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Il Riale ritrovato - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago

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<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio<br />

Città di <strong>Parabiago</strong><br />

Assessorato alle politiche ambientali<br />

<strong>Il</strong> <strong>Riale</strong> <strong>ritrovato</strong><br />

Per far rivivere la storica roggia medioevale<br />

Gli e-book dell’<strong>Ecomuseo</strong>


<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio<br />

Città di <strong>Parabiago</strong><br />

Assessorato alle politiche ambientali<br />

<strong>Il</strong> <strong>Riale</strong> <strong>ritrovato</strong><br />

Per far rivivere la storica roggia medioevale<br />

a cura di:<br />

Giovanna Montemurro (stagista Università Cattolica di Milano),<br />

Simone Rossoni (ufficio <strong>Agenda</strong> <strong>21</strong>),<br />

Raul Dal Santo (coordinatore <strong>Ecomuseo</strong> del paesaggio)<br />

FONTI BIBLIOGRAFICHE<br />

M. Ceriani “Storia di <strong>Parabiago</strong>”, <strong>Parabiago</strong> 1948<br />

E. Gianazza ”Uomini e cose di <strong>Parabiago</strong>”, <strong>Parabiago</strong> 1990<br />

E. Gianazza (a cura di) “C’era una volta <strong>Parabiago</strong>...”, <strong>Parabiago</strong> 2005<br />

E. Turri “<strong>Il</strong> Paesaggio come teatro”, Marsilio, 2003<br />

Informazioni e immagini nei box d’approfondimento tratte da:<br />

www.wikipedia.it l’enciclopedia libera sul web., Flickr (pag. 9 di VoN°) e<br />

da volume Mezzo secolo di storia di <strong>Parabiago</strong> nelle cartoline d'epoca<br />

(1900-1950) di Giudici e Sperandio.<br />

Per maggiori informazioni sull’<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio:<br />

www.comune.parabiago.mi.it link “<strong>Ecomuseo</strong>”<br />

L’<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio è stato riconosciuto<br />

dalla Regione Lombardia<br />

ai sensi della L.R. n. 13/2007<br />

2


1. Introduzione<br />

<strong>Il</strong> <strong>Riale</strong> è una roggia che, a partire dal medioevo, ha portato nel<br />

centro di <strong>Parabiago</strong> l'acqua del fiume Olona per lavare i panni,<br />

abbeverare le bestie, costruire case e chiese, irrigare giardini e<br />

orti.<br />

<strong>Il</strong> 27 luglio 1780 gli austriaci fecero chiudere il <strong>Riale</strong> di<br />

<strong>Parabiago</strong>. <strong>Il</strong> parabiaghese Giuseppe Maggiolini, mobiliere ed<br />

ebanista di corte, chiese all’arciduca di Milano di riaprire il<br />

<strong>Riale</strong> affinché si potesse realizzare l’ampliamento della Chiesa<br />

parrocchiale di cui era fabbriciere.<br />

Con l’entusiasmo della popolazione parabiaghese l’acqua della<br />

roggia ritornò a scorrere attorno alla piazza principale sino al<br />

1928, anno della sua chiusura definitiva.<br />

Poi l'inquinamento, l'incuria e specialmente l'acquedotto hanno<br />

relegato il piccolo canale tra le cose vecchie, ricordate con<br />

nostalgia dagli anziani e nei libri di storia.<br />

Succede spesso che l'estinzione culturale precede quella<br />

fisica. <strong>Il</strong> <strong>Riale</strong> è un esempio, infatti la roggia non è<br />

completamente coperta! Ne rimane ancora un considerevole<br />

tratto nel Parco dei Mulini, invaso dalla vegetazione.<br />

L'<strong>Ecomuseo</strong>, insieme ad alcune associazioni (Legambiente,<br />

Protezione civile e quant'altri, anche singoli cittadini, che<br />

vorranno partecipare) la mattina della domenica 27.9.09<br />

riporterà alla luce l'ultimo tratto del <strong>Riale</strong> e rievocherà la<br />

positiva pagina di storia della riapertura del <strong>Riale</strong> nel ‘700.<br />

In questo modo intendiamo riportare alla luce il <strong>Riale</strong> non<br />

solo fisicamente, ma anche culturalmente: ricominciare a<br />

parlarne e parlare in generale del futuro del fiume Olona e del<br />

suo neo costituito Parco.<br />

3


Nel corso della manifestazione del 27.9.09 vorremmo anche<br />

rievocare la pagina positiva della storia parabiaghese che sopra<br />

abbiamo riassunto.<br />

Infatti il forum per l'<strong>Ecomuseo</strong> ha chiesto di "Riabitare il<br />

passato", in particolare quello positivo.<br />

«La storia come la vita» scrive la signora Maria Luisa Ciprandi<br />

di San Lorenzo di <strong>Parabiago</strong> «spesso privilegia i fatti bellicosi,<br />

piuttosto che i fatti di pace, di festa e di gioia. Perché rievocare<br />

solamente la Battaglia di <strong>Parabiago</strong>, che rimanda al rosseggiare<br />

