Wie schaut die Welt wohl in 50 Jahren aus? Di - Kindergarten und ...

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Was wollen die Globalisierungs-
kritiker?
Es begann im November 1999 in Seattle,
dann folgten Prag, Göteborg und Genua.
Überall versammelten sich junge Menschen,
um gegen die Globalisierungsstrategien
der westlichen Unternehmen zu
protestieren. Die Stärke dieser Bewegung
überraschte die Weltöffentlichkeit. Was
war passiert?
Wer genauer hinsah, konnte auch vor dem
öffentlichen Protest die Schattenseiten der
wirtschaftlichen Eroberung der Dritten
Welt durch die Industriekonzerne aus Europa
und den USA erkennen. Sicher, die
westlichen Manager brachten Arbeitsplätze
und geregelte Einkommen in die Länder,
die versuchten, eigene Industrie und
Wirtschaftsstrukturen aufzubauen.
Doch der Preis war hoch: Die Arbeitskräfte
wurden ausgebeutet. Schlimmer allerdings
wirkten sich die Eingriffe der internationalen
Banken und Finanzinstitute auf die
noch nicht gefestigten Volkswirtschaften
(z.B. Asien) aus. Nachdem billige internationale
Kredite die Wirtschaft in den südostasiatischen
Staaten jahrelang angeheizt
hatten, zogen sich die Anleger beim ersten
Anzeichen einer Krise sofort aus der
Region zurück und lösten so eine schwere
Wirtschaftskrise aus. Pleiten, Betriebsschließungen
und Arbeitslosigkeit waren
die unausweichliche Folge. Die wirtschaftliche
Entwicklung von Jahrzehnten wurde
in wenige Monate zerstört. Gegen diese
brutale Wohlstandsvernichtung durch die
internationalen Finanzinstitute formiert
sich der Widerstand.
Ein Beispiel ist die internationale Bewegung
Attac „Association pour une Taxation
der Transactions financieres pour l’Aide
aux Citoyens“, zu Deutsch : eine Vereinigung
zur Besteuerung der Finanztransaktionen
zum Nutzen der Bürger.
Reazione: NEW GLOBAL
Se prestate ascolto alle voci festanti di ricchi
e di potenti negli uffici delle società e
nei palazzi del potere, potrete cogliere un
accenno di nervosismo. Osservando da vicino
i politici, potrete notare i sorrisi spesso
tirati e il tremito involontario delle mani
con cui reggono i bicchieri di champagne.
Se ascoltate ancora più attentamente,
scoprirete il perché. Sullo sfondo udirete
infatti altre voci, provenienti dal basso, di
gran lunga più numerose. Sono voci che i
potenti non vogliono sentire, ma che hanno
sempre più difficoltà ad ignorare.
Alcune sono tranquille e determinate,
e parlano insieme in edifici spogli. Altre
cantano e recitano poesie nelle piazze,
oppure accendono di entusiasmo giovani
cori e antichi racconti nel profondo delle
foreste.
Altre ancora discutono, progettano il loro
futuro, creano versi e cantano nelle strade.
Tutte parlano di rivoluzione, anche se non
sempre usano questo termine.
Annuncio del governo filippino: Per attirare
imprese come la vostra abbiamo spianato
montagne, abbattuto foreste, prosciugato
paludi, deviato fiumi, trasferito paesi, il
tutto per rendervi più agevole concludere i
vostri affare qui da noi.
Il domani inizia oggi
Reclami the streets, una freccia di speranza.
Vogliamo riappropriarci degli spazi
pubblici recintati e privatizzati. Agire in
gruppo quando si è insieme, agire in rete
quando si è divisi. Il sogno di una realtà
dove passato e futuro si incontrano nel presente.
Dobbiamo cominciare a mirare alla
testa. Abbiamo lottato contro il nucleare, la
povertà, la discriminazione sessuale, tutti
tentacoli differenti dello stesso mostro. Ma
in questo modo non ce la faremo mai, dobbiamo
mirare proprio alla testa. Abbiamo
vissuto l’autonomia, ma abbiamo scoperto
da poco che c’è una parola per indicarla.
Non è un caso che la maggior parte delle
risorse naturali che rimangono si trovano
in territori abitati da indigeni.
Prima i bianchi distruggono il proprio ambiente,
poi vengono a reclamare anche
la terra in cui ci hanno relegato e che noi
abbiamo protetto. Il dio denaro è solo
un’illusione. Il capitalismo è cieco e barbaro.
Avvelena l’acqua e l’aria, distrugge
qualunque cosa. Il popolo deve essere
il vero beneficiario dello sviluppo. Le sementi
geneticamente modificate stanno
contaminando le specie locali.
Here’s a story that you may not understand,
but the parking lots will crack and
bloom again. There’s a world beneath the
pavement that will never end. Seeds are
lying dormant, they will never end.
Chi è ancora vivo non dovrebbe mai dire
mai. L’inevitabile non è inevitabile, le cose
come stanno non durano Quando chi governa
avrà parlato, si faranno sentire i governati.
Chi osa dire mai? Da chi dipende
l’oppressione continua? Da noi. Da chi dipende
la sua fine? Ancora una volta, da
noi.Se sei a terra, alzati, se sei perduto,
combatti. Come potrà essere fermato chi
comprende la sua situazione?
I vinti di oggi saranno i vincitori di domani.
E mai significherà ora.