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PSC 4-11 - FSP

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Photo: Vadim Frosio<br />

13<br />

Agli inizi del ‘900, Freud riconduce l’origine della vergogna<br />

all’esperienza di essere visti nudi e all’esplorazione<br />

delle zone genitali, azione giudicata negativamente<br />

dai genitori e vissuta dal bambino come qualcosa<br />

di sbagliato, di cui vergognarsi. Intorno al 1960,<br />

Erikson individua le prime esperienze di vergogna nei<br />

rimproveri che i genitori attuano nei confronti dei tentativi<br />

di esplorazione ed autonomia del bambino. Se<br />

infatti alcune limitazioni devono essere imposte per la<br />

sua sicurezza ed incolumità fisica, un’eccessiva disapprovazione<br />

può contribuire ad alimentare nel bambino<br />

un senso di inadeguatezza e di sfiducia verso le proprie<br />

capacità e a percepire i propri tentativi di autonomia<br />

come qualcosa di cui vergognarsi.<br />

Per tale motivo la disapprovazione dei genitori dovrebbe<br />

essere mostrata al bambino senza che egli abbia<br />

l’impressione che essi stiano disapprovando lui in<br />

quanto persona ma solo la sua azione.<br />

Questo gli permetterebbe di comprendere le regole dei<br />

genitori senza provare vergogna verso se stesso (Lewis,<br />

2000).<br />

Il bambino prova vergogna quando crede di non essere<br />

all’altezza degli standard personali/sociali o fa’ qualcosa<br />

di incoerente rispetto a ciò che sarebbe corretto fare.<br />

È possibile dire che ci si può vergognare di qualunque<br />

cosa riguardi in qualche modo se stessi e ci si può vergognare<br />

anche di essersi vergognati.<br />

Inoltre, perchè il bambino provi vergogna non è necessario<br />

che siano presenti fisicamente altre persone, ovvero<br />

che sia sottoposto ad una disapprovazione pubblica,<br />

dato che può provarla anche quando è da solo.<br />

Molti autori sono concordi nel ritenere che centrale per<br />

la vergogna sia la valutazione negativa di sé. A questo<br />

proposito in letteratura, sembra emergere che la sostanziale<br />

differenza tra quest’emozione ed una affine, ovvero<br />

il senso di colpa, sia proprio nell’oggetto della valutazione<br />

negativa: nella vergogna è il sé mentre nel senso<br />

di colpa è il proprio comportamento.<br />

La vergogna è un’emozione dolorosa, tipicamente accompagnata<br />

dal tentativo di ritirarsi, da un senso di<br />

incapacità, di scarsa autostima ed implica una preoccupazione<br />

per l’opinione altrui. I bambini quando si<br />

vergognano sono portati a nascondersi, a cercare di<br />

«fuggire» dalla situazione e sono meno inclini ad ammettere<br />

ciò che hanno fatto.<br />

Per quanto concerne il legame con la psicopatologia,<br />

ricordiamo che esperienze traumatiche subite nell’infanzia,<br />

quali abusi sessuali e maltrattamenti, possono<br />

condurre ad una vergogna disadattiva, che può portare<br />

a conseguenze negative nello sviluppo psicosociale<br />

(disturbi dissociativi, depressione e scarsa autostima).<br />

Il bambino infatti può giustificare l’abuso subito pensando:<br />

«Ho fatto qualcosa di sbagliato e per questo<br />

vengo punito», provando dunque vergogna per se stesso<br />

invece che attribuire la colpa all’abusante (Lewis,<br />

2000).<br />

Dunque, la vergogna è la risposta ad una reale o presunta<br />

valutazione negativa di sé da parte di altri presenti<br />

fisicamente o a livello mentale (Stipek, 1983).<br />

Fasi della vergogna<br />

In una prospettiva evolutiva, possiamo delineare alcune<br />

fasi di sviluppo della vergogna, a partire da quando i<br />

bambini iniziano ad esprimere tale emozione a quando<br />

comprendono le cause che la possono determinare.<br />

I bambini verso i 2–3 anni manifestano la propria vergogna<br />

mostrando alcuni segnali espressivi tipici quali<br />

l’arrossire, il mettersi le mani sul volto per «nascondersi»,<br />

abbassare gli occhi ed evitare lo sguardo altrui.<br />

Con lo sviluppo del linguaggio, le emozioni diventano<br />

oggetto di riflessione e già all’età di 4–5 anni, i bambini<br />

riferiscono che la vergogna è un’emozione a valenza<br />

negativa che provoca sensazioni spiacevoli. Tuttavia i<br />

bambini non sono ancora capaci di considerare il ruolo<br />

della responsabilità personale e degli standard normativi.<br />

Dai 6 agli <strong>11</strong> anni si riscontra uno sviluppo consistente<br />

verso la comprensione degli antecedenti situazionali<br />

che possono scatenare tale emozione. In alcune ricerche<br />

(cfr. Harris et al., 1987; Ferguson et al., 1991) è<br />

emerso che all’età di 9–10 anni i bambini sono in grado<br />

di elencare le cause situazionali che possono suscitare<br />

vergogna e che vengono indicate anche dagli adulti<br />

(ad es. trasgressioni sociali, comportamenti non moralmente<br />

corretti).<br />

Dal punto di vista evolutivo è importante considerare

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