della neve, per il cruento scontro di soldati che si battono,<br />

come sempre, per il predominio, per la difesa o per affermare<br />

qualche diritto usurpato?».<br />

4


2. I personaggi<br />

Giuseppe Maggiolini (<strong>Parabiago</strong>, 13 novembre 1738- <strong>Parabiago</strong> 16 novembre 1814) è<br />

stato il principale ebanista, di corrente tardobarocca e soparattutto neoclassica,<br />

italiano.<br />

Nato a <strong>Parabiago</strong>, durante la giovinezza lavorò al lavorare<br />

come garzone presso un falegname. Qualche anno dopo<br />

aprì la sua prima bottega, al fianco della chiesa<br />

Prepositurale dei Santi Gervaso e Protaso, nella piazza<br />

principale del borgo, che oggi porta il suo nome. Nel 1757<br />

sposò Antonia Vignati, dalla quale ebbe un unico figlio,<br />

Francesco, nel 1758.<br />

Nel 1765, Giuseppe Levati gli affidò la realizzazione di un<br />

canterano per Villa Litta, dimora del Marchese Pompeo<br />

Litta a Lainate, su disegno dello stesso pittore.<br />

Successivamente collaborò alle decorazioni in occasione della festa di nozze<br />

dell'Arciduca Ferdinando d'Austria, figlio dell'Imperatrice Maria Teresa d'Asburgo,<br />

con Maria Beatrice d'Este, iniziando così a lavorare per la corte asburgica.<br />

Difatti nel 1771 gli fu affidata la realizzazione dei pavimenti del Palazzo di Corte in<br />

Milano in fase di ristrutturazione, per opera di Giuseppe Piermarini: fu proprio in<br />

questa occasione che conobbe l'architetto perugino ed altri artisti; grazie a tali<br />

conoscenze, Maggiolini, nel 1780, chiamò il Piermarini stesso, per commissionargli la<br />

progettazione della facciata della Chiesa dei SS. Gervaso e Protaso in <strong>Parabiago</strong> di cui<br />

il parabiaghese era fabbriciere.<br />

L'Arciduca stesso gli conferì il titolo di Intarsiatore della Corte Asburgica. Divenne<br />

famoso, ed il suo nome rieccheggiò nelle varie corti europee.<br />

Nel 1796, l'Arciduca Ferdinando, lasciò il posto ai rivoluzionari francesi. I nuovi<br />

dominatori portarono in Italia, con le mode dell'epoca, anche un nuovo genere di<br />

mobili, in mogano ed ottone. Giuseppe dovette adattarsi alla nuova corrente. <strong>Il</strong> nuovo<br />

Imperatore apprezzò subito l'arte del parabiaghese e lo invitò a lavorare per la famiglia<br />

Bonaparte.<br />

Nel 1809 si allontanò spontaneamente dai Bonaparte a causa delle antipatie crescenti<br />

verso il regime francese. Maggiolini morì a <strong>Parabiago</strong> il 16 novembre 1814.<br />

5


Ferdinando d'Austria (1 Giugno 1754-24 dicembre 1806)<br />

.<br />

Arciduca d' Austria e duca di Brisgovia, era il<br />

quattordicesimo figlio di Maria Teresa d'Austria e di<br />

Francesco Stefano di Lorena.<br />

Ferdinando fu promesso a Maria Beatrice (1750-1829),<br />

nipote di Francesco III d'Este duca di Modena .<br />

Maria Teresa voleva che la casa d'Asburgo si legasse<br />

con gli Este.<br />

Francesco III cedette all'arciduca il Governatorato di<br />

Milano; Ferdinando sposò Maria Beatrice a Milano il<br />

15 ottobre 1771.<br />

Per la coppia l'Imperatrice Maria Teresa ordinò la costruzione della Villa Reale<br />

di Monza (1777).<br />

Dopo l'incendio nel 1776 del Teatro Regio Ducale di Milano, Ferdinando si fece<br />

promotore della costruzione del Teatro alla Scala (1778) e del Teatro della<br />

Cannobiana (1779).<br />

Secondo le istruzioni impartitegli dalla madre, Ferdinando non doveva<br />

interessarsi al governo e non doveva disturbare il lavoro dei funzionari austriaci<br />

che portavano avanti gli affari di governo. La sua mansione era dedicarsi agli<br />

obblighi di rappresentanza, esibendo il proprio rango aristocratico.<br />

Maria Teresa d'Asburgo (13 maggio 1717-29 novembre 1780)<br />

Arciduchessa d'Austria, figlia di Carlo VI e di<br />

Elisabetta Cristina di Braunschweig-Wolfenbuttel (che<br />

visitò <strong>Parabiago</strong> nel 1708).<br />

Pur non essendo riuscita a diventare lei stessa<br />

imperatrice regnante, come moglie dell'imperatore<br />

Francesco I del sacro Romano Impero divenne<br />

l'imperatrice consorte, ma di fatto governò al posto del<br />

marito.<br />

Maria Teresa fu considerata una tipica "sovrana<br />

illuminata" grazie alle numerose riforme che attuò<br />

nell'Impero Asburgico durante il suo regno, durato ben<br />

40 anni.<br />

L'imperatrice fece di Vienna una grande capitale culturale, e la corte era meta di<br />

intellettuali e artisti. Nel 1765, alla morte di Francesco I, la Dieta imperiale<br />

elesse Sacro romano imperatore Giuseppe II, a cui la madre diede il titolo di coreggente<br />

dei domini asburgici. Quando nel 1780 morì Maria Teresa, Giuseppe<br />

assunse a pieno titolo l'arciducato d'Austria e i regni di Boemia e d'Ungheria.


