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ADORAZIONE, RIPARAZIONE, MATERNITà SPIRITUALE PER I ...

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congregatio pro clericisAdorazione, Riparazione,Maternità spirituale per i sacerdoti


congregatio pro clericisAdorazione, Riparazione,Maternità spirituale per i sacerdoti2007


Lettera che la Congregazione sta inviando allo scopo di promuovere l’adorazione eucaristicain riparazione e per la santificazione del Clero:Eccellenza Reverendissima,sono davvero molte le cose da fare per il vero bene del Clero e per la fecondità delministero pastorale nelle odierne circostanze, ma, proprio per questo, pur nel fermo propositodi affrontare tali difficoltà e fatiche, nella consapevolezza che l’agire consegue all’essere eche l’anima di ogni apostolato è l’intimità divina, si intende avviare un movimento spiritualeche, facendo prendere sempre maggior consapevolezza del legame ontologico fra Eucarestiae Sacerdozio e della speciale maternità di Maria nei confronti di tutti i Sacerdoti, dia vita aduna cordata di adorazione perpetua, per la riparazione delle mancanze e per la santificazionedei chierici e ad un nuovo impegno delle anime femminili consacrate affinché, sulla tipologiadella Beata Vergine Maria, Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote e Socia nella Sua opera diRedenzione, vogliano adottare spiritualmente sacerdoti per aiutarli con l’offerta di sé, l’orazionee la penitenza.Secondo il dato costante della Tradizione, il mistero e la realtà della Chiesa non siriducono alla struttura gerarchica, alla liturgia, ai sacramenti e agli ordinamenti giuridici.Infatti la natura intima della Chiesa e l’origine prima della sua efficacia santificatrice, vannoricercate nella mistica unione con Cristo.La dottrina e la stessa struttura della costituzione dogmatica Lumen Gentium, affermanoche tale unione non può immaginarsi separata da Colei che è la Madre del Verbo Incarnatoe che Gesù ha voluto intimamente unita a Sé per la salvezza dell’intero genere umano.Non è quindi casuale che lo stesso giorno in cui veniva promulgata la costituzionedogmatica sulla Chiesa - il 21 novembre 1964 -, Paolo VI proclamasse Maria “Madre dellaChiesa”, vale a dire, madre di tutti i fedeli e di tutti i pastori.Il Concilio Vaticano II - riferendosi alla Beata Vergine - così si esprime: “...Col concepireCristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morentesulla croce, ella ha cooperato in modo tutto speciale all’opera del salvatore, con l’obbedienza,la fede, la speranza e l’ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime.Per questo è stata per noi la madre nell’ordine della grazia.” (LG n 61).


Senza nulla aggiungere o togliere all’unica mediazione di Cristo, la sempre Vergineviene riconosciuta ed invocata, nella Chiesa, coi titoli di Avvocata, Ausiliatrice, Soccorritrice,Mediatrice; Ella è il modello dell’amore materno che deve animare quanti cooperano, attraversola missione apostolica della Chiesa, alla rigenerazione dell’intera umanità (cfr LG n 65).Alla luce di questi insegnamenti che fanno parte dell’ecclesiologia del Concilio VaticanoII, i fedeli, rivolgendo lo sguardo a Maria - esempio fulgido di ogni virtù -, sono chiamatiad imitare la prima discepola, la madre, alla quale, in Giovanni - ai piedi della croce (cfrGv 19, 25-27) - è stato affidato ogni discepolo, così, diventando suoi figli, imparano da Lei ilvero senso della vita in Cristo.In tal modo - e proprio a partire dal posto occupato e dal ruolo svolto dalla VergineSantissima, nella storia della salvezza - si intende, in modo tutto particolare, affidare a Maria,la Madre del Sommo ed Eterno Sacerdote, ogni Sacerdote, suscitando, nella Chiesa, unmovimento di preghiera che ponga al centro l’adorazione eucaristica continuata, nell’arcodelle ventiquattro ore, in modo che, da ogni angolo della terra, sempre si elevi a Dio, incessantemente,una preghiera di adorazione, ringraziamento, lode, domanda e riparazione,con lo scopo precipuo di suscitare un numero sufficiente di sante vocazioni allo stato sacerdotalee, insieme, di accompagnare spiritualmente - al livello di Corpo Mistico -, con unasorta di maternità spirituale, quanti sono già stati chiamati al sacerdozio ministeriale e sono


ontologicamente conformati all’unico Sommo ed Eterno Sacerdote, affinché sempre meglioservano a Lui e ai fratelli, come coloro che, ad un tempo, stanno “nella” Chiesa ma, anche,“di fronte” alla Chiesa tenendo le veci di Cristo e, rappresentandoLo, come capo, pastore esposo della Chiesa (PdV n 16).Si chiede, quindi, a tutti gli Ordinari diocesani che, in modo particolare, avvertonola specificità e l’insostituibilità del ministero ordinato nella vita della Chiesa, insieme all’urgenzadi un’azione comune in favore del sacerdozio ministeriale, di farsi parte attiva e dipromuovere - nelle differenti porzioni del popolo di Dio loro affidate - , veri e propri cenacoliin cui chierici, religiosi e laici, si dedichino, uniti fra loro e in spirito di vera comunione,alla preghiera, sotto forma di adorazione eucaristica continuata, anche in spirito di genuinae reale riparazione e purificazione. Si allega all’uopo un opuscolo finalizzato a megliocomprendere l’indole della iniziativa e un modulo da voler cortesemente reinviare a questaCongregazione, debitamente compilato, se si intende - come si auspica - aderire in spirito difede al progetto qui presentato.Maria, Madre dell’Unico, Eterno e Sommo Sacerdote, benedica questa iniziativa edinterceda, presso Dio, chiedendo un autentico rinnovamento della vita sacerdotale a partiredall’ unico modello possibile: Gesù Cristo, Buon Pastore!La ossequio cordialmente nel Vincolo della communio ecclesiale con sentimenti diintenso affetto collegialeCláudio Card. HummesPrefetto Mauro PiacenzaSegretarioDal Vaticano, 8 dicembre 2007Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria


© L’Osservatore Romano


“Pregate il padrone della messe che mandi operai!”“Pregate il padrone della messe che mandioperai!”. Ciò significa: la messe c’è, ma Diovuole servirsi degli uomini, perché essa vengaportata nel granaio. Dio ha bisogno di uomini.Ha bisogno di persone che dicano: Sì, iosono disposto a diventare il Tuo operaio perla messe, sono disposto ad aiutare affinchéquesta messe che sta maturando nei cuori degliuomini possa veramente entrare nei granaidell’eternità e diventare perenne comunionedivina di gioia e di amore.“Pregate il padrone della messe!”. Questovuol dire anche: non possiamo semplicemente“produrre” vocazioni, esse devono venireda Dio. Non possiamo, come forse in altreprofessioni, per mezzo di una propaganda benmirata, mediante, per così dire, strategie adeguate,semplicemente reclutare delle persone.La chiamata, partendo dal cuore di Dio, devesempre trovare la via al cuore dell’uomo. Etuttavia: proprio perché arrivi nei cuori degliuomini è necessaria anche la nostra collaborazione.Chiederlo al padrone della messe significacertamente innanzitutto pregare per questo,scuotere il suo cuore e dire: “Fallo per favore!Risveglia gli uomini! Accendi in loro l’entusiasmoe la gioia per il Vangelo! Fa’ loro capireche questo è il tesoro più prezioso di ognialtro tesoro e che colui che l’ha scoperto devetrasmetterlo!”.Noi scuotiamo il cuore di Dio. Ma il pregareDio non si realizza soltanto mediante paroledi preghiera; comporta anche un mutamentodella parola in azione, affinché dal nostro cuoreorante scocchi poi la scintilla della gioiain Dio, della gioia per il Vangelo, e susciti inaltri cuori la disponibilità a dire un loro “sì”.Come persone di preghiera, colme della Sualuce, raggiungiamo gli altri e, coinvolgendolinella nostra preghiera, li facciamo entrare nelraggio della presenza di Dio, il quale farà poila sua parte. In questo senso vogliamo sempredi nuovo pregare il Padrone della messe,scuotere il suo cuore, e con Dio toccare nellanostra preghiera anche i cuori degli uomini,perché Egli, secondo la sua volontà, vi facciamaturare il “sì”, la disponibilità; la costanza,attraverso tutte le confusioni del tempo, attraversoil calore della giornata ed anche attraversoil buio della notte, di perseverare fedelmentenel servizio, traendo proprio da essocontinuamente la consapevolezza che - anchese faticoso - questo sforzo è bello, è utile, perchéconduce all’essenziale, ad ottenere cioèche gli uomini ricevano ciò che attendono: laluce di Dio e l’amore di Dio.Benedetto XVIIncontro con i sacerdoti e i diaconi a Freising, 14 settembre 2006


