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Picchio verde e picchio rosso

Picchio verde e Picchio rosso - Il divulgatore

Picchio verde e Picchio rosso - Il divulgatore

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Il Divulgatore n° 3/2010 “FAUNA SELVATICA”<strong>Picchio</strong> <strong>verde</strong> e <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong>In passato i picchi hanno soffertosensibilmente per il taglio dei boschi e laloro gestione non corretta, ma oggi stannobeneficiando del graduale abbandonodell’agricoltura in aree collinari e montane,sempre più occupate da zone boscate.<strong>Picchio</strong> <strong>verde</strong> e <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggioresono certamente le due specie più diffusein Italia appartenenti alla famiglia dei picidie probabilmente sono quelle che megliodelle altre hanno saputo adattarsi allemodificazioni ambientali.Green woodpecker and red-headed woodpecker:in the past woodpeckers suffered a lot from the cutting and wrong management of forests; however,recently, the spreading of such specie has been encouraged by rural depopulation of mountainousand hilly areas, where wooded areas have increased.Sebbene le diverse specie di picchi siano accomunate dal frequentare tutte gli ambienti forestali, ognuna di essepresenta delle esigenze ben precise che ne influenzano anche la distribuzione.In Italia, il <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong> (Picus viridis) è una specie ampiamente diffusa e comune, ma non uniformementedistribuita, è infatti assente, oltre che in Sicilia e Sardegna, in Puglia, Pianura Padana orientale e su buona partedel versante adriatico. Tuttavia la popolazione italiana conterebbe oggi tra 60 e 120 mila coppie, cifre che cilasciano immaginare un futuro piuttosto roseo per la specie. In realtà la ricomparsa in varie zone della PianuraPadana, dove era assente dalla metà del secolo scorso, è un fatto ancora recente, ma che lascia immaginareuna sua adattabilità anche a situazioni che precedentemente non gli erano congeniali. Nel bolognese la specie èsedentaria, nidificante e migratrice irregolare; nel periodo 1995-1999 se ne stimava una popolazione nidificantedi 800-1.200 coppie. Nel territorio provinciale il <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong> nidifica nei relitti boschi ripariali eplaniziali,adattandosi anche alle aree periurbane.Nei 29 ettari del Parco “Villa Ghigi”, situato a breve distanza daiviali di circonvallazione che delimitano il centro storico, nel periodo 2001-2003 era stata stimata una densità di2,07-3,10 coppie ogni 10 ettari (circa il doppio di quella stimata per il <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggiore, anch’essopresente). In pianura la specie è presente senza soluzione di continuità ad ovest dell’autostrada A13 Bologna-Padova, mentre ad est di essa la distribuzione è discontinua.Per quanto concerne invece l’area collinare e montana, dove la specie è presente in maniera pressochécontinua, preferisce nidificare nei castagneti da frutto, nei cedui invecchiati e nelle fustaie rade di latifoglie. Evitainvece la faggeta: risulta infatti assente nei comuni di Lizzano in Belvedere e Granaglione dove i boschi cedui difaggio sono molto estesi. Poco graditi sono anche gli impianti di conifere.Il <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggiore (Dendrocopos major) è anch’essa una specie ampiamente diffusa e comune, manon uniformemente distribuita: è infatti assente in varie parti della Toscana e in buona parte della Sicilia; inSardegna è presente con una diversa sottospecie. Oggi la popolazione italiana conterebbe da 70 a 150 milacoppie.In Pianura Padana la specie è in incremento, anche in seguito all’espansione della pioppicoltura, per la quale il<strong>picchio</strong> svolgerebbe anche una funzione di controllo nei confronti di insetti dannosi e soprattutto delle loro larvexilofaghe. Nel bolognese la specie è sedentaria, migratrice, svernante e nidificante; nel periodo 1995-1999 erastata stimata una popolazione nidificante di 900-2.000 coppie. La distribuzione nel territorio provinciale è similarea quella del <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong>, ma con molte più segnalazioni per le aree al di sotto dei 500 metri s.l.m. e in pianura;oltre i 900 metri diventa più raro così come accade per il <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong>.