3. La scenografia<br />

<strong>Parabiago</strong> nel XVIII Secolo era un piccolo borgo di 1600 persone<br />

circa dedite quasi esclusivamente all’agricoltura.<br />

<strong>Il</strong> paesaggio era ancora caratterizzato da una<br />

cospicua superficie di boschi e brughiere<br />

sostanzialmente confinate entro l’attuale perimetro<br />

del Parco del Roccolo, ma la superficie maggiore era<br />

destinata alle colture.<br />

Nella pianura asciutta (il canale Villoresi fu costruito<br />

180 anni più tardi) si coltivavano in particolare i<br />

cereali insieme alla vite e ai<br />

gelsi le cui foglie servivano<br />

per l’allevamento del baco<br />

da seta. Nelle aree limitrofe<br />

al fiume Olona c’erano i<br />

prati necessari<br />

all’allevamento animale.


4. <strong>Il</strong> copione<br />

IL RIALE (röngia) 1<br />

A duecento metri più su dal Molino Rancilio, nei pressi della<br />

vecchia fornace omonima, esiste ancora oggidì 2 visibile per<br />

quanto seminterrata nella fanghiglia del fiume e nei detriti, la<br />

bocca di presa di un famoso ruscello che risalendo dietro il<br />

«Campamento» e scendendo parallelamente a Via Santini,<br />

portava il fresco e l'allegrezza delle acque lungo tutto il paese.<br />

E' il <strong>Riale</strong> che tutti ricordano per quanto non conoscano le<br />

origini e le travagliate vicende della sua storia; il <strong>Riale</strong> che è<br />

stato fino al 1928 — anno della sua definitiva scomparsa —<br />

una caratteristica insignificante se si vuole, ma chiaramente<br />

distintiva della nostra borgata. Non c'è anziano che da piccolo<br />

non vi abbia guazzato dentro con gioia e soddisfazione<br />

ineguagliabile; non bambino che non ne abbia sentito parlare<br />

come di cara leggenda.<br />

La poesia del <strong>Riale</strong> non ritornerà più a <strong>Parabiago</strong>, ma resterà<br />

incancellabile nei ricordi tramandati da generazione in<br />

generazione. Lo scorrere, leggermente tortuoso, calmo e<br />

limpido delle sue acque che lambivano la soglia delle case, e<br />

l'incessante suo mormorìo erano diventati famigliari come la<br />

voce di un amico; gli conferivano il diritto ad una intimità<br />

sconosciuta per tutte le altre creature inanimate. Pareva donasse<br />

al paese una serenità di cui tutti godevano, ed una fisionomia<br />

così profondamente rurale da far dire ai Parabiaghesi soliti a<br />

sedere sulle sue rive: « pare di essere in campagna », né<br />

mancavano quelli che affermavano con convinzione di sentir<br />

perfino l'aria movimentata e fresca come quando nelle torride<br />

1 tratto da M. Ceriani, 1948 “Storia di <strong>Parabiago</strong>”<br />

2 L’autore scrive nel 1948, ora la bocca di presa non c’è più.<br />

8


serate del luglio e dell'agosto si passeggia sulle sponde del<br />

Villoresi.<br />

Gli uomini a riposarci<br />

vicino, sotto la frescura<br />

degli annosi platani, le<br />

donne attive, curve presso i<br />

lavatoi — frotte di bambini<br />

tutti intorno — di quanti<br />

discorsi, di quante<br />

rievocazioni, non è mai<br />

stato testimone il <strong>Riale</strong>, nel<br />

lungo scorrere dei secoli!<br />

Era sempre il caro simpatico <strong>Riale</strong>; quando dopo il temporale<br />

ingrossava la massa d'acqua limacciosa e rossastra, come<br />

quando quieto quieto l'onda tranquilla si portava via le larghe<br />

foglie staccate dal vento. Quante barchette di carta han<br />

veleggiato sul <strong>Riale</strong> da sponda a sponda, sotto i ponticelli,<br />

superando gli ostacoli delle radici prominenti, da un estremo<br />

all'altro del paese, seguite dalla turma di ragazzetti in gara e<br />

perduti nel regno della fantasia immaginosa di lontani mari!<br />

Quante battaglie e quanti naufragi! Come tanti ricordi<br />

dell'infanzia che si son posti nel cuore, pareva che il <strong>Riale</strong> fosse<br />