Maternità spirituale per i sacerdotiLa vocazione ad essere madre spirituale per i sacerdoti è troppo poco conosciuta,scarsamente compresa e perciò poco vissuta, nonostante la sua vitalee fondamentale importanza. Questa vocazione è spesso nascosta,invisibile all’occhio umano, ma volta a trasmettere vita spirituale.Di questo era convinto Papa Giovanni Paolo II:perciò volle in Vaticano un monastero di clausura dove si potesse pregareper le sue intenzioni come sommo Pontefice.10


“Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devo a mia Madre!”.S. AgostinoIndipendentemente dall’età e dallo stato civile, tuttele donne possono diventare madre spirituale perun sacerdote e non soltanto le madri di famiglia. Èpossibile anche per una ammalata, per una ragazzanubile o per una vedova. In maniera particolarequesto vale per le missionarie e le religiose che offronotutta la loro vita a Dio per la santificazionedell’umanità. Giovanni Paolo II ringraziò perfinouna bambina per il suo aiuto materno: “Esprimo lamia riconoscenza anche alla beata Giacinta di Fatimaper i sacrifici e le preghiere fatte per il SantoPadre, che ella aveva visto tanto soffrire” (13 maggio2000).Ogni sacerdote è preceduto da una madre, che nondi rado è anche una madre di vita spirituale per isuoi figli. Giuseppe Sarto, per esempio, il futuroPapa Pio X, appena consacrato vescovo, andò a trovare la mamma settantenne. Lei baciò conrispetto l’anello del figlio e all’improvviso, facendosi meditativa, indicò la propria povera fedenuziale d’argento: “Sì, Peppo, però tu adesso non lo porteresti, se io prima non avessi portatoquesto anello nuziale”. Giustamente S. Pio X confermava dalla sua esperienza: “Ogni vocazionesacerdotale viene dal cuore di Dio, ma passa attraverso il cuore di una madre!”.Ce lo dimostra particolarmente bene la vita di S. Monica. Sant’Agostino, suo figlio, che all’età didiciannove anni come studente a Cartagine, aveva perduto la fede, ha scritto nelle sue ‘Confessioni’:“... Tu hai steso la tua mano dall’alto e hai tratto la mia anima da queste dense tenebre, poichémia madre, tua fedele, piangeva su di me più che non piangano le madri la morte fisica dei figli… eppure quella vedova casta, devota, morigerata, di quelle che tu prediligi, fatta ormai piùanimosa per la speranza, ma non per questo meno facile al pianto, non cessava di piangeredinanzi a te, in tutte le ore di preghiera”. Dopo la conversione, egli ha detto con gratitudine:“La mia santa madre, tua serva, non mi ha mai abbandonato. Ella mi partorì con la carne aquesta vita temporale e col cuore alla vita eterna. Ciò che sono divenuto e in che modo, lo devoa mia Madre!”.Durante le sue discussioni filosofiche, S. Agostino voleva sempre con sé sua madre; ella ascoltavaattentamente, qualche volta interveniva con un parere delicato o, con meraviglia degliesperti presenti, dava anche risposte a questioni aperte. Perciò non stupisce che S. Agostino sidichiarasse il suo ‘discepolo in filosofia’!11


Il sogno di un cardinaleIl cardinale Nicola Cusano (1401-1464), vescovo di Bressanone,non fu solo un grande politico della Chiesa, rinomato legato papale e riformatoredella vita spirituale del clero e del popolo del secolo XV, ma anche un uomodel silenzio e della contemplazione. In un “sogno” gli fu mostrataquella realtà spirituale che ancora oggi vale per tutti i sacerdoti e per tutti gli uomini:il potere dell’abbandono, della preghiera e del sacrificio delle madri spiritualinel segreto dei conventi.Mani e Cuori che si sacrificano“... Entrati in una chiesa piccola e moltovecchia, adornata con mosaici ed affreschidei primi secoli, al cardinale si manifestòuna visione immane. Migliaia di religiosepregavano nella piccola chiesa. Esse eranocosì esili e raccolte che tutte avevano posto,nonostante la comunità fosse numerosa.Le suore pregavano e il cardinale non avevamai visto pregare così intensamente. Essenon stavano in ginocchio, ma dritte in piedi,lo sguardo fisso non lontano, ma su diun punto a lui vicino, però non visibile aisuoi occhi. Le loro braccia erano aperte e lemani rivolte verso l’alto, in una posizionedi offerta”.L’incredibile di questa visione sta nel fattoche queste suore nelle loro povere e sottilimani tenevano uomini e donne, imperatorie re, città e paesi. A volte le mani si stringevanointorno ad una città; altre volte un paese,riconoscibile dalle bandiere nazionali, siestendeva su un muro di braccia che lo sostenevano.Anche in questi casi, intorno adogni singola orante si spandeva un alone disilenzio e di riservatezza. La maggior partedelle suore però sosteneva in mano un solofratello o sorella.Nelle mani di una giovane ed esile monaca,quasi una bambina, il cardinale Nicola videil papa. Si capiva quanto il carico gravassesu di lei, ma il suo volto brillava di gioia.Sulle mani di una anziana suora giaceva luistesso, Nicola Cusano, vescovo di Bressanonee cardinale della Chiesa romana. Egliriconobbe chiaramente se stesso con le suerughe e con i difetti della sua anima e dellasua vita. Osservava tutto con occhi spalancatie spaventati, ma allo spavento subentròpresto una indescrivibile beatitudine.La guida, che si trovava al suo fianco, glisussurrò: “Vedete come, nonostante i loropeccati, sono tenuti e sorretti i peccatoriche non hanno smesso di amare Dio!”. Ilcardinale domandò: “Cosa succede alloraa coloro che non amano più?”. Improvvisamente,sempre in compagnia della sua guida,si trovò nella cripta della chiesa, dovepregavano altre migliaia di suore.12


Mentre quelle viste in precedenza reggevanole persone con le loro mani, queste nellacripta le sostenevano con i cuori. Erano profondamentecoinvolte, perché si trattava deldestino eterno delle anime. “Vedete, Eminenza”,disse la guida: “così vengono tenuticoloro che hanno smesso di amare. A voltesuccede che si riscaldano al calore dei cuoriche si consumano per loro, ma non sempre.Talvolta, nell’ora della morte, passanodalle mani di coloro che ancora li voglionosalvare a quelle del Giudice divino, con ilquale devono poi giustificarsi anche per ilsacrificio offerto per loro. Nessun sacrificioresta senza frutto, ma chi non coglie il fruttooffertogli, matura il frutto della rovina”.Il cardinale fissò le donne vittime volontarie.Egli aveva sempre saputo della loroesistenza. Mai però gli era stato così chiarocosa esse significassero per la Chiesa, per ilmondo, per i popoli e per ogni singolo; soloora lo comprendeva con sgomento. Egli sichinò profondamente davanti alle martiridell’amore.Dal 550 Säben fu per un mezzo millennio la sede vescovile della diocesi di Bressanone.Dal 1685, quindi da più di 300 anni, il castello vescovile è diventato un monastero,in cui fino ad oggi una comunità di Suore Benedettine vive la maternità spirituale,pregando e consacrandosi a Dio, proprio come il cardinale Nicola Cusano aveva visto nel suo sogno.13


