle "comunali" del 1983 avevapreso più voti di lui rischiando disoffiargli la poltrona di sindaco.Da quell’accusa sar<strong>à</strong> assolto allafine '97.CONCLUSIONII Tribunali lo hanno assolto. Ledecisioni dei tribunali vannorispettate. Bisogna prenderneatto, ma, il giudizio politico,critico e morale è altra cosa.Non ha bisogno di tribunali nédi sentenze.L'onorevole Culicchia oggiottantenne ancora sulla crestadell’onda è stato assolto. Sultavolo rimangono i suoi rapportidi amicizia, le sue frequentazionie gli affari.Rimangono le sue ramificazioni.Un filo sottile che chi nonVINCENZO CALCARATra i mesi di aprile e maggio del 1981 mentre si trovava a Milano dove,su disposizione della propria famiglia, era impiegato presso l’aeroportodi Linate al fine di agevolare il traffico di droga proveniente dallaTurchia e diretto negli Stati Uniti via Sicilia, gli venne ordinato di farrientro al suo paese natale poiché c’era un «lavoretto» da svolgere.Una volta a Castelvetrano si era recato a casa di Francesco MessinaDenaro nella quale erano riuniti diversi uomini d’onore di spicco a luinoti: Vincenzo Culicchia, deputato al consiglio regionale in Sicilia,Stefano Accardo detto «cannata», Vincenzo Furnari, Enzo Leone,componente del Consiglio Regionale della Sicilia, Antonino Marotta e ilsuo padrino Tonino Vaccarino. Su un tavolo all’interno dell’abitazionedue grosse valigie, una delle quali ancora aperta. Conteneva un enormequantit<strong>à</strong> di biglietti da cento mila lire. Caricate le valige, tutti i presenti,ad eccezione di Messina Denaro, si diressero all’aeroporto di PuntaRaisi dove, grazie all’ausilio di uomini gi<strong>à</strong> predisposti, imbarcarono ilvoluminoso e prezioso carico sottobordo. Allo stesso modo ne ripreseropossesso una volta giunti a Fiumicino. Ad attenderli un corteo di lusso.Tre auto scure di grossa cilindrata, Monsignor Paul Marcinkus,direttore dello IOR, la banca vaticana, un altro cardinale e il notaioFrancesco Albano. Tutti gli uomini di spicco salirono su due delle treauto con le valigie, mentre Calcara e altri sulla terza autovettura.L’appuntamento era presso l’abitazione del notaio Albano situata sullavia Cassia. Il pentito, travestito da carabiniere e il maresciallo GiorgioDonato, che aveva percorso tutto il tragitto da Milano con lui, rimaserodi guardia davanti all’entrata dell’edificio fino a quando nonricevettero la comunicazione che tutto era a posto e quindi potevanoandarsene. In compagnia del militare il Calcara fece ritorno a PadernoDugnano, alle porte del capoluogo lombardo, dove si trovava in stato disorvegliato speciale dopo un periodo di detenzione. Il responsabileincaricato di controllare i suoi movimenti era proprio il marescialloDonato.Giorgio BongiovanniPubblicato da Benny Calasanzio a 5/31/2008 10:29:00CHI E’ VINCENZO CALCARAPer le sue qualit<strong>à</strong> e professionalit<strong>à</strong>, la sua riservatezza, era statodesignatola come punta di diamante del sistema mafioso trapanese, èdiventato uno tra i pochi “pentiti” più attendibili.Alle dipendenze del capomafia Francesco Messina Denaro, VincenzoCalcara, che oggi vive in localit<strong>à</strong> segreta era guardato con rispetto. Glifu detto di uccidere Paolo Borsellino, ma non lo fece e dopo che loconobbe ne fu affascinato. Ha collaborato. Ha raccontato. Haconsegnato documenti. Affidabile? Tanto da meritare la riconoscenzaaddirittura della famiglia Borsellino.conosce la storia passata nonriesce a vedere, un filo che portagli allora giovani, seguaci osimpatizzanti, oggi sindacipresidenti, assessori… amici.Casablanca pagina 8


“Rita, avevi ragione… non ti crederanno mai!”Quando Culicchiaera il “Re di Partanna”Gero AccardoRita Atria, un nome e una storia rimaste tabù nel suo paese di origine. Partanna, un paesinodi montagna bello e ricco di storia trasformato in un campo di battaglia. Pastori che nel girodi pochi anni si trasformano in commercianti di droga. Una faida tra bande e cosche che haseminato anche vittime ignare ed innocenti. Un padrone politico, un RE senza corona contanti amici e amici degli amici - utilizzati e programmati per mantenere il potere.I venti anni di politica Culicchia e il suo vivaio-giovani.Gli affari spesso loschi sulla ricostruzione del dopo terremoto. Quel filo sottile di collegamentotra passato e presente non aggredibile dalla magistratura.Un giudizio politico e morale che in pochi manifestano. Paura? Calcolo personale?Per fare una analisi realistica, fotografarela situazione politica diPartanna, cercare di capire gli ultimivent’anni e cosa è cambiato,un buon punto di partenza, potrebbeessere un articolo sul Corrieredella Sera firmato da GianAntonio Stella datato 30 luglio1992. Un pezzo che descrive la situazionepolitica di quel periodo,che raccontadel neo Deputato VincenzinoCulicchia (IL RE di Partanna), allorasessantenne, accusato da unagiovanissima donna Rita Atria diessere colluso con cosa nostra.Vincenzo Culicchia detto Enzoera il Sindaco indiscusso, in caricaininterrottamente dal 1962. Ilvice sindaco il Prof. AntoninoPassalacqua, e ruotavano intornoa lui tante persone della Partannabene, insegnati, sindacalisti, socialistie progressisti del Pci .Tutti nella Cassa Ruraleed Artigiana del BeliceNel 1981, con grandi meriti delprimo cittadino partannese nasceanche la Cassa Rurale ed artigianain seguito diventata Credito Cooperativodel Belice, dove trovanooccupazioneanche Giovanni Cuttonegiovane e promettente bancario ol’avv. Nino Termini presidenteper lungo tempo del consiglio diamministrazione del credito cooperativo.In quegli anni Partannacresce economicamente con ilgrande flusso di denari pubbliciprovenienti dal terremoto del 68ed anche socialmente, tanti trovanooccupazione nei corsi di formazioneprofessionale come CE-FOP, ANFE, EFAL. Tutto il Belicegode dei benefici influssi deldeputato Culicchia che trova spazianche come assessore alla presidenzaSiciliana. Unico neo di quelperiodo, l’uccisione del suo vicesindacodell’epoca Stefanino Nastasiche avviene in un arco ditempo dove si colloca anchel’omicidio del sindaco di CastelvetranoVito Lipari, nessuno deidue omicidi trover<strong>à</strong> mai né unmandante né un esecutore .L’accusa della giovane Rita avvienedopo una serie impressionantedi omicidi a Partanna dovescoppia agli inizi degli anni novantauna faida tra gli Accardo(Cannata) e gli Ingoglia che nelgiro di due anni provoca una trentinadi omicidi. Sulla guerra dimafia di quel periodo sono statiCasablanca pagina 9


“Rita, avevi ragione… non ti crederanno mai!”scritti fiumi di parole, sentenzepassate in giudicato … (Una Richiestadella Giunta per le Autorizzazionia procedere nei confrontidel deputato Enzo Culicchia– giugno 1992), Assoluzioni.Mai dalla societ<strong>à</strong> partannese è arrivatoun giudizio morale di condannapolitica. Eppure, in quelperiodo, la politica ha consentitoche prevalessero gli interessi economicidi cosa nostra. Le divergenzeinterne e per lotte di potereha trasformato un paesino di montagnabello e ricco di storia nelcentro di una battaglia che ha seminatoanche vittime ignare edinnocenti, con il solo torto di trovarsinell’ora e nel posto sbagliato.Passato e futuroancora a braccettoSono passati vent’anni il nome diRita Atria risuona nelle aule magnedelle scuole di tutta Italia edanche oltre, quale simbolo di lottae di volont<strong>à</strong> di cambiamento daparte dei giovani (grazie anche allavoro svolto dall’AssociazioneAntimafie Rita Atria). Tuttavia aPartanna quel nome e quella storiasono rimaste tabù …perché èsolo dopo 20 anni un gruppo diragazzi ha fondato il presidiopartannese dell’AssociazioneAntimafie “Rita Atria”presto detto: Il blocco socialedominante con in testa il sempreverde On. Culicchia non è cambiato,ha solo modificato nel tempoper questioni generazionali isuoi referenti politici che hannoereditato la direzione della cosapubblica, con il consenso delsempre Re di Partanna .L’analisi sar<strong>à</strong> scarnaL’onorevole Culicchia a ottanta epiù anni è assessore provincialeper l’MPA nella giunta Turano incarica, Giovanni Cuttone è il sindacodi Partanna ed ha lasciato ilruolo di direttore del CreditoCooperativo del Belice,l’Avvocato Nino Termini è unodei suoi assessori, il quale dopoaver rivestito per tanto tempo ilruolo di presidente del CreditoCooperativo del Belice è oggi anchedirettore provinciale dei corsidi formazione professionale CE-FOP. Vice sindaco di Cuttone èNicola Catania, altro rampollo diCuliccchia, dipendente regionale,gi<strong>à</strong> nell’ufficio di gabinettodell’Assessore Strano qualche annofa. Altro giovane assessore,Angelo Bulgarello dipendentedella Cantina Sociale Zangara euomo vicinissimo al SenatoreD’Alì. Tutti legati politicamenteall’Mpa di Lombardo….in precedenzaalla margherita e prima ancoraall’UDEUR, chiaramentenegli anni tutti si sono mossisempre in sinergia con le posizionipolitiche del Culicchia .Fare un’analisi di cosa sia cambiatooggi, politicamente e socialmente,dopo vent’anni a Partannaè veramente semplice: ilblocco sociale che dominava inquegli anni è rimasto. E’ cambiatotutto per non cambiare niente.E chiss<strong>à</strong> che non vedremo glistessi protagonisti magari diventarei paladini della lotta alla mafiastessa, magari presentarsi aparate e convegni in nome dellagiustizia e della legalit<strong>à</strong>, quellache regna in tutto il Belice. Quellache non ha consentito lo sviluppodi questa valle, quella che non ciha portato infrastrutture …posti dilavoro per i giovani…occasioni disviluppo economico ... rilanciodell’agricoltura ... valorizzazionedel territorio ... servizi sociali ...Rita avevi ragione ...non ti crederanno mai !Casablanca pagina 10"Mi chiedo per quanto tempoancora si parler<strong>à</strong> della sua morte(Falcone, ndr), forse un mese, unanno, ma in tutto questo temposolo pochi avranno la forza dicontinuare a lottare. Giudici,magistrati, collaboratori dellagiustizia (al tempo i testimoni sichiamavano collaboratori,ndr),pentiti di mafia, oggi piùche mai hanno paura, perchésentono dentro di essi chenessuno potr<strong>à</strong> proteggerli,nessuno se parlano troppo potr<strong>à</strong>salvarli da qualcosa chechiamano mafia.Ma in verit<strong>à</strong> dovrannoproteggersi unicamente dai loroamici: onorevoli, avvocati,magistrati, uomini e donne cheagli occhi altrui hannoun'immagine di alto prestigiosociale e che mai nessunoriuscir<strong>à</strong> a smascherare. "Rita Atria – dal Tema


MUOS – Il dio di tutte le guerreMobile UserObjective System… il MUOStroAntonio MazzeoConflitti sempre più “virtuali”, computerizzati, disumanizzati, disumanizzanti.Le forze armate USA stanno installando a Niscemi, in Sicilia, un sistema di controllosatellitare a scopi bellici. M.U.O.S.– Mobile User Objective System, che opera attraversotrasmissioni in UHF (Ultra High Frequency) e che ha una potenza di circa due milioni di Watt.Un sistema che viene utilizzato, anche, per dirigere i “droni”, nuovi aerei militari privi dipilota e contro il quale si sono più volte sollevate le proteste delle popolazioni locali. Ad usoesclusivo delle forze statunitensi, trasmetter<strong>à</strong> i comandi di guerra in ogni parte del mondo perqualsiasi tipo di guerra. Collegher<strong>à</strong> fra loro gli arsenali di morte sparsi in tutto il pianeta. Lapotenza del fascio di microonde del MUOS può provocare gravi interferenze nellastrumentazione di bordo degli aerei investiti accidentalmente. L’entrata in funzione deitrasmettitori del MUOS avr<strong>à</strong> come conseguenza un incremento del rischio di contrarre varitipi di disturbi e di malattie.Sembrava cosa fatta aWashington. L’opposizionepiegata, la partecipazionepopolare espropriata, annullata.Ma a Niscemi, in provincia diCaltanissetta, e nelle universit<strong>à</strong> dimezza Italia si è formata, insilenzio, una nuova generazionedi giovani niscemesi. Ingenui, sì,ma con voglia e bisogno diesserci, contare, esistere. Eresistere. Contro i luoghi comuni,i parassitismi e i pessimismi deipadri, i deliri dei Guerrieriatlantici.Carlo bracciante agricolo. Valelaureanda in giurisprudenza.Sandro neoavvocato. Gianluca ildisoccupato. Ernesto ilmeccanico. Lorena con il sogno difare la maestra. Maria la chirurga.Giovanna che è madre ecasalinga. E Gianfranco ingegnereambientale e dunque “esperto”.L’estate 2011 si sono ritrovati albar, davanti ad un aperitivo. Aparlarsi e scoprire di condividerela rabbia e l’odio per il MUOS, ilnuovo sistema ditelecomunicazioni satellitari chela Marina militare USA sta perinstallare nel cuore della riservanaturale “Sughereta”, oasi diquerce e sugheri. E contro vento emaree, decidere di rimettersi ingioco, lanciarsi in una follescommessa. Provare a fermare ilnuovo MUOStro. O perlomenorendere visibile, a Niscemi e fuoriNiscemi, che non tutti si sonopiegati alle logiche dellasopraffazione.Il MUOS è l’arma (im)perfettaper i conflitti del XXI secolo,quelli con i missili all’uranioimpoverito, i famigerati aereisenza pilota come quelli diSigonella e le armi nucleari inminiatura. Conflitti sempre più“virtuali”, computerizzati,disumanizzati, disumanizzanti. Ilsistema satellitare, ad usoesclusivo delle forze armatestatunitensi, consentir<strong>à</strong> dipropagare universalmente gliordini di guerra, convenzionaleCasablanca pagina 11


MUOS – Il dio di tutte le guerree/o chimica, batteriologica enucleare. E finanche quelli perscatenare la guerra al clima eall’ambiente. Collegher<strong>à</strong> tra loro icentri di comando e controllodelle forze armate, i centrilogistici e gli oltre 18.000terminali militari radio esistenti, igruppi operativi in combattimentoe gli arsenali di morte sparsi intutto il pianeta. La nuova rete disatelliti e terminali terrestriconsentir<strong>à</strong> di moltiplicare di diecivolte il numero delle informazioniche saranno trasmesse nell’unit<strong>à</strong>di tempo, accrescendo in modoesponenziale ilrischio che vengascatenato l’olocaustoper un mero erroretecnico.Il MUOS incarna lemille contraddizionidellaglobalizzazioneneoliberista.Elemento chiavedelle future guerrestellari, avr<strong>à</strong> effettidevastantisull’ambiente, il territorio e lasalute delle popolazioni.Le tre mega-antenneemetteranno micidialimicroonde che siaggiungerannoall’inquinamentoelettromagnetico generato dallastazione di telecomunicazionedella marina militare USApresente da vent’anni incontrada Ulmo.Compromissioni ambientali einfiltrazioni mafioseIn un recente studio sui rischi delnuovo sistema ditelecomunicazioni a firma deiprofessori Massimo Zucchetti eMassimo Coraddu del Politecnicodi Torino, si riporta che nelperiodo compreso tra il dicembre2008 e l’aprile 2010 «l’ArpaSicilia ha effettuato una serie dirilievi sulle emissioni generatedalla stazione diradiotrasmissione di Niscemi chehanno consentito di rilevare valoridi campo elettrico prossimi alvalore di attenzione di 6 V/m». Lemisurazioni hanno evidenziato inparticolare «la presenza di uncampo elettrico intenso e costantein prossimit<strong>à</strong> delle abitazioni,mostrando un sicuroraggiungimento dei limiti disicurezza per la popolazione e,anzi, un loro probabilesuperamento. In un caso il valorerilevato è risultato prossimo allimite di attenzione stabilito dallanormativa».I lavori del MUOS hanno gi<strong>à</strong>compromessoirrimediabilmente l’habitatdell’area naturale “Sughereta”,Sito di Importanza Comunitaria(SIC). I crescenti processi dimilitarizzazione, con i loro effettideleteri sulle attivit<strong>à</strong> produttive edeconomiche, stanno contribuendoallo spopolamento dellecampagne e al massiccio esodoverso il Nord di centinaia digiovani niscemesi. E come se nonbastasse, nello sfondo,l’inquietante presenza dellacriminalit<strong>à</strong> organizzata.A eseguire una parte delle opereper il MUOS sarebbe statachiamata un’impresa contiguaalle “famiglie” mafiose locali.Un cielo pieno di rischi einterferenzeIl Politecnico di Torino ha purerilevato che il nuovo terminaleper le Stars Wars avr<strong>à</strong>pesantissimi effetti sul trafficoaereo nei cieli siciliani e inparticolare sul vicino aeroporto diComiso, riconvertito ad uso dicivile dopo avere ospitato neglianni ’80 i 112 missili nucleariCruise della NATO.«La potenza del fascio dimicroonde del MUOS èsenz’altro in grado diprovocare gravi interferenzenella strumentazione di bordodi un aeromobile che dovesseessereinvestitoaccidentalmente», scrivono iprofessori Zucchetti eCoraddu. «Gli incidentiprovocati dall’irraggiamentoaccidentale di aeromobilidistanti anche decine di Km.sono eventualit<strong>à</strong> tutt’altro cheremote e trascurabili ed èincomprensibile come non sianostate prese in considerazione daglistudi progettuali della Marinamilitare USA. I rischid’interferenza investonopotenzialmente tutto il trafficoaereo della zona circostante il sitoMUOS. Nel raggio di 70 Km sitrovano ben tre scali aerei:Comiso, a poco più di 19 Kmdalla stazione di Niscemi, e gliaeroporti militare di Sigonella ecivile di Fontanarossa (Catania),che si trovano rispettivamente a52 Km e a 67 Km». Per glistudiosi del Politecnico,l’irraggiamento a distanzaravvicinata, di un aereo militare,potrebbe avere conseguenzeinimmaginabili. «Le interferenzegenerate dalle antenne possonoarrivare infatti a innescareCasablanca pagina 12