insostituibile; pareva che la rigogliosa salute dei bambini<br />

parabiaghesi si<br />

dovesse a lui, come<br />

gli si doveva<br />

sicuramente il<br />

crescere e lo<br />

svilupparsi<br />

meraviglioso della<br />

scomparsa cara<br />

piantagione dei<br />

platani. E difatti non<br />

9


vedete che la nuova stenta la vita e non esce all'aria come se le<br />

mancasse la linfa vitale del <strong>Riale</strong>?<br />

Ora non è più; resta tuttavia la sua storia che ripensata darà ai<br />

parabiaghesi momenti di nostalgia e di illusione nella quale è<br />

sempre caro rivivere la vita degli antenati e delle loro<br />

domestiche cose.<br />

I primi documenti sul <strong>Riale</strong><br />

La tradizione vuole che il<br />

privilegio del <strong>Riale</strong> fosse<br />

concesso al paese dalla<br />

Regina dei Longobardi<br />

Teodolinda (morta nel 625)<br />

ma nessun documento è<br />

rimasto a conferma 3 . Da<br />

documenti invece risulta<br />

che il diritto è stato<br />

confermato dal duca<br />

Galeazzo Maria Sforza nel 1486 ai 28 di giugno con decreto<br />

dato da Pavia 4 .<br />

3 Questa affermazione quasi leggendaria è messa innanzi per primo dal<br />

Raffaelli e riportata dal Cavalleri. Tuttavia non è difficile pensare che la<br />

Regina Teodolinda, il duca Sforza, il Re di Francia e Carlo V intervenissero<br />

alla divisione delle acque dell'Olona, se non direttamente del <strong>Riale</strong>.<br />

(M.Ceriani, 1948)<br />

4 Già negli Statuti delle strade ed acque del contado di Milano fatti nel 1346<br />

si concede al Comune ed alla Comunità di <strong>Parabiago</strong> di intercettare e usare<br />

l’acqua dell’Olona grazie al <strong>Riale</strong> che si diramava verso l’Accampamento e<br />

attraversava il paese con varie ramificazioni. (E. Gianazza, 1990)<br />

10


«E’ questo un perpetuo rio che esce dal fiume Olona per la<br />

quantità di once 5 sei, e va scorrendo per <strong>Parabiago</strong> a beneficio<br />

degli abitanti. Quello poi che oltre alla tradizione puossi<br />

affermare, si è che negli Statuti Novissimi di Milano al Cap.<br />

301, approvati da Lodovico XII, re di Francia ed allora<br />

possessore del Ducato di Milano, sotto il giorno 23 aprile 1502,<br />

si vede conceduto alla Comunità di <strong>Parabiago</strong> il diritto di poter<br />

derivare l'acqua dal Fiume Olona per una pietra forata nella<br />

riva d'esso Fiume ad uso della stessa Comunità, ciocché fu<br />

mantenuto dall'Augustissimo Imperatore Carlo V nel suo<br />

cesareo dispaccio 27 agosto 1541, promulgativo delle nuove<br />

Costituzioni di questo Dominio al libr. 5, tit. De Off. Iud. et<br />

Com. Flum Olonae, paragrafo «Universitas locorum Parabiaghi<br />

etc. » 6 .<br />

Negli Statuti della Città e Ducato di Milano, impressi l'anno<br />

suddetto 1502, a pag. 100, leggesi la presente dichiarazione:<br />

(segue traduzione dal latino)<br />

5 L’oncia milanese è una misura di portata per l’acqua di irrigazione<br />

corrispondente a 35/36 litri al secondo. Sei once corrispondono ad una<br />

portata di <strong>21</strong>0 litri al secondo.<br />

6 II decreto sforzesco del 1486 era stato provocato da una supplica del nob.<br />

Giov. Giacomo Crivelli e Pietro Sarandi di <strong>Parabiago</strong>, che a nome della<br />

comunità esponevano che fin dal 1433 il Duca Filippo Maria Visconti,<br />

aveva concesso ai parabiaghesi la facoltà di poter usare l'acqua del fiume<br />

Olona attraverso un <strong>Riale</strong>, facoltà soppressa in seguito dagli Ufficiali<br />

addetti alle acque.<br />

Assunte informazioni, e tenuto conto che in tutto il borgo non vi erano<br />

allora che tre soli pozzi profondi ottanta braccia e insufficienti ai bisogni<br />

della popolazione, considerato che il luogo era tutto abitato da nobili con<br />

possessioni che sarebbero certamente rimaste incolte se non avessero potuto<br />

usufruire delle acque dell'Olona, il Duca annuì, a condizione che tutte le<br />

acque superflue ai bisogni predetti fossero restituite all'Olona a norma degli<br />

statuti di Milano. (M.Ceriani, 1948)<br />

11


“II <strong>Riale</strong> del luogo di <strong>Parabiago</strong> Ordinanze e manutenzione.<br />