Eliza VaughanÈ una verità evangelica che le vocazioni sacerdotali devono essere chiestecon la preghiera. Lo sottolinea Gesù nel Vangelo quando dice:“La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messeche mandi operai nella sua messe!” (Mt 9,37-38).Ce ne offre un esempio particolarmente significativo l’inglese Eliza Vaughan,madre di famiglia e donna dotata di spirito sacerdotale, che pregò molto per le vocazioni.Eliza proveniva da una famiglia protestante,quella dei Rolls, che in seguito fondò la famosaindustria delle auto Rolls-Royce, ma daragazza, durante la sua permanenza ed educazionein Francia, era rimasta molto impressionatadall’esemplare impegno della Chiesacattolica per i poveri.Nell’estate del 1830, dopo il matrimonio conil colonnello John Francis Vaughan, Eliza,nonostante la forte resistenza da parte dei suoiparenti, si convertì al cattolicesimo. Avevapreso questa decisione con convinzione e nonsolo perché era entrata a far parte di una notafamiglia inglese di tradizione cattolica. Gliantenati Vaughan, durante la persecuzione deicattolici inglesi sotto il regno di Elisabetta I(1558-1603), avevano accettato l’esproprio deibeni e il carcere piuttosto che rinunciare allaloro fede.Courtfield, la residenza originaria della famigliadel marito, durante i decenni del terrore,era divenuta un centro di rifugio per sacerdotiperseguitati, un luogo dove veniva celebratain segreto la S. Messa. Da allora erano passatiquasi tre secoli, ma nulla era mutato nellospirito cattolico della famiglia.Convinta della potenza della preghiera silenziosae fedele, Eliza Vaughan riservava ogni giorno un’oraall’adorazione nella cappella di casa,pregando per le vocazioni nella sua famiglia.Divenendo madre di sei sacerdoti e quattro religiose,fu abbondantemente esaudita. Morta nel 1853,Mamma Vaughan fu sepolta a Courtfield,nella proprietà di famiglia da lei tanto amata.Oggi Courtfield è un centro per esercizi spiritualidella diocesi inglese di Cardiff.Prendendo spunto dalla santa vita di Eliza, nel 1954,la Cappella della Casa venne consacrata dal vescovocome “Santuario di Nostra Signora delle vocazioni”,titolo che fu confermato nel 2000.14


Doniamo i nostri figli a DioConvertita nel profondo del cuore, pienadi zelo, Eliza propose al marito di donare iloro figli a Dio. Questa donna di elevate virtùpregava ogni giorno per un’ora davanti alSantissimo Sacramento nella Cappella dellaresidenza di Courtfield, chiedendo a Dio unafamiglia numerosa e molte vocazioni religiosefra i suoi figli. Fu esaudita! Ebbe 14 figlie morì poco dopo la nascita dell’ultimo figlionel 1853. Dei 13 figli viventi, di cui otto maschi,sei divennero sacerdoti: due in ordinireligiosi, uno sacerdote diocesano, uno vescovo,uno arcivescovo e uno cardinale. Dellecinque figlie, quattro divennero religiose.Che benedizione per la famiglia e quali effettiper tutta l’Inghilterra!Tutti i figli della famiglia Vaughan ebberoun’infanzia felice, perché nella educazionela loro santa madre possedeva la capacità diunire in maniera naturale la vita spirituale egli obblighi religiosi con i divertimenti e l’allegria.Per volontà della mamma, facevanoparte della vita quotidiana la preghiera e laS. Messa nella cappella di casa, come anchela musica, lo sport, il teatro dilettantistico,l’equitazione e i giochi. I figli non si annoiavanoquando la madre raccontava loro le vitedei santi, che pian piano divennero per essidegli intimi amici. Eliza si faceva accompagnaredai figli anche durante le visite e le cureai malati e ai sofferenti delle vicinanze, perchépotessero in queste occasioni imparare adessere generosi, a compiere sacrifici, a donareai poveri i loro risparmi o i giocattoli.Ella morì poco dopo la nascita del quattordicesimofiglio, John. Due mesi dopo la morte,il colonnello Vaughan, convinto che ella fossestata un dono della Provvidenza, scrisse inuna lettera: “Oggi, durante l’adorazione, horingraziato il Signore, per aver potuto restituirea Lui la mia amata moglie. Gli ho apertoil mio cuore con gratitudine per avermidonato Eliza come modello e guida, a lei milega ancora un vincolo spirituale inseparabile.Quale consolazione meravigliosa e qualegrazia mi trasmette! Ancora la vedo comel’ho sempre vista davanti al Santissimo conquella sua pura e umana gentilezza che le illuminavail volto durante la preghiera”.Operai nella vigna del SignoreLe numerose vocazioni nel matrimonio deiVaughan sono davvero una insolita ereditànella storia della Gran Bretagna e una benedizioneche proveniva soprattutto dalla madreEliza.Quando Herbert, il figlio maggiore, a sedicianni annunciò ai suoi genitori di voler diventaresacerdote, le reazioni furono diverse. Lamadre, che aveva molto pregato per questo,sorrise e disse: “Figlio mio, lo sapevo da tempo”.Il padre però ebbe bisogno di un po’ ditempo per accettare l’annuncio, perché propriosul figlio maggiore, l’erede della casa,aveva riposto molte speranze e pensato perlui ad una brillante carriera militare. Comeavrebbe potuto immaginare che Herbert ungiorno sarebbe diventato arcivescovo di Westminster,fondatore dei Missionari di Millhill e15


Herbert Vaughan aveva sedici anni quandoin estate, durante un ritiro spirituale,decise di diventare sacerdote. Fu ordinato a Romaall’età di 22 anni e più tardi divenne vescovodi Salford in Inghilterra e fondatoredei Missionari di Millhill, che operano oggiin tutto il mondo. Infine divenne Cardinalee terzo Arcivescovo di Westminster.Nel suo stemma era scritto: “Amare et servire!”.Il suo programma era enunciato nel detto:“L’amore deve essere la radice dalla qualespunta tutto il mio servizio”.poi cardinale? Ma anche il padre si persuasepresto e scrisse ad un amico: “Se Dio vuoleHerbert per sé, può avere anche tutti glialtri”. Reginaldo però si sposò, come ancheFrancis Baynham, che ereditò la proprietàdi famiglia. Dio chiamò ancora altri novefigli dei Vaughan. Roger, il secondo, divennepriore dei benedettini e più tardi amatoarcivescovo di Sydney, in Australia, dovefece costruire la cattedrale. Kenelm divennecistercense e più tardi sacerdote diocesano.Giuseppe, il quarto figlio dei Vaughan, fu benedettinocome suo fratello Roger e fondatoredi una nuova abbazia.Bernardo, forse il più vivace di tutti, che amavamolto la danza e lo sport e che prendevaparte a tutti i divertimenti, divenne gesuita.Si racconta che il giorno precedente il suoingresso nell’ordine, abbia partecipato ad unballo e abbia detto alla sua partner: “Questoche faccio con lei è il mio ultimo ballo perchédiventerò gesuita!”. Sorpresa, la ragazzaavrebbe esclamato: “Ma la prego! Propriolei che ama tanto il mondo e balla meravigliosamentevuole diventare gesuita?”. Larisposta, seppur interpretabile in vari modi,è molto bella: “Proprio per questo mi donoa Dio!”.John, il più giovane, fu ordinato sacerdotedal fratello Herbert e più tardi divenne vescovodi Salford in Inghilterra. Delle cinquefiglie della famiglia, quattro divennero religiose.Gladis entrò nell’ordine della visitazione,Teresa fu suora della misericordia,Claire suora clarissa e Mary priora presso leagostiniane. Anche Margareta, la quinta figliadei Vaughan, avrebbe voluto diventare suora,non le fu possibile per la salute cagionevole.Però anche lei visse in casa come consacratae trascorse gli ultimi anni della sua vita in unmonastero.16