MUOS – Il dio di tutte le guerreaccidentalmente gli ordignitrasportati. È quanto accaduto il29 luglio 1967 nel Golfo delTonchino alla portaerei USForrestal, quando le radiazioniemesse dal radar di bordodetonarono un missile indotazione ad un caccia F-14,causando una violenta esplosionee la morte di 134 militari. Taliconsiderazioni dovrebbero portarea interdire cautelativamente vastearee dello spazio aereo sovrastantil’installazione del MUOS».La latitanza del ParlamentoItalianoGli insostenibili pericoli per iltraffico aereo del nuovo sistemadi telecomunicazioni satellitarisono del tutto noti ai tecnicistatunitensi, al punto che sei annifa fu deciso di dirottare a Niscemiil terminale MUOS destinatooriginariamente alla stazioneaeronavale di Sigonella. Adeterminare il cambio didestinazione, le risultanze di unostudio sull’impatto delle ondeelettromagnetiche generate dallegrandi antenne (Sicily RADHAZRadio and Radar RadiationHazards Model), eseguito da dueaziende statunitensi, AGI -Analytical Graphics Inc. e MaximSystems. Nello specifico, venneelaborato un modello di verificadei rischi di irradiazione suisistemi d’armi, munizioni,propellenti ed esplosivi (ilcosiddetto HERO - Hazards ofElectromagnetic to Ordnance),ospitati nella grande basesiciliana. Appurato che lefortissimeemissionielettromagnetiche del MUOSpotevano avviare la detonazionedegli ordigni, AGI e MaximSystems raccomandarono imilitari statunitensi di noninstallare i trasmettitori aSigonella.Contro il devastante progettomilitare - mai discusso in sedeparlamentare – sono sortinumerosi comitati popolari, sisono pronunciati tre consigliprovinciali (Catania, Ragusa eCaltanissetta) e quasi tutti iComuni vicini all’installazioneUSA di contrada Ulmo.In un primo tempo anche ilPresidente della regione siciliana,Raffaele Lombardo, si eradichiarato contro il MUOS, poicon un repentino e più chesospetto giro di valzer si ètrasformato in uno dei suoi piùconvintisostenitori.Ciononostante cittadini,istituzioni e associazionipolitiche, sindacali eambientalistestannomoltiplicando gli sforzi perottenere la revoca delleautorizzazioni concesse perl’installazione delle megaantenne.Dopo un corteo diprotesta a Niscemi il 31 marzoscorso e un presidio a Comiso il 4aprile in occasione del trentennaledella grande manifestazionecontro i missili nucleari Cruise, iNo MUOS siciliani si sonoritrovati a Niscemi per un meetingcon incontri e spettacoli il 29-30aprile e l’1 maggio, a Vittoria il19 maggio per un grande concertocontro le mega-antenne e ancora aNiscemi il 4 giugno in occasionedella principale tappa in Siciliadella Carovana InternazionaleAntimafie organizzata da Arci,Libera e Avviso Pubblico.Una giornata di studio emobilitazione anti-MUOS aModica sabato 30 giugno, con ilfisico Massimo Coraddu, ilgiornalista Giulietto Chiesa e irappresentanti dei movimenti NoPonte e No TAV. E in estate simoltiplicheranno gli eventi dicontroinformazione nelle localit<strong>à</strong>balneari della Sicilia sud-orientalee, si spera, davanti alla base dellamorte di contrada Ulmo.«L’intero territorio dell’Isola hagi<strong>à</strong> pagato altissimi costi socialied economici per le dissennatescelte di riarmo emilitarizzazione», affermano gliattivisti della Campagna per lasmilitarizzazione di Sigonella. «Ilrecente conflitto in Libia haconsacrato il ruolo della Siciliacome grande portaerei per leoperazioni di attacco USA,NATO ed extra-NATO in Africae Medio Oriente. Dallo scalo“civile” di Trapani Birgi sonostati scatenati buona parte deibombardamenti control’esercito e la popolazione civilelibica. Sigonella è statatrasformata in capitalemondiale dei famigerati GlobalHawk, le attivit<strong>à</strong> degli aeroportidi Catania Fontanarossa eTrapani Birgi sono soggetti arestrizioni per non disturbare leevoluzioni dei droni e proliferaovunque l’installazione di radarper l’intercettazione delleimbarcazioni di migranti. Tuttociò per perpetuare il modello dirapina delle risorse energetichee arricchire i signori delcomplesso militare-industrialestatunitense».Il MUOS, costato gi<strong>à</strong> più di seimiliardi di dollari, ha comeprincipale contractor LockheedMartin, il colosso a capo deldissennato programma deicacciabombardieri F-35. Il diodi tutte le guerre ha sempre lostesso volto di morte.Casablanca pagina 13


Le donne profughe del CARA di MineoEva e le AltreLe Donne profughe delCARA di MineoStefania MazzoneGerta Human ReportsNel limbo sospeso, come il luogoin cui vivono in una condizione dinon-luogo: un lager virtuale dellecoscienze, il non-luogo del nonnome, dell’identit<strong>à</strong> in un numeronel badge. Scappano da guerre,fame, violenze, miseria,dovrebbero essere consideratisuper-cittadini, da proteggere,tutelare. Invece sono fantasmi, inun luogo fantasma, dove la vita ela morte si giocano su unburocraticoconsensoall’esistenza. I bambini sonostudenti fantasma nelle scuole diMineo, l’esistenza si gioca sulMoloch che li riconosca. Fuggiredalle guerre significasalvaguardare certamente la vitama, più di ogni altra cosa, ladignit<strong>à</strong>.Si tratta di persone gi<strong>à</strong> colpitedalle azioni mirantiall’umiliazione e al degrado daparte del potere da cui scappano.Nel Campo, nell’attesa del nulla,la depressione, l’ansia, gli attacchidi panico, il rifugio nell’alcool,non sono altro che le ovvieconseguenze di una precariet<strong>à</strong>esistenziale umiliante edisidentificante. I governi cheaccolgono, non gli uomini e ledonne, ma il business, continuanodi fronte a questa umanit<strong>à</strong>disperata, a giocare la carta della“sicurezza” per contravvenire aipercorsi di diritto d’asilo. Ed inparticolare lo Statoitaliano e il suoscandaloso “pacchettosicurezza” che lede alla baseogni diritto umano e ognilibert<strong>à</strong> fondamentale, giocaanche la carta della lentezzaburocratica. I fratelli e le sorellemigranti di Mineo vivono neldolore, nella perdita enell’illusione. Sono però decisi asopravvivere, abituati alla ricercaconcreta di soluzioni alla quale liha condotti la vita. Qui scopronoche la loro autonomia e capacit<strong>à</strong>non serve, rimane invisibile edinefficace. Portano i segni del lorodramma, nel corpo e nella psiche,sono vulnerabili e si difendononell’isolamento fisico e psichicoda una violenza, quellapsicologica, impossibile dasopportare e contrastare. Ladomanda costante, unicadell’umanit<strong>à</strong> concentrazionaria ditutti i tempi, rimane semprequella: “Chi sono? Dove vado?Cosa sto facendo?”. Sonol’espressione finale del fallimentodi un sistema di convivenzamondiale nel quale, dalla violenzadel paese d’origine, a quella delpaese d’approdo, la Libia inquesto caso, fino alla violenzadell’indifferenza nel nostro paese,si dimostra l’assoluta inesistenzadel concetto di responsabilit<strong>à</strong>etica. Ciò crea un continuum diCasablanca pagina 14violenza e complicit<strong>à</strong>nell’indifferenza della comunit<strong>à</strong>che “accoglie”, responsabile,tanto quanto gli attori dellaviolenza originaria, della vitadegradante e della mortesilenziosa dei richiedenti asilocome quella di Anthony, nelmarzo scorso.Le sorelle migranti sono invece lavita che resiste, silenziosa ecaparbia, il bios stessodell’umanit<strong>à</strong>: ognuna di loro sachi è. Sono donne che hannosubito dalla vita ogni possibilesopruso, violenza, sopraffazione,così come i loro compagnidell’universo maschile, ma, comesempre, con una caratteristica diforza e resistenza in più: ilcoraggio di chi, oltre l’asessuataingiustizia universale, ha subito econtinua a subire la più grande eoriginaria ingiustizia di genere.L’ordine patriarcale si imponeloro nella vita precedente: figliedi padri, mogli di mariti, sorelle difratelli, come nel campo. Aquell’ordine resistono restituendovita e cura, come le borghesidonne occidentali non sanno. Non


Le donne profughe del CARA di Mineosi “mascolinizzano”, noncompetono: loro sono “altro”.Dedite alla cura di sé edell’umanit<strong>à</strong> reclusa, si occupanodel mantenimento della dignit<strong>à</strong> edella grandezza umana di ognunodi loro. Crescono figli nelrispetto e nella rivendicazione didignit<strong>à</strong>, curano uomini sperduti. Ame che chiedo il perché di unaulteriore gravidanza da condurrenel Campo nella assolutaincertezza del futuro, Karimarisponde: “ ma è questo bambinoil futuro… la speranza…”. Per unattimo ripenso allo stile femminiledelle societ<strong>à</strong> agiate, la scelta dinon fare figli per la carriera,quando addirittura non per ilmantenimento dell’estetica del“corpo”, e mi dico che Karima haragione: noi abbiamo perso lasperanza e il futuro. Loromantengono il sorriso, l’ironia,antica saggezza femminile, ilvezzo, la civetteria e sannosoffrire di una intensit<strong>à</strong> che noisconosciamo per sopraggiuntaincapacit<strong>à</strong>, anche solo letteraria,di emozione e immedesimazione.Nel nome il destino di Comfort, ladonna ghanese considerata“madre” di tutti: mentre gliuomini, sconfortati edisidentificati cominciano a bere ea lasciarsi andare, Comfort e lesue sorelle resistono… anche perloro… anche a loro… E come talisono riconosciute con gratitudinee ammirazione.Le profughe di Mineo sono una“scuola” dell’origine, della storiae del futuro delle donne. A Mineosi incontrano e si riconosconoEva e le altre… che siamo state,che abbiamo smesso di essere,che dobbiamo riprenderci, ognunanel deserto che attraversa e chetrasforma in oasi giorno pergiorno.Foto di Stefania MazzoneGerta Human ReportsCasablanca pagina 15


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Le donne profughe del CARA di MineoCasablanca pagina 19


Traffico di esseri umani e organizzazioni criminaliDalla Nigeria aPalermoUmberto SantinoTra i proventi dei gruppi criminali il traffico di esseriumani viene collocato al terzo posto con un stima di 31miliardi di dollari, dopo il traffico di droghe (tra i 300 e i1000 miliardi) e il traffico di armi (290 miliardi). Anche sele stime dei “fatturati” criminali sono da prendere con unacerta cautela (spesso non vengono indicati i criteri in base ai quali sono effettuate) quel che ècerto è che l’accumulazione illegale ha avuto negli ultimi decenni un enorme incremento equesto è stato tra i motivi che hanno indotto le Nazioni Unite a organizzare la conferenza sulcrimine transnazionale svoltasi a Palermo nel dicembre del 2000.Da quell’incontro sono scaturite una Convenzione e due protocolli aggiuntivi, uno sulla trattadi persone, in particolare di donne e bambini, e l’altro sul traffico di migranti. Un terzoprotocollo sulla produzione e il traffico di armi non è stato firmato (e non ci vuole molto acapirne il perché).“Tratta di persone indica ilreclutamento, trasporto,trasferimento, l’ospitare oaccogliere persone, tramitel’impiego o la minaccia diimpiego della forza o di altreforme di coercizione, dirapimento, frode, inganno, abusodi potere o di una posizione divulnerabilit<strong>à</strong> o tramite il dare oricevere somme di danaro ovantaggi per ottenere il consensodi una persona che ha autorit<strong>à</strong> suun’altra a scopo di sfruttamento.Lo sfruttamento comprende losfruttamento della prostituzione oaltre forme di sfruttamentosessuale, il lavoro forzato oprestazioni forzate, schiavitù opratiche analoghe, l’asservimentoo il prelievo di organi”. ( Ilprotocollo così definisce la tratta).L’analisi alle spalle dellaConvenzione delle Nazioni Uniteconsidera il criminetransnazionale, cioè le forme dicriminalit<strong>à</strong> e i soggetti criminalipresenti in vari Paesi, il prodottodi societ<strong>à</strong> in cui ci sono Statideboli e mercati senza regole. Incontemporanea con la conferenzadell’ONU alcune associazioni, tracui il Centro Impastato, hannosvolto un seminario, dal titolo “Icrimini della globalizzazione”,che sviluppava un’analisi diversa:la diffusione del crimine è unprodotto dei processi diglobalizzazione che ha un forteeffetto criminogeno per dueaspetti fondamentali: l’incrementodegli squilibri territoriali e deidivari sociali, per cui gran partedel pianeta ha come risorsa unicao più conveniente il ricorso adattivit<strong>à</strong> illegali, e lafinanziarizzazione dell’economia,che rende sempre più difficile ladistinzione tra capitali illegali elegali. Questa è la ragione per cuiforme di criminalit<strong>à</strong> organizzata sisviluppano sia nelle periferie chenei centri. E fino ad oggil’esempio più significativo disviluppo dell’associazionismocriminale rimangono gli StatiUniti, che vengono considerati unmodello di capitalismo maturo, diprogresso e di democrazia.All’interno dei processi diglobalizzazione grandi masse dipopolazione sono costretteall’emigrazione e ad accettareforme di sfruttamento e di vera epropria schiavitù, che vanno dallavoro nero e non tutelato allamercificazione del corpo. E ilsesso mercenario, a cui ricorronomilioni di persone, si puòconsiderare come una forma dicolonialismo contemporaneo, unaesercitazione di potere su unCasablanca pagina 20


