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Corriere Della Será/ ­- Politica, Sáb, 14 de Abril de 2012<br />

CLIPPING INTERNACIONAL (Corte Costituzio<strong>na</strong>le)<br />

De Lorenzo e i 5 milioni da risarcire<br />

«Vivrò da francescano per restituire<br />

tutto»<br />

[Esplora il significato del termine: L’ex ministro: «I soldi<br />

li ho presi, ma li davo al partito» L’allora ministro della<br />

Sanità Francesco De Lorenzo con don Verzé L’allora<br />

ministro della Sanità Francesco De Lorenzo con don<br />

Verzé ROMA ­- «Farò u<strong>na</strong> vita da francescano».<br />

Addirittura. «Avevo già restituito quattro miliardi».<br />

Vecchie lirette. «Mica le prendevo per me». No? «No.<br />

Solo per il mio partito, il Pli». Non come questi di<br />

adesso, chessò, i Lusi e i Belsito, magari con qualche<br />

famigliola politica da sfamare... «Eh, ora c’è chi<br />

scambia il Parlamento per un benefit». Pure prima<br />

esageravate. «Lo ammetto, ma era diverso. Le<br />

spiegherò come». Sospira Francesco De Lorenzo, un<br />

tempo Sua Sanità, ed è difficile dire se per nostalgia<br />

d’u<strong>na</strong> stagione morta o per il sollievo d’esserle<br />

sopravvissuto. Settantatré anni portati alla grande,<br />

come uno che prima è passato sotto le forche caudine<br />

di Tangentopoli, poi attraverso Poggioreale e un<br />

tumore con chemioterapia devastante, ed è infine<br />

risorto, lavorando coi drogati di don Gelmini (grande<br />

foto del controverso sacerdote dietro la scrivania), e<br />

inventandosi infine l’Aimac, che raccoglie cinquecento<br />

associazioni di volontari nella lotta contro il cancro: «E<br />

tutto senza un euro delle case farmaceutiche, lo<br />

scriva, lo scriva». Marmi, assistenti, gran sede in via<br />

Barberini, c’è chi resta in piedi anche quando cade...<br />

«Si chiudono dei cicli, io ho cambiato vita». Già, però il<br />

tarlo è quello vecchio. Averci marciato, sui malati,<br />

quand’era ministro della Salute, governo Amato, primi<br />

anni Novanta. «Non ho alterato i prezzi dei farmaci, i<br />

giudici me l’hanno riconosciuto infine! Non ho<br />

danneggiato l’erario, guardi qua». L’ex ministro in aula<br />

a MontecitorioL’ex ministro in aula a Montecitorio (Tira<br />

fuori faldoni, sentenze, pandette, carte da bollo in<br />

perenne lotta tra loro: come molti a lungo strizzati dai<br />

magistrati, è ormai il migliore avvocato di se stesso).<br />

Comunque sia, deve pagare cinque milioni di euro per<br />

danno all’immagine del nostro povero Stato, sentenza<br />

definitiva. Dove li trova? «Metà li restituii a suo tempo,<br />

gliel’ho detto prima. Per il resto, venderò la casa, ho<br />

qualche bene al sole. Potrei vendere anche i pastori».<br />

I famosi pastori del Settecento <strong>na</strong>poletano... «Quelli:<br />

u<strong>na</strong> settanti<strong>na</strong>, raccolti in trent’anni. Valgono<br />

duecentomila euro, ma non facciamolo sapere ai<br />

ladri». Ci mancherebbe. Parliamo di altri furti. U<strong>na</strong> sua<br />

foto sotto l’inseg<strong>na</strong> del ristorante «Due Ladroni» è<br />

rimasta nella storia. «Mai intascato un soldo, per me».<br />

Dunque si dichiara innocente? «No. Il fi<strong>na</strong>nziamento<br />

illecito è stata la mia colpa. Mandavo dagli imprenditori<br />

il mio segretario, Marone, perché non si pensasse che<br />

me li tenevo io. Adesso lo fanno per loro tasche. Ma<br />

allora tutti sapevano. Anche Zanone che poi ha fatto<br />

tanto il moralista». Pochi sono stati tanto detestati<br />

dagli italiani quanto lei. «Colpa di u<strong>na</strong> lunga campag<strong>na</strong><br />

di stampa». Lei era uno dei viceré di Napoli, con<br />

Pomicino e Di Do<strong>na</strong>to. «Un viceré senza truppe, mi<br />

creda. Napoli è u<strong>na</strong> città plebea, mia moglie non<br />

poteva nemmeno più andare a giocare a bridge. I miei<br />

amici liberali si misero con Bassolino. Io per la sanità<br />

ho dato il sangue, l’ho detto varie volte». Sangue<br />

infetto, quello dello scandalo... «Non ero nemmeno<br />

testimone, in quell’inchiesta, sia serio. Mi hanno<br />

spedito all’inferno e non so perché. Ero benestante,<br />

ero un tecnico, avevo il settanta per cento di<br />

consensi». Meglio di Berlusconi... «Non scherzi. La<br />

gente si è sentita tradita. Ma io ho avuto giudici etici,<br />

mi hanno condan<strong>na</strong>to per associazione per delinquere<br />

da solo, tutti i miei coimputati erano assolti. Il mio<br />

processo è stato ingiusto, l’ha detto la Corte<br />

costituzio<strong>na</strong>le quattro mesi dopo la mia condan<strong>na</strong><br />

definitiva. E mi hanno fatto andare in udienza mentre<br />

facevo la chemio!». Lei, nessu<strong>na</strong> colpa? «Non insista.<br />

Gliel’ho detto: avrei dovuto rinunciare alla poltro<strong>na</strong> di<br />

ministro, è vero. Se la volevi, dovevi fi<strong>na</strong>nziare il<br />

partito. Funzio<strong>na</strong>va così. Per assicurare il quoziente al<br />

partito servivano consiglieri comu<strong>na</strong>li, sezioni, gior<strong>na</strong>li,<br />

cose che costavano». E <strong>na</strong>ni, ballerine, terrazze...<br />

«Cose che ho letto, non c’ero su quelle terrazze». Mi<br />

dica dei fi<strong>na</strong>nziamenti. «Il fi<strong>na</strong>nziamento illecito c’è<br />

sempre stato. Malagodi prendeva soldi da<br />

Confindustria, Moro si alzò per difendere Gui. Solo che<br />

quelli avevano... gli attributi. Noi ci lasciammo<br />

sbra<strong>na</strong>re, portare via l’immunità parlamentare». Molti<br />

imprenditori si sentirono sbra<strong>na</strong>ti, in verità. «Se agli<br />

imprenditori chiedevi di darti i soldi in chiaro,<br />

rifiutavano: avrebbero dovuto dare cento a noi liberali,<br />

ottocento ai socialisti, mille alla Dc». Ci furono ruberie<br />

grosse. «Ci furono. Ma io non appartenevo a quella<br />

classe politica. Comunque gente come Citaristi o<br />

Balzamo non prendeva soldi per sé. E, lo sa?,<br />

nemmeno Craxi, dico io». Dice lei. E di Tonino Di<br />

Pietro che mi dice? «Nulla. E’ stato mio pm, non<br />

sarebbe elegante». Di Berlusconi? «La magistratura<br />

ha abusato anche con lui. Poi lui avrebbe dovuto fare<br />

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