Beata Maria Deluil Martiny (1841-1884)Circa 120 anni fa, in alcune rivelazioni private,Gesù iniziò a confidare a persone consacratenei monasteri e nel mondo il Suo pianoper il rinnovamento del sacerdozio. Egli affidòa delle madri spirituali la cosiddetta ‘operaper i sacerdoti’. Una delle precorritrici diquesta opera è la beata Maria Deluil Martiny.Di questo suo grande intimo desiderio elladisse: “Offrirsi per le anime è bello e grande!Ma offrirsi per le anime dei sacerdoti ... ètalmente bello e grande che si dovrebbero averemille vite e mille cuori! ... Darei volentieri lamia vita solo affinché Cristo potesse trovare neisacerdoti ciò che si aspetta da loro! La dareivolentieri anche se uno solo potesse realizzareperfettamente il piano divino in lui!”. Ineffetti, a soli 43 anni, ella sigillò con il martiriola sua maternità spirituale. Le sue ultimeparole furono: “È per l’opera, l’opera per isacerdoti!”.Venerabile Louise Marguerite Claret de la Touche (1868-1915)Gesù preparò per lunghi anni anche la venerabileLouise Marguerite Claret de la Toucheall’apostolato per il rinnovamento del sacerdozio.Ella raccontò che il 5 giugno 1902,durante un’adorazione, le era apparso il Signore.“Io lo avevo pregato per il nostro piccolo noviziatoe lo avevo supplicato di darmi alcuneanime che avrei potuto plasmare per Lui. Eglimi rispose: ‘Ti darò anime di uomini’. Rimasiin silenzio perché non compresi le sue parole.Gesù aggiunse: ‘Ti darò anime di sacerdoti’.Ancora più sorpresa da queste parole,gli chiesi: ‘Mio Gesù, come lo farai?’. Eglipoi mi espose l’opera che stava per prepararee che avrebbe dovuto riscaldare il mondocon l’amore. Gesù continuò a spiegare il suopiano e perciò volle rivolgersi ai sacerdoti:‘Come 1900 anni fa ho potuto rinnovareil mondo con dodici uomini - essi erano sacerdoti- così anche oggi potrei rinnovare ilmondo con dodici sacerdoti, ma dovranno esseresacerdoti santi’.” Il Signore poi mostrò aLouise Marguerite l’opera in concreto. “È unaunione di sacerdoti, un’opera che compren-de tutto il mondo”,ella scrisse.“Se il sacerdotevuole realizzarela sua missionee proclamare lamisericordia diDio, dovrebbe inprimo luogo luistesso essere pervasodal Cuore diGesù e dovrebbeessere illuminatodall’amore del Suo Spirito. I sacerdoti dovrebberocoltivare l’unione fra loro, essereun cuore ed un’anima e mai ostacolarsi l’unl’altro”.Louise Marguerite descrisse con formulecosì felici il sacerdozio nel suo libro “Il cuoredi Gesù e il sacerdozio”, che alcuni sacerdotil’hanno creduto essere opera di un loroconfratello. Un gesuita ha dichiarato: “Nonso chi ha scritto il libro, ma una cosa so dipreciso, non è l’opera di una donna!”.17


Lu MonferratoCi rechiamo nel piccolo paese di Lu nell’Italiadel nord, una località che conta pochemigliaia di abitanti e che si trova in una regionerurale a 90 km ad est di Torino. Questopiccolo paese sarebbe rimasto sconosciuto senel 1881 alcune madri di famiglia non avesseropreso una decisione che avrebbe avutodelle ‘grandi ripercussioni’.Molte di queste mamme avevano nel cuoreil desiderio di vedere uno dei loro figli diventaresacerdote o una delle loro figlie impegnarsitotalmente al servizio del Signore.Presero dunque a riunirsi tutti i martedì perl’adorazione del Santissimo Sacramento,sotto la guida del loro parroco, MonsignorAlessandro Canora, e a pregare per le vocazioni.Tutte le prime domeniche del mesericevevano la Comunione con questa intenzione.Dopo la Messa tutte le mamme pregavanoinsieme per chiedere delle vocazionisacerdotali.Grazie alla preghiera piena di fiducia di questemadri e all’apertura di cuore di questigenitori, le famiglie vivevano in un clima dipace, di serenità e di devozione gioiosa chepermise ai loro figli di discernere molto piùfacilmente la loro chiamata.Questa foto è unica nella storia della Chiesa cattolica. Dal 1 al 4 settembre 1946una gran parte dei 323 sacerdoti, religiosi e religiose provenienti da Lu si ritrovarono nel loro paese.Questo incontro ebbe una risonanza nel mondo intero.18


Quando il Signore ha detto: “Molti sonochiamati, ma pochi eletti” (Mt 22,14), bisognacomprenderlo in questo modo: molti sarannochiamati, ma pochi risponderanno. Nessunoavrebbe pensato che il Signore avrebbe esauditocosì largamente la preghiera di questemamme.Da questo piccolo paese sono uscite 323vocazioni alla vita consacrata (trecentoventitre!):152 sacerdoti (e religiosi) e 171 religioseappartenenti a 41 diverse congregazioni. Inalcune famiglie ci sono state qualche voltaanche tre o quattro vocazioni. L’esempio piùconosciuto è quello della famiglia Rinaldi. IlSignore chiamò sette figli di questa famiglia.Due figlie entrarono tra le suore salesianee, mandate a Santo Domingo, furono dellecoraggiose pioniere e missionarie. Tra i maschi,cinque diventarono sacerdoti salesiani.Il più conosciuto dei cinque fratelli, FilippoRinaldi, fu il terzo successore di don Bosco,beatificato da Giovanni Paolo II il 29 aprile1990. In effetti, molti giovani entrarono trai salesiani. Non è un caso dal momento chedon Bosco nella sua vita si recò quattro voltea Lu. Il santo partecipò alla prima Messa diFilippo Rinaldi, suo figlio spirituale, nel suopaese natio. Filippo amava molto ricordarela fede delle famiglie di Lu: “Una fede chefaceva dire ai nostri genitori: il Signore ciha donato dei figli e se Egli li chiama noi nonpossiamo certo dire di no!”.Luigi Borghina e Pietro Rota vissero la spiritualitàdi don Bosco in modo così fedeleche furono chiamati l’uno “il don Bosco delBrasile” e l’altro “il don Bosco della Valtellina”.Anche Mons. Evasio Colli, arcivescovodi Parma, veniva da Lu (Alessandria).Di lui disse Giovanni XXIII: “Lui sarebbedovuto diventare papa, non io. Aveva tuttoper diventare un grande papa”.Ogni 10 anni, tutti i sacerdoti e le religioseancora in vita si radunavano nel loro paesedi origine giungendo da tutto il mondo. DonMario Meda, per lunghi anni parroco a Lu,ha raccontato come questo incontro sia inrealtà una vera e propria festa, una festa diringraziamento a Dio per aver fatto grandicose a Lu.La preghiera che le madri di famiglia recitavano a Lu, era breve, semplice e profonda:“Signore, fa che uno dei miei figli diventi sacerdote!Io stessa voglio vivere da buona cristianae voglio portare i miei figli al bene per ottenere la graziadi poterti offrire, Signore, un sacerdote santo. Amen”.19


BeataAlessandrina da Costa(1904-1955)Anche un esempio nella vita di Alessandrinada Costa, beatificata il 25aprile 2004, dimostra in maniera impressionantela forza trasformatrice egli effetti visibili del sacrificio di unaragazza malata e abbandonata.Nel 1941 Alessandrina scrisse al suopadre spirituale, P. Mariano Pinho,che Gesù l’aveva pregata dicendo: “Figlia mia, a Lisbona vive un sacerdote che rischia dicondannarsi per l’eternità; lui mi offende in maniera grave. Chiama il tuo padre spirituale echiedigli il permesso perché io ti faccia soffrire durante la passione in modo particolare perquell’anima”.Ricevuto il permesso, Alessandrina soffrì moltissimo. Sentiva la pesantezza dei peccati di quelsacerdote che non voleva sapere più nulla di Dio e stava per dannarsi. La poveretta viveva nelsuo corpo lo stato infernale in cui si trovava il sacerdote e supplicava: “Non all’inferno, no! Mioffro in olocausto per lui fin quando Tu vuoi”. Ella sentì addirittura il nome e il cognome delsacerdote.P. Pinho volle allora indagare presso il cardinale di Lisbona se in quel momento esistesse unsacerdote che gli era causa di dispiaceri. Il cardinale gli confermò con sincerità che in effettic’era un sacerdote che gli dava molte preoccupazioni; quando gli fece il nome, era proprio lostesso che Gesù aveva nominato ad Alessandrina.Alcuni mesi dopo fu riferito a P. Pinho da un suo amico-sacerdote, don Davide Novais, unavvenimento particolare. Don Davide aveva appena tenuto un corso di esercizi spirituali a Fatima,ai quali aveva partecipato anche un signore riservato che era stato notato da tutti per il suocomportamento esemplare. Quell’uomo, l’ultima sera degli esercizi, aveva avuto un attacco dicuore; chiamato un sacerdote, aveva potuto confessarsi e ricevere la S. Comunione. Poco dopoera morto, riconciliato con Dio. Si scoprì che quel signore, vestito da laico, era un sacerdote edera proprio colui per il quale Alessandrina aveva tanto lottato.20


