Relatore: Professor Bruno OSIMO - Bruno Osimo, traduzioni ...

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PREFAZIONE Una delle sfide più grandi con cui l’uomo, da sempre, si confronta è quella di capire come agisce la propria mente, quali sono i meccanismi che stanno alla base dei propri ragionamenti. Perché certe situazioni fanno scaturire determinate reazioni comportamentali, perché si fanno o dicono determinate cose, che cosa ci spinge ad affrontare un problema in un modo piuttosto che in un altro, da che cosa dipendono le decisioni che prendiamo? Non sempre, trovandosi di fronte a situazioni problematiche – dalla risoluzione di un’equazione matematica, alla scelta del vestito da mettersi – l’uomo reagisce ponderando tutti i pro e contro del caso in modo conscio; molte reazioni, gesti, parole, nascono da un ragionamento inconscio, che non siamo in grado di spiegare a noi stessi e agli altri, soprattutto se a distanza di tempo. La soluzione di situazioni problematiche dipende da molti fattori: l’esperienza personale accumulata, la capacità di raccogliere e analizzare le informazioni necessarie dalla propria memoria o dall’ambiente esterno, il fattore emotivo e così via. Lo studio dei processi mediante i quali le informazioni vengono acquisite dal sistema cognitivo, trasformate, elaborate, archiviate e recuperate è affidato alla psicologia cognitiva; essa analizza principalmente processi mentali come la percezione, l'apprendimento, la risoluzione dei problemi, la memoria, l'attenzione, il linguaggio e le emozioni. La traduzione, fra molte altre, è un’attività complessa, che comporta la risoluzione di tanti piccoli problemi; è un processo di scomposizione, comprensione e analisi del prototesto, di ricerca di strategie traduttive, di nuova sintesi per la creazione del metatesto nella lingua della cultura ricevente: attività che qualsiasi traduttore compie in modo più o meno consapevole, ma che richiedono un grande sforzo di concentrazione, in quanto parte di un’opera creativa. La traduzione, quindi, è frutto di un complicato processo mentale, soggettivo e creativo, di cui è impossibile cogliere tutti i passaggi e le sfumature, senza affidarsi a metodi di studio specifici. È in tempi relativamente recenti (anni ottanta del novecento) che alcuni studiosi europei, insoddisfatti degli studi fino ad allora realizzati, hanno 4

iniziato a sondare più a fondo le dinamiche del processo mentale del traduttore, affidandosi a metodi di indagine induttivi ed empirici. I think- aloud protocol sono stati, finora, lo strumento più diffuso e adatto a questo tipo di indagine; si tratta, infatti, di una procedura di verbalizzazione che avviene simultaneamente al compito svolto dal traduttore, al quale viene chiesto di riferire ad alta voce ciò che avviene nella sua mente, mentre traduce. Lo scopo di questo studio è quello di offrire una panoramica dei diversi metodi utilizzati nel corso degli anni per indagare il processo mentale della traduzione e, nello specifico, di presentare – attraverso alcuni studi esemplari realizzati negli ultimi trent’anni – la grande varietà di applicazione dei think- aloud protocol, varietà che, se da una parte apre orizzonti verso nuovi oggetti di studio e nuovi metodi di indagine, dall’altra non permette di mettere a confronto le ricerche condotte e di controllare i risultati ottenuti. 5

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avviene simultaneamente al compito svolto dal traduttore, al quale viene<br />

chiesto di riferire ad alta voce ciò che avviene nella sua mente, mentre traduce.<br />

Lo scopo di questo studio è quello di offrire una panoramica dei diversi<br />

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