Traffico di esseri umani e organizzazioni criminalicorpo ridotto a oggetto.Il caso nigerianoLimitandoci alla Nigeria, negliultimi anni si sono formati gruppicriminali che possono essereconsiderati genericamente di tipomafioso (intendendo per tali,gruppi diprofessionisti delcrimine cheoperano all’internodi un sistemarelazionale) pergestire il traffico didroghe,utilizzando le retidegli emigrati etessendo rapporticon gruppicriminali storici odirettamente otramite gruppi esoggetti satellitari.Il 30 settembre 2011 a Palermo,nell’operazione Golden Eggs -uova d’oro – ( cioè gli ovuli pienidi cocaina inghiottiti dai corrieri)sono state arrestate 67 persone divaria nazionalit<strong>à</strong>: nigeriani,siciliani, tunisini, liberiani,sudafricani ecc, tra cui parecchiedonne. Secondo gli investigatori icapi dell’organizzazione erano unnigeriano, Francis Wiwoloku, eun palermitano, SalvatoreCastigliola.Tra gli arrestatic’erano 2 personaggi legati aCosa nostra.I trafficanti potevano contare sullacomplicit<strong>à</strong> di persone“insospettabili” che contribuivanoa costituire il sistema di rapportiindispensabile per la gestionedelle attivit<strong>à</strong>: cassiere era ilproprietario di un phone center,faceva da assaggiatore unimpiegato alle poste.L’immagine di Cosa nostradelineata dalle inchieste, primafra tutte quella che ha portato almaxiprocesso, è quella diun’organizzazione rigidamentestrutturata, gerarchica everticistica, diretta da unacommissione o cupola e alsommo un capo dei capi. Taleimmagine può aver coinciso incerti periodi con la realt<strong>à</strong> ecertamente è servita per portare abuon fine i processi degli ultimidecenni. Sullascenasiciliana Cosanostranon èl’unicaorganizzazionedi tipomafioso, ce nesonoaltre edessa stessa, dopo il periodo didittatura assoluta dei “corleonesi”,tende verso forme federative.Chi scrive, a proposito del ruolodella mafia nel contesto in cuiopera, ha parlato di “signoriaterritoriale”, un controllotendenzialmente totalitario sulleattivit<strong>à</strong> che si svolgono su un datoterritorio, comprese le relazioniinterpersonali. Ma questo nonsignifica che tutte le attivit<strong>à</strong>illegali debbono essere gestitedirettamente dalla mafia. Possonoesserci forme di convivenza e didivisione del lavoro con altrisoggetti e gli arresti di cuiabbiamo parlato ne sono la prova.Con un mondo criminale semprepiù complesso e articolato,abbiamo bisogno di aggiornare lechiavi di lettura.Questo vale in particolare per iltraffico di esseri umani e per latratta delle donne da avviare sulmercato del sesso. Alcuni datisulla tratta in Italia: le donnetrafficate sarebbero 70.000, di cui20.000 nigeriane. I clientiCasablanca pagina 21sarebbero nove milioni e ilfatturato annuo del sessomercenario sarebbe di 5 miliardidi euro l’anno. Come si vede unbusiness molto redditizio.La tratta delle nigeriane presentauna filiera complessa: si cominciacon il reclutamento, si proseguecon il finanziamento el’organizzazione del viaggio, perfinire con l’esercizio dellaprostituzione in forma coatta, divera e propria schiavitù, suimarciapiedi delle citt<strong>à</strong> italiane. Siè parlato di un capitale maschile edi una gestione femminile, nelsenso che i finanziatori sonouomini e al centro dell’impresadel sesso mercenario sono ledonne, le cosiddette maman. Sonospesso ex prostitute e sono delleimprenditrici criminali, con unruolo centrale all’internodell’organizzazione complessivadella tratta.Isoke Aikpitanyi, una ragazzanigeriana ex vittima della tratta,nel suo libro Le ragazze di BeninCity, scritto assieme allagiornalista Laura Maragnani,racconta che la sua disavventuracomincia con l’incontro con unavvocato, il cui studio è nellazona più ricca di Lagos, gi<strong>à</strong>capitale della Nigeria. L’avvocatole dice: “La nostraorganizzazione pensa a tutto,dalla casa al lavoro”.Tutto significa: i documenti (ilpassaporto, il visto), il viaggio intappe, i contatti in vari posti, lasistemazione nel paese in cui sitrasferiranno. Per affrontare lespese ci pensa uno sponsor e ildebito che si contrae, lievitato adarte, è una forma dischiavizzazione che inchioda ladebitrice per un certo numero dianni. Il lavoro promesso restaindefinito ma comunque tale daattrarre donne giovani egiovanissime che in Nigeriavivono in condizioni disagiate e


Traffico di esseri umani e organizzazioni criminalinon vedono prospettive, anche sealcune hanno studiato. Spesso percondizionare la donna si ricorre aun rito animistico, il woodoo,praticato da uno stregone.Associazioni etniche e settereligiose agiscono da agenzie dicoercizione, stigmatizzando comecolpa la disobbedienza e ilsottrarsi agli obblighi. Arrivate adestinazione le donne vengonoprivate dei documenti, chepossono servire per altre donne, esottoposte a un controllorigidissimo, che può essereeffettuato anche con microchipsottopelle. Spesso di tratta dragazze minorenni evergini che vengonostuprate. Lo stessotrattamento èriservato, anche conviolenze di gruppo, achi si rifiuta diandare in strada. Seci si sottrae, si ricorreanche all’omicidio.Sarebbero oltre 500 leragazze nigerianemorte o uccise in Italia.Minacciate e soggette alricatto e alla rappresaglianon sono solo le donne maanche le loro famiglie. Manon tutto è affidato all’usoo alla minaccia della violenza. Sicerca anche di creare consensocon il denaro che viene in partemandato alle famiglie che fingonodi ignorare l’attivit<strong>à</strong> delle ragazzee vedono migliorare le lorocondizioni di vita. Le mamansono insieme le carceriere e unmodello da imitare, almeno peruna parte delle donne prostituite.Sempre Isoke Aikpitanyi scriveche la tratta delle donne nigerianeè gestita “da una mafia potente emolto violenta, con aggancimolto, molto in alto”. E ricorda diaver chiesto aiuto al padre chelavorava presso un tribunale, chenon ha potuto aiutarla perché hadovuto prendere atto di questi“agganci”. Si tratta di corruzioneo di cointeressenza? E senzaquesti agganci, come potrebberooperare i gruppi criminali? Siripropone il quadro riscontratonelle aree in cui si sono sviluppatele mafie storiche. E cioèl’esistenza di un sistemarelazionale, vero punto di forzadelle organizzazioni criminali,antiche e nuove.A Palermo per anni il fenomenodelle donne prostituite non hadestato particolare attenzione,anche se la prostituzione di stradaè diffusa datempo evede assieme alleafricane le donne provenientidall’Est europeo, anch’essevittime di gruppi criminali. Si èdovuto attendere la morte di dueragazze nigeriane. La prima,Favour Nike Adekunle, ventunoanni, è stata uccisa da un clienteche è stato individuato e arrestatoe il suo corpo è stato trovatocarbonizzato a Misilmeri il 21dicembre 2011. Stava per sposarsie liberarsi dalla prostituzioneforzata. La seconda, LowetEward, ventidue anni, è statatrovata morta e seminuda su unmarciapiede della citt<strong>à</strong> il 6febbraio <strong>2012</strong>.Si sono svolte dellemanifestazioni e si è costituito unCoordinamento antitratta di cuifanno parte varie associazioni, tracui Pellegrino della terra cheopera a Palermo dal 1995 periniziativa del pastore evangelicoVivian Wiwoloku.Il Coordinamento ha chiesto chesi faccia chiarezza su queste mortie ha avuto un incontro con laquestura.Gli investigatori escludono che cisiano rapporti tra i nigeriani chesfruttano le donne e la mafialocale, che si limiterebbe atollerare la loro presenza.Secondo un anticostereotipo la mafia nonsi occupa diprostituzione. C’è unvecchio libro, Iricottari, del delegatodi polizia AntoninoCutrera, scritto nel1896, in cui si parladi sfruttatori dellaprostituzione,spregiativamentedenominati“ricottari”, “i qualipure essendomaffiosi in certiloro atti, nulla hanno in comunecon la maffia veramente detta, laquale ha ben altre cause edideali”.Quali sarebbero questi “ideali”non si capisce bene, se lo stessoCutrera, e il suo collega Alongi,nel descrivere le azioni deicomponenti delle “societ<strong>à</strong> dimalfattori” del tempo danno unquadro non proprio “idealistico”:sono degli assassini, capaci diogni sopruso, prepotenza eviolenza. E Cutrera, nel suo libropiù noto, La mafia e i mafiosi, del1900, scrive che “il mafiosopalermitano fa le prime armiarruolandosi fra i ricottari, cioèfra quelle persone, cheproclamandosi innamorati dellemeretrici, vivono nell’ozio e diprepotenza, alle spalle di quelleCasablanca pagina 22


Traffico di esseri umani e organizzazioni criminalidisgraziate donne, scroccandoloro tutto il possibile”. Eindividuava “due classi: “quellid’infima specie, che provengonodalla classe operaia, e quelli digrado più elevato, cheprovengono dagli studentitraviati”. Quindi lo sfruttamentodella prostituzione era una sortadi tirocinio preparatorio allacarriera mafiosa e venivaesercitato da soggetti che avevanoanche un tribunale per decidere incaso di controversie. Né più némeno come la mafia vera epropria.Ritorniamo al discorso gi<strong>à</strong>accennato di una mafiapolimorfica, non riducibilesoltanto a Cosa nostra, o aqualcosa di simile, gi<strong>à</strong> in queglianni. Niente esclude che la mafiaattuale possa interessarsi ancheoggi di prostituzione, come èdocumentato per altri gruppi ditipo mafioso. Le forme sono epossono essere diverse: lariscossione del pizzo, l’affitto dilocali, l’utilizzazione di canali erapporti sperimentati per altritraffici ecc. Come si diceva laprostituzione contemporanea è uneffetto della globalizzazione, vedeun’offerta organizzata e unadomanda diffusa e polverizzata,fenomeni che hanno pienacittadinanza in questo periodostorico e vanno analizzati construmenti flessibili, capaci dicapirne evoluzioni e mutamenti.Nuove forme di antimafiaLe condizioni di ipersfruttamento,di vera e propria schiavitùprodotte dal traffico di esseriumani e dalla tratta di donneprostituite, hanno suscitatoreazioni e mobilitazioni chepossono considerarsi, almenoembrionalmente, forme diantimafia sociale, assimilabili alleesperienze storiche che in Siciliasi sono espresse con le lottecontadine, dai Fasci siciliani delfine ’800 agli anni ’50 del secoloscorso. Il 25 agosto 1989 a VillaLiterno (Caserta) una banda dicriminali ha ucciso il rifugiatosudafricano Jerry Essan Masslo.Gli immigrati hanno organizzatouno sciopero contro il caporalato,una forma storica di sfruttamentodella manodopera agricola,successivamente a Roma ci sar<strong>à</strong>la prima manifestazione nazionaleantirazzista e la mobilitazioneotterr<strong>à</strong> l’approvazione della leggen. 39 del 1990 sulla condizionedello straniero in Italia.A Castelvolturno (sempre inprovincia di Caserta) il 18settembre 2008 dei camorristihanno ucciso sei africani, unferito ha collaborato con lagiustizia ed è stato arrestato ilcapocamorra latitante. Sono stateorganizzate delle manifestazionianticamorra. Così pure a Rosarno(Reggio Calabria) nel dicembredel 2008 ci sonostatemanifestazionidopo ilferimento di dueivoriani. Sono iprimi passi diuna nuovastagionedell’antimafialegata allecondizioni divita diimmigraticostretti alavorare in nero,sottopagati esenza nessunatutela. Il lorofuturo dipendedalla capacit<strong>à</strong> di autoorganizzarsi.Sul fronte della prostituzionecoatta e mercenaria tra leiniziative più significative c’èl’associazione delle vittime ed exvittime della tratta, costituitagrazie all’impegno di IsokeAikpitanyi. Ed è altrettantosignificativo che degli uominiabbiano cominciato a interrogarsie a mettersi in discussione comeclienti del sesso mercenario. Unariflessione che non può nonpartire dagli effetti che la mancataeducazione sessuale, o meglioun’educazione alla virilit<strong>à</strong> intesacome possesso e dominio, fruttodi tabù religiosi e di un poteremaschile millenario, ha prodotto econtinua a produrre, coniugandosicon forme di prepotere e disfruttamento che riproduconoschiavitù che sembravano d’altritempi e invece sono perfettamentefunzionali agli assetti della“modernit<strong>à</strong>” globalizzata. Diqueste cose si è parlato il 25giugno nel corso di un seminarioorganizzato dal Coordinamentoantitratta che si accinge a svolgerevarie attivit<strong>à</strong>, tra cui unacampagna di sensibilizzazione apartire dalle scuole.Casablanca pagina 23


… fammi venire in ItaliaFammi venire in ItaliaSono stanco di stare qui senzadomaniMara Bottini BernawiDalla Tunisia alla Palestina passando per l’Egitto. Il mito del Belpaese nei sogni di chi sta(comunque) peggio di noi.L’Italia vista dai migranti, è un miraggio. Un sogno. E tutti parlano di chi ce l’ha fatta.Vogliono provarci. Vogliono farcela. Forse riusciranno a mandare i soldi a casa, forsecompreranno la macchina, forse, forse…Ahmed è in Italia da undici anni:per arrivare qua ha sequestratouna barca. Equipaggio ecapitano costretti da un coltelloa lasciarlo sulle coste siciliane:in Tunisia ora lo aspettano seianni di prigione. Sta a Milano daundici e vende droga. Hanostalgia della famiglia e dellasua terra, manda i soldi a casama ormai parla italiano conl'accento milanese. Fadi eraquasi un bambino, a quindicianni l'Italia gli sembrava ilfuturo: figlio di pescatori,poverissimo, il padre si èaccordato con certi suoi colleghiche lo hanno accompagnato apochi metri dalla terra di Sicilia.Una nuotata ed è iniziata la suaavventura. Adesso ha ventitrèanni, vive da clandestino espaccia marijuana al parco.Slim è ingegnere e fa il badante,vive con una coppia di anzianifacoltosi in Piazza Missori, nelcuore meneghino, e progetta diaprire un ristorante.Mohammed cercalavoro, Ahmar èoperaio in unafabbrica di piastrelledel Modenese e haappena perso la casacomprata con ilmutuo, inagibile dopoil terremoto. Dormenelle tende come icompaesani emiliani econ loro va ognigiorno in Municipio,per sapere quando la suaCasablanca pagina 24famiglia avr<strong>à</strong> una nuovaabitazione. Le Autorit<strong>à</strong> parlanodi un paio d’anni.Noi, noi italiani, li vediamoarrivare sfiniti su navi difortuna, invadono Lampedusa,riempiono i centri diidentificazione, hanno faccebrunite e occhi scintillanti. Aipiù sembrano tutti delinquenti.Arabi, stranieri di lingua, facciae religione. C’è anche l’eco delpassato, quando i Mori eranonemici invasori. Tuttocontribuisce all’incomprensione,al pregiudizio, alla diffidenza.Io ho un marito arabo:palestinese da parte di padre,tunisina la mamma. Così liconosco di persona, questimigranti che guardano da Tunisiall'Italia e la sognano come unassetato cerca un bicchiered'acqua. Conosco i pusher delparco così come i molti chevogliono integrarsi nella societ<strong>à</strong>.Parrucchieri, piastrellisti,


muratori, negozianti, ristoratori.Vengono qua per reinventarsiuna vita.Non sognava nemmenopiù l’Italia Tarek al-TayebMohamed Bouazizi. Si èdato fuoco nel gennaio2011.Venditore ambulante esasperatodalla povert<strong>à</strong>, ha deciso la sceltaestrema. Dal suo gesto ha presoil via la Rivoluzione tunisinache tutti ricordiamo, terminatacon l'esilio del presidente ZineEl Abidine Ben Ali. Unpoliziotto di venticinque annioggi a Tunisi prende duecentoeuro al mese, un litro di lattecosta un euro e cinquanta.L'autarca nei suoi 23 anni dipotere ha trasformato (nelsilenzio/assenso internazionale)generazioni di giovani uomini inlupi affamati. Che affrontano viamare la sorte: morte, vita, lavoroo prigione basta che sia in Italia,lontano dalla terra amata, perfare i soldi. Per sé, masoprattutto per fratelli, sorelle,mogli, madri, padri.Ahmed, Slim, Mohammed,Fadi: tutti parlano sempre di chice la ha fatta. Dell'auto potenteche ha, della casa costruita aTunisi, degli abiti firmati. Non… fammi venire in Italiaimporta quanti altri siano ingalera, quanti persi per strada. Ilmessaggio sar<strong>à</strong> sempre che unoce l'ha fatta. E allora altri occhiscruteranno il mare, pronti aimbarcarsi. Qualcuno sar<strong>à</strong>cadavere, altri, accanto,festeggeranno l'approdo. Ferocinella loro giovinezza, impavidi,pronti a conquistare il sogno adogni costo. Faranno i pusher o icamerieri, i pizzaioli e gliimbianchini. Sarannometallurgici, lavoratoriinterinali, cassaintegrati o ladrisul metrò. Priorit<strong>à</strong> mantenere icari lasciati in Tunisia. E poiauto, casa, televisione, vestiti.Sperando di tornare a casa,prima o poi.Non solo Tunisia. La priorit<strong>à</strong> delpalestinese Kefah èvivere lontano dalcampo profughi diJenin dove ècresciuto. Gli scontricon i soldati e isettlers sonoquotidiani: parliamovia Skype, la voce èroca per i gaslacrimogeni, gliocchi rossi per ifumogeni. Vuolesolo andarsene.«Italia», ripete «Italia, fammivenire in Italia, sono stanco distare qui senza domani: ieri isionisti hanno ucciso miocugino. Aveva vent’anni. Quifacciamo la conta tra chi muoree chi resta».Yusuf da Gaza ha uguali parole.Khaled invece è egiziano, amicodi Facebook. Ha perso il lavoronella crisi economica postrivoluzionee post-Mubarak. Haquarant’anni, niente moglie efigli. Non può permetterseli. Miscrive lunghe chat e chiedeaiuto. Per venire in Italia,naturalmente.Prevale il senso di impotenza:come posso aiutarli. E poi ilpragmatismo: cosa faranno maiqui posto riescano ad arrivare. Idisoccupati? Ma dire che anchein Italia c’è una pesanterecessione, che il Paese è K.O.non li convince.Vogliono provarci.Vogliono farcela. A loroqui sembra meglio di dovestanno. E forse forse èanche vero.Sei vociNon fu il mare araccoglierciNoi raccogliemmo il marea braccia aperte.Calati da altopianiincendiati da guerre e nondal sole,traversammo i deserti delTropico del Cancro.Quando fu in vista il mareda un’alturaEra linea d’arrivo,abbraccio di onde ai piedi.Era finita l’Africa suola diformiche,le carovane imparano daloro a calpestare.Sotto sferza di polvere incolonnaSolo il primo ha l’obbligodi sollevare gli occhi.Gli altri seguono il talloneche precede,il viaggio a piedi è unapista di schiene.Erri De LucaCasablanca pagina 25