E' data facoltà al Comune ed alla comunità di <strong>Parabiago</strong>, in<br />

qualunque giorno, notte ed ora, feriale e festiva, di derivare e<br />

far derivare ed usare dell'acqua del fiume Olona attraverso<br />

quel <strong>Riale</strong> di sopradetto fiume, col quale si è fin qui costumato<br />

attingere, e per questo ordiniamo: il detto Comune faccia<br />

perforare una pietra per modo che attraverso quel foro possa<br />

affluire al <strong>Riale</strong> acqua nella quantità di sei once, ossia quanta<br />

ne può fluire da un'apertura che misuri 30 cm. in larghezza per<br />

40 di altezza. E quella pietra così tagliata, cioè perforata, sia<br />

tale da potersi chiudere all'imboccatura nella sponda<br />

dell'Olona, fatta di buon muro e cemento, in modo che la detta<br />

apertura o superficie del foro resti alta dal fondo dell'Olona<br />

per una terza parte di braccio.<br />

Questa pietra e questo muro così combinati nessuna persona<br />

singola o comunità o paese osi rimuovere o far rimuovere,<br />

sotto pena di una multa di 100 lire imperiali a qualunque<br />

contravventore o mandante.<br />

E colui che avrà diversamente disposto o fatto fare sarà tenuto<br />

a ripristinare l'originale stato della cosa a sue spese».<br />

Dall'anno suddetto 1486 in cui ebbe la conferma, sino al<br />

presente godette <strong>Parabiago</strong> di questo privilegio, che ne sarà,<br />

come sperasi, perpetuo possessore. Che ne sia il vero, in tutti<br />

gli Editti coi quali si proibisce l'estrazione dell'acqua dal fiume<br />

Olona, sono spezialmente eccettuati il <strong>Riale</strong> di <strong>Parabiago</strong>, e '1<br />

Bocchetto di Rho, che pure dicesi goda lo stesso privilegio ».<br />

Fin qui il Cavallero nella sua Historia a pag. 10. Tace però lo<br />

stesso autore una vicenda che subì il <strong>Riale</strong> nel 1708, quando la<br />

Regina Elisabetta di Brunswich venne in visita al Convento dei<br />

Monaci Cistercensi. Con un'ampia possessione di campagna e<br />

d'ortaglie, a corto di acqua per l'irrigazione, i buoni Padri<br />

approfittarono della Sovrana visita per esporre domanda di<br />

12


ottenere una derivazione del <strong>Riale</strong> a beneficio delle loro terre.<br />

Avuto il consenso, fecero praticare detta derivazione all'altezza<br />

dell'attuale abside della Chiesa in piazza, che attraversando con<br />

un ponticello l'imbocco di Via S. Ambrogio, si portava a<br />

destra, e poco più sotto piegava entro il loro recinto — ove ora<br />

trovasi il Garage Fiat Ceriani — per alimentare la vasca da<br />

pescheria ancor visibile prima della costruzione del Cinema<br />

Italia, ed irrigare le ortaglie, mentre il ramo principale<br />

continuava riversar le acque nell'Olona nel punto dove ora<br />

trovasi il ponte, sulla strada di S. Lorenzo.<br />

13


… vicenda che subì il <strong>Riale</strong> nel 1708, quando la Regina<br />

Elisabetta di Brunswich venne in visita al Convento dei<br />

Monaci Cistercensi. 7<br />

Elisabetta Cristina di Brunswick nel 1708 si fermò a Milano in viaggio da<br />

Vienna verso Savona, dove si imbarcò per Barcellona per sposare il futuro<br />

consorte Carlo III re di Spagna, (che sarebbe successivamente divenuto<br />

imperatore del sacro romano impero col nome di Carlo VI). Sostò a<br />

<strong>Parabiago</strong> durante lo spostamento verso le isole della famiglia Borromeo sul<br />

Lago Maggiore fu ospite dei padri cistercensi di<br />

S. Ambrogio della Vittoria.<br />

I buoni Padri avendo un’ampia possessione di campagna e di ortaglie, a<br />

corto di acqua per l'irrigazione approfittarono della Sovrana visita per<br />

esporre domanda di ottenere una derivazione del <strong>Riale</strong> a beneficio delle<br />

loro terre. Avuto il consenso, fecero praticare detta derivazione all’altezza<br />

dell’attuale abside della Chiesa in piazza, che attraversando con un<br />

ponticello l’imbocco di via S. Ambrogio, si portava a destra, e poco più<br />

sotto piegava entro il recinto – ove ora trovasi il Garage Fiat Ceriani – per<br />

alimentare la vasca da pescheria ancor visibile prima della costruzione del<br />

Cinema Italia, ed irrigare le ortaglie, mentre il primo ramo principale<br />

continuava a riversar le acque nell’Olona nel punto dove ora trovasi il<br />

ponte, sulla strada per San Lorenzo.<br />

<strong>Il</strong> ricordo di questa visita, non avrebbe avuto a conferma altra testimonianza<br />

che la lapide immurata nel convento, se l'Aless. Giulini non avesse scoperto<br />

nell'Archivio di Stato di Milano un manoscritto dovuto alla penna dello<br />

stesso superiore del Convento, P. Giorgio Rainoldi, intitolato «Memoria<br />

antica del ricevimento fattosi nel mese di Giugno 1708 della Regina sposa<br />

di Carlo III Re di Spagna nel monastero di S. Ambrogio della Vittoria». 8<br />

7 Tratto da M.Ceriani, 1948<br />

8 Vedasi “Una regina a <strong>Parabiago</strong>”, Dal Santo, Rossoni, Colonna (a cura di),<br />

2008, e-book dell’<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio di <strong>Parabiago</strong>.<br />