Serva di DioConsolata Betrone(1903-1946)I sacrifici e le preghiere di una madre spiritualedi sacerdoti vanno particolarmentea favore dei consacrati che si sono smarritio hanno abbandonato la loro vocazione.Gesù, nella sua Chiesa, ha chiamato a questavocazione innumerevoli donne oranti,come per esempio Suor Consolata Betrone,Clarissa Cappuccina di Torino. Gesù ledisse: “Il tuo compito nella vita è dedicartiai tuoi fratelli. Consolata, anche tu saraiun buon pastore e devi andare alla ricercadei fratelli smarriti per riportarmeli”.Consolata offrì tutto per loro, “i suoi fratelli”sacerdoti e consacrati, che erano nelbisogno spirituale. In cucina, durante illavoro, pregava continuamente la sua preghieradel cuore:“Gesù, Maria, Vi amo, salvate anime!”.Cambiò consapevolmente ogni minimo servizio e ogni dovere in sacrificio. Gesù le disse a questoproposito: “Queste sono azioni insignificanti, ma siccome tu me le offri con grande amore,concedo ad esse un valore smisurato e le trasformo in grazie di conversione che scendono suifratelli infelici”.Spesso al convento venivano segnalati per telefono o per iscritto casi concreti dei quali Consolatasi faceva carico nella sofferenza. A volte soffriva per settimane o mesi di aridità, di abbandono,di senso di inutilità, di oscurità, di solitudine, di dubbi e degli stati peccaminosi deisacerdoti. Una volta, durante queste lotte interiori, scrisse al suo padre spirituale: “Quanto micostano i fratelli!”. Gesù però le fece la grandiosa promessa: “Consolata, non è un fratello soloche riporterai a Dio, ma tutti. Ti prometto, mi regalerai i fratelli, uno dopo l’altro”. Così fu!Riportò ad un sacerdozio ricco di grazia tutti i sacerdoti affidati a lei. Molti di questi casi sonodocumentati con esattezza.21


Berthe Petit (1870-1943)Berthe Petit è una grande mistica belga,un’anima di espiazione poco conosciuta.Gesù le indicò chiaramente il sacerdoteper il quale ella doveva rinunciareai suoi progetti personalie glielo fece anche incontrare.Il ‘prezzo’ per un sacerdote santo22Fin da quando era una ragazza di quindicianni, Berthe durante ogni S. Messa pregavaper il celebrante: “Mio Gesù, fa’ che il Tuosacerdote non Ti rechi dispiacere!”. Quandoaveva diciassette anni, i suoi genitori perserotutto il loro patrimonio per una fideiussione;l’8 dicembre 1888, il suo direttore spiritualedisse a Berthe che la sua vocazione non era ilmonastero, ma restare a casa ed occuparsi deisuoi genitori. A malincuore la ragazza accettòil sacrificio; chiese però alla Madonna diessere mediatrice affinché, al posto della suavocazione religiosa, Gesù chiamasse un sacerdotezelante e santo. “Lei sarà esaudita!”:la rassicurò il padre spirituale.Ciò che ella non poteva prevedere, accadde16 giorni dopo: un giovane giurista di 22anni, il Dott. Louis Decorsant, stava pregandodavanti ad una statua della Madre Addolorata.All’improvviso e inaspettatamente, egliebbe la certezza che la sua vocazione non eraquella di sposare la ragazza che amava e diesercitare la professione di notaio. Compresechiaramente che Dio lo chiamava al sacerdozio.Questa chiamata fu così chiara e insistenteche egli non esitò neppure un attimoa lasciare tutto. Dopo gli studi a Roma, doveaveva ultimato il suo dottorato, fu ordinatosacerdote nel 1893. Berthe aveva allora 22anni.Nello stesso anno, il giovane sacerdote di 27anni celebrò durante la S. Messa di mezzanottein un sobborgo di Parigi. Questo fatto ha lasua importanza perché alla stessa ora Berthe,partecipando alla S. Messa di mezzanotte inun’altra parrocchia, prometteva solennementeal Signore: “Gesù, vorrei essere un olocaustoper i sacerdoti, per tutti i sacerdoti, ma inparticolare per il sacerdote della mia vita”.Quando fu esposto il Santissimo, la giovanevide all’improvviso una grande croce conGesù e ai suoi piedi Maria e Giovanni. Ellasentì le seguenti parole: “Il tuo sacrificio èstato accettato, la tua supplica esaudita. Eccoil tuo sacerdote ... Un giorno lo conoscerai”.Berthe vide che i lineamenti del volto di Giovanniavevano assunto quelli di un sacerdotea lei sconosciuto. Si trattava del reverendoDecorsant, ma ella lo avrebbe incontrato soltantonel 1908, cioè quindici anni dopo, e neavrebbe riconosciuto il volto.


L’incontro volutoda DioBerthe si trovava a Lourdes in pellegrinaggio.Qui la Madonna le confermò:“Vedrai il sacerdote che hai chiesto aDio venti anni fa. Accadrà fra poco”.Ella si trovava con una sua amica allastazione di Austerliz a Parigi su un trenodiretto a Lourdes, quando un sacerdotesalì nel loro scompartimento peroccupare il posto per una malata. Erail reverendo Decorsant. I suoi lineamentierano quelli che Berthe avevavisto sul volto di S. Giovanni quindicianni prima, quindi era colui per il qualeaveva già offerto tante preghiere esofferenze fisiche. Dopo lo scambio diqualche parola gentile, il sacerdote scesedal treno. Esattamente un mese piùtardi, lo stesso reverendo Decorsant si recòin pellegrinaggio a Lourdes per affidare allaMadonna il suo futuro sacerdotale. Caricodei bagagli, lì incontrò nuovamente Berthe ela sua amica. Riconoscendo le due donne, leinvitò per la S. Messa. Mentre don Decorsantelevava l’Ostia, Gesù disse a Berthe nel suointimo: “Questo è il sacerdote per il quale hoaccettato il tuo sacrificio”. Dopo la liturgia,ella seppe che “il sacerdote della sua vita”,come lo avrebbe chiamato in seguito, era alloggiatonella sua stessa pensione.Un compito in comuneBerthe rivelò a don Decorsant la sua vita spiritualee la sua missione per la consacrazioneal Cuore Immacolato e Addolorato di Maria.Egli da parte sua comprese che quest’animapreziosa gli era stata affidata da Dio. Accettòun posto in Belgio e divenne per BerthePetit un santo direttore spirituale ed un sostegnoinstancabile per la realizzazione dellasua missione. Come eccellente teologo fu iltramite ideale con la gerarchia ecclesiasticaa Roma.Per 24 anni, e cioè fino alla morte, accompagnòBerthe, la quale come anima di espiazioneera spesso ammalata e soffriva particolarmenteper i sacerdoti che lasciavano la lorovocazione.23