… da residenti a cittadini. No discriminazioneAdli, Abdul, Maomed…TuttiItalianiFulvio Vassallo PaleologoUna recente ricerca dell’ANCI contiene una tavola dal titolo assai significativo “Siamouguali solo se ce n’è per tutti”. Sulle modifiche introdotte da alcune regioni o enti locali, chesubordinavano la garanzia di alcuni diritti al possesso della cittadinanza italiana o allapresenza sul territorio da almeno cinque anni, il 41% dei rispondenti ha dichiarato è giustogarantire in primo luogo i cittadini italiani. Solo il 29% le ha definite discriminatorie edunque da condannare. Nell’ambito della campagna “L’Italia sono anch’io”, oltre cento milapersone sostengono che occorre superare la normativa vigente con una legge affinché coloroche nascono sul territorio italiano diventino cittadini italiani. Intanto un fenomeno moltorilevante e di cui si parla poco ci racconta che tanti minori pur avendo i requisiti perdiventare italiani al compimento della maggiore et<strong>à</strong>, non optano per l’acquisto dicittadinanza. Perché mancano le condizioni dell’accoglienza? Perché non comprendiamo iproblemi dell’integrazione? Perché in tema di asilo il nostro paese è totalmente analfabeta?Alla domanda sullepolitiche migratorie: unabuona parte dei rispondenticonsidera “ragionevole” untrattamento differenziato tracittadini italiani e stranieri,soprattutto quando sono“irregolari”, anche quandoad essere in gioco è ildiritto alle cure essenziali.E lo stesso si rileva anchenel senso comune semprepiù diffuso che ritienegiustificabilel’abbattimento di tutti idiritti di difesa quando sitratta di mettere in esecuzione iprovvedimenti di allontanamentoforzato. Di fatto migliaia dicittadini stranieri residenti inItalia da lungo tempo rimangonolontani dalla prospettiva diacquisto della cittadinanza e sonosoggetti al rischio di espulsioneCasablanca pagina 26anche quando risiedono dadecenni in Italia, vi hannofondato una famiglia, e quihanno visto nascere i proprifigli.Il dibattito sull’acquisto dellacittadinanza da parte deglistranieri nati o residenti inItalia da lungo tempo si è intantoinsabbiato nelle secchedella contrapposizione ideologica,o è diventato materiadi facile strumentalizzazionepolitica da parte dei partitiche su questi temi si sentonoimpegnati in una continua campagnaelettorale. Eppure diverseproposte concrete, immediatamentepraticabili, sono da tempo


… da residenti a cittadini. No discriminazioneall’esame dei partiti presenti inParlamento ed una forte mobilitazionepopolare è ancora rimastasenza esito.Come richiesto da oltre centomilapersone, nell’ambito dellacampagna “L’Italia sonoanch’io”, occorre superare lanormativa vigente con una leggein base alla quale coloro che nasconosul territorio italiano diventanocittadini italiani, ma non inmodo indiscriminato. In particolareoccorre prevedere l’acquistodella cittadinanza da parte di “chiè nato nel territorio della Repubblicada genitori stranieri di cuialmeno uno sia legalmente soggiornantein Italia da almeno unanno”, o, di chi è nato nel territoriodella Repubblica da genitoristranieri di cui almeno uno sia natoin Italia.”Si dovr<strong>à</strong> ritenere come requisitominimo che uno dei genitori abbiaun permesso di soggiorno di almenoun anno. Si dovr<strong>à</strong> riconoscereinoltre il diritto di cittadinanzaanche ai minori stranierinati in Italia da genitori privi di titolodi soggiorno o entrati in Italiaentro il decimo anno di et<strong>à</strong>, che viabbiano legalmente soggiornatofino al raggiungimento dellamaggiore et<strong>à</strong>, sempre che dichiarinodi volere acquistare la cittadinanzaitaliana entro due anni dalraggiungimento della maggioreet<strong>à</strong>.Si dovr<strong>à</strong> prevedere in particolareche lo straniero “nato in Italia oentratovi entro il decimo anno diet<strong>à</strong>, che vi abbia legalmente soggiornatofino al raggiungimentodella maggiore et<strong>à</strong>, diviene cittadinose dichiara di volere acquistarela cittadinanza italiana entrodue anni dalla suddetta data”. Esi devono costruire le condizionidi integrazione in base alle qualiquesta scelta possa essere liberamenteesercitata, a fronte del fenomenooggi sempre più rilevante,di tanti minori che, pur avendoi requisiti per diventare italiani alcompimento della maggiore et<strong>à</strong>,non optano per l’acquisto di cittadinanza.Come previsto dal disegno di leggedi iniziativa popolare, si dovr<strong>à</strong>prevedere che ”il minore figlio digenitori stranieri acquista la cittadinanzaitaliana, su istanza deigenitori o del soggetto esercentela potest<strong>à</strong> genitoriale, se ha frequentatoun corso di istruzioneprimaria, o secondaria di primogrado ovvero secondaria superiorepresso istituti scolastici appartenential sistema nazionale diistruzione di cui all'articolo 1,comma 1, della legge 10 marzo2000, n. 62, ovvero un percorsodi istruzione e formazione professionaleidoneo al conseguimentodi una qualifica professionale.Entro due anni dal raggiungimentodella maggiore et<strong>à</strong>, il soggettopuò rinunciare, se in possesso dialtra cittadinanza, alla cittadinanzaitaliana. Il minore di cui alcomma 2-bis, alle medesime condizioniivi indicate, diviene cittadinoitaliano ove dichiari, entrodue anni dal raggiungimento dellamaggiore et<strong>à</strong>, di voler acquistarela cittadinanza italiana”.Abbattere i pregiudizidella LegaPer combattere il clima di crescentediscriminazione la nuovalegge sulla cittadinanza dovr<strong>à</strong> offrireuna prospettiva a quanti lavoranoda anni in Italia, e rimuoverela legislazione imposta dalladestra leghista che ha reso semprepiù difficile l’acquisto della cittadinanzaper matrimonio.Il coniuge, straniero o apolide, dicittadino italiano dovr<strong>à</strong> potere acquistarela cittadinanza italianaquando, dopo il matrimonio, risiedalegalmente da almeno seimesi nel territorio della repubblica,oppure dopo tre anni dalla datadel matrimonio se residenteall’estero, qualora, al momentodell’adozione del decreto di cuiall’art.7, comma1, non sia intervenutolo scioglimento,l’annullamento o la cessazionedegli effetti civili del matrimonioe non sussista la separazione personaledei coniugi.Per una vera integrazione, perquella coesione sociale verso laquale tutti esprimono auspici,senza poi adottare comportamenticonseguenti, occorre offrire unaprospettiva concreta a tutti coloroche hanno maturato un determinatoperiodo di residenza in Italia,un passaggio dalla condizione diresidente a quella di cittadino, chesia reso meno discrezionale edancorato a requisiti reddituali e ditempo, di quanto è previsto oggi.Andr<strong>à</strong> quindi previsto l’acquistodella cittadinanza italiana, su propriaistanza, con decreto del Presidentedella Repubblica, su propostadel Sindaco del Comune diresidenza, per:a) lo straniero che risiede legalmenteda almeno cinque anni nelterritorio della Repubblica e che èin possesso del requisito reddituale,determinato con decreto delMinistro dell'interno, di concertocon il Ministro dell'economia edelle finanze, in misura non inferiorea quello prescritto per il rilasciodel permesso di soggiornoCE per soggiornanti di lungo periodo,ai sensi dell'articolo 9 delTesto unico delle disposizioniconcernenti la disciplina dell'immigrazionee norme sulla condizionedello straniero, di cui al decretolegislativo 25 luglio 1998, n.286, come sostituito dall'articoloCasablanca pagina 27


… da residenti a cittadini. No discriminazione1 del decreto legislativo 8 gennaio2007, n. 3;b) il cittadino di uno Stato membrodell'Unione europea che risiedelegalmente da almeno tre anninel territorio della Repubblica.Queste proposte per una nuovalegge sulla cittadinanza sono fruttodi una vasta mobilitazione, chesi è tradotta nella raccolta di oltrecento mila firme in calce ad unaproposta di legge di iniziativa popolare.Sarebbe tempo che il Parlamentotorni ad occuparsi di questamateria e che, se neppure suquesto tema sar<strong>à</strong> possibile legiferaredurante questa legislatura,ormai dominata dall’emergenzaeconomica, i singoli partiti in vistadelle prossimescadenzeelettorali assumanounaposizione precisa,impegniche gli elettoripossano valutareal momentodiesprimere leloro preferenze.Una riforma,quella dellalegge sulla cittadinanza,che dovr<strong>à</strong> essere seguitadal riconoscimento del dirittodi voto agli immigrati stabilmenteresidenti in Italia, e da una semplificazionedelle procedure per ilconseguimento del permesso disoggiorno per lungo residenti,passaggi per una cittadinanza pluraleche comporti il riconoscimentoeffettivo dei diritti fondamentalidella persona, contro le pratichediscriminatorie che, malgrado tuttele buone intenzioni che si predicanoin giro, si vanno diffondendosempre di più, sia nei rapportitra privati, che nell’ambitodi quella che ormai può chiamarsicome una vera e propria discriminazioneistituzionale, verificabiletutte le volte che gli immigrati ele loro famiglie entrano in contattocon una pubblica amministrazione.c) lo straniero regolarmente soggiornantenel territorio della Repubblicada almeno tre anni a cuisia stato riconosciuto lo status dirifugiato o di protezione sussidiariao di apolide .d) ai fini della attribuzione dellacittadinanza ai sensi delle lettereb) e c) l’interessato non è tenuto adimostrare alcun reddito.e) all’art.9 comma 1 della legge 5febbraio 1992, n. 91 le lettereb),d),e),f) sono abrogate.”Art. 5(Integrazione linguistica e socialedello straniero)1. Dopo l’art .5-bis della legge 5febbraio 1992, n.91, introdottodall’articolo 4 della presente legge,è inserito il seguente:“ art. 5-ter -(Integrazione linguisticae sociale dello straniero)1. Lo Stato garantisce l’offertaformativa per la conoscenza dellalingua e della Costituzione italianaper i cittadini richiedenti la cittadinanza.”2. Il Governo individua e riconosce,anche in collaborazione conCasablanca pagina 28le Regioni e gli Enti locali, le iniziativee le attivit<strong>à</strong> finalizzate asostenere il processo di integrazionelinguistica e sociale dellostraniero.”Art. 6. (Motivi preclusividell’acquisto della cittadinanza).1. L'articolo 6 della legge 5 febbraio1992, n. 91, è sostituito dalseguente:“art. 6. (Motivi preclusividell’acquisto della cittadinanza).- 1. Precludono l'acquisizione dellacittadinanza ai sensi degli articoli4, comma 2-bis, 5 e 5-bis:a) la condanna per uno dei delittiprevisti nel libro secondo, titoloI,, capi I,II, e III, del codice penale;b) la condanna per un delitto noncolposo ad una penasuperiore a due anni direclusione”c) la condanna per unodei crimini o delle violazioniprevisti dalloStatuto del Tribunalepenale internazionaleper l'ex Jugoslavia,firmato a New York il25 maggio 1993, o dalloStatuto del Tribunalepenaleinternazionaleper il Ruanda, firmato aNew York l'8 novembre1994, o dallo Statutoistitutivo della Cortepenale internazionale, adottato aRoma il 17 luglio 1998, ratificatoe reso esecutivo con la legge 12luglio 1999, n. 232.3. L’acquisto della cittadinanzanon è precluso quando l’istanzariguarda un minore condannato apena detentiva non superiore a treanni.4. La. riabilitazione o l’estinzionedel reato fanno cessare gli effettipreclusivi della condanna.”


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TAV – rapina e distruzione d’ItaliaAffari ad altissimavelocit<strong>à</strong>Gianni LannesLe linee ferroviarie che ci sono attualmente sono in grado di portare tre volte quel che cipassa adesso, ma non c’è domanda. In USA, il più grande sistema ferroviario merci delmondo viaggia a 30 chilometri l’ora, ed ha un enorme successo economico. In nome e perconto della TAV – una specie di Attila che tutto ciò che incontra cancella – si stadistruggendo di tutto e di più. Seccate o depauperate ben 73 sorgenti; colpiti e affondati sitidi interesse naturalistico europeo, come la millenaria Badia benedettina di Moscheta, dovel’acqua risale dalle gallerie alle vecchie sorgenti. Impatti idrogeologici indotti dai lavori discavo. Precarie condizioni di lavoro nei cantieri. Manganellate ai manifestanti che sioppongono alla TAV. Indebitamento smisurato. Affari per gli amici degli amici.C’era una volta “destra, sinistra ecentro”: Giorgio Gaber avevacolto nel segno tanto tempo fa.Prendiamo l’alta velocit<strong>à</strong>. Ilmeccanismo truffaldino ideato emesso in pratica dai governi dicentro sinistra e centro destra,nessuno escluso, è semplice. LaTav è, infatti, un modello che siimpone a scatola chiusa,un’evoluzione, molto sofisticatadi tangentopoli. La figura delgeneral-contractor ideato nel1991 dall’ex diccì Paolo CirinoPomicino (ministro e membrodella Commissione parlamentareantimafia) ha reso ogni cantiereun grandioso banchetto a cuipartecipano le grandi impresetricolore, le banche, le regioni, icomuni, i partiti e, ovviamente, leorganizzazioni criminalipropriamente dette. 90 miliardidi euro: il costo dei profitti delleimprese trasformati in debitopubblico.La legge obiettivo è statapromulgata dal governoBerlusconi (numero 443 del 27dicembre 2001) insieme alladelibera di attuazione del Cipedatata 2002, con la quale sidefinisce l’elenco delle operestrategiche, vengono introdottimodelli finanziari e contrattualigarantiti dal general contractor edal project financing.Il contraente generale è un“concessionario con l’esclusionedella gestione dell’opera”, ossiacostruisce ma poi non gestisce.Tradotto in parole povere: èderesponsabilizzato dalla qualit<strong>à</strong>e dalla durata dei lavori. Inoltrepuò agire in regime privatistico,affidando a chi vuole i lavori,senza gara pubblica e qualsiasicosa faccia non sar<strong>à</strong> mai accusatodi corruzione. Di più, essendo unprivato potr<strong>à</strong> far passare eventualitangenti per provvigioni. Il tuttoin barba alle norme europee sullatrasparenza degli appalti pubblici.I finanziamenti invece arrivanodal project financing, prestitiraccolti nel mercato finanziarioprivato. Ma qui si nasconde iltrucco: i prestiti sono totalmentegarantiti dal pubblico attraversoInfrastrutture Spa, societ<strong>à</strong> dicapitale pubblico, ma di dirittoprivato, e dal 2007, dalla Cassadepositi e prestiti.Chi paga i conti?I grandi profitti delle soliteimprese private li paghiamosempre noi, sotto forma di unindebitamento pubblico che hasuperato i 90 miliardi di euro, eper questo 13 miliardi in contante(l’1% del Pil) sono stati trasferitialla fine del 2006 per pagare partedegli interessi in conto capitale eper parte degli investimentieffettuati dal tesoro per Tav Spa.Ma il salasso degli ignaricontribuenti non si è arrestato qui.Infatti, con la Finanziaria delCasablanca pagina 37