Quello <strong>verde</strong> è più grandeTra gli adattamenti più curiosi che questi uccelli hanno sviluppato nel corso dell’evoluzione ci sono certamente lezampe, il becco, la coda e la lingua, caratteristiche che li rendono degli abili arrampicatori, scalpellini e snidatoridi larve ed insetti. Possiedono zampe robuste, formate solitamente da due dita rivolte in avanti e due indietro perpermettere un maggiore equilibrio, e una coda rigida che serve da propulsore per le arrampicate lungo il troncodegli alberi. Il becco è robusto e a crescita continua, il collo è massiccio e il cranio rinforzato e dotato di unasorta di morbido cuscinetto e di muscoli che lo allontanano a ogni colpo dal becco permettendogli di martellarecome un percussore a un ritmo elevatissimo.Nei picchi la lunga lingua vischiosa può essere estroflessa fino a diversi centimetri di distanza, è appiccicosa edè provvista sulla punta di piccoli arpioncini nei quali le larve e le pupe restano impigliate. A riposo la lingua èarrotolata in un astuccio interno situato dietro l’occhio. Il <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong> è grande rispetto agli altri picchi: lungopoco più di 30 cm ha un’apertura alare di 40-42 cm. È caratterizzato da una colorazione <strong>verde</strong>, più o menointensa, su mantello e ali mentre guance,collo e ventre sono biancastri; possiede una vistosa maschera faccialenera comprensiva di un mustacchio che nel maschio presenta l’interno <strong>rosso</strong>; il capo è <strong>rosso</strong> in entrambi i sessi.La specie occupa vari habitat, preferisce le formazioni boschive rade con presenza di vecchi tronchi su cuiscavare il nido, ma necessita anche di radure e prati ricchi di insetti, catturati anche a terra, come le formiche dicui è ghiotto.Va addirittura alla ricerca di formicai, dai quali riesce ad estrarre anche le larve grazie alla lungalingua.Talvolta può nutrirsi anche di semi e frutta. Il suo canto ricorda una risata, più accentuata in primavera nelperiodo dell’accoppiamento e in autunno. Le coppie, fedeli al sito riproduttivo, fanno il nido dentro le cavità deivecchi alberi scavando con il becco e lasciando lasciando un foro d’ingresso di 6-7 cm. Occasionalmentepossono sfruttare anche i pali di legno delle linee elettriche.Tra metà aprile e metà maggio vengono deposte 5-7 uova che vengono incubate da entrambi i sessialternativamente.Il tipico martellìo del <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong>Il <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggiore è più piccolo del <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong>: 22-23 cm con apertura alare di 34-39 cm. Ha unacolorazione molto vistosa bianca e nera con una evidente macchia rossa nel basso ventre; il maschio possiedeanche una macchia rossa sulla nuca.Rispetto al <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong>, preferisce un habitat più prettamente forestale (con presenza di alberi anche vecchi),ma se non lo trova è in grado di adattarsi con successo anche agli ambienti artificiali o antropizzati come i parchicittadini e le alberature campestri. Si nutre fondamentalmente di larve e insetti xilofagi che recupera nei vecchitronchi degli alberi. Riesce a individuarli dal rumore che questi emettono mentre rodono il legno; a questo puntocomincia a scalpellare la corteccia sino ad arrivare alla propria preda. Durante la stagione invernale puòintegrare la propria dieta con semi e frutta secca.Per aprire pinoli o nocciole le incastra nella corteccia e ne apre il guscio a colpi di becco.Durante il periodo riproduttivo produce, battendo ripetutamente il becco sul legno, un tipico suono martellanteche ne determina una delle principali manifestazioni territoriali; questa caratteristica è tipica anche di altri picchied è comunque più rara in quello <strong>verde</strong>. Il nido viene scavato sui vecchi tronchi, presenta un foro di entrata di4,5-6 cm.Al contrario del <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong>, quello <strong>rosso</strong> maggiore tende a rioccupare anche i vecchi nidi.Tra fine aprile e metà maggio vengono deposte 4-7 uova incubate da entrambi i sessi.


PREVENIRE I DANNI DA PICCHIIdanni che i picchi possono provocare sono fondamentalmente due,ascrivibili ad ognuna delle specie descritte in questa sede, ma nonnecessariamente collegabili a una produzione agricola. In particolare sirileva un danno economico da parte del <strong>picchio</strong> <strong>verde</strong> agli impianti diirrigazione e/o antibrina dislocati nei frutteti. Difficile dare unaspiegazione a questa tipologia di danno e forse ve ne è più di una: pareche l’uccello sia preda di un equivoco che gli farebbe pensare di trovaredelle formiche nel tubo (quando ne vede comincia a bucherellare eprova ad entrare dentro con la lingua); oppure è attirato dal rumoredell’acqua che scorre nei tubi che gli fa pensare di trovare insetti;ancora potrebbe essere alla ricerca delle larve della piralide del mais,che pare riesca a forare gli stessi tubi. Un altro tipo di danno vieneprovocato da entrambe le specie - ma molto più spesso dal <strong>picchio</strong><strong>rosso</strong> maggiore - nei confronti degli infissi di legno delle abitazioni(persiane, scuri, finestroni, porte) e persino nei confronti dei cappottiisolanti di alcune abitazioni. Nel primo caso il <strong>picchio</strong> può forare il legnoper il rumore che emette che gli fa pensare di trovare dietro qualcheinsetto; ancora, quando il legno degli infissi è vecchio, qualche insettopotrebbe annidarsi veramente veramente nelle crepe e nelle fessurepertanto l’uccello, attirato dai primi successi, prosegue nella sua azionedi ricerca forando la struttura; nuovamente, il tamburellamentocaratteristico del <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggiore può essere esercitato sugliinfissi di legno al pari degli altri vecchi alberi, sia come manifestazione territoriale che come una sorta diallenamento o palestra. Sempre il <strong>picchio</strong> <strong>rosso</strong> maggiore può causare danni sulle facciate delle case concappotto termico esterno che gli ricorda, dal rumore che emette, il legno vecchio di un albero e quindi un buonposto in cui scavare un nido o un rifugio per l’inverno; la parte più dura esterna corrisponderebbe alla cortecciadell’albero, mentre la parte interna più morbida gli ricorderebbe la consistenza del legno marcio.È possibile prevenire i danni sugli infissi apponendo delle strisce argentate di alluminio (come quelle utilizzateper gli storni) nel periodo di maggiore affluenza alle finestre. I periodi a rischio sono due: in primavera (da adulti),ma più spesso tra l’estate e fine autunno (con i giovani picchi che cercano nuovi territori da colonizzare). Ancora,è possibile prevenire il danno mantenendo gli infissi verniciati, anche con vernice trasparente, in quanto il <strong>picchio</strong>è maggiormente attirato dalla naturalità del legno.Per quanto riguarda i tubi degli impianti di irrigazione, alcune ricerche effettuate all’estero hanno dimostrato chese colorati di giallo non vengono presi di mira dai picchi.Un’ipotesi che sarebbe interessante sperimentare anche nei nostri frutteti.Entrambe le specie sono incluse nell’elenco delle specie particolarmente protette della legge 157/92 e pertantonon sono cacciabili.

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