Etudes par pays volume 2, PDF, 346 p., 1,4 Mo - Femise

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11873_2002 Study D2: Poverty, Informal Sector, Health and Labour 4.3. Fonti - Censis, Sviluppo e legalità nel Mezzogiorno (www.svileg.censis.it) - Istat, Annuario Statistico Italiano 2002 (www.istat.it) - Istat, Italia in cifre 2002 (www.istat.it) - Istat, Statistiche giudiziarie penali, anno 2001 (www.istat.it) - Istat, Statistiche giudiziarie civili, anno 2001 (www.istat.it) 4.4. Data Secondo i dati dell’Istat, nel 2001 i reati denunciati alle autorità giudiziarie dalle forze dell’ordine sono 2.163.826, 41.956 in meno rispetto al 2000. Sempre nel 2001, al Nord sono denunciati 1.048.781 reati, al Centro 459.419 e al Sud 655.626. Le denunce sono in media 38 ogni 1.000 abitanti, più frequenti al Nord e al Centro (rispettivamente 41 e 42,1 ogni 1.000 abitanti), rispetto al Sud (32 denunce ogni 1.000 abitanti). La popolazione carceraria, secondo dati Istat relativi al 2001, ammonta a 55.751 persone, 16.511 delle quali straniere (il 29,6%). Solamente il 4,3% delle persone detenute è di sesso femminile; tra le donne detenute, la percentuale delle straniere è molto più alta rispetto agli uomini (il 41,5% rispetto al 29,1%). Nel complesso, nel 2001, i detenuti sono il 16,7% in più rispetto al 1995 e gli stranieri detenuti, addirittura il 102,7% in più rispetto allo stesso anno. Il numero più elevato di detenuti si registra al Sud (23.441 rispetto ai 21.243 del Nord e i 11.067 del Centro) ma il numero maggiore di detenuti stranieri si trova al Nord (8.709 rispetto ai 4.322 del Centro e i 3.480 del Sud). FONDAZIONE CENSIS 207

11873_2002 Study D2: Poverty, Informal Sector, Health and Labour 4.5. Phenomenology Il delicato rapporto tra giustizia e politica, seppure in questi ultimi anni ha acceso molte polemiche e fratture fra alti rappresentanti del potere esecutivo e giudiziario del Paese, ha posto le condizioni per una riflessione sui mali della giustizia penale italiana. Fra le questioni recentemente in Italia emerse nel dibattito sulla Giustizia degli ultimi anni: - la riforma di una sentenza di assoluzione attraverso la mera rivisitazione dei giudici d’appello degli stessi elementi di prova raccolti nel contraddittorio e nell’oralità dai primi giudici; - la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri; - l’immunità parlamentare; - la possibilità, in condizioni di “legittimo sospetto”, di rimette il processo ad altro giudice, su richiesta motivata del procuratore generale, del pubblico ministero o dell’imputato stesso; - la pronuncia di una sentenza di condanna a più di 20 anni dal fatto; - l’abuso del ricorso allo strumento della misura cautelare. Numerose sono le voci che hanno espresso la volontà di affrontare costruttivamente le delicate questioni oggetto del dibattito su una riforma della Giustizia nella convinzione della necessità di una riforma organica che renda il sistema più rapido ed efficiente e che allo stesso tempo garantisca la separazione ed autonomia del potere giudiziario dai sistemi esecutivo e legislativo del Paese. Le condizioni per tale riforma non sono particolarmente propizie nell’Italia di oggi, dove la questione della Giustizia assume delle accese valenze di carattere politico, e dove le obiezioni espresse e le soluzioni auspicate fuoriescono dagli ambiti tecnici di una riforma e trovano cassa di risonanza sull’acceso dibattito politico di questi ultimi anni. Se da un lato le forze politiche di maggioranza si sono impegnate in interventi riformatori di breve respiro, spesso ispirati al soddisfacimento di interessi particolari, d’altro lato le forze politiche di minoranza non hanno saputo immaginare alternative alla tentazione di demonizzare ogni ipotesi di riforma anche prescindendo FONDAZIONE CENSIS 208

11873_2002 Study D2: Poverty, Informal Sector, Health and Labour<br />

4.5. Phenomenology<br />

Il delicato rapporto tra giustizia e politica, seppure in questi ultimi anni ha<br />

acceso molte polemiche e fratture fra alti rappresentanti del potere esecutivo<br />

e giudiziario del Paese, ha posto le condizioni per una riflessione sui mali<br />

della giustizia penale italiana. Fra le questioni recentemente in Italia emerse<br />

nel dibattito sulla Giustizia degli ultimi anni:<br />

- la riforma di una sentenza di assoluzione attraverso la mera rivisitazione<br />

dei giudici d’appello degli stessi elementi di prova raccolti nel<br />

contraddittorio e nell’oralità dai primi giudici;<br />

- la se<strong>par</strong>azione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri;<br />

- l’immunità <strong>par</strong>lamentare;<br />

- la possibilità, in condizioni di “legittimo sospetto”, di rimette il processo<br />

ad altro giudice, su richiesta motivata del procuratore generale, del<br />

pubblico ministero o dell’imputato stesso;<br />

- la pronuncia di una sentenza di condanna a più di 20 anni dal fatto;<br />

- l’abuso del ricorso allo strumento della misura cautelare.<br />

Numerose sono le voci che hanno espresso la volontà di affrontare<br />

costruttivamente le delicate questioni oggetto del dibattito su una riforma<br />

della Giustizia nella convinzione della necessità di una riforma organica che<br />

renda il sistema più rapido ed efficiente e che allo stesso tempo garantisca la<br />

se<strong>par</strong>azione ed autonomia del potere giudiziario dai sistemi esecutivo e<br />

legislativo del Paese.<br />

Le condizioni per tale riforma non sono <strong>par</strong>ticolarmente propizie nell’Italia<br />

di oggi, dove la questione della Giustizia assume delle accese valenze di<br />

carattere politico, e dove le obiezioni espresse e le soluzioni auspicate<br />

fuoriescono dagli ambiti tecnici di una riforma e trovano cassa di risonanza<br />

sull’acceso dibattito politico di questi ultimi anni. Se da un lato le forze<br />

politiche di maggioranza si sono impegnate in interventi riformatori di breve<br />

respiro, spesso ispirati al soddisfacimento di interessi <strong>par</strong>ticolari, d’altro lato<br />

le forze politiche di minoranza non hanno saputo immaginare alternative<br />

alla tentazione di demonizzare ogni ipotesi di riforma anche prescindendo<br />

FONDAZIONE CENSIS<br />

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