TAV – rapina e distruzione d’Italia2007 altri 3.300 milioni sono statiprelevati per l’Alta velocit<strong>à</strong> finoal 2009. E così via fino ai giorninostri ed oltre.Prodi, Berlusconi & MontiChe qualcosa non filasse per ilverso legale nei cantieri Tavaveva iniziato a segnalarloFerdinando Imposimato, exmagistrato che nel 1996 avevapresentato una relazione suicantieri della Tav nella trattaRoma-Napoli, basata su indaginidi polizia, in cui denunciava lapartecipazione di impresedirettamente collegate alla mafia.Attraverso la scelta delle societ<strong>à</strong>concessionarie, che avviene pertrattativa privata, comincia ilballetto degli appalti e subappalti,per cui alla fine le ditte cheeseguono i lavori ricevono il 10per cento della cifra destinataall’Alta velocit<strong>à</strong>, il restante 90 percento va alle organizzazionicriminali e alla endemicacorruzione politica. Il dettagliospiega perché l’Italia è al primoposto in Europa per morti neicantieri, proprio a causa dellecondizioni di lavoro da terzomondo. Era di Pagliarelle inprovincia di Crotone, il giovane diappena 23 anni morto il 31gennaio 2000 nella trattaBologna-Firenze progettata daPietro Lunardi (il ministro cheaveva insegnato a “ convivere”con la Mafia)60 chilometri intunnel sotto l’Appennino, in uncontesto geologico delicatissimo,ormai stravolto, non hannogallerie parallele di soccorso e incaso di incidente o attentatodiventerebbero una trappola pertopi. I costi sono lievitati dai13,76 milioni di euro alchilometro previsti nel 1991 ai73,66 del 2006.Da allora, le condizioni neicantieri non sono mutate. La tortaall’epoca era di 10 mila miliardidi lire e andava spartita per seidecimi ai partiti ed il resto alleorganizzazioni criminali. Leindagini dello Sco (Polizia diStato) individuarono tra le ditteche l’Iri aveva fatto entrare nelconsorzio Iricav 1, la Iclaimpresa (propriet<strong>à</strong> di CirinoPomicino) che evidenziava straneconnessioni con esponenti delcrimine legalizzato. Nel 2007 ilministro Padoa Schioppa hasancito la collaborazione tra laCassa depositi e prestiti con unFondo infrastrutture formato danove banche e fondazioni comeIntesa-San Paolo, Unicredito,Fondazione Montepaschi,Fondazione Cariplo, LehmanBrothers e Goldman Sachs (gi<strong>à</strong>dipendente Mario Monti).Accuse Probanti«Nel 2002 il governo Berlusconiha modificato la definizione delcontratto di concessione sullabase del quale si basano leoperazioni di project-financing,affermando la possibilit<strong>à</strong> diaffidare in concessione larealizzazione di lavori pubblicicon una gestione per la durataaffidata senza alcun limite perquanto riguarda il prezzo che ilcommittente può garantire alprivato concessionario - spiegal’ingegner Ivan Cicconi, gi<strong>à</strong> dellaNuova Quasco che si occupa diqualit<strong>à</strong> degli appalti e sostenibilit<strong>à</strong>ambientale) - Mentre la leggeMerloni dal 1994 stabiliva chel’amministrazione pubblicapoteva dare a integrazione deiricavi che il privato ottieneattraverso la gestione un massimodel 50 per cento, dal 2002 questolimite è stato eliminato, di fattogarantendo alla fine il 100 percento dell’investimento. Ciòsignifica che l’amministrazionepubblica si assume in toto i costidell’opera che verranno scaricatinei bilanci futuri dei committentipubblici». Infrastrutture Spa èstata cancellata e riassorbita daCassa depositi e prestiti. «E’grazie a quella societ<strong>à</strong> inventatadall’allora ministro Lunardi -rivela l’ingegner Cicconi - chel’Unione europea ha aperto unaprocedura di infrazione per leoperazioni finanziarie in contrastocon le direttive europee sugliappalti pubblici e ha imposto dirimettere tutti i debiti, mutui etitoli dal 1994 al 2005 nei contipubblici».Così Trenitalia, Tav Spa, RsiSpa sull’orlo del fallimentoqualche anno fa, sono stateliberate dai debiti contratti,che sono stati assorbiti daCassa depositi e prestiti edunque sono rientrati nellacontabilit<strong>à</strong> pubblica.La collettivit<strong>à</strong> deve pagare larestituzione del debito e degliinteressi. Il paradosso è che cosìsgravate , questa societ<strong>à</strong> hannoattivato operazioni dello stessotipo. Dove? In Val di Susa.Affari e disastri ambientaliDisastri ambientali sono statipreordinati, annunciati e realizzaticon la connivenza dello Statoitaliano e dei vari governi. Ilprofessor Marco Ponti, docenteCasablanca pagina 38


TAV – rapina e distruzione d’Italiadi economia dei trasporti alpolitecnico di Milano non haalcun dubbio «E’ una folliainsensata, che fa inorridire per icosti: le linee ferroviarie che cisono attualmente sono in grado diportare tre volte quel che ci passaadesso, ma non c’è domanda e perfar quadrare i conti con l’altavelocit<strong>à</strong> ci vogliono grandi flussi,che non ci saranno mai. In Italiapoi si è scelto di far viaggiareanche le merci sull’alta velocit<strong>à</strong>;ma le merci in ferrovia non hannomica fretta. Il più grande sistemaferroviario merci del mondo,quello degli Usa - chiosa l’esperto- viaggia a 30 chilometri l’ora, edha un enorme successoeconomico. Da questa spesa nonrientra un euro: sono tutti soldi sasbafo. Per tappare il buco dell’altavelocit<strong>à</strong> hanno dovuto versargli13 miliardi di euro in contanti. LaComunit<strong>à</strong> europea ha sentenziatoche i debiti di Infrastrutture Spasono debito pubblico».Nel Mugello si sono seccate odepauperate ben 73 sorgenti;colpiti e affondati siti di interessenaturalistico europeo, come lamillenaria Badia benedettina diMoscheta, dove l’acqua risaledalle gallerie alle vecchiesorgenti. Ai danni evidenti dellaTav si aggiunge lo sfracellodell’Addendum, una serie diinterventi per “mitigare” gliimpatti idrogeologici indotti dailavori di scavo. 53 milioni di europer il Mugello finanziati con ilsolito sistema: dallo Stato per 27,5 milioni di euro e da Tav per245, 5 milioni di euro. Alloraperché perseverarenell’errore? Percolossali interessicostituiti. LaComunit<strong>à</strong>europea rendedifficilissimodistribuirequattrini alleimprese, se non con questimeccanismiperversi,concretizzati dall’onorata societ<strong>à</strong>mafiosa che domina il Belpaese.Golpe estivoLa denuncia è dell’associazioneItalia Nostra e del ComitatoNotunneltavFirenze.Semplicemente inquietante. IlPresidente della Regione Toscana,Enrico Rossi, con decreto datato15 giugno <strong>2012</strong>, toglieall’Assessorato all’Ambiente eriserva a se stesso le competenzesulla VIA (valutazione di impattoambientale) nonché sulla VAS(valutazione ambientalestrategica), peraltro senza alcunamotivazione. In singolaretempismo, all’indomani delledichiarazioni dello stessoPresidente Rossi sull’assolutanecessit<strong>à</strong> di procedere con le“grandi opere” infrastrutturali cheinteressano massicciamente laRegione, a partire dal nefastoprogetto di sotto-attraversamentofiorentino di TAV. “Nonvorremmo che quella dichiaratanecessit<strong>à</strong> comportasse losvuotamento degli strumenti dicontrollo e valutazione deiprogetti, fra cui appunto la VIA ela VAS” argomentano le dueassociazioni ambientaliste. Alcontempo, voci fondate e semprepiù insistenti parlano dellarimozione, che sarebbe gi<strong>à</strong>avvenuta, del Responsabile delSettore regionale competente perla VIA, per destinarlo ad altroincarico. Forse perché applicandole leggi e quegli strumenti dicontrollo e valutazione,costituiva un ostacoloagli appetiti deicementificatori?Non sar<strong>à</strong> perché, peresempio, con un attoesemplare, basato supareri tecnici di ARPATe Ministero, il Settore VIA hadato parere negativo all’utilizzoalla miniera di Santa Barbara delmateriale scavato nei tunnelfiorentini dalla fresa (Monnalisa)in quanto classificato comerifiuto? Questa classificazionerende impossibile l’inizio delloscavo delle gallerie, dimostrandola falsit<strong>à</strong> delle dichiarazioni ditutti quelli che vogliono questoprogetto ad ogni costo (dall’ADdelle ferrovie Mauro Moretti,all’ex ministro delle infrastruttureAltero Matteoli, all’ex assessoreregionale e attuale responsabiledel PD per le infrastrutture econsigliere del Fondo F2i,Riccardo Conti, fino alpresidente Enrico Rossi).Purtroppo i fatti denunciati, prividi motivazione, autorizzanodomande inquietanti. Si tratta diun atto gravissimo che non haprecedenti e che coinvolge unsettore tanto delicato proprio inun momento in cui non solo perTAV, ma per le più grandi opereinfrastrutturali della Toscana,sono in scadenza leautorizzazioni. Davanti a serie ecircostanziate difficolt<strong>à</strong> “lasoluzione del presidente Rossiapparefortementeantidemocratica e assai opaca;possiamo definire questi atti comeun piccolo golpe che svelal’ottuso e arrogante bisogno deifautori del tunnel di non fermarsidavanti a nulla” osservano gliecologisti. L’associazione ItaliaNostra e il Comitato Notunneltavsperano in un“sussulto di orgoglio delConsiglio Regionale perchéfermi questo vergognosotentativo di annullare ognicontrollo democratico eamministrativo”.Casablanca pagina 39


Quando l’uomo non ha argomenti… è solo violentoStopFemminicidioUn convegno per organizzarsiAdriana LaudaniUDI - CataniaTre mesi fa a Enna Vanessa Scialfa, di venti anni, venivaassassinata e il suo corpo buttato in un burrone dal suo convivente.“Femminicidio” l’ennesimo delitto di una serie troppo lunga.Femminicidio le tante vite di donne violate o spezzate, - quali “oggetti” privi di autonomovalore, se non quello segnato da chi crede di poterle possedere fino alla morte. QuanteVanessa, Maria, Gabriella, Giovanna, Roberta … ancora? Il “dramma invisibile” dellaviolenza sulle donne mostra i volti delle ragazze, delle donne che subiscono le violenze edesplode in tutta la sua drammaticit<strong>à</strong>. Bene, sbracciamoci per un grande movimento diRESISTENZA. Nessuna si deve sentire sola. E’ necessario che nessuna delle donne chesubiscono violenze si senta sola. Quella solitudine fisica che fa assoggettare quotidianamenteogni giorno un poco di più. NO eh?A circa tre mesi dal terribileomicidio di Vanessa Scialfa,commesso dall’uomo che dicevadi amarla, l’Amministrazionecomunale di Enna ha onorato ilprimo degli impegni assunti dalSindaco nell’immediatezza delfatto: un pomeriggio di riflessionetra i principali attori sociali eistituzionali del territorio, permeglio decidere un vero eproprio piano di azionecontro la violenzasulle donne. Unconvegno svoltosilunedì 25 giugno,nell’aula del Palazzo diGiustizia, alla presenza delpap<strong>à</strong> e della mamma diVanessa.Forse anche questo, ma nonsolo, ha determinatola vera estraordinaria cifra dell’incontro.Nessuna passerella di “notabili,solo interventi tesi a capire cosa sipuò e si deve fare per interventiefficaci contro la violenza digenere e il femminicidio in attonel nostro povero Paese.Così, dopo il Sindaco che haribadito la ferma volont<strong>à</strong> dideterminare nel corpo dellacomunit<strong>à</strong> unautenticorivolgimento,abbiamoascoltato ilProcuratoredellaRepubblicainvitare leassociazionidella societ<strong>à</strong>civile acostituirsi parteCasablanca pagina 40civile nei processi, nell’eserciziodei diritti/doveri che connotano lasfera della cittadinanza attiva; eassumere l’impegno a favorire laspecializzazione sulla materia dialcune/i inquirenti, nonostante lenote carenze di organico. Mentreper la sua parte, La Signora Prefettaoffriva a tutte le parti pubbliche eprivate interessate “un tavolo” tesoa determinare interventi coordinatie condivisi, tali da radicare nellavoro quotidiano di ciascuno lacultura di genere e la difesa dellelibert<strong>à</strong> delle donne e degli uomini.Sulla stessa linea si sono mossi ilQuestore e il presidente delConsiglio dell’Ordine degliAvvocati, che hanno chiaramenteindicato le azioni gi<strong>à</strong> attuate equelle programmate sul terrenodegli interventi preventivi e dellaqualificazione professionale; così


Quando l’uomo non ha argomenti… è solo violentocome l’Universit<strong>à</strong> Kore ha posto adisposizione del “tavolo” ilpatrimonio di dati, conoscenze ecompetenze costruito sugli stessitemi.In un rapporto di autenticasussidiariet<strong>à</strong> (che significaautonomia, parit<strong>à</strong>, integrazione)sono intervenute le Associazionidi donne, locali e nazionali, cheda anni si battono per i dirittidelle donne e contro ogni formadi violenza: in primo luogo“l’Associazione donne insieme diPiazza Armerina” e l’UDI.Alla Regione, presenteall’incontro attraverso l’Assessorealla Famiglia e una dirigentedell’Assessorato alle AutonomieLocali, tutti hanno chiesto direndere immediatamenteoperativa la legge regionalecontro la violenza di genereapprovata nel gennaio del <strong>2012</strong> edancora del tutto inattuata.Resistenza e concretezzaDi fronte ai dati quantitativi equalitativi che segnanol’escalation dei casi difemminicidio in Italia, alle tantevite di donne violate o spezzate, -quali, “oggetti” privi di autonomovalore, se non quello segnato dachi crede di poterle possedere finoallamorte - si pone di fronte a noiun’unica responsabilit<strong>à</strong>: realizzaregesti concreti in grado di alleviaredolore, di ridurre il numero dellevittime, di ripristinare i valoriessenziali della convivenza e dellacivilt<strong>à</strong>, di garantire i diritti e lelibert<strong>à</strong> delle donne.Per questo è necessario disporrein ogni territorio di una pluralit<strong>à</strong>di soggetti istituzionali e socialidisposti a costituire la rete ditutela delle donne, attraverso lamessa a disposizione dellecompetenze e dei poteri di cuiciascuno dispone. Così, se èindispensabile la presenza diassociazioni di donne in grado diascoltare e accogliere le donne indifficolt<strong>à</strong>, è altrettanto necessarioche a livello almeno provincialeesistano strutture fisiche in gradodi ospitare quelle che hanno lanecessit<strong>à</strong> di interrompereconvivenze o contiguit<strong>à</strong>pericolose; ovvero che leistituzioni siano in grado di offrireil sostegno economico e/ologistico che consenta ad unadonna minacciata o gi<strong>à</strong> sottoviolenza di sottrarsi al torturatore.Ma ancor prima è tempo diavviare nelle scuole unprogramma d’informazioneinformazionerivolto alleinsegnanti e una serie diinterventi, rivolti alle alunne eaglialunni, tesi a promuoverel’educazione ai sentimenti e lacultura di genere e delledifferenze.A promuovere, sostenere edattuare tutto questo si è impegnatal’UDI, insieme alle tante donne eassociazioni e istituzioni presential convegno, a partite dal mese disettembre. Se Enna diverr<strong>à</strong>, comesperiamo, un laboratorio in gradodi produrre pratiche buone perchéefficaci, sentiremo di avereonorato il debito di affetto cheabbiamo contratto con Vanessa econ le altre donne che hannosubito il suo stesso destino:vittime anche della nostraimpotenza ed incapacit<strong>à</strong>.La costituzione parte civile, nelprocesso per l’omicidio diVanessa, che l’UDI haannunziato, si inscrive all’internodi quella pratica politica chevuole muovere insieme valori econcretezza, nell’esercizio dellaresponsabilit<strong>à</strong> che ogni donnaassume verso di sé come verso lealtre.Casablanca pagina 41


Maria Teresa e la sua “banda”…Davide e GoliaMaria Teresa e NaniaGraziella ProtoUna giovane donna, smilza, mite, educata. Riservata. Timida ma, tenace. Ha sgominato labanda Bassotti. Una semplicit<strong>à</strong> impressionante. Una linearit<strong>à</strong> infinita. Una sincerit<strong>à</strong>sconvolgente. Niente slogan o, massimi sistemi per conquistarsi le simpatie di questo o quelgruppo. Niente teorie o, false ideologie. Maria Teresa Collica è semplicemente una donna.Una mamma. Una moglie. Il suo nuovo impegno, fare la sindaca di una citt<strong>à</strong> BarcellonaPozzo di Gotto che, fino ad oggi è stata conosciuta per le sue infiltrazioni mafiose, clubmassonici e un sistema di potere mafioso che teneva sotto scacco l’intera cittadina.E’ stata eletta sindaca a sorpresa,un cavallo sul quale oltre i suoisostenitori, nessuno puntava, anzi,inizialmente la sua candidaturadoveva servire per far uscire fuoriil PD con una sua candidaturaforte, invece il Partito di Bersanifino alla fine ha detto NI e lapiccola Maria Teresa è rimasta incampo Senza armature. Corazze ecorazzate. Tante piccole pietre perla fionda. Davide contro ilgiganteGolia. Comenellaleggenda, ilpiccoloDavide metteuna pietranella fionda e… zzzzs, ilgigante Goliacolpito allafronte crolla. Sprofonda Nania etutti i filistei, i Cassata, imassomafiosi, i poteri forti, lefalse associazioni culturali. Leditte amiche. Gli amici. I vassallie i valvassori. Tutti sbaragliati daquel 61% di consensi che nessunopensava potesse arrivare.Compresa la stessa candidataMaria Teresa Collica, laquarantaduenne presidente diCitt<strong>à</strong> Aperta, che con la suaelezione spezza dieci anni dipredominio della destra estrema emoderata. Via corde e cordate.Questa almeno la speranza.L’ufficio del Sindaco è al primopiano. Una stanza austera.Autorevole. Impersonale.Non sappiamo se MariaTeresavorr<strong>à</strong>personalizzarla. Intanto èbello vedere sulla porta diquella stanza la targhettablu con sopra il nome diuna donna. Non solo unproblema di genere, ma,di una persona al di fuoridella solita parrocchiache, da sessanta anni a questaparte ha governato la citt<strong>à</strong>. Laneosindaca è stata eletta con lacoalizione “ Voltiamo pagina”formata dall’Associazione Citt<strong>à</strong>Aperta, della quale Maria Teresa èportavoce, SEL, Italia dei valori,Casablanca pagina 42Rifondazione Comunista e PartitoSocialista. Il PD? Al primo turnonon c’era. “Sicuramente, elettoridel PD al primo turno mi hannovotato perché, un candidatoimposto dall’alto, non ha convinto, e ciò ha giocato a mio favore. Alsecondo turno invece, il PD si èschierato. Senza riserve. In modoincondizionato”. Ciononostantela coalizione del sindaco non haavuto il premio di maggioranzache scatta con il 50% al primoturno. Una stupidaggine dellalegge elettorale che certamentecreer<strong>à</strong> problemi.La nuova amministrazione diBarcellona Pozzo di Gotto,costituita e circondata per lo piùda quei giovani che nell’autunnoscorso subito dopo l’alluvione sisono sbracciati per liberare eripulire il paese dal fango,qualche fantasma l’ha gi<strong>à</strong>incontrato. Il famoso – pervicende giudiziarie (e quindipoco) – onorevole Dino Madauto,innanzi al nuovo che avanza, conla sua vecchia faccia tosta si èpresentato a palazzo municipale