14


<strong>Il</strong> <strong>Riale</strong> nel Catasto di Carlo VI del 1723<br />

Si noti nella mappa in alto la grande area di pertinenza del convento<br />

recintata poco prima della visita della Regina.<br />

Nella mappa in basso è evidente la diramazione del riale concessa ai<br />

padri cistercensi dalla Regina stessa dopo la sua visita per alimentare<br />

la vasca dei pesci e irrigare il giardino.<br />

15


Dettaglio tratto da mappa del Verri del 1772<br />

Percorso del <strong>Riale</strong>, tratto dalla mappa di E.Villoresi del 1870


<strong>Il</strong> Maggiolini e il <strong>Riale</strong> 9<br />

Dopo solo 70 anni toccava ai Parabiaghesi un'amara sorpresa.<br />

Istituito l'Ufficio dell'Olona da parte dell'imperatrice Maria<br />

Teresa come cespite d'entrata governativa, senza tener conto<br />

dei sopracitati documenti, con draconiano decreto 27 luglio<br />

1780, il Presidente di detto ufficio ordinò la chiusura del <strong>Riale</strong>,<br />

ingiungendo altresì che fosse riempiuto il canale di terra per<br />

tutta la sua lunghezza; ciò che però non si fece se non per un<br />

tratto in prossimità del Bocchetto.<br />

In quell'anno dovevasi dar principio all'allungamento e restauri<br />

della Chiesa parrocchiale (essendo parroco Don Antonio Maria<br />

Peregalli) ma ad onta dei disegni e mezzi predisposti, si dovette<br />

soprassedere, per mancanza d'acqua in servizio della fabbrica,<br />

stante la considerevole profondità dei pozzi » 10 .<br />

Disegno della facciata della chiesa parrocchiale eseguito da Piermarini<br />

9 Tratto da M. Ceriani, 1948.<br />

10 G. MEZZANZANICA, Genio e Lavoro, pag. 40


Rimediò all'inconveniente il nostro Maggiolini, il quale<br />

fabbricere della Chiesa, insofferente del ritardo e per non<br />

privare il paese del <strong>Riale</strong>, interpose i suoi buoni offici presso<br />

l'Arciduca Ferdinando da cui oltre che stimato era anche<br />

benvoluto. La cosa non mancò di peripezie e di umiliazioni che<br />

però l'artista affrontò coraggiosamente trattandosi di una<br />

rivendicazione che gli stava a cuore. Dopo anticamere<br />

pazientemente passate nel palazzo dell'arciduca ed in quello<br />

dell'Ufficio dell'Olona, finalmente l'impresa gli riuscì.<br />

«Maggiolini procurò di recarsi subito a <strong>Parabiago</strong> : una<br />

scampanata d'allegria divulgò in un attimo la notizia che<br />

l'acqua era ridonata al paese: il nome di Maggiolini venne<br />

benedetto da migliaia di voci e di cuori: le donne impazienti,<br />

senza aspettar altro soccorso di zappe e di badili, volarono in<br />

frotta al bocchetto del <strong>Riale</strong>, e colle loro mani come fossero<br />

zampe di fiere leonesse, spazzarono il canale; e come si dice<br />

che le circostanze fanno i genii, da qualche Saffo di genere<br />

bislacco si improvvisò una canzone sul momento che a<br />

squarciagola la s'andava ripetendo in coro mentre<br />

accompagnavano l'acqua in paese, rendendone così più<br />

glorioso l'ingresso » 11 .<br />

<strong>Il</strong> nuovo decreto di permissione restò probabilmente nelle mani<br />

del Morigia, che come Magistrato del Comune sarà stato<br />

incaricato della esecuzione.<br />

La data è quella degli ultimi di ottobre o primi di novembre del<br />

1780.<br />

11 Un saggio delle strofe:<br />

Ciàpa la ségia, porta el càdin<br />

che ven giò l'acqua: Fegh'on basìn<br />

Al noster bravo Maggiolìn.


La lettera di Maggiolini all’arciduca Ferdinando<br />

Altezza Reale,<br />

Gli umilissimi servitori dell'altezza Vostra Reale il priore, e<br />

fabbriceri della Chiesa Parrocchiale di <strong>Parabiago</strong>, essendo in<br />

procinto di dar principio alla fabbrica d'essa chiesa, e non avendo<br />

presentemente il comodo dell'acqua, se non si cava dai pozzi, che<br />

sono profondissimi, quindi all'Altezza Vostra Reale riverentemente<br />

ricorrono, Umilmente supplicandola voler degnarsi dare il permesso<br />

di riaprire la piccola bocca del fiume Olona (almeno durante la<br />

fabbrica di detta chiesa) la quale la fu fatta chiudere in questo anno,<br />

benché privilegiata ,come appare nei statuti di Milano al Cap. 30<br />

(dall' Uffizio dell' Olona) essendo tanto necessaria, quanto<br />

indifferente alla buona conservazione del fiume, sperando della<br />

grazia.<br />

A tergo 1780 13 ottobre


L’interessamento dell’arciduca Ferdinando<br />

<strong>Il</strong> Sig.r Conte Reggente Verri come conservatore del fiume Olona,<br />

riferisca sollecitamente col suo parere sopra il domandato nella<br />

supplica.<br />

Ferdinando<br />

Nuova lettera di Maggiolini<br />

Eccellenza dovendosi costruire l' ampliazione della nuova Chisa<br />

Parrochiale di <strong>Parabiago</strong>, si rende necessario, che si riaprisca il<br />