Venerabile Conchita del Messico (1862-1937)Maria Conception Cabrera de Armida, Conchita, moglie e madre di numerosi figli,è una delle sante moderne, che Gesù per anni ha preparato ad una maternità spiritualeper i sacerdoti. In futuro, ella sarà di grande importanza per la Chiesa universale.Conchita, giovane vedovaIl figlio ManuelGesù, una volta, spiegò a Conchita: “Ci sonoanime che hanno ricevuto l’unzione attraversol’ordinazione sacerdotale. Però ci sono …anche anime sacerdotali che hanno una vocazionesenza avere la dignità o l’ordinazionesacerdotale. Loro si offrono in unione conme ... Queste anime aiutano spiritualmente laChiesa in maniera poderosa. Tu sarai madredi un gran numero di figli spirituali, ma essicosteranno al tuo cuore come mille martìri.Offriti come olocausto per i sacerdoti, uniscitial mio sacrificio per ottenere per loro legrazie” ... “Vorrei tornare in questo mondo ...nei miei sacerdoti. Vorrei rinnovare il mondo,rivelandomi in loro e dare un impulso fortealla mia Chiesa, riversando lo Spirito Santosui miei sacerdoti come in una nuova Pentecoste”.“La Chiesa e il mondo hanno bisogno di unanuova Pentecoste, una Pentecoste sacerdotale,interiore”.Da ragazza Conchita pregava spesso davantial Santissimo: “Signore, mi sento incapace diamarti, perciò vorrei sposarmi. Donami moltifigli in maniera che loro ti amino più di quantosono capace io”. Dal suo matrimonio particolarmentefelice nacquero nove figli, dueragazze e sette ragazzi. Ella li consacrò tuttialla Madonna: “Te li dono completamentecome tuoi figli. Tu sai che io non li so educare,conosco troppo poco che cosa vuol direessere madre, ma Tu, Tu lo sai”. Conchita assistettealla morte di quattro dei suoi figli, cheebbero tutti una morte santa.Conchita fu concretamente madre spiritualeper il sacerdozio di uno dei suoi figli; di luiella scrisse: “Manuel è nato nella stessa orain cui è morto Padre Jozé Camacho. Quan-24


Il mio Sacerdozio ed una sconosciutaIl barone Wilhelm Emmanuel Ketteler (1811-1877)Noi tutti dobbiamo quello che siamo e la nostra vocazionealle preghiere e ai sacrifici altri. Nel caso del noto vescovo Ketteler,un personaggio eccellente dell’episcopato tedesco dell’Ottocentoe una delle figure di spicco fra i fondatori della sociologia cattolica,la benefattrice fu una religiosa conversa,l’ultima e la più povera suora del suo convento.Nel 1869 si trovavano insieme un vescovodi una diocesi in Germania e un suo ospite, ilvescovo Ketteler di Magonza. Nel corso dellaconversazione, il vescovo diocesano sottolineavale molteplici opere benefiche del suoospite. Ma il vescovo Ketteler spiegava alsuo interlocutore: “Tutto ciò che con l’aiutodi Dio ho raggiunto, lo devo alla preghiera eal sacrificio di una persona che non conosco.Posso dire soltanto che qualcuno ha offertoa Dio la sua vita in sacrificio per me ed iolo devo a questo se sono diventato sacerdote”.E continuava: “Dapprima non mi sentivodestinato al sacerdozio. Avevo sostenuto imiei esami di stato in giurisprudenza e miravoa far carriera quanto prima per ricoprirenel mondo un posto di rilievo ed avere onori,considerazione e soldi. Un avvenimentostraordinario però me lo impedì e indirizzò lamia vita in altre direzioni.Una sera, mentre mi trovavo da solo in camera,mi abbandonai ai miei sogni ambiziosie ai piani per il futuro. Non so cosa mi siasuccesso, se fossi sveglio o addormentato:ciò che vedevo era la realtà o si trattava diun sogno? Una cosa so: vidi quel che fu poila causa del rovesciamento della mia vita.Chiaro e netto, Cristo stava sopra di me inuna nuvola di luce e mi mostrava il suo SacroCuore. Davanti a Lui si trovava in ginocchiouna suora che alzava le mani in posizioned’implorazione. Dalla bocca di Gesù sentiile seguenti parole: ‘Ella prega ininterrottamenteper te!’. Vedevo chiaramente la figuradell’orante, la sua fisionomia mi si impressetalmente forte che ancora oggi l’ho davantiai miei occhi. Ella mi sembrava una sempliceconversa. La sua veste era misera e grossolana,le sue mani arrossate e callose per illavoro pesante. Qualunque cosa sia stata, unsogno o no, per me fu straordinario perchérimasi colpito nell’intimo e da quel momentodecisi di consacrarmi completamente a Dionel servizio sacerdotale.Mi ritirai in un monastero per gli esercizi spiritualie discussi di tutto con il mio confessore.Iniziai gli studi di teologia a trenta anni.Tutto il resto lei lo conosce. Se ora lei pensache qualche cosa di buono accada attraversodi me, sappia di chi è il vero merito: di quellasuora che ha pregato per me, forse senzaconoscermi. Sono convinto che per me si è26


pregato e si prega ancora nel segreto e chesenza quella preghiera non potrei raggiungerela meta che Dio mi ha destinato”. “Ha ideadi chi sia che prega per lei e dove?”: chiese ilvescovo diocesano. “No, posso soltanto quotidianamentepregare Dio che la benedica, seè ancora in vita, e che ricambi mille volte ciòche ha fatto per me”.La suora della stallaIl giorno successivo, il vescovo Ketteler sirecò in visita in un convento di suore nella vicinacittà e celebrò per loro la S. Messa nellacappella. Giunto quasi alla fine della distribuzionedella S. Comunione, arrivato all’ultimafila, il suo sguardo si fissò su una suora. Ilsuo volto impallidì, egli restò immobile, poiripresosi diede la Comunione alla suora chenon aveva notato nulla e stava devotamentein ginocchio. Quindi concluse serenamente laliturgia.Per la prima colazione arrivò in conventoanche il vescovo diocesano del giorno precedente.Il vescovo Ketteler chiese alla madresuperiora di presentargli tutte le suore,le quali arrivarono in poco tempo. I due vescovisi avvicinarono e Ketteler le salutavaosservandole, ma sembrava chiaramente nontrovare ciò che cercava. Sotto voce si rivolsealla madre superiora: “Sono tutte qui lesuore?”. Ella guardando il gruppo, rispose:“Eccellenza, le ho fatte chiamare tutte, ma ineffetti ne manca una!”. “Perché non è venuta?”.La madre rispose: “Ella si occupa dellastalla, e in maniera talmente esemplare chenel suo zelo a volte dimentica le altre cose”.“Desidero conoscere questa suora”, disse ilvescovo. Dopo poco tempo, la suora arrivò.Egli impallidì nuovamente e dopo aver rivoltoalcune parole a tutte le suore, chiese di restaresolo con lei.“Lei mi conosce?”: domandò. “Eccellenza,io non l’ho mai vista!”. “Ma lei ha pregato eofferto buone opere per me?”: voleva sapereKetteler. “Non ne sono consapevole, perchénon sapevo dell’esistenza di Vostra Grazia”.Il vescovo rimase alcuni istanti immobile ein silenzio, poi continuò con altre domande.“Quali devozioni ama di più e pratica piùfrequentemente?”. “La venerazione al SacroCuore”, rispose la suora. “Sembra chelei abbia il lavoro più pesante in convento!”:proseguì. “Oh no, Vostra Grazia! Certo nonposso disconoscere che a volte mi ripugna”.“Allora cosa fa quando viene assillata dallatentazione?”. “Ho preso l’abitudine di affrontareper amore di Dio con gioia e zelo tutte lefaccende che mi costano molto e poi di offrirleper un’anima al mondo. Sarà il buon Dioche sceglierà a chi dare la Sua grazia, io nonlo voglio sapere. Offro anche l’ora di adorazionedella sera, dalle venti alle ventuno, perquesta intenzione”. “Come le è venuta l’ideadi offrire tutto questo per un’anima?”. “E’un’abitudine che avevo già quando vivevoancora nel mondo. A scuola il parroco ci insegnòche si dovrebbe pregare per gli altri comesi fa per i propri parenti. Inoltre aggiungeva:‘Bisognerebbe pregare molto per coloro chesono nel pericolo di perdersi per l’eternità.Ma siccome solo Dio sa chi ne ha maggiormentebisogno, la cosa migliore sarebbeoffrire le preghiere al Sacro Cuore di Gesù,fiduciosi nella Sua sapienza e onniscienza’.Così ho fatto, e ho sempre pensato che Iddiotrova l’anima giusta”.27