Maria Teresa e la sua “banda”…per offrire supporto al progettoCollica. Picche!Una Sindaca Estremista?“Etichettarmi era facile. Sonostata classificata come donna diestrema sinistra perché non miappoggiava il PD. La maggiorparte della gente non miconosceva, mi ha conosciutoattraverso la televisione locale e ilcontatto diretto – dice MariaTeresa e racconta di come, ineffetti, la sua candidatura alleprimarie fosse quasi una strategiaper fare in modo che il PD invecedi continuare a dire Ni, facesseuna sua proposta forte, in passatoera successo che non avendo unaproposta unica siamo finitischiacciati.Questa volta l’AssociazioneCitt<strong>à</strong> Aperta ha proposto unadiscussione con tutti i partitidel centro sinistra molto tempoprima. Sul tavolo, l’ipotesi di unamia candidatura era l’unicaproposta condivisa, il partitodemocratico non fa una suaproposta e non partecipa finoall’ultimo. Facciamo le primarie esono rimasta io”.Un fatto casuale dunque? “ Si -risponde candidamente - perabbandono di campo deidemocratici. Quando ho vinto leprimarie scherzando mi sono dettasindaco per una notte”. Il limitefra ironia ed allegra sincerit<strong>à</strong> èmolto sottile. Non si capisce. Ciòche viene fuori invece è la suagrande infinita stanchezza. Non siè fermata un attimo dall’iniziodella campagna elettorale. Subitodopo, l’insedio al PalazzoLongano e la presa visione deiproblemi e delle condizionidell’amministrazione: Unatragedia. Una situazioneeconomica forse sottovalutata,sicuramente più grave di quanto sipotessepensare.Barcellona Pozzodi Gotto,è semprestatofeudopoliticodei Nania, impossibile fino ad ieriimmaginare di sradicarli, loro etutti i loro simpatizzanti, amici evassalli. Che cosa è scattato? Lacrisi totale della cittadina?L’alluvione che l’ha messo inginocchio? La voglia di riscattodai “padroni”? Oppure ibarcellonesi si sono stancati dicredere alle promesse dell’ultimomomento? “ Paradossalmentehanno creduto alla persona chediceva di non voler fare promesseanziché all’ennesimo tentativo digestione clientelare della politicache prometteva posti di lavoro ,soldi, qualunque tipo di favore –chiosa la dottoressa Collica -inoltre, hanno pagato il fatto dinon essere stati presenti .Eranoconvinti di continuare a gestire lapolitica così come è stato in tuttiquesti anni. Hanno avuto lapresunzione di pensare chechiunque fosse stato il candidato,avrebbe potuto godereautomaticamente del precedentepacchetto di voti, un patrimoniodi famiglia che si eredita. Loroavevano la certezza della vittoria,mentre noi avevamo come unicomodo di agire, farci conosceredai cittadini”.La stanchezza non le impedisce diparlare. Raccontare, spiegareperché, in tempi non sospettihanno cercato di avere il contattodiretto con le persone, partendodalle periferie, le zonealluvionate. Conquistarsicredibilit<strong>à</strong> e fiducia in unmomento in cui tutti sonosfiduciati nei confronti dellapolitica e l’anti politica la fa dapadrone, è statodifficile. “All’inizionon c’è stataaccoglienza,ascoltavamo i lorosfoghi, abbiamocoinvolto le categorie,le associazioni, igiovani le scuole .Abbiamo ascoltato facendo fareloro proposte e cercando di capirequali erano i loro reali bisogni.Piano, piano abbiamo assorbitotrasformato in proposte concretenel programma. Abbiamo chiestodi collaborare a questo nuovometodo alternativo. Quandoritornavamo c’era piùdisponibilit<strong>à</strong> nei nostri confronti”.Donne volontarie einfiltrazioni mafioseLa sensibilit<strong>à</strong> femminile, o lescelte femminili, hanno peso?Sono sempre vincenti? Oppurecomplicano la vita? Laneosindaca spiazza. Con moltaonest<strong>à</strong> intellettuale ed altrettantocandore manifesta il suo pensierosulle distinzioni di genere, “Amole capacit<strong>à</strong>, le idee. Le idee nonhanno sesso. Le due donne su seiche fanno parte della giunta nonsono state indicate dai partiti, leho volute io. I partiti hannoindicato solo uomini, io ho sceltoper le competenze. Le due donne,le due assessore, ci sono perchésono mia espressione … È gi<strong>à</strong>importante che ci siano più donneimpegnate in politica. In altricomuni sono state elette donnesindaco. Lo trovo importante edinteressante, perché per occupareposti di rilievo, le donne devonoesprimere capacit<strong>à</strong> maggiori, cioèdevono, essere molto più braverispetto agli uomini. Comunque, avolte manca la disponibilit<strong>à</strong> delledonne a candidarsi. Anche senelle amministrative c’è piùdisponibilit<strong>à</strong> ad accoglierle. NelleCasablanca pagina 43


Maria Teresa e la sua “banda”…nostre liste ne abbiamo candidatotante, molto meno di quantoavremmo voluto, ma essendopoco conosciuti non è stato faciletrovare donne che si volevanospendere con le nostre liste.Adesso sarebbe molto diverso”.Qualche nota di colore, su trentaconsiglieri c’è solo una donna delpdl. Lo staff della sindaca? Ungruppo di professionisti che sisono messi a disposizione per ilbene della citt<strong>à</strong>. Quello più vicinoalla prima cittadina solo donne esolo volontariato.Rigore. Risparmio.Partecipazione. Peresempio, perringraziare lacittadinanza “ giroquartiere per quartierecosì come ho fattoquando ho chiesto ilvoto, solo che adessolo faccio perringraziarepersonalmente nonattraverso un semplicemanifesto ( che per altro nonpossiamo fare), per programmaree dare risposte il più prestopossibile, far partire i laboratori diquartiere che serviranno perdiscutere le problematiche o leesigenze della zona per poi farliarrivare all’amministrazioneProporremo il bilancio partecipatosoprattutto perché viviamo in unperiodo di ristrettezze economico…”.Barcellona Pozzo di Gotto, ma, lamafia… i poteri forti … gli oscuripersonaggi che “giravano” inMunicipio? Le opere discutibiligi<strong>à</strong> finite o da finire? Con questanuova entrata, la mafia si sentir<strong>à</strong>disturbata? “Se penso didisturbare la mafia barcellonese?La cosa che mi sconvolge di più èla gestione della cosa pubblica, ilfatto di esternalizzare tutti servizinonostante 470 dipendenti. Non èil problema della mafia il piùurgente, sono i problemi diamministrazione.Leesternalizzazioni a tutti i costi no.Il personale va tutelato. … c’ègente che si lamenta perchéall’interno dell’amministrazionecomunale non lavora più, sta conle mani in mano, non è possibile.Il personale interno è moltovariegato, c’è chi potrebbe farel’elettricista, l’idraulico,l’operaio, invece, sono tutti dietrouna scrivania in modo daesternalizzare. Partiamo daquesto, penso che questo forsedisturber<strong>à</strong> la mafia, far<strong>à</strong> male adalcuni, ma devo farlo. Saròimpopolare? Non mi interessa”.A Maria Teresa piace parlare dicose concrete. Non evita lerisposte, solo che non si sente undon Chisciotte, ma una personachiamata a risolvere i problemi diamministrazione. Non necessitasvegliare fantasmi e giganti, hagi<strong>à</strong> preso visione della situazioneed è convinta che affrontando iproblemi sul tappeto, tutto il restovenga da sé. ”Le opere diqualificazione sono state fattesenza tenere conto delle esigenzee delle priorit<strong>à</strong>. Senza averechiaro in testa la destinazionedell‘opera riqualificata. Nonesistono parchi giochi, verde,tante opere sono finite ma nonfruibili. C’è dell’altro per questeopere abbiamo avuto un sacco difinanziamenti pubblici che cihanno procurato uno sforamento.Non per il personale, ma per ifinanziamenti considerati speseper l’investimento … per cosa?Per delle opere non fruibili. Molteopere sono ancora in cantiere,quindi uno sviluppo non sviluppo.Per le opere pubbliche non finite?Devo capire che tipo di ditta devoutilizzare, il registro delle impresefiduciarie non è aggiornato, siferma al 2003, devo affrontarel’emergenza, ma la legge miimpone di aspettare la prefetturaper quarantacinque giorniancora”.Fantasmi del PassatoGullotti, Cassata … personaggimolto discussi … parecchisussurri sull’antica appartenenzadella nuova sindaca alla tantodiscussa associazione CordaFratres …“Parliamone. Per Barcellona laCorda Fratres è stata unaassociazione culturale diriferimento … una realt<strong>à</strong>importantissima che per moltotempo ha avuto un ruolo cardineper assenza di altro. Al suointerno c’erano tanti personaggi,politicizzati e no, raccoglieva gliuniversitari che si volevanoimpegnare nel sociale. Chiunqueavesse voluto fare qualcosa,entrava nell’associazione.Casablanca pagina 44


Maria Teresa e la sua “banda”…Fondata da personaggi anche disinistra ... intellettuali …insomma era una associazione chefaceva da contrappeso al mondodi Santalco che imperava. Allorafui coinvolta da Franco Cassata,la cui qualit<strong>à</strong> è riconoscere lecapacit<strong>à</strong> delle persone. Per qualemotivo mi ero avvicinata allaCorda Fratres? A Barcellona nonesisteva nulla mi era stato chiestodi organizzare dibattiti,conferenze, convegni …l’impegno civico mi è sempreinteressato, prima stavo adassistere da casa. Per un certoperiodo il mio impegno era sololo studio, non avevo altri interessiche lo studio. Sia io che miomarito con il quale ero gi<strong>à</strong>fidanzata non abbiamo fatto altroche studiare. Ho vissuto meno perlo studio, per laurearmi. Ci siamolaureati in legge lo stesso giorno”.Il marito ufficiale dell’aeronauticalavora a Roma fa il pendolareperché lei ha scelto di rimanerenel suo paese, dove ha la sua casae un figlio di 5 anni a cuivorrebbe garantire un futuromigliore. Quindi il suo impegnopolitico.” Nel tempo è accadutoche con Cassata ci siamoscontrati sulle vicende che loriguardavano … ho preso ledistanze … per opportunit<strong>à</strong> horitenuto di rompere il rapporto diamicizia a prescindere dalledecisioni della giustizia. Non hopiù frequentato l’associazione”.La normalit<strong>à</strong> è gi<strong>à</strong>lotta alla mafia“Quando è morto Falcone eBorsellino ho scritto un pezzoper gli alunni di mia madre.Avevo 22 anni i bimbi,frequentavano la 5° elementare. Adistanza di venti anni me li sonoritrovati come sostenitori dellamia campagna elettorale. Fare unavita normale gi<strong>à</strong> per me è lottaalla mafia. Il non poter uscire dacasa la sera, non potere andare neilocali non è normalit<strong>à</strong>. Quindi iltornare a vivere normalmentesarebbe gi<strong>à</strong> una grossa vittoria”“Ho sempre pensato che le cosepossono cambiare se ci si metted’impegno. Alcune battaglie chefino a poco tempo fa eranoconsiderate impossibili…l’associazione antiracket, peresempio non era immaginabileparlare di pizzo a Barcellona ...bisogna impegnarsi in primapersona e i risultati si possonoottenere. Essere riusciti adoperare in unione, trovo sia ungrande successo. Il cambioall’interno di alcune istituzioni, leassociazioni, tutto ha contribuito aportare a fare e a volte anche avincerle, alcune battaglie,ostiche”.Maria Terersa cos’ dolce unabattagliera? “ Sì -e ride, più pertimidezza - sicuramente non mispaventa l’impegno, ma che te lofare non mi appartiene, nonascolto. Non fa parte del miomodo di pensare e di vedere lecose”. Come sindaca sogna diliberare una stanza per i figli deidipendenti. “Sar<strong>à</strong> difficile date leristrettezze economiche… “ .Infatti, da brava mamma emoglie, ha preso subito a cuore iproblemieconomicidell’amministrazione e tenta dirisparmiare “ Appena eletta sonoandata a Messina in pulman… aPalermo sono andata senzarappresentanza… dopo che hoconstato che il traffico la fa dapadrone ed è difficile trovareparcheggio utilizziamo lamacchina dei vigili urbani. Quelladel sindaco è alluvionata ... ”.Casablanca pagina 45


Palagonia … Bene ComuneBASTA “Accordicchi”si va a Vele Spiegate!Federica MottaApparentati? Con la piazza. Strumenti? Antimafia sociale. Obiettivo? Amministrare. APalagonia un piccolo centro in provincia di Catania si vive una specie di miracolo politico.Sembrava impossibile, invece, alle ultime elezioni la sinistra, quella vera, quella che inquesto paese non è mai esistita, ha sbaragliato tutti e dato una bella botta alle infiltrazionimafiose da sempre presenti nelle istituzioni. Valerio Marletta giovane, istruito, battagliero,ha messo la sua bella rossa bandiera fatta di ideali, sogni, trasparenza e competenza, sulpalazzo comunale grazie ad un lungo impegno politico, il rapporto diretto con la gente e unacampagna elettorale semplice.«Sono passati dodici anni daquando mi sono trasferito a Cataniaper l'Universit<strong>à</strong>. Ma nonho mai perso di vista il mio paese»,racconta.«E così come me, tanti altri ragazziche studiano fuori, ma perfortuna quando tornano a Palagoniasi sentono a casa».Da qui, infatti, è nato il CollettivoImpastato, attivo gi<strong>à</strong> da qualcheanno con l’obiettivo di fare antimafiasociale in paese.Trentadue anni, istruito e politicamenterosso. E' il nuovo sindacodi Palagonia, Valerio Marletta,la scommessa giovane del comuneetneo noto per essere statocommissariato due volte per mafiae, con l’arresto dell’ex sindacoFausto Fagone, finito al centrodell’inchiesta giudiziaria Iblis.Membro del consiglio provincialedi Rifondazione Comunista e conun passato da attivista all'internodei centri sociali di Catania (comeil CPO Experia, l’Auro e il Movimentostudentesco catanese),Valerio è uno dei giovani che inquesti anni si è battuto per unaPalagoniamigliore.Il risultato ottenuto alle urne dalgiovane di Rifondazione Comunistaè straordinario.Con il 73,43 per cento dei votiMarletta ha triplicato lepreferenze del suoavversario al ballottaggio,il candidato Francesco DiStefano. Una vittoria lasua, attesa e sperata daipalagonesi che lo hannoaccolto come «Valeriouno di noi!». Ladimostrazione che «uncambiamento è possibile anche aPalagonia, dove per vent’anni hagovernato la famiglia e la sinistranon è mai esistita, dove il poteremafioso nelle istituzioni è semprestato più forte di tutto», sostiene ilneo sindaco.E proprio il rapporto instaurato inquesti anni con la gente e latrasparenza delle intenzioni sono imotivi principali, secondo ilCasablanca pagina 46giovane sindaco, della fiduciadimostratagli alle urne.«La nostra è stata una campagnaelettorale semplice ma che haraggiunto tutti. Dal piccoloproduttore al bracciante, dallasignora con il marito in galera cheaspetta i servizi sociali al giovaneuniversitario», racconta.«Ci siamo apparentati con lapiazza e lo abbiamo fatto prima,organizzando un comizio ogni tremesi».Dialogare con le persone,ascoltarne i problemi edelaborare soluzioniassieme a loro.