Bocchello d'essa Comunità per estrarre dall' Olona l'acqua<br />

bisognevole a tal fabbrica; e perciò i fabbriceri servitori Umilissimi<br />

di Sua Eccellenza supplicano la Medesima del permesso di fare<br />

l'estrazione dell'acqua bisognevole per quel tempo, e con quelle<br />

cautele ,che saranno ai medesimi prescritte , promettendosi elli, ed<br />

obbligandosi d'impedire qualsivoglia diversione sopra i fondi vicini<br />

al quale effetto faranno durare i cavi, per i quali può divertirsi tal<br />

acqua.<br />

Tanto implorano e sperano .<br />

Io Giuseppe Maggiolini mi obbligo anche a nome degli altri<br />

fabbriceri.<br />

1780 18 ottobre


Risposta del conservatore reggente del Fiume Olona,<br />

Senatore Verri<br />

Atteso il Ricorso presentato a sua Altezza Reale, la qualità della<br />

causa e l'uso, a cui è strettamente destinata la derivazione di por'<br />

acqua per il Bocchello di <strong>Parabiago</strong>, si darà l'ordine per il<br />

riaprimento del medesimo, a condizione, che si chiudano i cavi<br />

divertenti l'acqua sopra fondi privati, e detto Bocchello resti aperto<br />

soltanto per il tempo e limitato uso della fabbrica sudetta, e ciò<br />

provvigionalmente, attesa l'angustia del tempo, e l'urgenza del<br />

bisogno, per darsi in appresso stabile provvedimento.<br />

Verri Conservator<br />

30 ottobre 1780<br />

<strong>Il</strong> Sig. Dottor Cancelliere provinciale dia gli ordini per la esecuzione<br />

del suddetto decreto, a norma della Lettera di sua Eccellenza.<br />

Firmato Aloissius Diotto Regius Iudex Commissarius.<br />

Particolare del decreto del regio commissario Diotto


La chiusura definitiva<br />

Le vicende che accompagnarono il <strong>Riale</strong> fino quasi ai nostri<br />

giorni non sono degne di rilievo né conosciute. L'acqua<br />

continuò a serpeggiare limpida e canora per le vie, rasente le<br />

case, attorno alla piazza sotto l'ombra amica dei platani di cui<br />

vide la nascita senza assistere alla morte. Varie questioni<br />

sorsero per il <strong>Riale</strong>, in Comune per la pulizia perché non tutti<br />

gli conservavano il rispetto dovuto alla sua veneranda età, in<br />

chiesa per il decoro. Continuò ancora un secolo e mezzo a<br />

lavare i panni di tutta <strong>Parabiago</strong>, ad ascoltare e portar lontano i<br />

milioni d'inutili parole delle massaie ai lavatoi : fu testimone di<br />

solenni riti religiosi e rispecchiò le lente processioni snodantisi<br />

sotto i platani, sopportò sul suo ponticello il peso dei nati come<br />

quello dei morti. Scene di panico, risse, lotte furibonde, il ritmo<br />

tranquillo della vita paesana: tutta la piazza era nel <strong>Riale</strong>: tutto<br />

si portò via, il respiro ed i ricordi di tante generazioni.<br />

Attaccato alla vita come una tradizione che non vuol morire,<br />

portò la resistenza ad oltranza contro tutto e tutti; ma un brutto<br />

giorno l'acqua non tornò più a serpeggiare. Gli avevano<br />

strozzato la gola. Secco, melmoso, pien di ciottoli e rifiuti, i<br />

nuovi parabiaghesi lo dimenticarono. Era la fine. <strong>Il</strong> 1928 segnò<br />

la fine del <strong>Riale</strong> ; un giorno di lutto per il paese 12 .<br />

12 Qualcuno che non ebbe la fortuna di conoscere il <strong>Riale</strong>,<br />

domanderà: dove scorreva? Ecco: dall'Olona su pei campi fin dietro<br />

all'Accampamento, lungo la Via Santini fino al Portiù (Via Diaz,<br />

angolo via Lusardi), Via S. Michele, piazza, via S. Ambrogio, Olona.<br />

Aveva diramazioni. AI Portiù un ramo discendeva in via Diaz. Uno<br />

ne usciva all'altezza di via Brisa, per gli orti dei Crivelli. Un altro<br />

inoltravasi nei giardini del Monastero. (M.Ceriani, 1948)