Giorno del compleanno e Giorno della conversione“Quanti anni ha?”: chiese Ketteler. “Trentatre anni, Eccellenza”. Ilvescovo, turbato, si interruppe per un attimo, poi domandò: “Quandoè nata?”. La suora riferì il giorno della sua nascita. Il vescovo allorafece un’esclamazione: si trattava proprio del giorno della sua conversione!Egli l’aveva vista esattamente così, davanti a sé come sitrovava in quel momento. “Lei non sa se le sue preghiere e i suoi sacrificihanno avuto successo?”. “No, Vostra Grazia”. “E non lo vuolesapere?”. “Il buon Dio sa quando si fa qualche cosa di buono, questobasta”, fu la semplice risposta. Il vescovo era sconvolto: “Per amordi Dio, allora continui con questa opera!”.La suora gli si inginocchiò davanti e chiese la benedizione. Il vescovoalzò solennemente le mani e con profonda commozione disse: “Coni miei poteri episcopali, benedico la sua anima, le sue mani e il lavoroche compiono, benedico le sue preghiere e i suoi sacrifici, il suodominio di sé e la sua obbedienza. La benedico specialmente per lasua ultima ora e prego Dio che l’assista con la Sua consolazione”.“Amen”, rispose serena la suora e si allontanò.Un insegnamento per tutta la vitaIl vescovo si sentiva scosso nel suo intimo, si accostò alla finestraper guardare fuori, cercando di riacquistare il suo equilibrio. Più tardisi congedò dalla madre superiora per tornare a casa del suo amico econfratello. A lui confidò: “Ora ho trovato colei alla quale devo lamia vocazione. E’ l’ultima e la più povera conversa del convento.Non potrò mai ringraziare abbastanza Dio per la Sua misericordia,perché quella suora prega per me da quasi venti anni. Dio però già inanticipo aveva accolto la sua preghiera e aveva previsto anche che ilgiorno della sua nascita coincidesse con quello della mia conversione;in seguito Dio ha accolto le preghiere e le opere buone di quellasuora.Quale insegnamento e ammonimento per me! Semmai dovessi esseretentato di vantarmi per eventuali successi e per le mie opere davantiagli uomini, dovrei tener presente che tutto mi proviene dalla graziadella preghiera e del sacrificio di una povera serva nella stalla diun convento. E se un lavoro insignificante mi sembra di poco valore,devo riflettere che ciò che quella serva, con obbedienza umile versoDio, fa e offre in sacrificio con dominio di sé ha un tale valore davantia Dio, tanto che le sue opere hanno creato un vescovo per laChiesa!”.28


Il vescovo Wilhelm Emmanuel Ketteler


della Gestapo e denunciò lo Stato che aveva danneggiatoi diritti della Chiesa e dei credenti. Nel 1946, PapaPio XII nominò cardinale il vescovo di Münster per isuoi meriti e per lo straordinario coraggio nel professarela fede. Al suo ingresso come pastore di Münster, ilvescovo Galen fece stampare un’immagine con la seguentescritta:“Sono il tredicesimo figlio della nostra famiglia e ringrazieròeternamente mia madre per aver avuto il coraggiodi dire di sì a Dio anche per questo tredicesimobambino. Senza questo sì di mia madre adesso non sareisacerdote e vescovo”.Servo di Dio Papa Giovanni Paolo i(1912-1978)“Me l’ha insegnata mia madre”Giovanni Paolo I iniziò la sua ultima Udienzagenerale nel settembre del 1978 pregando l’attodi carità.“‘Mio Dio, Ti amo con tutto il cuore sopra ognicosa, perché sei bene infinito e nostra eternafelicità; e per amor tuo amo il prossimo comeme stesso e perdono le offese ricevute. Signore,che io ti ami sempre più’.E’ una famosissima preghiera con le paroledella Bibbia. Me l’ha insegnata mia madre.Continuo a pregarla molte volte al giorno”.Pronunciò queste parole su sua madre con un tono di voce così tenero che i presenti nella saladell’Udienza risposero con un applauso impetuoso. Tra di loro, una giovane donna disse con lelacrime agli occhi: “Come è commovente che il papa parli di sua madre! Adesso capisco meglioquale influenza possiamo avere noi madri sui nostri figli”.31


“Signore, donaci di nuovo sacerdoti!”Durante la persecuzione comunista, Anna Stang ha subito molte sofferenze e,come tante altre donne nelle sue medesime condizioni,le ha offerte tutte per i sacerdoti. Nella vecchiaia, è diventata ella stessauna persona con spirito sacerdotale.“Noi siamo rimasti senza pastori!”Anna è nata nel 1909 nella parte tedesca del Volga in una numerosa famiglia cattolica. Era solouna scolara di nove anni, quando ha sperimentato gli inizi della persecuzione; ella ha scritto:“... 1918, nella seconda classe, all’inizio delle lezioni pregavamo ancora il Padre Nostro. Unanno dopo era già vietato e il parroco non aveva più il permesso di mettere piede nella scuola.Si cominciava a ridere di noi cristiani, non si rispettavano più i sacerdoti e i seminari venivanodistrutti”.A undici anni, Anna ha perso il padre e alcunifratelli e sorelle a causa di un’epidemiadi colera. Poco tempo dopo, è morta anchela mamma e lei, appena diciassettenne, si èpresa cura dei fratelli e delle sorelle più piccoli.Non solo non aveva più i genitori, ma“… anche il nostro parroco è morto in quelperiodo e molti sacerdoti sono stati arrestati.Così siamo rimasti senza pastori! Questo èstato un duro colpo. La chiesa nella parrocchiavicina era ancora aperta, ma anche lìnon c‘era più un sacerdote. I fedeli si riunivanolo stesso per la preghiera, ma senza ilpastore la chiesa era abbandonata. Piangevoe non potevo calmarmi. Quanti canti,quante preghiere l’avevano riempita ed orasembrava tutto come morto”.Alla scuola di questa profonda sofferenzaspirituale, Anna da allora ha iniziato a pregarein modo particolare per i sacerdoti e imissionari. “Signore, donaci di nuovo unsacerdote, donaci la S. Comunione! TuttoAnna Stang (a destra) e la sua amica Vittoria.soffro volentieri per amore Tuo, o sacratis-32