Palagonia … Bene ComuneCosì Valerio ha costruito unafiducia politica fatta dipartecipazione. «Una delleproblematiche maggiormentesentite è sempre statal’inaccessibilit<strong>à</strong> alle istituzioni –spiega, infatti, il giovane sindaco– E la gente adesso voleva uno diloro, che fosse vicino».«Questo Comune ritorner<strong>à</strong> adessere dei cittadini», sono state leprime parole del giovane appenainsediatosi nell'aula consiliare.«Un risultato storico» ma ancheun lavoro impegnativo di cui lanuova giunta è consapevole. «APalagonia ci sono venti milioni dieuro di buco che vanno sanati –spiega Marletta - C’è poco, maanche quel poco decider<strong>à</strong> la gentecome gestirlo». Dallariappropriazione di alcuni spazipubblici per realizzare servizisociali e strutture autogestite, allapiù equa distribuzione delle tassecomunali. Ma anche la raccoltadifferenziata. «Siamo l'unicocomune a non farla – racconta –Perché a Palagonia è sempreapparsa come una cosaimpossibile da realizzare per viadelle infiltrazioni mafiose anchenella gestione delle discariche.Dimostrare che si può faresarebbe un’altra risposta dicambiamento».«E' finito iltempo degliaccordicchi. Ilnostro non sar<strong>à</strong>più il consigliodei ricatti»,ribadisce Marletta. «Fareantimafia, proporre uncambiamento culturale nell’otticano global del pensare globale eagire locale» per fare di Palagoniaun vero bene comune, come da“La mafia è unamontagna di merda”slogan di campagna elettorale. Ilvento è cambiato e le vele sonospiegate.E’ la primavera diPalagonia.Casablanca pagina 47


Il Pride di Palermo, Partecipazione, Proposta e Festa dei dirittiPolitiche e pratiche per lapiena cittadinanza dellepersone LGBTCarlo VerriPresidente Associazione OmosessualeArticolo Tre PalermoIntervento di apertura del dibattito tra il Comitato Palermo Pride e parte consistente dellaGiunta comunale di Palermo, tenutosi al Pride Village giovedì 21 giugno, sulle iniziative daintraprendere nell'immediato futuro in favore del superamento delle discriminazioni dellepersone LGBT.Questo dibattito per noi ha un'altavalenza politica. Alta valenzapolitica per due motivi:1. Allo stato attuale a livello diparlamento nazionale qualsiasiprovvedimento riguardante letematiche LGBT trova la stradasbarrata, quindi le associazioniche desiderano comunque agire inqualche modo per ilmiglioramento dellecondizioni di vita deisoggetti LGBT hannoun’unica possibilit<strong>à</strong> diinterazione con le istituzioniche può portare a qualcherisultato immediato: lavorare– ove il contesto territorialelo consenta – con gli entilocali; agire dal basso ediffusamente anche per cercare dicreare un largo movimentod’opinione, un’opinione pubblicache si esprima in netto favore diun’attivit<strong>à</strong>legislativaparlamentare sui nostri temi,opinione che serva quindi ancheda stimolo e da pungolo neiconfronti della rappresentanzanazionale.2. Questo di oggi è il primomomento di discussione e diconfronto pubblico che noiassociazioni LGBT abbiamo conla nuova amministrazionecomunale; cercheremo disfruttarlo al meglio: dopo questamia breve introduzione passerò laparola agli assessori (AgneseCiulla, Barbara Evola, GiustoCatania e Francesco Giambrone)per un primo giro di interventi perpoi lasciare spazio al dibattito.Le associazioni LGBT,innanzitutto, da questaamministrazione comunalechiedono un forte atto didiscontinuit<strong>à</strong>rispettoall’atteggiamento mantenuto dallaprecedente amministrazione neinostri confronti. Per discontinuit<strong>à</strong>Casablanca pagina 48noi intendiamo la fine diprovvedimenti e prese diposizione di natura meramentesimbolica. Ormai da anni lapolitica di questo Paese a tutti ilivelli ci elargisce, di solito,graziosamente solo gravi offesealla dignit<strong>à</strong> umana alternate ainutili e dannose prese diposizioni dal portato solosimbolico. Dico dannose, perchéconsolidano di fronte all’opinionepubblica un’immagine di estremadebolezza della componenteLGBT di questo Paese, perchéstanno lì a dimostrare che non siriesce ad ottenere mai nulla chemodifichi in meglio le nostre realie concrete condizioni di vita. E seun soggetto è palesemente debolediviene sempre di più e piùfacilmente bersaglio didiscriminazioni, violenze eattacchi. Noi ci auguriamodunque che da Palermo possaarrivare un contributo importanteper l’inversione di questa nefastatendenza. Per far ciò non partiamoda zero e di certo, però, non bastala decisione della giunta appenainsediata di sostenere il Palermo


Il Pride di Palermo, Partecipazione, Proposta e Festa dei dirittiPride fornendo a titolo gratuitialcuni servizi. Un primo passo piùsignificativo sarebbe sicuramenterappresentato dall’impegno delComune per rendere finalmenteoperative le mozioni approvatedal Consiglio comunale uscente,nella precedente sindacaturarestate lettera morta: quindimigliorare e tradurre in attiamministrativi concreti ilcontenuto delle due mozioni: unacontro l’omofobia e l’altra sulregistro delle unioni civili. IlComune si deve fare promotore dicampagne di informazione esensibilizzazione dei cittadini sulproblema dell’omofobia e aderirealla rete nazionale delle pubblicheamministrazioni contro lediscriminazioni per orientamentosessuale e per identit<strong>à</strong> di genere,deve ovviamente e prima di tuttosensibilizzare e formare il suopersonale sulle tematiche LGBT,in primo luogo i dipendenti che sioccupano di erogare servizi alpubblico. Le esperienze sulterritorio nazionale, alle qualirifarsi, sono per esempio quelle diTorino e del XI Municipio diRoma. Auspichiamo che ilComune si faccia promotore diun’iniziativa, presso le altreistituzioni interessate che operanosul territorio, per dar vitafinalmente all’osservatorio sullediscriminazioni e aggressionicontro le persone LGBT.Abbiamo poi bisogno di unregolamento per il registro delleunioni civili, che facciaespressamente discenderedall’iscrizione ad esso dei soggettil’accesso per loro a tutti i serviziche il Comune eroga nei piùsvariati campi: sociale,assistenziale, sanitario, educativo,senza alcuna discriminazionerispetto ai nuclei familiari fondatisul matrimonio. Un regolamentoper il registro che preveda comenecessario per l’iscrizione solol’espressione della volont<strong>à</strong> deisoggetti costituenti l’unione e nonun umiliante, discriminatorioperiodo minimo di convivenzaprecedente all’iscrizione,prerequisito lesivo della dignit<strong>à</strong>delle persone. Con l’inserzione diquesti elementi, può risultare utileil testo del regolamento per leunioni civili licenziato a Napoli.Speriamo che il testo a cui stannolavorando a Milano li contenga.È chiaro dunque che questaamministrazione comunale diPalermo ha la grande opportunit<strong>à</strong>di indicare per prima al Paese unaben determinata via per ilprogressivo riconoscimento deidiritti LGBT; di certo siamoconsapevoli che – come recita iltitolo di questa iniziativa- “lapiena cittadinanza” sar<strong>à</strong> raggiuntasolo sul piano legislativonazionale. Perché questaamministrazione si instradi bene,essa ha bisogno di segnarerispetto alla precedente un’altraforte discontinuit<strong>à</strong>. Negli anniprecedenti è mancata una leale,chiara, aperta e costante modalit<strong>à</strong>di comunicazione tra il Comune ele associazioni, nonostante lachiedessimo costantemente. Allevolte questo è successo anche conpezzi dell’opposizione che non cihanno informato adeguatamentesulle azioni che intendevanointraprendere in ambiti che ciriguardavano direttamente. Tuttociò evidentemente non deve piùaccadere, se l’amministrazioneintende operare al meglio, devecollaborare con le associazioni eascoltarle: non si può tra l’altropretendere – da parte del Comune,degli assessori e dei futuriconsiglieri - di costruire un largomovimento di opinione in favoredi determinate misure, senzaadeguatamente coinvolgere lerealt<strong>à</strong> che vengono da essepienamente investite. Concludo:la mia introduzione vi sembrer<strong>à</strong>un bel libro dei sogniirrealizzabili, anche alla luce dellenote ristrettezze di bilancio.Soprattutto perché, la via da noiora indicata di riconoscimento deidiritti LGBT non ha alcun sensose non inserita all’interno di unpiù generale e universalisticopiano comunale per lo svilupposocio-culturale che torni adoccuparsi del benessere di tutti icittadini e di tutte le cittadine(includo in questa categoria anchei migranti). Ebbene, riteniamo chemolte cose si possano fare, con unminimo di esborso finanziario macon un massimo di volont<strong>à</strong>politica. Per esempio, per iniziare,in materia di sensibilizzazione, ilComune potrebbe aderire allaproposta da pochissimo lanciatadall’Uff. Nuovi Diritti CgilSicilia, insieme al Palermo Pride,di una raccolta firme per unalegge di iniziativa popolare perl’estensione della legge Mancinocontro le discriminazioni al reatodi omofobia. Per quanto riguarda,poi, le iniziative per lasensibilizzazione e formazionedel personale del Comune sulletematiche LGBT, è stato istituito,secondo disposizione di legge, inseno all’Amministrazione il CUG(Comitato unico di garanzia) cheunifica e sostituisce i due vecchicomitati pari opportunit<strong>à</strong> e dicontrato al mobbing. Quindiesiste gi<strong>à</strong> all’interno del Comuneun organismo paritetico (datorialee sindacale) che si occupa anchedi lotta alle discriminazioni perorientamento sessuale e peridentit<strong>à</strong> di genere, non ve ne èquindi bisogno di un altro.Casablanca pagina 49


Il Pride di Vienna…Tacchi a spilloaborto e diritti LGBTInes Rieder(Traduzione di Vincenza Scuderi)A Vienna lungo il Ring quest'anno il Pride è più vivace, più acceso della Maiaufmarsch (lasfilata del 1° maggio) dell'SPÖ (Partito Socialista Austriaco) di Vienna. Per un mese intero itram girano per la citt<strong>à</strong> con bandiere arcobaleno svolazzanti, per il Pride, l'azienda deitrasporti di Vienna (le Wiener Linien) mette a disposizione vagoni decorati e festanti. Glisponsor danno volentieri il loro contributo. Al Rathausplatz, la Piazza del Municipio,quest'anno per la prima volta è stata autorizzata la costruzione del Pride Village che hapreceduto la sfilata e qui si è svolta quest'anno la manifestazione di chiusura. Insomma unagrande festa. Un grande e allegro raduno per una istanza politica molto molto seria.Tacchi a spillo, aborto e dirittidelle persone omosessuali: nonsono elementi messi assieme inmodo arbitrario, bensìrispecchiano la politica mondiale,che vien fattacontro/con/attraverso il corpodelle donne/delle lesbiche.La presenza delle più assurdescarpe coi tacchi a spillo neglispazi pubblici indolenzisce eatrofizza i piedi delledonne, impedendo lapartecipazione allemanifestazioni in cui sitiene testa aifondamentalismirecrudescenti.In un'Europa ancorarelativamente laica –esclusi alcuni angolioscuri – al momento nonviene condotta alcunabattaglia contro larecriminalizzazionedell'aborto. Mi chiedo per quantoancora quest'Europa sar<strong>à</strong>risparmiata dai recrudescentifondamentalismi religiosi, comesta accadendo ad esempio negliUSA o in Turchia.Per quel che riguarda i diritti dilesbiche e gay siamo secondo mealle più assurde alleanze ediscussioni – e anche in questocaso al centro vi è, in ultimaanalisi, il corpo, in particolare ilcorpo delle donne con la suacapacit<strong>à</strong> riproduttiva, poiché solocome tale è degno di interesse perle istanze religiose e statali – ladonna, che sia lesbica o etero,deve partorire, e se non lo fa piùall'interno di una riconosciutaCasablanca pagina 50relazione eterosessuale alloradeve farlo in una riconosciutarelazione lesbica.Ne è passato di tempo da quandomolte lesbiche si irritavano perquelle trans che ostentavano inmodo facile la cosiddettafemminilit<strong>à</strong>, e le “lesbiche colrossetto” nel frattempo hannodeciso di portare anche loro itacchi a spillo.Ne è passato di tempo ancheda quando le femministeesercitavano una criticaprofonda sul matrimonio esulla famiglia borghesi esulle leggi che ne derivano– nel frattempo queste vocisono state surclassate dalgrido fragoroso di chichiede la parificazionegiuridica del matrimonioper gay e lesbiche.All'inizio coloro che, donnee uomini, difendevano ilprincipio matrimoniale patriarcalesi opponevano con veemenza aquesto sviluppo “contro natura”,ma nel frattempo sembra abbiano


scoperto che è meglio unirsi allelesbiche e ai gay che voglionomettere su famiglia, per salvarecosì la famiglia davanti allo Stato.E così sfiliamo insieme durante ilPride e con “Pride” a Viennalungo il Ring. Quest'anno il Prideè più vivace, più acceso dellaMaiaufmarsch (la sfilata del 1°maggio) dell'SPÖ (PartitoSocialista Austriaco) di Vienna.Le lavoratrici e i lavoratori dellacitt<strong>à</strong>, che una volta per la “ViennaRossa” la mattina del 1° maggiosi alzavano presto per percorrereil Ring e sfilare in massa davantial Municipio, nel frattempo sonomorti o sono diventati troppovecchi per esporsi alla fatica diuna manifestazione.Le persone più giovani di loro lamattina presto di un giornofestivo preferiscono rimanere aletto a chiedersi chi abbia“annacquato” tutti i diritti che unavolta spettavano a lavoratricie lavoratori. Preferisconoattendere e sfilare lungo ilRing in un pomeriggio ditarda estate ballando inmezzo al baccano.Una volta le autiste e gliautisti dei tram decoravanocon orgoglio i loro tram peril 1° maggio – adesso lidecorano per il Pride.Un mese intero i tramgirano per la citt<strong>à</strong> conbandiere arcobalenosvolazzanti, per il Pridele Wiener Linien(l'azienda dei trasporti di Vienna)mettono a disposizionevagoni decorati e festanti.Sfilano così con altre aziendepubbliche – l'azienda per lagestione dei rifiuti gi<strong>à</strong> daanni è orgogliosa dioccuparsi delle pulizie sottola bandiera arcobaleno. Che iIl Pride di Vienna…Verdi e l'SPÖ partecipino – nelcaso dei Verdi l'intero partito, perl'SPÖ singoli funzionarie efunzionari,mentrel'amministrazione comunale e ilgoverno nazionale non sonoancora mai apparsi – hatradizione: la Parata delChristopher Street Day percorredal 1996 il Ring, e possiamodunque parlare assolutamente ditradizione. Ora si aggiungono nonsolo organizzazioni e aziende inqualche modo comunquecoinvolte, bensì anche l'ÖBB (leFerrovie dello Stato Austriache) eaziende del settore informatico.Alla fine si raccolgono tutti alRathausplatz, la Piazza delMunicipio – la piazza che unavolta reclamava grande rispettopolitico negli anni è diventata lapiù grande fiera di Vienna. Qui sivende tutto quello che può esservenduto a buon mercato, qui sioffrono cibi, bevande, film emusica – tutto regolato esorvegliato dal comune. Quiquest'anno per la prima volta èstata autorizzata la costruzione delPride Village che ha preceduto lasfilata e qui si è svolta quest'annola manifestazione di chiusura.Il movimento LGBT è arrivatotranquillamente nel mondo deiconsumi. Gli sponsor dannovolentieri il loro contributo – conle vendite lo recupereranno dicerto. Tutti sappiamo chedobbiamo bere e le aziendeproduttrici di bevande hannotrasformatoquestaconsapevolezza in profitto. Cosìci possiamo inebriare gi<strong>à</strong> duranteil giro completo del Ring – percosì dire a mo' di rinascita del 1°maggio socialista – come allesagre o al Mercato natalizio sulRathausplatz. Tutte dimostrazionidi una serena convivenza con loStatus Quo?Ritorniamo agli anniCinquanta e invece dellafelicit<strong>à</strong>familiareeterosessuale celebriamosemplicemente la felicit<strong>à</strong>della famiglia omosessuale,perché in ultima istanza perlo Stato si tratta solo dellaconservazione della felicit<strong>à</strong>familiare e non del tentativodi realizzare utopie.Posso solo sperare che presto sidir<strong>à</strong> di nuovoaddio alle scarpe coitacchi a spillo e chesaranno gettatenell'immondizia dellastoria, poichédecisamente non sonoadatte per fare larivoluzione.Casablanca pagina 51


La chiamano “malanova” – la storia di Anna Maria ScarfòTi hanno violentata?Devi pentirtiFranca FortunatoLe infilarono la pistola in bocca e la minacciarono di morte se avesse parlato. La storia diabusi e violenze su Anna Maria Scarfò, la ragazza di San Martino, piccola frazione diTaurianova, in Calabria, ha avuto inizio nel 1999, quando aveva appena tredici anni e tantisogni in testa. Per aver denunciato i suoi stupratori, tra cui alcuni mafiosi, si è ritrovato tuttoil paese contro. Lei e la sua famiglia hanno subito minacce e violenze di ogni genere. Unastoria che lei ha affidato alla giornalista di Repubblica, Cristina Zagaria, che ne ha fatto unlibro “Malanova – La ragazza del Sud che ha avuto il coraggio di denunciare un interopaese”.“A tredici anni ero troppopiccola per capire. Anche ora,non sono molto più grande, maquesti tre anni sono statilunghissimi, infiniti e orasono grande abbastanzaper capire una cosa: miasorella non la devonotoccare”.Sono queste le parole con lequali Anna Maria comincia ilsuo racconto ai carabinieri.Tutto ha inizio con unragazzo di cui lei si fidava.Quando le dice di amarla edi volersi fidanzare, lei glicrede.A tredicianni crede nell’amore, credenegli uomini, e sogna ilgiorno del suo matrimonio.Quando le chiede di andare afare un giro in macchina, leilo segue. Arrivati incampagna, scopre che adaspettarli c’è un altro ragazzo e lefanno proposte “oscene”. Lei noncapisce, è sconvolta, delusa. Daquel giorno entra in una spirale diviolenze “inaudite”, da cui trover<strong>à</strong>la forza di liberarsi solo dopo treanni di abusi e stupri. I suoiaguzzini, che con il tempoaumenteranno, forti di una culturamaschile che li vuole “predatori”per diritto naturale, in quantoDecide così di raccontare tutto al parroco,don Antonio, a cui chiede di fermarequegli uomini. Il prete, invece, ferma lei.Si preoccupa dello scandalo che potrebbenascere e la invita al pentimento. Decidedi affidarla a una suora, suor Mimma, acui racconta che Anna Maria ha fattosesso con un uomo più grande ed hapaura di essere rimasta incinta.uomini, nel paese godono dirispetto. Sono bravi lavoratori.Alcuni sono sposati o fidanzati,altri sono mafiosi e girano con lapistola in tasca.Ungiorno gliela infilano in bocca e laminacciano di ucciderla se parla.Casablanca pagina 52Il prete e la monaca:Devi Pentirti!Subito dopo la prima violenzavorrebbe parlarne allamadre e al padre, ma hapaura che la caccino dicasa. Decide così diraccontare tutto alparroco, don Antonio, acui chiede di fermarequegli uomini. Il prete,invece, ferma lei. Sipreoccupa delloscandalo che potrebbenascere e la invita alpentimento. Decide diaffidarla a una suora,suor Mimma, a cuiracconta che AnnaMaria ha fatto sesso conun uomo più grande edha paura di essererimasta incinta. La suora, dopoaverle fatto il test di gravidanza,risultato negativo, pensa diallontanarla dal paese e la porta inun collegio di suore a Polistena.Ma lì non viene accettata, perché“non è vergine” e potrebbeinfluenzare negativamente le altre