I nostar platan<br />

I nostar platan insci bei! Che boria,<br />

Se un quei forestu al steva lì a guardaghi!<br />

Che voeuia da cuntaghi su la storia<br />

Dal Maggiolin ca l'è staa lu o pansaghi,<br />

Dopu vè sborsà lu i danée par fà<br />

La piassa granda anca in do gh'eva i cà.<br />

Cunlaghi su ca l'è staa 'l Piermarini<br />

Ca l'ha sgrandii la gesa e faa 'I disegn<br />

Da la facciada, amis dal Maggiolini,<br />

Che a Milan leva faa i bei soeur da legn,<br />

Ebanista Imperiale, lu e 'l so fioeu,<br />

Sarant a dì da Ca' Real incoeu.<br />

E tirà a man la rongia, in gir in gir<br />

Ai platan. San Michè con't òl portiù;<br />

Ragordass che d'astaa nun, tutti i sir.<br />

Cont i soquar in man, pena giò 'l su.<br />

Correvum a lavass, e poeu, bel bel,<br />

Strusevum fina a cà i nostar tappell.<br />

La vigneva, la rongia. da l'Urona<br />

E l'andeva in di fra; leva un derìttu.<br />

Che la Regina Teodolinda, bona,<br />

A leva conceduu cont òn so scrittu:<br />

Acqua e terr e giarditi sempr'assè.<br />

Poeu a la vasca di pess dal Monasté.<br />

Quii tempi là, ch'evan nò tanti i pussi,<br />

L'èva on bell comand1 par i por paisan.<br />

Che, senza laurascià me tanti mussi,<br />

Gh'evan l'acqua di bésti lì a la man;<br />

Tacheva foeui? Allee, sigi e sidell,<br />

Che pompa pronta e dòè curr no al<br />

Macell!(1)<br />

Ona voelta, l'Uffizi da Milan (2)<br />

L'ha mandaa l'ordin da stupall ol rià;<br />

Che rabbia e dispiasè par i paisan,<br />

E chissà che bordell en faa anca i fra!<br />

L'ha mituu '1 postu i robi òn bigliattin<br />

Ca 'l ga faa l'Arciduca al Maggiolin.<br />

Che festa l'è staa mai. e che ligria.<br />

Quandu! che l'acqua l'è turano a curr giò<br />

Bairr, sapi, saputi, quel che si sia<br />

A l'èva bun par fai la sfraa ancamò;<br />

Don Gustin Peregall, da contatessa,<br />

L'ha faa sonà i campann, l'ha cantaa<br />

Messa…<br />

E insci, tanti e tanti ann, la ròngia bella<br />

l'ha sigutaa a curr giò da San Michè:<br />

Glù-glù, glù-glù, fan me ana turturella.<br />

In dal curr la diseva, e, insemma a lè.<br />

Sui platan i scigar, scuttaa dal su,<br />

Crà-crà, crà-crà, cantevan, nò glù-glù.<br />

R.Fumagalli, 1924<br />

<strong>Il</strong> taglio dei platani


Gli e-book dell’<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio<br />

Raul Dal Santo (a cura di), Atlante della biodiversità del parco del Roccolo: Vol.<br />

1 Vertebrati terrestri.(2002) - Vol. 2 . Flora, (2004) Vol. 3 Invertebrati.- (2005) -<br />

Vol. 4 Ambrosia e paesaggio Agrario, (2007) Parco del Roccolo.<br />

Augusto Boldorini, 50 giochi... che non si giocano più, (2005).<br />

Augusto Boldorini , Piccola Venezia: appunti di storia di Villastanza, (2007).<br />

Egidio Gianazza (a cura di), C'era una volta <strong>Parabiago</strong>, (2005).<br />

Sc. Medie Rapizzi, Filastrocche_e proverbi, (2005).<br />

Raul Dal Santo, Matteo Dolci, Ipotesi di definizione del paesaggio<br />

dell’altomilanese in epoca imperiale romana, (2005) .<br />

Maria Luisa Ciprandi, Graziana Marcon, Maria Bollati, Ivana Bollati (a cura di),<br />

Noi. Testimonianze e documenti in un libro per S.Lorenzo di <strong>Parabiago</strong>, (2002).<br />

Sergio Parini (a cura di), Ona brancada da Farina: Ricette tradizionali dell’Alto<br />

Milanese, (2007).<br />

AA.VV., <strong>Il</strong> Parco che Verrà: Percorsi naturalistici, storici e letterari per<br />

scoprire un Parco, (Comune di Buscate - 1996).<br />

Angelo Colombo, Appunti di apicoltura dalle esperienze con le api e apicoltori,<br />

(2008).<br />

Don Carlo Cozzi, “La Fauna” e “Le Piante e i Fiori” nel Vernacolo Abbiatense,<br />

(edizioni 1905 e 1907).<br />

Colonna, Dal Santo, Rossoni (a cura di), “Una regina a <strong>Parabiago</strong>. 300 anni dalla<br />

visita di Elisabetta Cristina di Brunswick a <strong>Parabiago</strong> ” (2008).<br />

Informazioni<br />

Centro di documentazione<br />

<strong>Ecomuseo</strong> del Paesaggio<br />

Tel. 0331/493.002 - Fax 0331/554.679<br />

e-mail<br />

agenda<strong>21</strong>@comune.parabiago.mi.it<br />

www.comune.parabiago.mi.it

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