simo Cuore di Gesù!”. Anna ha offerto peri sacerdoti tutte le sofferenze successive, inmodo speciale anche quando nel 1938 in unanotte suo fratello e suo marito - era sposatafelicemente da sette anni - sono stati arrestati,e non hanno più fatto ritorno.Affidamento del servizio sacerdotaleNel 1942, Anna, giovane vedova, è stata deportatain Kazakistan, insieme ai suoi tre figli.“E’ stato duro affrontare il freddo inverno, mapoi è venuta la primavera. In quel periodo hopianto molto, ma anche pregato tantissimo.Avevo sempre l’impressione che qualcuno mitenesse per mano. Nella città di Syrjanowskho trovato alcune donne di fede cattolica. Cisiamo riunite di nascosto ogni domenica e neigiorni di festa per cantare e pregare il rosario.Io supplicavo spesso: Maria, nostra caramadre, guarda come siamo poveri. Donaci dinuovo dei sacerdoti, dei maestri e dei pastori!”.Dal 1965 la violenza della persecuzione si èaffievolita e Anna ha potuto recarsi una voltaall’anno nella capitale del Kirghizistan, dovesi trovava un sacerdote cattolico in esilio.“Quando a Biskek è stata costruita addiritturauna chiesa, vi sono andata con Vittoria,una mia conoscente, per partecipare allaS. Messa. Il viaggio era lungo, più di 1000chilometri, ma per noi è stata una grandegioia. Per più di 20 anni non avevamo vistoun sacerdote, né un confessionale! Il pastoredi quella città era anziano e per più di diecianni era stato imprigionato a causa dellasua fede. Mentre mi trovavo lì, mi sono stateaffidate le chiavi della chiesa, così ho potutofare lunghe ore di adorazione. Mai avrei pensatodi poter essere così vicino al tabernacolo.Piena di gioia, mi sono inginocchiata el’ho baciato”.Prima di partire, Anna ha avuto il permessodi portare la S. Comunione ai cattolici più anzianidella sua città, che non avrebbero maipotuto andare di persona. “Su incarico delsacerdote, per trenta anni nella mia città hobattezzato bambini e adulti, ho preparato lecoppie al sacramento del matrimonio e ho officiatoi funerali, fin quando, per mancanzadi salute, non ho più potuto svolgere questoservizio”.Preghiere nascoste ... per far arrivare un sacerdote!Non si può immaginare la gratitudine diAnna, quando nel 1995 ha incontrato per laprima volta un sacerdote missionario. Hapianto di gioia e con commozione ha esclamato:“E’ venuto Gesù, il Sommo Sacerdote!”.Pregava da decenni perché arrivasse unsacerdote nella sua città, ma giunta ormai a86 anni aveva quasi perso ogni speranza divedere con i suoi occhi la realizzazione diquesto profondo desiderio.La S. Messa è stata celebrata in casa sua equesta donna meravigliosa dall’animo sacerdotaleha potuto ricevere la S. Comunione:per tutto il giorno Anna non ha più mangiatonulla, volendo esprimere così il suo profondorispetto e la sua gioia.33


Una vita offerta per il Papae la ChiesaNel senso più vero, proprio nel cuoredel Vaticano, all’ombra della cupoladi San Pietro, si trova un conventoconsacrato alla “Mater Ecclesiae”,alla Madre della Chiesa. L’edificiosemplice, usato in precedenza per variscopi, alcuni anni fa è stato ristrutturatoper essere adeguato alle necessitàdi un ordine contemplativo. Lostesso Papa Giovanni Paolo II ha fattosì che questo convento di clausurafosse inaugurato il 13 maggio 1994,giorno della Madonna di Fatima; quile suore avrebbero consacrato la lorovita per le necessità del Santo Padre edella Chiesa.Questo compito è affidato ogni cinqueanni ad un diverso ordine contemplativo.La prima comunità internazionaleera composta da Clarisse provenientida sei diversi paesi (Italia, Canada,Ruanda, Filippine, Bosnia e Nicaragua).Il loro posto è stato poi presodalle Carmelitane, che hanno continuatoa pregare e ad offrire la lorovita per le intenzioni del papa. Dal7 ottobre 2004, festa della Madonnadel Rosario, si trovano nel monasterosette Suore Benedettine di quattro diversenazionalità. Una sorella è filippina,un’altra è statunitense, due sonofrancesi e tre italiane.34


Incontro con il Santo Padre Giovanni Paolo II nella sua biblioteca privata il 23 dicembre 2004.Con questa fondazione, Giovanni Paolo IImostrava all’opinione pubblica mondiale,senza parole, tuttavia in modo molto chiaro,quanto la nascosta vita contemplativa sia importantee indispensabile, anche nella nostraepoca moderna e frenetica, e quale valoreegli attribuisse alla preghiera nel silenzio e alsacrificio nel nascondimento. Se egli desideravaavere nelle sue immediate vicinanze lesuore di clausura affinché pregassero per luie per il suo pontificato, questo rivela anchela profonda convinzione che la fecondità delsuo ministero di pastore universale e l’esitospirituale del suo immenso operato, provenisseroin prima linea, dalla preghiera e dalsacrificio di altri.Anche Papa Benedetto XVI ha la stessa profondaconvinzione. Due volte si è recato a celebrarela S. Messa dalle “sue suore”, ringraziandoleper l’offerta della loro vita per lui.Le parole che egli ha rivolto il 15 settembre2007 alle Clarisse di Castelgandolfo, valgonotranquillamente anche per le suore di clausuradel Vaticano: “Ecco dunque, care sorelle, ciòche il papa attende da voi: che siate fiaccoleardenti di amore, „mani giunte“ che veglianoin preghiera incessante, distaccate totalmentedal mondo, per sostenere il ministero dicolui che Gesù ha chiamato a guidare la suaChiesa”. La Provvidenza ha veramente bendisposto che, sotto il pontificato di un papache tanto apprezza San Benedetto, possanoessergli vicine in un modo speciale proprio leSuore Benedettine.Una vita mariana quotidianaNon è un caso che il Santo Padre abbia sceltodegli ordini femminili per questo compito.Nella storia della Chiesa, seguendo l’esempiodella Madre di Dio, sono sempre state ledonne ad accompagnare e a sostenere, conla preghiera e il sacrificio, il cammino degliapostoli e dei sacerdoti nella loro attività missionaria.Per questo gli ordini contemplativiconsiderano loro carisma “l’imitazione e lacontemplazione di Maria”. Madre M. SofiaCicchetti, attuale priora del monastero, definiscela vita della sua comunità come una vita35


Madre M. Sofia Cicchetti offre al Santo Padreun servizietto per la S. Messa ricamato a mano dalle suore.mariana quotidiana: “Niente è straordinarioqui. La nostra vita contemplativa e claustralesi può comprendere solo alla luce della fedee dell’amore di Dio. In questa nostra societàconsumistica, edonista, sembrano quasi scomparsisia il senso della bellezza e dello stuporedinanzi alle grandi opere che Dio compie nelmondo e nella vita d’ogni uomo e donna, sial’adorazione verso il mistero della Sua amorosapresenza in mezzo a noi. Nel contestodel mondo di oggi, la nostra vita separata dalmondo, ma non ad esso indifferente, potrebbeapparire assurda ed inutile. Tuttavia possiamogioiosamente testimoniare che non è unaperdita dare il tempo per Dio solo. Ricorda atutti profeticamente una verità fondamentale:l’umanità, per essere autenticamente e pienamentese stessa, deve ancorarsi a Dio e viverenel tempo il respiro dell’amore di Dio. Vogliamoessere come tanti “Mosè” che, con lebraccia alzate e il cuore dilatato da un amoreuniversale ma concretissimo, intercedono peril bene e la salvezza del mondo, diventando,così “collaboratrici nel mistero della Redenzione”(cfr Verbi Sponsa,3).Il nostro compito non si fonda tanto sul“fare” quanto sull’ “essere” nuova umanità.Alla luce di tutto questo possiamo bendire che la nostra vita è vita piena di senso,non è affatto spreco o sciupio di essa,né chiusura o fuga dal mondo, ma gioiosadonazione a Dio-Amore e a tutti i fratellisenza esclusione, e qui nel “Mater Ecclesiae”in modo particolare per il papa e isuoi collaboratori”.Suor Chiara-Cristiana, madre superioradelle Clarisse della prima comunità nelcentro del Vaticano, ha raccontato: “Quandosono arrivata qui ho trovato la vocazionenella mia vocazione: dare la vita per il SantoPadre come Clarissa. Così è stato per tutte lealtre consorelle”.Madre M. Sofia conferma: “Noi come Benedettinesiamo profondamente legate allaChiesa universale e perciò sentiamo un grandeamore verso il papa dovunque siamo.Certamente l’essere chiamate così vicino alui - anche fisicamente - in questo monastero“originale” ha ancora più approfonditol’amore verso di lui. Cerchiamo di trasmetterloanche nei nostri monasteri d’origine.Noi sappiamo che siamo chiamate ad esseremadri spirituali nella nostra vita nascosta enel silenzio. Tra i nostri figli spirituali hannoun posto privilegiato i sacerdoti e i seminaristie quanti si rivolgono a noi chiedendosostegno per la loro vita e il loro ministerosacerdotale, nelle prove o disperazioni delcammino. La nostra vita vuole essere “testimonianzadella fecondità apostolica dellavita contemplativa, ad imitazione di MariaSantissima, che nel mistero della Chiesa sipresenta in modo eminente e singolare comevergine e madre” (cfr LG 63).36

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