La chiamano “malanova” – la storia di Anna Maria Scarfòragazze.Anna Maria non capisce. Non saneppure cosa voglia dire “nonessere vergine”. Dopo quella voltala suora non è andata più da lei elei non è tornata in chiesa. Fallitoil tentativo di chiedere aiuto alprete. Le violenze continuano.Anna Maria ha paura, teme cheraccontino tutto in giro e possafarsi unabruttafama,pensa chese non li“faarrabbiare, se liaccontenta, loromanterranno ilsegreto”.Dopo treanni diabusi, decide di dire basta quandole propongono di portare anche lasorella di tredici anni. E’ l’amoreper lei che le d<strong>à</strong> la forza di parlaree denunciare. Non vuole chefacciano alla sorella quello chehanno fatto a lei. Lavorava in unarosticceria a Taurianova. Era il 15settembre 2002, quando entra nellocale il maresciallo deicarabinieri. Gli si avvicina e glidice che deve parlargli. Il giornodopo entra, per la prima volta, incaserma.Anna Maria scopre così, dentrodi sé, l’amore per la sua libert<strong>à</strong>,grazie a sua sorella. Liberata daogni senso di colpa, denunciacoloro che le hanno rubatol’adolescenza, rompendo l’omert<strong>à</strong>e lasciando sbalorditi i suoiaguzzini e le loro donne. Questaesperienza le dar<strong>à</strong> coscienza econsapevolezza della forza dellerelazioni tra donne, con cuiaffronter<strong>à</strong> il processo e le donnedel paese, che si metterannocontro di lei, la insulteranno, laminacceranno, la isoleranno, percostringerla ad andare via dalpaese. Anna Maria sar<strong>à</strong> creduta,prima dai carabinieri, cheavvieranno le indagini earresteranno i suoi stupratori, epoi dal giudice che li condanner<strong>à</strong>.I suoi aguzzini, sin da subito,tentano, con minacce di morte allasua famiglia, di costringerla aritirareladenuncia, manon ciriescono. Gliaccusativengonoarrestati erinviatiagiudizio.I genitori dilei, impauriti, le chiedono diritirarla, ma di fronte alla suadeterminazione, la madre siassocia alla denuncia della figlia.L’AvvocataUna donna, Rosalba Sciarronesar<strong>à</strong> la sua avvocata. Dallarelazione con lei Anna Mariatrarr<strong>à</strong> la forza necessaria peraffrontare il processo, in cui idifensori degli accusaticercheranno di trasformarla davittima in carnefice.Il paese si ribella, a partire dallemogli, madri, sorelle, parentidegli imputati. Nessuna di loroaccusa i propri uomini, ma tutte siscagliano contro Anna Maria, readi averli denunciati.Per tutte è la “malanova”, la“ragazza facile”, la “puttana”,la “rovina” famiglie. I primi seiarrestati arrivano al processocon rito abbreviato.Anna Maria è determinata.“Voglio riprendermi la mia vita... Ora per tornare a respirare hobisogno che il giudice mi creda”.Sar<strong>à</strong> creduta e i suoi aguzzinisaranno condannati in primo esecondo grado. E in via definitivail 6 dicembre 2007. Alla fine delprocesso ha 21 anni. “Non provoorgoglio – dice - né gioia. Misento semplicemente libera. Per laprima volta forte. Mi hannoascoltato e creduto. Se solo avessiimmaginato tutto questo”. Unanno dopo denuncia gli altri suoistupratori. “Mi sono determinataa denunciare – spiega - le altrepersone che hanno abusato di mesolo il 12 aprile 2003 perché eromolto impaurita e lo sono tutt’oraper eventuali vendette” perché“sono pericolosi, girano armati esono mafiosi”. Anche lorosaranno condannati in primogrado il 25 novembre 2009. Aoggi è ancora in corso il processodi secondo grado.Don Antonio e suor Mimma?Denunciati dal tribunale di Palmidi falsa testimonianza.Il Paese ControDopo le condanne, la sua vicendaarriva su tutti i mass -media.Partecipa alla trasmissione Chil’ha visto? Tutta Italia così viene asapere di lei e di quel paesinodella Calabria che l’haoltraggiata, offesa, isolata,condannata per aver rottol’omert<strong>à</strong>. Le donne del paesereagiscono. Si organizzano incomitato, scrivono ai giornali,insinuano che Anna Maria hafatto tutto per avere notoriet<strong>à</strong> eguadagni economici. Organizzanouna manifestazione contro quellache definiscono unacriminalizzazione mediatica ditutto il paese. Gli uomini sidifendono, dicendo di non esseretutti degli stupratori.Casablanca pagina 53


La chiamano “malanova” – la storia di Anna Maria ScarfòLe minacce e gli insulti controAnna Maria diventano più forti.Le uccidono il cane, leinsanguinano i panni stesi, letelefonano a tutte le ore delgiorno e della notte con minaccee insulti.Vogliono che lei e la sua famiglialascino il paese. Lei denuncia perstalking i vicini di casa, le donneche vogliono cacciarla.Scrive al presidente dellaRepubblica, ai carabinieri, algiudice del tribunale a Palmi perchiedere aiuto per sé e la suafamiglia, perché non voglionolasciare San Martino.La madre di Anna Maria rispondepubblicamente alle donne delcomitato, difende le scelte dellafiglia e respinge qualsiasi accusadi “vantaggio economico”. Eaggiunge: “Capisco che ilcoraggio di Anna Maria facciapaura alle componenti delcomitato di San Martino perchéha messo in discussione la regoladel silenzio da parte delle donnesempre e comunque. Ho imparato,come donna, da mia figlia,piccola grande donna, che la cosapiù importante nella vita diognuna è la dignit<strong>à</strong> e il coraggiodi essere donna. Io e mia figlia,durante questo doloroso percorso,abbiamo incontrato tante donnecoraggiose e consapevoli dellacentralit<strong>à</strong> e dell’importanza delcoraggio della donna contro ognisopruso e violenza provenientedal mondo maschile (….).”.Anna Maria e la sua famigliavengono messe sotto scorta e soloil 15 luglio 2010, lei lascia SanMartino ed entra nel programmadi protezione. La prima a cuiviene riconosciuto per stalking.Oggi vive in localit<strong>à</strong> protetta conla sorella. Alcuni dei suoiaguzzini hanno scontato la pena esono fuori. Per gli altri sei è incorso il processo d’appello. Neimesi scorsi è tornata in tribunale aPalmi, per testimoniare contro ledonne da lei accusate di stalking.Questa volta con lei c’erano moltedonne, venute da ogni parte delsud. A 26 anni, Anna Maria è vivae più forte che mai. Oggi ha tuttal’autorit<strong>à</strong> per dire alle altre di nonaccettare la violenza sul propriocorpo, di rompere l’omert<strong>à</strong> perriappropriarsi della propria vita.Lei lo ha fatto. Lei è la Calabriache è gi<strong>à</strong> cambiata, grazie alledonne. E’ per amore della libert<strong>à</strong>sua e della sorella che si èribellata.La coscienza della proprialibert<strong>à</strong> non si può fermare,anche se il costo, che moltedonne stanno pagando, èaltissimo, a volte anche conla propria vita.Una storia che lei haaffidato alla giornalista diRepubblica, CristinaZagaria, che ne ha fatto unlibro “Malanova – Laragazza del Sud che haavuto il coraggio didenunciare un interopaese”.Casablanca pagina 54


Il Crack fumetti dirompentiCrack fumettidirompentiAnnalusi RapicavoliNel suggestivo Forte Prenestino, Centro Sociale Occupato di Roma dal 21 al 24 giugno, haavuto luogo l’VIII edizione del Crack . Un evento di liberazione della fantasia. Fumettisti,editori, illustratori, grafici, serigrafici e molto altro. Tipi, schietti e di bella presenza, buffi ocontrariati, dai contorni definiti o sfumati, dalle facce divertite o sognanti; parole astampatello o in corsivo, che stazionano entro nuvolette sulla testa di personaggi da“fumetto”, per incanto trasformano le celle carcerarie e i lunghi cunicoli del Forte in unallegro colorato paesaggio che odora di vernici. Uno spettacolo dirompente.No, non stiamo parlando difinanza, né di un catastroficocrollo a seguito del quale ibellissimi locali del Forte abbianoavuto la peggio. Il vero dirompereè quello dei fumetti e della cartastampata.Si tratta di un evento artistico,quattro giorni consecutivi durantei quali le ex prigioni sotterraneedello storico centro sociale sitrasformano in un enorme spazioespositivo: ciò cheparadossalmente avviene entroquelle che sono in tutto e per tuttocelle carcerarie, èla liberazionedell’arte edellacreativit<strong>à</strong>.Quando sidice l’abitonon fa ilmonaco!Si apre entroquestasuggestivascenografiafatta di cunicoli etetti a volte il festivalinternazionale del fumetto e dellacarta stampata, centro nevralgicoche raccoglie e accogliefumettisti, editori, illustratori,grafici, serigrafici molto altro.Secondo questa unione di energiee forze propulsive il Crack mettein mostra ogni tipo di attivit<strong>à</strong> daiworkshop di serigrafia elavorazione della carta ai writerche abbelliscono i muri dipassaggio da un’areaall’altra in cui èsuddiviso lospazio, da istallazioni aperformances artistico live chesfilano tra i visitatori.Ogni artista una volta essersiinsediato in quello che per iquattro giorni successivi sar<strong>à</strong> ilsuo habitat lo adorna secondo ilproprio stile, le proprie tecniche,rendendolo così conforme eadeguato alla sua arte.L’aria che si respira passeggiandoper i cunicoli del forte è un’ariache, secondo i parametri dellamusica classica, sipotrebbe definire“allegro andante”: sisentono risuonarevoci, racconti diesperienze etecniche diverse,di progetti ecreazioni, diintenti eambizioni.Sullo spartito diquest’aria però nontroviamo note ma, tratti dimatita, di colore, disegni, forme,figure, parole a stampatello o incorsivo, che si estendono lungoCasablanca pagina 55


tutta una pagina o che stazionanoentro nuvolette sulla testa dipersonaggi da “fumetto”.Percorrendo i corridoi si apronoinnanzi soggetti di tutti i tipi,schietti e di bella presenza, buffi ocontrariati, dai contorni definiti osfumati, dalle facce divertite osognanti ognuno sul propriosupporto materiale scelto conattenzione per renderlo al meglio:stampe, cartoline, illustrazionilucide o dai colori matti, di china,Il Crack fumetti dirompentiad olio o tempera; si diffondonoodori di inchiostro e bombolespry, di libri freschi di stampa, dicarta, cartone e cartoncino.Questo è il clima checaratterizza il Crack, questo ilgrande spettacolo dell’arte.Arte contemporanea che sente lanecessit<strong>à</strong> di “dirompere” diparlare di sé, del suo tempo, dellesue innovazioni, delle sue e dellenostre difficolt<strong>à</strong>. Un’arte che conla forza e la bellezza delle sueimmagini immediate e dirette ciconduce in voli fuori e dentro larealt<strong>à</strong> in cui l’immaginazione el’ironia fan da padrone!E come disse Dostoevskji:“La bellezza salver<strong>à</strong> ilmondo!”Il compito che si prefiggono ipartecipanti del Crack è quello dirisvegliare, di scuotere, dipromuovere: se quotidianamentesiamo soliti correre, saltellare dauna parte all’altra senza prestareattenzione a quanto ci sta intornociò che avviene “passeggiando”sotto terra nelle celle carcerarie èesattamente il contrario. Si vienesottratti al mondo della superficiee rinchiusi nel mondo dell’arte, unmondo che non ammette di nonessere notato!Che si tratti della flaneurie, quellapasseggiata cui amava dedicarsiBoudelaire, quell’essere capaci distare in mezzo alla velocit<strong>à</strong>spasmodica della modernit<strong>à</strong> senzaper questo perdere il senso dellecose, quel modo di vedere le coseche non cessa mai di essere un“vero guardare”? Speriamo di si!In tutto questo anche la Sicilia hadato il suo contributo dirompente,erano presenti tre artisti: EnricoZecchini – pittore, scultore eillustratore, Leonardo Pandolfi –fumettista, scultore e illustratore,Alessandro Timpanaro/BuddyBradley – illustratore e grafico.Ma non solo. Presenti all’appelloanche l’intero staff fondatore delfamoso blog Collater.al, primaCocaColla, ma costretto arinominarsi a causa di una diffidada parte del monopolio marchiregistrati della Coca Cola perl’appunto (ma questa è un’altrastoria).Bilancio del Crack, festivalinternazionale del fumettoe della carta stampata?Ovviamente “dirompente”!.Casablanca pagina 56


Handala…..Il Fumetto comeLotta PoliticaLillo VeneziaA Tunisi, ai primi di settembre, si terr<strong>à</strong> la prima rassegnadi satira araba. E’ dedicata ad Handala, il bambinopalestinese senza sorriso e volto, ed è prevista lapartecipazione di vignettisti tunisini, egiziani e libici.Alla presentazione della rassegna ha partecipato ancheuno dei direttori del settimanale satirico “ Il Male”, VauroSenesi.Handala, il bambino senza sorriso e volto, perché ripreso sempre di spalle, è il personaggiopiù conosciuto del disegnatore palestinese Naji Al-Alì, assassinato, nel 1987, a Londra all’et<strong>à</strong>di 50 anni dai servizi segreti israeliani.Handala, il bambino povero, visto sempre di spalle,avrebbe mostrato il suo volto solo quando la Palestinafosse diventata una nazione normale ed indipendente.Casablanca pagina 57


Estate, Teatro, Balletto, Musical, Festival …..Teatro, Balletto, Musical, FestivalLuglio17 Maggio Fiorentino, al Teatro Verdura – Palermo20 L’aria del continente, alla Villa Bellini – Catania28 Madame Butterfly, a Zafferana Etnea – Catania29 Valentina Lisitsa, Teatro Antico – TaorminaAgosto1 Il Pipistrello ( Gal<strong>à</strong>), Teatro Antico – Taormina2 Sangue Viennese ( Gal<strong>à</strong>), T. Antico – Taormina4 Ivo Pogorelich in concerto, T. Antico – Taormina6 Don Chisciotte ( Russian Ballet), Zafferana Etnea – Catania7 Teresa Mannino, Arena Maniace – Siracusa9 Teresa Mannino, Arena Dafne – Cefalù16 Teo Teocoli, Zafferana Etnea – Catania22 Don Chisciotte, Teatro Antico – Taormina23 Grease, Villa Bellini – Catania31 Marc Yu in concerto, T. Antico – TaorminaSettembre5 Salvatore Accardo e l’Orchestra da Camera Italiana, Teatro Antico – TaorminaDicembre8 Lo Schiaccianoci, Teatro Metropolitan – CataniaCasablanca pagina 58


LuglioEstate, Teatro, Balletto, Musical, Festival …..Musica pop, rock, rap21 Laura Pausini, Velodromo – Palermo25 Tiziano Ferro, Velodromo - Palermo25 Ben Harper, Teatro Antico – Taormina28 Tiziano Ferro, Stadio – Gela30 Manhattan Transfer, alla Villa Bellini - Catania31 Simple Minds, alla Villa Bellini – CataniaAgosto2 Tiromancino, Zafferana Etnea – Catania3 Giorgia, Teatro Antico – Taormina5 Mario Venuti, Stadio – Milo ( CT)9 Nino D’Angelo, Villa Bellini – Catania10 Emma, Valle Ventura – Scicli ( RG)10 Negrita, Villa Bellini – Catania11 Afterhours, Villa Dante – Messina12-16 Festival Sicily Music Village – Scicli ( RG)18 Planet Funk, Villa Dante – Messina18 Riccardo Cocciante, T. Antico – Taormina18 The Whitest Boy Alive, Mercati Generali – Catania29 Nina Zilli, Le Ciminiere – CataniaSettembre15 Renzo Arbore, Villa Bellini – Catania16 Dinosaur Jr. Live+Lou Barlow Live, Mercati Generali – CataniaCasablanca pagina 59


Casablanca n. 25

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